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IN DIES il 07/12/2024
La Siria riesplode ancora
Giovanni De sio Cesari
La guerra civile in Siria, che sembrava ormai sopita da tempo, è
improvvisamente e inaspettatamente riesplosa. Difficile comprenderne il
senso: come spesso avviene in Medio Oriente, i conflitti sono tanti e tanto
diversi che è difficile orientarsi e comprenderne le alleanze e convergenze,
che appaiono molto singolari.
Sembra necessario un breve excursus storico.
La famiglia degli Asad domina sin dal 1970 la Siria. Originariamente espressione del partito Baath (socialista), ha man mano abbandonato ogni riferimento alle concezioni socialiste per porsi come una feroce dittatura che elimina fisicamente ogni opposizione. Ad esempio particolarmente sanguinosa fu, nel 1982, la repressione contro i Fratelli Musulmani ad Hama, che causò forse 30.000 morti. Pur tuttavia, bisogna riconoscere che la dittatura ha mantenuto pace e stabilità.
Gli Asad fanno parte e sono sostenuti dagli alawiti, una piccola setta islamica che conta intorno al 10% della popolazione siriana, i quali però si presentavano come laici e quindi contrari a ogni discriminazione verso le altre confessioni religiose islamiche e cristiane, apparendo così una garanzia per tutti.
Nel 2011, nel Medio Oriente, ci furono una serie di sollevazioni a orientamento democratico di tipo occidentale, definite anche Primavera Araba nella speranza degli occidentali, che tuttavia fallirono tutte tranne in Tunisia, che in seguito però è tornata a una larvata dittatura. Le manifestazioni democratiche si verificarono anche in Siria, indebolendo il potere degli Asad. Si formò l’Esercito Siriano Libero, di orientamento democratico, ma la rivolta presto passò ai più combattivi e fanatici gruppi sunniti fondamentalisti, raggruppati nel Fronte al-Nusra (del soccorso), affiliato di Al Qaida, a cui si sovrappose poi il califfato islamico, conosciuto comunemente in Occidente come ISIS (sigla inglese per Islamic State of Iraq and Syria). Ciò complicò ulteriormente la situazione, portando all'intervento contro di esso da parte dell’Occidente e, diciamo, di tutti.
La guerra civile si è trascinata per tanti anni: circa un terzo della popolazione è fuggita nei paesi vicini (di cui circa due milioni in Turchia), e l’intera Siria è stata devastata. Gli Asad stavano per soccombere, ma in loro aiuto accorsero gli iraniani e i russi. I primi, espressione dell’estremismo religioso sciita, sostennero una setta religiosa che poco o niente aveva a che fare con gli sciiti, soprattutto a causa del loro laicismo; i secondi, in continuità con una politica propria della Guerra Fredda, cercarono in sostanza di ottenere basi nel Mediterraneo e intervenire in un Medio Oriente dal quale gli occidentali andavano ritirandosi.
Gli Asad hanno così riconquistato quasi tutta la Siria, tranne qualche lembo rimasto ai rivoltosi, tra cui il distretto di Idlib, al confine con la Turchia. In pratica, il conflitto era dato per terminato nel 2018, ma, in seguito ai fatti del 7 ottobre dell’anno scorso, è esploso il tragico conflitto di Gaza, con il concorso degli Hezbollah (i combattenti di Dio), sciiti che appoggiavano, per conto degli iraniani, gli Asad.
Improvvisamente, da Idlib, l’ultima enclave rimasta ai combattenti jihadisti, è arrivato un attacco ben organizzato e preparato che in pochi giorni ha conquistato Aleppo ed è alle porte di Homs, avanzando minacciosamente su Damasco, inutilmente ritardato dai bombardamenti russi.
L’attacco è stato portato da Hayat Tahrir al-Sham ("Organizzazione per la liberazione del Levante") con milizie anche non siriane, addestrate però dai turchi. Erdogan, infatti, teme la formazione di uno stato curdo in Siria, che possa poi catalizzare la perenne rivolta dei curdi di Turchia, e quindi vuole avere mano libera in Siria in funzione anti-curda.
Il tutto si inquadra nel conflitto sciita-sunnita: i primi rappresentati dall’Iran e i secondi guidati soprattutto dall’Arabia Saudita.
Quindi, in questo momento abbiamo un conflitto principale fra Israele e palestinesi sunniti, che, nell’indifferenza di tutti gli stati sunniti, hanno solo l’appoggio degli sciiti iraniani e dei loro proxy: Hezbollah, Houthi e alawiti (questi due ultimi non sciiti, ma assimilati ad essi politicamente dagli iraniani).
In Siria esplode un conflitto fra laici alawiti considerati sciiti, appoggiati da fondamentalisti sciiti, contro fondamentalisti sunniti appoggiati dalla Turchia, pur sempre erede del laicismo di Atatürk.
In particolare, gli interessi degli israeliani coincidono con quelli degli estremisti sunniti ispirati da Al Qaida, la cui ragion d’essere è la lotta senza quartiere all’Occidente e la distruzione di Israele, considerato un’emanazione dell’Occidente.
Difficile prevedere l’esito di un tale conflitto, facile però comprendere che tutta l’area rimarrà nella situazione di instabilità e conflitti permanenti, come avviene ormai da troppo tempo.