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Pubblicato IN DIES il 25/09/2024

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Briganti : garibaldini all'incontrario? 

 

 

 

 

 

Giovanni De sio Cesari

www.giovannidesio.it  

 

Introduzione

Le vicende  dell’esplodere del brigantaggio meridionale susseguente all’Unita è stato  dapprima a lungo sottaciuta, cancellata addirittura dai libri di testo scolastici tutti intesi a formare l’italianità degli scolari: in seguito è stato rivisitato da intellettuali di sinistra e interpretata come lotta di classe per ragioni economiche, un esempio perfetto della teoria marxista della storia. Negli ultimi anni è stata  rivalutata ed anche mitizzata da correnti di opinioni  che vedono nella formazione dell’unità italiana una specie di guerra coloniale dei piemontesi e dei settentrionali in generale, ai danni del  regno dei Borboni, prospero e progredito. In questo ultimo contesto i briganti assumono il ruolo  di una guerriglia patriottica, una specie di garibaldini all’incontrario

 Ma possono i briganti essere considerati dei garibaldini all’incontrario, uomini che si battono per una causa uguale e contraria  a  quella di Garibaldi?

Il presente  lavoro cerca di abbozzare una risposta a questo interrogativo.

 

 I briganti

Vediamo innanzi tutto chi erano i briganti in generale,  un fenomeno molto comune fino a tutto l’800 nel meridione  come nel Lazio, in Romagna come un  po dappertutto nel mondo. Erano persone che vivevano alla macchia  in boschi, montagne, lande desolate praticamente disabitate.  I governi del tempo avevano troppo poche forze per poter controllare questi vasti territori:  non esistevano strade, le comunicazione erano estremamente difficili : per esempio nelle  zone montagnose dell’Irpinia o della Basilicata vediamo  qua e la appollaiate sui monti centri piccoli e più grandi; in mezzo grandi spazi del tutto vuoti coperti d boschi monti e fratte: quello era il naturale regno dei briganti. Naturalmente  i briganti non svolgevano nessuna attività economica e quindi vivevano di rapine, in genere a spese dei radi  viaggiatori o di riscatto dei rapimenti di possidenti.  Qualche volta potevano anche attaccare centri piccoli ed isolati. Inevitabilmente essi uccidevano quelli che si difendevano : quindi ladri, rapinatori e assassini e, a volte,  anche stupratori (non avevano donne)

Comunemente  si diventa  brigante perche si commette un reato, un assassinio o solo un furto. Non vi è allora altra strada per evitare il capestro che fuggire dai centri  abitati e nascondersi fra boschi e montagne. Tuttavia spesso il reato era giustificato da situazione di estrema povertà oppure da un delitto d’onore, come si diceva allora , contro qualcuno che aveva insidiato la virtù di una propria donna il che era  visto come  un vero proprio dovere. 

I  briganti, quindi, anche se commettano reati intollerabili per uno stato ordinato, tuttavia non necessariamente erano dei malvagi:  a volte per calcolo o per vera generosità potevano risparmiare i poveri e attaccare solo i ricchi che poi in realtà erano quelli che avevano danaro. Potevano quindi impiegare una parte del bottino per aiutare i  poveri creandosi, cosi, una rete di connivenze estesa e preziosa, In questi casi intorno ai briganti poteva nascere un mito di generosità ( Robin Hood, o il romagnolo Passator cortese  al quale  accennò Pascoli). Poteva essere visto come un vendicatori dei poveri e degli oppressi contro i ricchi sfruttatori e oppressori, essere ammirati  dalla povera gente come quelli che avevano avuto il coraggio di ribellarsi alla miseria, all’oppressione all’ingiustizia, insomma: facevano  trionfare una giustizia vera di fronte a quella finta della legalità ufficiale che invece era manipolata a proprio vantaggio dai potenti. Pensiamo al Renzo dei Premessi Sposi: la legge non gli proteggeva la sua Lucia: per un momento pensa di fare una pazzia: uccidere il signorotto e poi fuggire via, prendere cioè la via del brigante. Viene immediatamente distolto da questo proposito dal pensiero che così, comunque, avrebbe perso Lucia che fino ad ora non aveva  nemmeno sfiorata: meglio cercare l’aiuto potente della chiesa.  Se Lucia fosse stata effettivamente violentata probabilmente nemmeno Padre  Cristoforo avrebbe potuto trattenere Renzo dalla vendetta.

 La vita del brigante era estremamente grama: doveva  lasciare le famiglie, solo qualche volta si aggregava qualche donna ,una brigantessa, riservata ai capi. Non avevano casa, dovevano spostarsi continuamente  nel freddo e nel gelo senza ricovero, laceri ed affamati con la morte sempre al fianco. Soprattutto non c’erano prospettive: prima o dopo sarebbero stati catturati e avrebbero finito la loro misera vita sulla forca. C’era una unica via di uscita : la regia amnistia. Il governo poteva decidere che era più conveniente eliminare i briganti condonando le loro pene che andare a  catturali uno per uno oppure, in caso di guerra, che combattessero in cambio della sospirata amnistia. Una politica simile venne  usata anche per i pirati che infestavano l’Atlantico     

 

Carmine Crocco   

Esaminiamo, ad esempio, ora il caso di Carmine  Crocco, il “generale dei  briganti” il più importante del capi della brigantaggio del  sud di cui è occupato anche uno sceneggiato TV di largo successo. Se esaminiamo le sue vicende troviamo il tipo schema del brigante. Carmine Crocco, contadino di Rionero,  fu arruolato nell’esercito napoletano nel quale si distinse raggiungendo un grado di sottoufficiale. Tuttavia, a un certo punto, commise  un omicidio e fu costretto a disertare. Nella sua autobiografia sostenne che si trattava di delitto di onore  perche l’assassinato avrebbe  cercato di sedurre la sorella: In verità non pare che le cose siano andate cosi: tuttavia  qui non è importante, Crocco assassino non poteva che diventare brigante e associarsi ad altri briganti. Nel 60 l’impresa dei Mille: a Crocco viene prospettata l’amnistia se combatte con Garibaldi  ed è quello che fa combattendo anche sul Volturno. Tuttavia poi la amnistia non gli viene concessa  per difficoltà sopravvenute. Crocco deve riprendere allora la via del brigantaggio. Si prospetta, però, un’altra buona occasione: se si batterà per il re Borbone, gli viene promesso,  certamente guadagnerà la  amnistia e altro ancora. Guida le bande della Basilicata per  anni riuscendo a radunare sotto di se circa duemila uomini divisi in bande:  conquista moltissimi centri dove deruba coscienziosamente i borghesi liberali. La reazione violenta a tratti feroce e indiscriminata dell’esercito italiano soffoca il brigantaggio. Allora Crocco abbandona la partita, si rifugia nello stato pontificio convinto che il papa  e il  re di Napoli gli faranno concedere  comunque la amnistia. Invece per le autorità pontificia è pur sempre un brigante. Si arriva a un compromesso: sarà deportato in Algeria a cura delle autorità francesi ma gli italiani intercettano la nave francese e lo catturano. Condannato a morte  avra pero la pena commutato in ergastolo forse per non guastare troppo i rapporti con la Francia. Crocco  morirà in carcere 40 anni dopo,  dopo aver scritto una autobiografia nella quale racconta, a modo suo e per sua giustificazione, la sua vita.

 

Sollevazione popolare

Tuttavia  non possiamo inquadrare il brigantaggio meridionale  come una semplice esplosione  del brigantaggio tradizionale: essa ha numeri e caratteri che lo distinguono nettamente

Può essere invece meglio inquadrato come una rivolta contadina del tipo che in Francia era chiamata jacquerie. Rivolte spontanee  dei  poveri  ed degli oppressi sono comuni in tutta la storia quando le condizioni contadine diventavano a un  certo momento insopportabili : dalla rivolta dei  cosacchi di Pugaciov del 700 fino ai Taiping cinesi  piu o meno contemporanei. Le jacquerie sono rivolte spontanee che  prendono solo a spunto qualche pretesto  politico ( un finto zar come Pugaciov o una riforma religiosa come ii Taiping)

Vediamo ora il contesto del meridione di Italia

Lotta fra “coppole e cappelli”.

 I cappelli erano il copricapo caratteristico dei  galantuomini ( che non significava persona  dabbene ma semplicemente che ha il vestito di gala ) mentre le loro  donne portavano i cappellini con i nastrini . I galantuomini erano i proprietari terrieri e svolgevano le professioni dette liberali: ufficiali dell’esercito, giudici,  avvocati, amministratori pubblici: costituivano quindi il ceto ricco. Le coppole invece erano il copricapo tipico dei contadini e dei pastori ( le donne si coprivano la testa con lo scialle):  erano i poveri che sfacchinavano tutta la vita  nei campi, aridi e avari, e che dovevano poi dividere il  misero frutto delle proprie fatiche con i ricchi proprietari. Ovviamente massima aspirazione e irrealizzabile aspirazione dei contadini era  di diventare essi stessi proprietari delle terre che lavoravano o almeno, più concretamente, dare una quota più modesta ai proprietari

 In questo conflitto molto concreto  piombò la spedizione dei garibaldini. Da buoni mazziniani era tutti profondamente convinti che la libertà che essi portavano insieme all’unità avrebbe di per  se risolto tutti i problemi: la rivoluzione  era fatta per il popolo perché  esso divenisse  libero e prospero. Ma questi erano ideali nobili quanto si vuole ma astratti : non tenevano nessun conto delle effettive situazione delle zone più povere  del meridione. La libertà era per chi aveva una istruzione e un reddito: erano i soli che votavano e che potevano occupare cariche pubbliche. I contadini, gli  analfabeti erano del tutto tagliati fuori: il suffragio universale fu introdotto solo 50 anni dopo. Il nuovo stato di cose in pratica favoriva  fortemente i “cappelli” a tutto danno delle “coppole” Non solo per ragioni ideali i “cappelli” erano tutti quasi schierati con i liberali e il nuovo stato unitario. La confisca delle terre della chiesa e comunali toglieva ai poveri la risorsa estrema: la minestra  dei conventi assicurata da  sempre a tutti era messa in pericolo. L’elemento scatenante  fu probabilmente la instaurazione  del sevizio militare di leva (che comunque  c’era già prima ma in misura molto più ridotta). Solo una minoranza di giovani si presentò infatti alla leva obbligatoria: tutti gli altri divennero  renitenti di leva e non avevano altra strada che quella tradizionale  di darsi al brigantaggio: nessuno era certamente contento di allontanarsi per più di quattro anni per andar in un paese sconosciuto per servire un re che nessuno riconosceva. A questi si aggiunge un notevole numero di ex militari del disciolto esercito napoletano: mentre, infatti, gli ufficiali furono in  buona parte riassorbiti nell’esercito nazionale  quelli di bassa forza  furono semplicemente  congedati e divennero quindi potenziali briganti ben addestrati all’uso delle  armi. Tutti  questi motivi concreti ed economici furono cimentarono da un ideale molto sentito : la santa  fede.

Le masse contadine  erano tutte profondamente religiose: certo si può dire una religione spesso superstiziosa e paganeggiante ma comunque una religione. I briganti stessi facevano spesso sfoggio di devozione, portavano croci e rosari. Allora ci si poteva battere anche per una ragione  ideale: difendere la santa  fede e per il re Borbone  che quella fede garantiva: poi, si era sicuri, sarebbe,  venuta anche la amnistia

  Cosi  esplose il brigantaggio che fu primo di tutto una guerra civile fra masse di contadini -briganti  in rivolta e le borghesia in armi nelle file della   guardia nazionale. I  briganti nei paesi conquistati davano la caccia agli odiati borghesi e ricevevano quindi l’appoggio contadino L’esercito italiano si trovò nel mezzo di questa guerra  di cui avevano scarsissima consapevolezza meravigliandosi che il popolo non fosse dalla loro  parte: si trattava, quindi, non di popolo ma semplicemente di delinquenti, briganti appunto. La repressione fu spietata anche se i numeri che si danno sono poco attendibili: in realtà non sappiamo ancora quale fu l’impatto sulla società

 La rivolta  come tutte le jacquerie era destinata al fallimento: mancava un modello di stato e di assetto economico alternativo come avvenne invece nelle rivoluzioni francese o  russa o in quella appunto per l’unita italiana.  Man mano che la rivolta contadina si allargava  dimostrava la sua  inconsistenza. In fondo lo stesso  ritorno dei Borboni avrebbe  semplicemente significato il ritorno alle ingiustizie  precedenti.

L’esercito italiano  non poteva che reprimere il brigantaggio: non era pensabile che una parte del  territorio nazionale fosse abbandonato alle  bande degli insorgenti e che l’unita appena conseguita fosse messa in pericolo.

 Si dice che mancò la comprensione del fenomeno: in realtà  non si volle o si potette affrontare la radice del  fenomeno. Fu chiaro, infatti, anche allora che il brigantaggio era espressione di estrema povertà e arretratezza. Lo stato avrebbe dovuto allora, dopo aver debellato il brigantaggio varare un piano per  risollevare economicamente il meridione. . Si preferì invece dare una spinta alla nascente industrializzazione  che andò a tutto danno del sud: ma questo è un’altra storia.

 

Conclusione  

Concludendo non possiamo pensare ai briganti come a dei garibaldini all’incontrario.

 I garibaldini per estrazione sociale erano borghesi o anche artigiani delle città: mancarono del  tutto nelle loro file i contadini. Tutti i briganti erano invece solo e sempre contadini : il fenomeno non si estese mai alla  borghesia e nemmeno alle città.

 I garibaldini erano mossi da nobili ed  alti ideali appresi sui libri: i briganti erano analfabeti, non conoscevano che il loro piccolo mondo nel quale avevano sempre vissuto: si muovevano per motivi concreti, per esperienze dirette di miseria e  ingiustizia.

I garibaldini essenzialmente erano persone  oneste: i briganti erano sempre in un zona grigia in cui noi si distingueva chiaramente l’onestà e il crimine.

Possiamo considerare garibaldini all’incontrario i personaggi come Borjes, accorsi  per guidare e inquadrare la rivolta : essi pero furono presto costretti ad andare via perché il mondo dei rivoltosi era troppo lontano dal loro. 

Per avere una una idea  del mondo dei briganti non dobbiamo pensare ai romanzi patriottici come  Piccolo Mondo Antico del Fogazzaro o a "La spigolatrice di Sapri"  di Mercantini : dobbiamo invece pensare  alla novella "La Libertà " di Verga o anche al "Cristo si fermo ad Eboli" di Levi: due mondi assolutamente diversi che non potevano comprendersi, destinati quindi a uno scontro sanguinoso e senza quartieri e senza pietà come fu quello della repressione del brigantaggio meridionale.