Pubblicato a stampa e in articoli  da  CRONOLOGIA              Recensione                     ( HOME )

Giovanni De Sio Cesari        

IL WEST

FRA REALTA' E LEGGENDA

 

Indice Generale

Premessa 

PRIMA PARTE : Al di la della leggenda     Ambiente   Gli indiani  I bianchi Lo scontro  L'esercito Le guerre indiane Episodi celebri  Genocidio  Invasione dei visi pallidi  Precedenti storici    Conclusioni

Seconda parte:Visto dagli indiani Fonti narrative                          I racconti di Alce Nero. La caccia  L'amore  La guerra I bianchi  La fine   Oltre la fine

Parte terza :La leggenda Introduzione Formarsi della leggenda I valori del West  La guerra L'amore  Generi e filoni  Situazioni e personaggi

 Alcuni momenti della leggenda :Ombre Rosse, Il Massacro di Fort Apache,  I cavalieri del nord-ovest ,  Rio Bravo, Mezzogiorno di fuoco,  Un dollaro di onore, La vergine della valle,  Ultima notte a Warlock,  Rin tin tin ,  Tex Willer , Capitan Miki,  Bufalo Bill, Sentieri selvaggi , Un uomo chiamato cavallo , Soldato Blu,Il piccolo grande uomo, Nessuna pietà per Ulzema

Conclusione

APPENDICE: le foto degli indiani

 

 

 

PREMESSA

 

In  questo lavoro non ci ripromettiamo  di narrare analiticamente le vicende   avvenute nel "West " americano ma di tracciare un quadro generale,una cornice che dia una interpretazione storica di fatti che in verità sono molto conosciuti dal grande pubblico ma solo attraverso una narrazione ampiamente romanzata ma su cui vi sono poche  e  soprattutto poco conosciute opere a carattere  propriamente storico-scientifico

Infatti la colonizzazione del vastissimo territorio fra l’Atlantico  e il Pacifico degli Stati Uniti e in particolare le “guerre indiane” hanno un posto nell’immaginario collettivo, un valore e un significato che vanno ben al di la del fatto storico ed hanno assunto un significato emblematico  che forse  può essere paragonato a quello che nel medio evo furono le leggende  del paladino Orlando o nella antichità  la guerra di Troia. La ”conquista del West” come si dice universalmente, assume nel bene e nel male spesso il paradigma della nascita non solo degli Stati Uniti ma di tutta la civiltà borghese,capitalista,  moderna, liberista in qualunque modo si preferisce definirla. Nacque prima quindi una " leggenda del West"  che vedeva nei coloni i paladini del bene ( del progresso, del lavoro, della libertà , della democrazia ) e poi una leggenda negativa che vedeva in essi invece gli agenti del “male” (dell’avidità sfrenata , dell’aggressione immotivata,  del massacro, anche dell’inquinamento  ecologico)

In questo lavoro noi  cercheremo di tracciare un   quadro generale   che vada al di la della leggenda, spiegare l'insieme degli eventi  nella loro genesi e nel loro  concatenarsi  e lasciando ad  altri i giudizi di valore.

Nella Parte Prima  delineeremo il  West al di la della leggenda , cercando di dare un quadro  storico-scientifico e affrontando  anche vari problemi di interpretazione di tutto il processo( genocidio, diritto di guerra, trattati ecc. )

Mella Parte Seconda esaminiamo il West da un angolo visuale diverso: quello degli indiani avendo cura però di non soprapporre ad essi le prospettive e le interpretazioni della nostra civiltà come spesso inavvertitamente avviene.

 Nella parte terza esaminiamo invece ila leggenda del west come essa ci è stata proposta dai mass media innazitutto da cinema e fumett degli indiani fra la fine dell800 e gli inizi del 900i

 Nell'Appendice  pubblichiamo  una serie di foto originali di indiani fra la fine dell'800 e gli inizi el 900 per mostrare  anche visivamente in modo reale un mondo che ci è noto attraverso le trasfigurazioni cinematografiche.

 

 

 

SU

 PARTE PRIMA 

 

AL DI LA DELLA LEGGENDA

 

 Ambiente Gli indiani  I bianchi Lo scontro  L'esercito Le guerre indiane Episodi celebri  Genocidio  Invasione dei visi pallidi  Precedenti storici    Conclusioni

 

L'AMBIENTE

 

Il concetto di West  è molto vago sia dal punto  di vista dello del tempo che dello spazio. Per quanto riguarda lo spazio in  realtà tutta la colonizzazione del   nord  America  fu una ininterrotta marcia  verso l’Occidente,  dallo sbarco dei primi coloni fino all’arrivo al Pacifico. Tuttavia nel  senso ristretto  che usiamo in questo lavoro con il termine West  si indicano gli sterminati spazi intermedi fra i territori originari degli Stati Uniti e l’Oceano Pacifico. Più specificatamente si trattava dei territori della Luisiana e  di quelli gia appartenenti al Messico. La Luisiana francese nel '700 non comprendeva solo  l’attuale territorio dello stato della  Luisiana  ma si estendeva a tutto il bacino del Missisipi, un territorio vastissimo  e mal definito.  Nel 1804 Napoleone decise di cederlo agli USA in cambio di una somma di danaro di cui aveva grande bisogno e  ben consapevole della impossibilità di difenderlo, essendo in quel tempo impegnato nelle difficili guerre europee. Comunque egli fu buon profeta dichiarando che con questo atto gli Usa sarebbero diventati, dopo un secolo, una potenza mondiale ma che ovviamente non poteva regolare la sua politica su avvenimenti tanto  lontani.

 In seguito entrò nella confederazione anche una vastissima zona già appartenente  al Messico. In realtà, il Messico colonia spagnola, aveva il suo centro ben lontano ma nel 700 la Spagna aveva proclamato la sua sovranità su un vastissimo territorio attualmente facente parte degli Usa essendosi stabiliti in essi piccoli nuclei di abitanti di lingua spagnola. Nel 1821 il Messico divenne indipendente  ma nel 1836 in uno di questi territori, il Texas scoppiò una rivolta degli immigrati di origine inglesi che erano superiori per numero a quelli di lingua spagnola: i Messicani ,guidata dal generale Santana tentarono di riprendere il controllo (assedio di El Alamo, pagina fondamentale nell’immaginario  americano ) ma furono respinti e il Texas divenne indipendente Quando poi il Texas confluì negli USA  nel 1848 ,scoppio una guerra con il Messico nella quale gli USA occuparono vastissimi territori come Nevada   Arizona , Nuovo Messico e soprattutto la California (patria del leggendario Zorro) tutti territori che tuttora conservano toponimi  spagnoli. Tutte queste terre  insieme a qualche altro sul nord  sulla costa del pacifico costituirono il West .

Per quanto riguarda i limiti temporali essi possono essere molto ampi ma noi ci riferiamo essenzialmente al tempo intorno alla guerra civile  americana , diciamo dal 1850 al 1890 e soprattutto dopo la fine della guerra stessa  con lo sviluppo impetuoso delle ferrovie, del telegrafo, dei battelli a vapore e di tutte le altre invenzioni che  resero possibile superare le immense distanze del West . 

SU

GLI INDIANI

 

Ai coloni che avanzavano i  territori del West  potevano apparire vuoti secondo gli standard della civiltà contadina e moderna ma in effetti essi erano abitati,  anche intensamente secondo gli standard di una cultura primitiva.

 

I NATIVI  Attualmente si preferisce il termine di "native" che è anche il termine ufficiale. Erano indicati collettivamente come “indians” o “ redskins” ( pellerossa). Non si trattava di un popolo  omogeneo ma di gruppi di popolazioni molto varie : erano frammentati in piccoli gruppi (villaggi) che riconoscevano legami di  sangue con altri gruppi formando “ tribu” che a loro  volta con legami più vaghi formavano “nazioni” . Le lingue erano moltissime e ciascuna di esse poi si divideva in infiniti dialetti: mancando un centro politico mancavano anche lingue unificanti. I nomi di popoli indiani che ci sono noti , come Apache o Sioux non indicavano propriamente dei popoli ma semplicemente agglomerati più o meno temporanei in vista di qualche esigenza. Le tribù erano in una situazione di guerra continua fra di loro, lotte che non cessarono nemmeno con l’urto e l’arrivo dei bianchi i quali  poterono quindi in ogni conflitto giovarsi di indiani di tribù nemiche di quelle contro le quali combattevano

 BASE ECONOMICA è l’elemento fondamentale per comprendere il mondo indiano: da essa derivano anche tante caratteristiche che sembrarono originali  e peculiari di quel popolo ma che in realtà sono comuni in genere ai popoli che hanno una simile economia.

In alcune zone dell’ America  pre-colombiana (Messico e Peru) erano sorte grandi civiltà agricole ma i pellerossa erano ancora a uno stadio primordiale di cacciatori e raccoglitori. Non praticavano l’agricoltura tranne che una qualche  orticultura di sussistenza e in moltissimi casi la caccia al bisonte era la fonte quasi unica di sostentamento.  Si calcola che per ogni individuo occorrano 4 chilometri quadrati di territori e che il numero ottimale di ogni comunità  sia intorno alle 40-50 unita e questo spiega come essi avessero bisogno di un territorio che agli occhi dei bianchi appariva sconfinato e disabitato . 

La base economica non permetteva la presenza di  stratificazioni sociali che nascono da una continuità civile sconosciuta. Nemmeno si poteva parlare di differenze economiche : non c’era terra nè altra ricchezza da possedere: era ignoto ogni mezzo di scambio (metalli preziosi: le uniche ricchezze potavano essere i prodotti della raccolta e della caccia e qualche semplice utensile, tutte cose che potevano essere trasportate facilmente e  che certo non potevano poi essere tesaurizzate. D’altra parte il gruppo in continua  quotidiana lotta per la sopravvivenza  era molto solidale. Tutto il cibo che veniva procurato  era diviso fra tutti: il miglior cacciatore aveva più prestigio non più cibo.

ORGANIZZAZIONE POLITICA non vi erano poteri centrali unificanti ma ogni gruppo vivevamo liberamente e autonomamente: sono le civiltà agricole a permettere la formazione di stati .Occasionalmente, se era presente un  capo carismatico ( Sachem) potevano riunirsi in gruppi abbastanza numerosi ma per breve tempo: la loro base economica non permetteva  un agglomerato troppo ampio.

Benchè il territorio fosse vastissimo e in genere anche ricco tuttavia  lo stile di vita esigeva  spazi molto ampi e ciò comportava una competizione continua che sfociava necessariamente nella guerra. 

RELIGIONI comune era credenza in un “grande spirito ( manitu, auanka tantra), Dio supremo ordinatore e creatore. Essi poi credevano a un gran numero di spiriti che risiedevano nei boschi, nei fiumi  nel cielo (analogamente alle credenze greche) e alla presenza degli spiriti degli antenati ai quali era riservato un culto importante (come i Lari  e i Penati dei Romani o le tavolette degli antenati dei Cinesi). Grande importanza avevano poi i sogni considerati comunicazioni degli spiriti (come avviene  nei popoli primitivi  e non solo ). Usavano complesse pratiche religiose e magiche e  suggestive cerimonie religiose. Ignoti però erano i sacrifici agli dei, molto importanti invece  nelle civiltà pre colombiane. 

                                         

 In particolari due usi indiani li resero particolarmente invisi ai bianchi : la scorreria e l’adozione dei bambini.

 LE SCORRERIE Per gli indiani era perfettamente lecito, anzi meritorio operare delle scorrerie presso le altre tribù per procurasi dei beni. I giovani per acquistare prestigio, per farsi belli agli occhi delle ragazze, facevano l’ardita impresa di assalire o rubare presso gli altri gruppi. Questo fatto entrava nella logica e nello spirito di quei bellicosi guerrieri e ciascuna tribù ricambiava allo stesso modo.  Effettivamente gli indiani potevano assalire diligenze e fattorie semplicemente per predare secondo i loro usi tradizionali dato che poi i bianchi possedevano una quantità di oggetti che essi non erano in grado di produrre e  apparivano quindi ricchissimi. Ma se per gli indiani erano imprese gloriose,  per i bianchi era tutta altra cosa: gli indiani  erano considerati  ladri , rapinatori, assassini , criminali comuni: insomma non soldati  secondo la concezione europea.  Per questo essi invocavano l’intervento dell’esercito come per reprimere dei crimini più che combattere un nemico.

ADOZIONI DI BAMBINI Ancora più tragiche conseguenze ebbe ì’uso indiano di adottare bambini  superstiti.  Essi non rapivano bambini ma nelle continue guerriglie avveniva che restassero, dopo lo scontro, dei bambini orfani. In questo caso gli indiani adottavano ed allevavano tali bambini come propri. Non era una malvagia  usanza, anzi: un bambino senza famiglia sarebbe morto: se adottato invece poteva avere una vita come tutti gli altri. Alla fine questa usanza può essere considerata molto umana oltre a venire incontro alla esigenze proprie delle culture primitive di accrescere il numero dei propri membri. Ma da un punto di vista dei bianchi si trattava di un rapimento di bambini, uno dei crimini più nefandi che si possa concepire. Se poi si trattava di una bambina questa veniva data in sposa molto presto, secondo l’uso tribale, ma per i bianchi questa era ancora più terribile: era una violenza sessuale perpetrata contro una ragazzina, era la inaccettabile nascita di un figlio  “bastardo”

 L’odio  dei bianchi era spesso proprio dovuto alle scorrerie e al rapimento dei bambini che per le mentalità indiana non erano colpe ma che apparivano invece ai bianchi crimini propri “selvaggi” per i quali non poteva esserci comprensione. 

 INFLUENZA DEI BIANCHI  Non va trascurato il fatto che gli indiani avevano ormai da molto tempo rapporti i più o meno diretti con i bianchi e quindi, pur trattandosi di una cultura primitiva, tuttavia l'influenza dei bianchi nel periodo che stiamo considerando  era già stata fortissima. L'elemento  più importante portato dai bianchi era il cavallo che era diventata la base stessa della vita indiana, come noi la conosciamo ma la cui introduzione era avvenuta da pochi decenni. Con i cavalli infatti la vita indiana era  profondamente cambiata: gli indiani assunsero una mobilità prima nemmeno concepibile. Erano inoltre in grado di riunirsi anche in in gran numero per esigenze di guerra. Il cavallo era diventato il bene più prezioso.

Erano state introdotte le armi a fuoco che più o meno riuscivano a procurarsi affiancandoli alle armi tradizionali. Non va dimenticato poi che non pochi indiani lasciavano la vita tribali per unirsi ai bianchi, si arruolavano nell'esercito, alcune  donne potevano sposare dei bianchi.

Con i bianchi arrivò anche pero l'alcool che ebbe effetti disastrosi su di essi. E' ciò che avviene per le droghe: esse non provocano danni nella cultura di origine ma sono micidiali per noi europei: analogamente l'alcool che per noi in genere non  è troppo grave diventa devastante in culture come quella indiana  non abituate a esso.

SU

 

 

I BIANCHI

 

IL MONDO DEI BIANCHI  all’inizio della colonizzazione per molti aspetti poteva anche assomigliare  a quello degli indiani perché veniva  a trovarsi in condizioni ambientali simili.

Infatti all’inizio gli indiani non si resero conto  a fondo della differenza: ma si trattava di un mondo assolutamente diverso, incomprensibile  per gli indiani i quali considerarono sempre i bianchi come dei folli. Sfuggiva alla loro comprensione certi principi  fondamentali per noi ovvi e naturali in quanto eredi di  una civiltà agricola, ormai  antica di millenni. Non comprendevano  come la terra potesse essere  divisa e l’importanza di piccole  porzioni di terra recintata, non comprendevano  soprattutto l’etica del lavoro, l’esistenza della ricchezza e di dislivelli economici, il folle desiderio di certi metalli (l’oro) dei quali essi non comprendevano l’utilità.

 CHI ERANO  i “ bianchi” i “ visi pallidi " come talvolta  erano definiti  per il colore chiaro  della pelle? Si trattava di categorie molto diverse. I primi che si erano spinti nel West  erano semplicemente cacciatori e commercianti e in piccolo numero. In fondo si assimilavano in qualche modo agli indiani. Ad essi seguirono però ondate massicce.  Si trattava di coltivatori: nel West  c’era terra fertile in abbondanza, praticamente ciascuno ne poteva prendere tutta quella che riusciva a coltivare. Era il sogno di ogni contadino. Si raggruppavano quindi in carovane più o meno grandi,  affrontavano il lungo viaggio pieno di pericoli dei quali l’attacco degli indiani non era il più grave: era molto più facile morire in incidente o di malattia che uccisi dai pellerossa. A volte  si trattava di dissidenti religiosi che cercavano una terra libera dove fondare proprie comunità autonome ( i famosi Mormoni, ad esempio)  o, dopo il 1865, di molti sudisti rovinati dalla Guerra di Secessione. Ai contadini si aggiungevano gli allevatori. In questo caso però le mandrie appartenevano a un proprietario  alle dipendenze dei quali lavorano i leggendari cow-boy: tuttavia i padroni non erano di un ceto diverso ( come in Europa) ma erano essi stessi dei cow-boy, dei “self made man”

 A queste categorie però si  aggiungevano molti che cercavano una  ricchezza più facile: avventurieri, criminali comuni, giocatori di azzardo, cercatori d’oro, semplicemente degli insofferenti dell'ordine della civiltà.

ORGANIZZAZIONE DI VITA . Si era stabilito che i territori man mano colonizzati sarebbero stati amministrati dal centro fino a che  sarebbero divenuti stati autonomi quando avrebbero raggiunto un minimo di popolazione e di organizzazione. 

In pratica però, essendo Il poter centrale molto lontano, le comunità dei bianchi si governavano autonomamente: proprio questa situazione particolare è il motivo fondamentale del sorgere del mito  del West  cioè della idea  che ogni comunità potesse realmente  governarsi, autonomamente, in quasi completa libertà. In sostanza non era possibile rivolgersi alle autorità che non esistevano: ciascuno doveva quindi difendersi per conto proprio: tutti erano armati e pronti a estrarre in un attimo la leggendaria colt. Ovviamente la violenza era generale, i criminali si distinguevano appena dagli onesti . I linciaggi e le impiccagioni di colpevoli veri o presunti senza processo erano fatti ordinari.  Quando si costituiva  un villaggio allora i cittadini stessi eleggevano uno "sceriffo" in grado di rappresentare sommariamente la legge e dare una veste di legalità . Ma i leggendari sceriffi erano spesso semplicemente dei delinquenti che ritenevano più utile essere dalla parte della giustizia e comunque si trattava di persone violente e sanguinarie: si poteva essere rappresentante  della legge in una zona e ricercato dalla legge in un altra. Lo sceriffo poi, quando ne ravvisava la opportunità  chiamava i cittadini che diventavano "agenti di polizia"  per il breve periodo richiesto . C'erano processi sommari con giudici più o meno improvvisati ed eletti dai cittadini stessi con giurie composti anche essi da cittadini  In realtà la vera legge era "quella della colt".

L'esercito era l'unica espressione di un potere centrale e non espressione delle comunità locali. Talvolta però anche l'esercito, in effetti, veniva formato da volontari cioè da cittadini con compiti specifici, in genere punire gli indiani di qualche scorrerie. 

Le persone  erano rozze e ignoranti , mancavano scuole o altri istituzioni culturali: difficile pensare che i cow-boys fossero  cortesi e civili come  difficilmente  le signore potevano sfoggiare  begli abiti  come si vede solo nei film.

La percentuale di donne era molto bassa naturalmente: molto fiorente era quindi la prostituzione ( ragazze dei saloon) e per avere mogli "oneste"  si cercarono donne all'est disposte a trasferirsi organizzando delle vere  proprie carovane allo scopo. 

 Si trattava di un mondo anarchico (o libero, se si preferisce ) in qualche modo simile  alla anarchica libertà in cui  vivevano le tribù indiane. Ma i bianchi  erano pur sempre eredi e partecipi di una civiltà altamente organizzata e ordinata: si trattava di una situazione eccezionale  mentre per gli indiani era uno stato normale di  vita. l'unico che concepissero. Man mano infatti che la popolazione aumentava giungeva anche ordine e  legalità: l'epopea del West  allora tramontava e nasceva nel ricordo la "leggenda" : ma, si sa, il ricordo falsa la realtà.

SU  

 

LO SCONTRO

 

I rapporto fra i coloni bianchi e gli indiani seguirono  uno schema diremmo "classico" in queste situazioni. All’inizio i  bianchi erano pochi, dediti alla caccia e al commercio: non venivano percepiti quindi dai pellerossa come un pericolo e potevano avere con essi rapporti più o meno pacifici, intramezzati da scontri sanguinosi. I bianchi rappresentavano cioè come un’altra tribù con la quale, secondo le circostanze, potevano esserci rapporti amichevoli  o ostili come  avveniva per ogni altra tribù. Man mano però il numero dei bianchi aumentava, arrivavano i coltivatori che recintavano le terre, arrivavano i grandi allevatori che si appropriavano dei pascoli e l’avanzata dei bianchi diventava una valanga incontenibile. A questo punto il mondo degli indiani e quello dei bianchi diventavano inconciliabili. Gli indiani erano anche  disposti ad accogliere i bianchi ma si aspettavano che essi vivessero come loro senza pretendere ciò che ad essi  pareva assurdo cioe di “possedere” la  terra ( la terra era la grande madre che non si poteva dividere) I bianchi parimenti erano  disposti ad accettare che gli indiani restassero nei loro territori ma assegnando ad essi dei terreni da coltivare: ma gli indiani non erano agricoltori, non comprendevano proprio questo modo di vivere,era una cosa che andava al di la della loro  possibilità. Uno dei due mondi doveva necessariamente soccombere. 

Ancora più importante era che per gli indiani,come abbiamo prima notato,  era usuale  operare scorrerie e furti. Non vi era poi nemmeno una autorità indiana in grado di tenere veramente a freno i gruppi guerrieri e i singoli che potevano sempre di propria iniziativa mettersi sul “sentiero di guerra”. I bianchi vedevano il problema indiano come un problema di sicurezza, di ordine pubblico, gli indiani erano assimilati ai fuorilegge. La stessa immensità delle distanze rendeva insostenibile la presenza di predoni incontrollabili.  Non mancarono d’altra parte molte iniziative  umanitarie a favore dei nativi e d'altra parte in quegli stessi anni in America  si accettavano un numero grandissimo di immigrati. Ma gli indiani erano partecipi di una cultura troppo diversa: non potevano integrarsi. Inevitabilmente allora erano dei nemici pronti ad assalire i bianchi ad ogni occasione propizia.  I bianchi non potevano fidarsi e quindi  concludevano che “un indiano buono era un indiano morto.”.  

 Si pensò allora  ad assegnare ad essi delle aeree specifiche , le famose “riserve” che esistono tuttora. All’inizio potevano anche essere accettabili ma man mano che la avanzata bianca procedeva, le riserve erano zone sempre più marginali, piccole (relativamente alla visione  indiana)  e povere. Il governo si impegnava però a distribuire razioni di viveri e altre cose necessarie.  Ma già questo era ovviamente  una tragedia: i fieri guerrieri e cacciatori erano privati della loro dignità,  non vivevano più della loro abilità ma elemosinavano il cibo dal governo. Inoltre agenti del governo disonesti rubavano ampiamente spingendo alla fame e alla disperazione quegli uomini già cosi  umiliati. Gli indiani quindi prorompevano in disperate e sanguinose  “rivolte”  che venivano represse sanguinosamente. 

Gli indiani e i bianchi in effetti nel West  non erano ne buoni ne cattivi: agivano  come non potevano non  agire, erano nemici mortali tali che la vita degli uni era la morte degli altri al di la di ogni buona intenzione.  E’ cosa triste: ma ogni civiltà procede in questo modo, eliminando quelli che si oppongono ad essa: anche la civiltà moderna procede in questo modo. 

 Come per le altre culture primitive gli indiani furono o assorbiti nella società bianca o ridotti nelle riserve dove conservano qualche vestigia della loro cultura originaria. Attualmente dei loro discendenti, circa due milioni  e mezzo , una parte sono ancora in riserve sopravvivendo  un pò con i sussidi statali e un pò con il turismo messo su dal grande mito del West ma hanno condizioni di vita  nettamente inferiori a quelle medie degli americani anche se superiori a certi slum presenti nelle grandi metropoli americane. Gli altri si sono più meno  pienamente inseriti nella società  americana : in gran numero hanno partecipato alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale  e in questa si distinsero nel teatro del Pacifico nelle radio- trasmissioni usando la loro lingua tribali del tutto incomprensibile ai Giapponesi. Ad indiani anche si deve molta parte nella costruzione dei grattacieli in quanto si sono specializzati nel difficile lavoro delle intelaiatura in condizione di sospensione nel vuoto.  Attualmente abbiamo un vero e proprio revival della cultura indiana con moltissime stazioni radio e televisive e anche giornali in lingua tribali.

SU

 

 

L’ESERCITO

 

Nel West  l’esercito aveva grandi problemi. 

Gli ufficiali provenivano dalla famosa accademia di West  Point. Avevano quindi una certa preparazione culturale generale  ma la preparazione specifica miliare era poco appropriata: nell’accademia si studiavano magari le battaglie di Cesare o di Napoleone  e si preparavano ufficiali per guidare eserciti moderni impegnati in grandi battaglie campali. Ma la realtà del West  era molto diversa: imboscate,  inseguimenti, tracce da seguire tutte cose che un uomo venuto da una accademia militare era impreparato ad affrontare. L’imperizia di Custer non fu un eccezione: la maggior parte degli  ufficiali si manifestarono del tutto inadeguati ai compiti loro assegnati.

La situazione rappresentata in molti fiction  dell’ufficiale incapace ripreso da un subordinato o da una guida  in effetti rispecchia la realtà effettiva di comandanti che non conoscevano le situazioni in cui si trovavano ad operare.

Non essendoci la leva obbligatoria, i soldati erano volontari. La paga era miserrima,  il vitto povero, la vita estremamente dura. Si trovavano ad operare in luoghi sperduti, lontani da ogni civiltà, in mezzo a mille pericoli. Le guarnigioni erano i “forti” ma non erano i luoghi accoglienti con alloggiamenti, sala  da ballo e belle fanciulle in splendidi abiti  di certi film . Si trattava invece di qualche baracca, spesso senza nemmeno la classica palizzata in legno, frequentato da gente di ogni risma, da avventurieri, da indiani infidi e l’unica consolazione erano  le prostitute che spargevano naturalmente malattie veneree e i liquori, il classico whisky e molti diventavano alcolizzati.

Molti disertavano perchè non sopportavano più quella vita, o perchè trovavano la possibilità o la illusione di un'altra attività più redditizia come ad esempio ricercatore d’oro o biscazziere

In queste condizioni  chiaramente erano pochi i “bravi ragazzi” che si arruolavano: facilmente erano invece criminali che così sfuggivano alla giustizia e comunque persone poco raccomandabili. Una  alta percentuale era costituita da immigrati che cosi ottenevano la cittadinanza e cominciavano a inserirsi nel paese: questi però non avevano alcuna idea dell’ambiente che li aspettava e spesso avevano solo una conoscenza rudimentale della lingua inglese.

Si aggiunga inoltre che a volte si arruolavano uomini per pochi giorni e per compiti determinati. Ad esempio i massacri più esecrandi perpetrati contro indiani furono  effettuato al  Bear River  a Sand Creek da reparti che erano stati formati arruolando per pochi  giorni una masnada di uomini, tutti desiderosi di dare una “lezione ” agli indiani

INDIANI NELL’ESERCITO In tutte le imprese coloniali gli europei trovarono la possibilità di reclutare  dei nativi: ad esempio in Abissinia abbiamo gli ascari, in India l’esercito inglese era formato dai indigeni (Sepoys) e solo gli ufficiali erano inglesi

 Il West  non fa eccezione: l’esercito fu sempre accompagnato da elementi arruolati fa gli indiani stessi . In effetti l’idea di arruolarsi nell’esercito  americano  era poi una idea che era apprezzata. La divisa dei potenti bianchi dava importanza, si poteva continuare ad fare in qualche modo il guerriero, si evitava la umiliazione della riserva: non era considerata una cosa disonorevole.

In pratica i reparti erano guidati dagli scout: questi erano indiani o  meticci  o bianchi che avevano comunque una grande familiarità con la vita degli indiani. Costoro però non erano poi tanto affidabili, non si era mai certi  della loro lealtà e da che parte stavano e potevano agire  per motivi personali di vendetta  e quindi dare informazioni false e malevoli

POLIZIA INDIANA dopo che gli indiani furono rinchiusi nelle riserve si istituì anche una polizia composta propri da indiani che era molto solerte ed efficiente in quanto comprendeva la lingua e la mentalità degli indiani. Proprio ad essa si  a deve l'uccisione, pare accidentale, di Toro Seduto

SU

LE GUERRE INDIANE

 

Il termine di “ guerre indiane” è in realtà fuorviante: il termine ci suggerisce qualcosa come le guerre di indipendenza italiana o   quelle di equilibrio europee  del ‘700: in essi si distinguono  chiaramente inizi (dichiarazioni di guerra), fine ( pace e/o armistizio), battaglie principali ma nel West  non si hanno avvenimenti del genere. Gli indiani non costituivano una società strutturata in entità statuali. Ogni capo poteva avere un certo seguito ma  i guerrieri  decidevano quasi ognuno per conto suo se seguirlo o meno, nessun autorità poteva fermare il singolo o i  piccoli gruppi spontanei. Non c’era quindi una vera entità che avesse il potere di iniziare o terminare una guerra.

Soprattutto non c’erano battaglie  ma inseguimenti, imboscate, un  nemico che non si sapeva bene quale fosse e comunque imprendibile, territori immensi e spopolati, scontri sanguinosi e massacri. Le battaglie infatti presuppongono che le parti in  lotta siano in grado di raccogliere tutte o la maggior parte delle loro forze belliche per affrontarsi  e in un solo momento decidere delle sorti della guerra. Nella storia ricordiamo tante  grandi battaglie  alcune delle quali hanno deciso l’andamento della storia, Salamina, Zama, Lepanto, Waterlo per citarne qualcuna a caso. Ma gli indiani non erano in grado di raccogliere proprie forze consistenti , era proprio fuori del loro orizzonte spirituale e delle loro possibilità materiale nè tanto meno potevano affrontare l’esercito  americano come avrebbe fatto una nazione europea.

Non possiamo nemmeno parlare di guerriglia . Essa presuppone pur sempre una autorità centrale in grado di organizzarla , guidarla, iniziarla e concluderla.

I compiti dell’esercito nel West  sono  più che altro configurabili come compiti di polizia e l’esperienza dimostra come l’esercito trova difficoltà quando deve svolgere compiti del genere: è organizzato per affrontare un nemico  che è di fronte , chiaro e forte.  Nel compiti di polizia invece  non  si sa mai bene quale sia il nemico, chi deve essere colpito e chi no, e allora l’esercito tende a generalizzare, a fare un uso sproporzionato della forza e quindi a provocare vittime innocenti e stragi ingiustificate: ed è proprio quello che accadde nel West .

Si noti che non si ha notizia di nessun caposaldo (forte) e di  nessun centro abitato   distrutto dagli indiani. Anche le stragi poi perpetrate dall’esercito furono certamente terribili e inaccettabili ma in effetti si tratta solo di pochissimi episodi

Consideriamo inoltre il numero dei caduti: Si ritiene che i soldati caduti in circa  trenta anni siano stati intorno a mille uomini  ( un quarto dei quali a Little big Horn) e  tre mila  i civili uccisi dagli indiani : si calcola che gli indiani uccisi, compresi i civili massacrati raggiungano forse le diecimila  persone. Per fare un confronto nella contemporanea guerra di Secessione ci furono oltre duecentomila morti in 4 anni di scontri sanguinosi. Anche al punto di vista del numero si vede quindi che parlare di “guerre indiane” è ed improprio, eccessivo  

 

Un cenno a parte merita la tattica del cerchio che si vede in tutti i film  western La tattica di correre intono ( il cerchio) fu effettivamente adottata agli indiani. In effetti era molto difficile colpire un bersaglio in movimento irregolare e questo rendeva  scarsamente efficace la maggiore potenza di fuoco dei bianchi, e pochi  guerrieri venivano effettivamente colpiti. Prima dell’invenzione delle armi automatiche  poi essi cosi facevano sparare a vuoto i fucili avversari e quindi potevano in seguito piombare loro addosso e combatterli all’arma bianca: un ottima tecnica di guerra. Nei film invece si vede a ogni colpo cadere un guerriero: un vero suicidio collettivo

SU

 

 

EPISODI  CELEBRI

Anche se non possiamo parlare di vere  e proprie battaglie tuttavia alla storia e soprattutto alla leggenda sono passati alcuni episodi che al tempo ebbero grande eco soprattutto ad opera della nascente stampa  e poi sono state ricordate e variamente raccontate e immortalati da tanti film. Ricordiamo di seguito i fatti più noti

RIVOLTA DEI SANTEE 1862  Puo considerasi l'episodio più sanguinoso I Santee erano una tribù che aveva  accettata la pace  con i bianchi. Tuttavia, esasperati per la mancanza di rifornimenti dovuta alla  disonestà degli agenti governativi proruppero in una imprevista e sanguinosa rivolta: attaccarono tutti i bianchi che trovarono sul loro cammino e uccisero in un solo giorno quasi 400 persone. Attaccarono poi il forte della zona ma furono respinti con gravi perdite. assalirono quindi un villaggio ma anche qui sia pure a stento furono respinti. Nel frattempo arrivarono rinforzi e l'esercito contrattaccò. Gli indiani non fuggirono, cercarono di affrontare coraggiosamente  i soldati ma furono sanguinosamente sconfitti. Cercarono allora la fuga ma 300 di essi furono catturati  e condannati a morte per assassinio: per intervento di Lincoln , allora presidente, che esaminò personalmente  tutti gli incartamenti furono impiccati solo 38 uomini di cui si era potuto provare la diretta, personale responsabilità nella strage.

 

MASSACRO DI BEAR RIVER ( fiume degli orsi) 1863

In risposta ad alcune scorrerie un reparto di circa 200  “ volontari” inquadrati militarmente il 29 gennaio 1863  all’alba assali un campo di Shoshoni con circa 450 persone. In un primo attacco frontale ebbero 24 caduti: allora  circondarono il campo  e sparano indiscriminatamente . Gli indiani finirono presto le munizioni e allora i soldati  abbatterono a revolverate tutti quelli che trovarono compreso donne e bambini. Si abbandonarono quindi a ogni eccesso violentarono donne, infierirono sui cadaveri , bruciarono e saccheggiarono ogni cosa. Può essere considerato l’episodio più grave anche se non molto noto ( come anche  l'episodio precedente)   probabilmente perchè allora l’opinione pubblica era presa dai più gravi e sanguinosi avvenimenti della guerra civile.   

 

STRAGE di FETTERMAN  1866 

Un gruppo di 81 soldati fu attirato fuori da Fort Phil Kearny   in una imboscata e furono tutti uccisi prima che un altro reparto riuscisse a soccorrerli. La colpa del massacro fu dovuta al capitano Fetterman che contravvenne agli ordini di non uscir dal forte.

 

BATTAGLIA DEI CASSONI ( o dei carri) 1967

E'  un pò la continuazione della precedente . Nelle vicinanze del forte poche decine di soldati riparati dietro i carri con molti fucili e molte munizioni a  disposizioni tennero a bada un numero soverchianti di indiani  fino a che non arrivarono rinforzi dal forte. Caddero 4 soldati ma gli indiani uccisi furono forse un centinaio

 

 SAND CREEK 1868

Ci furono degli attacchi isolati a fattorie e carri e a un treno. Allora un reparto dell’esercito, ma formato tutti da volontari irregolari, gente della peggiore risma attaccarono un villaggio composto da indiani che non avevano nessun responsabilità, avevano accettato la pace e  quindi erano assolutamente senza sospetto. Nel campo sul quale sventolava addirittura la bandiera  americana, vi erano circa  120 fra vecchi donne e  bambini e circa una trentina di guerrieri mentre gli altri erano lontani per la caccia: nell’attacco furono trucidati, spesso in modo orrendo ,circa 150 indiani e caddero 7 soldati.

 

 WASHITA 1868

In risposta ad attacchi vari, Custer guidò un  attacco al campo di Pentola Nera che portò all’eccidio di circa 120 indiani, in massima parte donne e bambini. 

 

LITTLE BIGHORN  1986 

 E' l'episodio più celebre e anche il più sanguinoso per i soldati. Dopo un primo scontro al Rosebud nel quale gli indiani avevano  tenuto testa  ai soldati, Custer fu inviato a  inseguire gli indiani. Custer troppo sicuro di se , ansioso di avere un  successo personale agì con imprudenza e imperizia: divise le sue forze e poi con un reparto di circa 250 uomini attaccò un vasto campo indiano. Gli indiani contrattaccarono in massa e il reparto fu annientato : nessuno dei soldati si salvò : caddero 242 soldati e un numero inferiore, ma imprecisato ,di indiani 

 

WOUNDED KNEE 1890

Fu l’ultimo tragico episodio. In seguito ai fermenti legati dalla "danza degli spettri" molti indiani si allontanarono alle riserve. Un gruppo di circa 350 persone fu intercettato e i soldati circondarono il campo e pretesero che fossero consegnate tutte le armi. Gli indiani le ammucchiarono in mezzo al campo ma per motivi  non chiari  un indiano, non volendo consegnare il proprio fucile, forse involontariamente,  uccise un ufficiale. Allora tutti i soldati si misero a sparare in modo indiscriminato uccidendo anche donne e bambini. Alla fine si contarono 25 caduti tra i soldati e 150 indiani. In seguito però molti altri indiani morirono per le ferite e le cure non tempestive.

  Dopo questo eccidio non si ebbero altri episodi di rilievo. In tempi recenti  fu eretto un monumento a ricordo della strage.

 

 L'elenco non è esaustivo ma richiama gli episodi più sanguinosi: molti altri si ebbero ma tutti di entità inferiore. Come si vede al di la delle enfasi e delle celebrazioni pro e contro in effetti si trattò sempre di episodi di entità modesta, niente di paragonabile alle stragi che nella seconda  meta dell'800 si verificarono in Asia e in  Africa   L'episodio più eclatante, quello di Little Bighorn, in effetti fu uno scontro casuale, nemmeno si può parlare , come talvolta si dice, di una "vittoria" indiana: Infatti  dopo qualche isolato tentativo gli indiani non attaccarono nemmeno   il pur piccolo reparto del maggior Reno che con un pò di buon senso si era attestato a difesa: e perchè avrebbero dovuto farlo.? Se i giovani guerrieri si entusiasmarono per la inaspettata vittoria certamente i più saggi capi capirono immediatamente come quella vittoria era loro più nefasta di qualunque sconfitta, che li si infrangevano le residue speranze degli uomini rossi  perché   i soldati avrebbero voluto punire chi aveva ucciso i loro commilitoni e che non era possibile opporsi a essi. Subito dopo infatti essi di si dispersero. Alcuni guidati da Toro Seduto si rifugiarono in Canada dove chiesero e ottennero un asilo politico, altri fuggirono lontano sempre braccati  dall’esercito e soprattutto alle prese con la fame e il freddo , molti poi alla spicciolata, più realisticamente, decisero di  tornarono alle riserve. Anche Toro Seduto poi potè rientrare negli USA, fece addirittura parte del circo di Buffalo Bill e mori ucciso in modo quasi accidentale  in una riserva.

SU

 

GENOCIDIO

 

La distruzione della cultura indiana può considerasi un genocidio ? Ovviamente  la risposta dipende da quale significato preciso diamo al termine di “genocidio”: Vediamo che si intende per genocidio secondo la convenzione approvata in ambito ONU:

Art. II.- Con la presente convenzione si intende per genocidio  qualsiasi degli atti dopo menzionati perpetrati con l’intenzione della distruzione totale o parziale di un gruppo nazionale, etnico razziale o religioso in quanto tale

a) uccisione dei membri del gruppo

b)Lesione grave della integrità fisica o mentale dei membri del gruppo

c) sottomissione intenzionale del gruppo a condizioni di esistenza che portini alla sua estinzione  fisica totale o parziale.

d) Mezzi destinati a impedire nascite nel seno del gruppo

c) trasferimento forzato da bambini del gruppo a altro gruppo-

 

 Se guardiamo al puntio"b" e nel senso della soppressione di un cultura  possiamo dire  che alla meta del’800 nel West  fu perpetrato uno dei tanti,  tantissimi genocidi della storia nella quale la maggior parte dei popoli è sparita spesso senza quasi lasciar quasi traccia. 

Se invece intendiamo  genocidio nel senso più comune dl termine  come uccisione deliberata e intenzionale  di un  popolo (punto "a") allora la prospettiva può essere diversa. Innanzi tutto notiamo che in questo secondo significato il genocidio è cosa rara nella storia ma purtroppo è divenuto di attualità proprio nel 900. Il nostro pensiero va subito infatti alla Shoah: in questa caso nessun dubbio: milioni di individui furono sterminati solo e semplicemente perchè appartenenti a un popolo senza nessuna altra motivazione. Si può parlare anche di genocidio nel caso degli Armeni in Turchia dal 1915:  i Turchi temendo più o meno a ragione che gli Armeni cristiani avrebbero potuto parteggiare per i Russi, anche essi cristiani ,

decisero di deportali tutti in massa in Siria:  la deportazione fini per mancanza di mezzi e di organizzazione con la morte della stragrande maggioranza dei  deportati: anche se mancava propriamente una  volontà di sopprimere quel popolo,comunque possiamo sicuramente parlare di  genocidio. Anche nel caso del massacro dei Tutsi avvenuto purtroppo sotto gli occhi drl mondo e davanti agli osservatori dell’ONU possiamo parlare di genocidio: gli Hutu   uccisero  tutti i Tutsi che potevano per lo stesso fatto che erano  Tutsi senza alcuna altra motivazione Si è parlato di genocidio anche nel caso della Cambogia per gli incredibili massacri operati dai Kmer rossi: ma si trattò di un esperimento sociale folle fallito nella fame e nella repressione sanguinosa  senza   che possiamo parlare  certamente della volontà di distruggere un popolo  

Ci poniamo allora il problema  se possiamo parlare di genocidio in questo secondo e più ristretto significato per gli indiani del West . Effettivamente possiamo parlare della volontà di non pochi pionieri di distruggere completamente le tribù indiane e ci furono episodi di massacri indiscriminati e immotivati compiuti anche dall’esercito regolare come gli episodi che abbiamo ricordato. Tuttavia si trattò solo di pochi episodi che vengono continuamente  ricordati,  dovuti innanzi tutto della esasperazione  di una situazione, della convinzione che comunque degli indiani  non ci si poteva fidare e  che alla prima occasione  propizia avrebbero assalito e ucciso a tradimento i bianchi.  Ma una vera politica di sterminio non fu mai perseguita nè dal governo nè dalla popolazione bianca perchè essa sarebbe stata troppo in contrasto con i principi politici a cui la nascente nazione si ispirava. La prova è che gli indiani in effetto sopravvissero all’invasione bianca  Non ci si fa caso a prima vista: ma in effetti la sopravvivenza delle popolazioni amerinde del West  costituisce quasi una eccezione nella storia della conquista dell’ America  da parte degli europei.

All’arrivo degli spagnoli le popolazioni che costituivano le grandi civiltà agricole  del Peru e del Messico si fusero cono i nuovi i conquistatori e in parte sopravvivono tuttora con una certa autonomia  ma tutte le altre popolazioni  di  cultura primitiva (dai Carabi all’Isola del fuoco) sparirono senza lasciare  praticamente traccia e nemmeno nessuna leggenda. Perfino nella remota isola di Pasqua tutti gli abitanti sono  scomparsi.  La deportazioni dei negri dall’Africa ( la tratta degli schiavi)  fu proprio dovuto all’estinzione degli indigeni . Solo nelle zone non raggiunte dalla civiltà bianca sopravvivono cultura primitive ma dovunque essa è giunta gli indigeni sono spariti.

Nella stessa  America  dell’Est, i territori delle  tredici colonie originali che diedero vita agli Stati Uniti erano gia abitatati da indiani spariti dalla storia: ci è rimasto solo qualche racconto come quello famosissimo di Pocaontas .

In effetti alla fin del 800 noi assistiamo a una drastica diminuzione del numero degli indiani . Non si deve pero pensare che essi fossero massacrati a centinaia di migliaia dai bianchi. i massacri che pur ci furono  riguardarono un numero molto esiguo: si parla solo di "centinaia" di indiani uccisi negli episodi che abbiamo ricordato e sommando poi i  gli uccisi in scontri  sparsi probabilmente. come abbiamo gia riferito, in trenta anni forse si può arrivare a una cifra di alcune migliaia, 10 mila, al piu 20 o  30 mila ,ma sono cifre che appaiono già esagerate.

Si osserva infine che gli indiani uccisi dai bianchi furono certamente in numero ben minore di quelli che tradizionalmente cadevano nelle infinita endemica ed infinita guerra di tutti contro tutti caratteristica di quella antica cultura.

Il calo demografico fu invece dovuto alle malattie che i bianchi portarono: il  vaiolo, il tifo, il morbillo fecero stragi fra gli indiani ammassati nelle riserve in condizioni igieniche precarie.  E un fenomeno che si era gia ampiamente manifestato con l'arrivo degli europei in America. Nei millenni precedenti le popolazioni del vecchio continente avevano acquisito una resistenza a certe malattie ma i nativi americani ne erano sprovvisti e quindi per essi divennero micidiali.  La drastica diminuzione del numero degli indiani non è dovuta ai massacri di bianchi ma al diffondersi di malattie. Lo stesso era avvenuto anche per le civiltà pre-colombiane: l'impero dei Incas  fu distrutto molto più dalle malattie portate dai bianchi che dalle loro armi. 

Inoltre si manifestò anche un brusco calo delle nascite, fenomeno pure questo molto comune in popolazioni che di colpo hanno perso la propria cultura tradizionale.

Dobbiamo considerare che attualmente si  censiscono  piu di due milioni di indiani che diventano quattro milioni e mezzo se si considerano anche i "sangue-misti"che sono circa il triplo del numero degli indiani  viventi al momento dell'invasione dei bianchi

SU  

 

L'INVASIONE DEI VISI PALLIDI 

 

In genere si valuta la colonizzazione  del West  come una invasione straniera seguita da una serie impressionanti di trattati tutti violati da parte dei bianchi. Questa prospettiva  può anche essere adottata ma notiamo che essa non fu quella nella quale si posero i colonizzatori e comunque  riteniamo che essa non sia tanto autoevidente e vada precisata e analizzata.

 Il diritto internazionale riconosce a ogni stato il diritto ad esistere. Tuttavia si intende per Stato una entità riconosciuta a livello internazionale, generalmente formalizzata da trattati a cui segue  attualmente in genere anche l’ammissione all’ONU.

Va notato innanzitutto  tutto che il diritto internazionale non fa che legalizzare situazioni di fatto esistenti. L’Italia o la Germania  esistono e negli attuali  confini  perchè ciò è stata determinato  da una serie di  guerre più o meno vicine.  Non esiste un popolo che abbia un proprio territorio per diritto naturale o divino ma tutti si sono pacificamente o violentemente spostati nel passato e si spostano nel presente. 

In realtà quando diciamo che “da sempre” gli indiani abitavano nel West  diciamo una cosa impropria : non conosciamo  le vicende  avvenute prima dell’arrivo degli europei e comunque le tribù che risiedevano in quei territori alla metà dell’800 li avevano conquistate ad altre tribu distruggendole o  scacciandole in tempi relativamente recenti,certamente da un tempo molto più recente dell'arrivo degli europei. 

Nel passato i criteri del riconoscimenti degli Stati erano più o meno quelli moderni: tuttavia venivano considerati soggetti di diritto solo quelle entità appartenenti alla propria civiltà. Cosi nel '500 gli stati europei si arrogarono il diritto di conquistare tutte le altre terre: ad esempio  il papa dovette ,con il trattato di  Tordesillas nel 1494 ,  spartire il mondo nuovo fra Spagnoli e Portoghesi per evitare  una guerra fra paesi cristiani.  In base a questo principio tutta l’ America  fu conquistata dagli europei. Nell’800 il principio era ancora pienamente valido e giustificava  il colonialismo delle potenze europee

 Gli Stati Uniti che non cercarono colonie come gli europei , costituivano uno stato i cui confini con il Messico e il Canada e dall’Atlantico al pacifico erano internazionalmente riconosciuti. Per gli  Americani il West  non era quindi un territorio straniero ma il proprio territorio nel quale essi ritenevano di avere  pienamente il diritto di insediarsi, diritto che essi riconoscevano anche a nativi: il problema era  la impossibilità di  coesistenza fra le due economie  e le due culture.  Il governo  americano e l’opinione pubblica considerarono sempre la questione indiana  essenzialmente come un problema di ordine pubblico, come la lotta a bande di fuorilegge.  Infatti essi non riconobbero mai loro lo "status" di legittimi combattenti, di prigionieri di guerra , secondo il diritto internazionale, processarono e impiccarono tutti quelli che ritenevano  avessero ucciso dei bianchi, parlarono sempre di rivolta e di ribelli. I problemi indiani erano affidati al ministero dgli interni, certamente non a quello degli esteri.

Per gli  Americani  stabilirsi nel West  era legittimo, illegittimo e criminale erano considerati  gli attacchi indiani assimilati a omicidi e rapine e quindi da punire severamente.

 Anche i “trattati” non erano propriamente trattati ma solo provvedimenti amministrativi che potevano essere mutati secondo  le circostanze  e a un certo punto, nel 1871, per legge, fu vietato la stipulazione di "trattati"

 Naturalmente questo non significa che questo atteggiamento fosse giusto: ma noi in questa sede non valutiamo la giustizia , i valori ma solo i fatti .

Grave è anche  l’accusa rivolta agli  Americani  di non aver rispettato il diritto di guerra uccidendo non solo i guerrieri ( assimilabili ai soldati) ma anche vecchi e donne e bambini ( i civili)  Certamente il fatto è vero. Tuttavia va fatta una osservazione . Le leggi di guerre  che proprio in quegli anni venivano codificate in Europa come tutte le leggi  internazionali  valgono sempre in  condizione di reciprocità: Infatti furono valide negli scontri fra gli Europei ma non furono mai valide nelle guerre coloniali perchè i popoli extraeuropei non le riconoscevano.

 Quando gli inglesi sconfissero Napoleone trattarono con tutti gli onori i prigionieri francesi e Napoleone a Sant’Elena ebbe addirittura una piccola corte.  Quando il Madhi a capo dei dervisci entro in Kartum fece uccidere  tutti gli inglesi e gli egiziani e loro sostenitori che potè e  infilò la testa del generale inglese Gordon su una picca per portarla in giro. Quando dopo 10 anni gli inglesi riconquistarono Kartum uccisero tutti i dervisci che trovarono, disseppellirono il corpo del Madhi (che nel frattempo era morto) e mandarono la sua testa in giro fino al Cairo.

Inoltre   le leggi di guerre sono pensate per una guerra fra eserciti schierati con bandiere al vento, tamburi e fanfare in testa. Ma le guerre indiane avevano un andamento del tutto diverso, erano  guerre “asimmetriche” e quindi il rispetto di quelle regole diventava  impossibile. Le convenzioni di guerre che tuttora sono teoricamente vigenti in realtà sono cadute in disuso dalla Seconda Guerra Mondiale perchè le guerre hanno assunto un andamento asimmetrico e dobbiamo prendere atto, con  dolore, che non vengono più rispettate da nessuno  

 SU

 PRECEDENTI STORICI

 

I fatti del West  non sono avvenimenti eccezionali ma vanno considerati in  una prospettiva storica e  sociologica. comune a tanti altri processi storici analoghi 

 Si è  trattato dell’incontro fra una civiltà altamente progredita, antica di millenni e ormai avviata a un grande processo evolutivo in senso industriale e una cultura primitiva  di “raccoglitori e cacciatori ” ( secondo il termine   generalmente usato in  sociologia). L’incontro fra un civiltà progredita e una “ primitiva” è un fatto comune nella storia e il risultato è sempre stato che la cultura primitiva si estingue; i suoi componenti vengono assorbiti e, se possono, si  rifugiano in territori marginali dove in qualche modo, molto limitato, perpetuano i caratteri della loro cultura: Il processo  si osserva  nel lontano passato, nell ‘800, nel mondo moderno.

Ad esempio in periodo protostorico  all’arrivo dei mongoloidi  i popoli preesistenti si rifugiarono sulle montagne della Cina ,dell’indocina (montagnard) nel nord del Giappone (Ainu) : il Caucaso  è  abitato a una serie numerosissima di genti che vi trovarono  rifugio  all’affermarsi  delle civiltà del Medio Oriente,

 

 Nel '800 il processo si osserva in Autralia, in Nuova Zelanda, in Sud Africa ( come è noto in popoli neri che attualmente vi abitano vi sono giunti dopo gli europei mentre gli aborigeni sono quasi estinti)

 Attualmente lo stesso processo si nota, malgrado gli appelli dell’ONU e di molte organizzazioni umanitarie,  nell’Amazzonia  e i misura molto più rilevante in Indonesia  (gli antichi popoli della Nuova Guinea stanno per estinguersi)

 Il dramma degli indiani del West  quindi non è affatto un fenomeno  particolare  ma è un processo comune, purtroppo, nella storia. Va tenuto presente che l’incontro con civiltà altamente evolute è sempre esiziale per una cultura primitiva, comunque e in qualunque modo si agisca: è il confronto stesso che rende insostenibile la sopravvivenza della cultura primitiva. L’unico modo per sopravvivere è quello di isolarsi da qualsiasi contatto: infatti attualmente solo culture che hanno operato in tal senso si sono salvate: ma ormai il progresso rende sempre  più impossibile la segregazione.

Se arrivano i cellulari, i tam tam sono destinati a estinguersi: non affermiamo che sia un bene o un male ma sappiamo che avviene, inevitabilmente.

 Va anche visto il contesto culturale del tempo. Modernamente prevale l’idea che ogni cultura abbia la sua dignità e validità e viene considerato un delitto imporre la nostra cultura ad altri popoli con la forza. Ma questa non era la prospettiva dell’800. Gli europei erano assolutamente convinti della superiorità della propria civiltà e si sentivano investiti della missione, del “dovere” di portarla e all’occorrenza di imporla con la forza agli altri. E  non ci si limitava a culture primitive: il concetto valeva anche per i popoli dalle grandi tradizioni civili come i cinesi, gli indiani, gli arabi. Naturalmente gli  Americani  non faceva eccezione: essi ritenevano in modo assolutamente certo che i “selvaggi” andassero “civilizzati “ che era non solo legittimo ma meritorio trasformare quei nomadi cacciatori e raccoglitori in buoni contadini stanziali. 

SU

 

 

 CONCLUSIONE

 

Nel ripensare al destino degli indiani del West ci vengono in mente le parole che in quegli stessi anni scriveva il Verga nella presentazione del "ciclo dei vinti "

 

Il cammino fatale, incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l'umanità per raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell'insieme, da lontano. ............. e quando si conosce dove vada questa immensa corrente dell'attività umana, non si domanda al certo come si va. Solo l'osservatore, travolto anch'esso dalla fiumana, guardandosi attorno, ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall'onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d'oggi, affrettati anch'essi, avidi anch'essi d'arrivare, e che saranno sorpassati domani.

 

(I Malavolglia, introduzione,1881)

 

 Ecco:i pellerossa furono fra i "vinti" nel senso verghiano del termine .di quel grandioso fenomeno che fu la formazione  degli Stati Uniti d'America, la nazione che è  divenuta la più ricca, la più potente del mondo, che ha data una patria, prosperità e dignità  a immense folle di poveri e di miseri provenienti dell'Europa (e tanti dall'Italia) e da tutto il mondo.  I tanti che attraversarono l'oceano non lo  fecero certo perchè erano  dei rassegnati , ma perchè avevano un sogno: riuscire, scacciare la miseria, dare un avvenire ai propri figli  e per questo erano disposti a qualunque pericolo a qualunque sacrificio: è il "sogno americano"  il valore americano per eccellenza: riuscire, riuscire a ogni costo. Il West è il segno, l'emblema di questo  sogno : per  questo esso è stato tanto caro non solo agli  americani ma in genere a tutti coloro che hanno il sogno di una vita migliore a qualunque razza e popolo appartengano.

 Ma gli indiani non furono gli unici "vinti": tanti bianchi persero la vita sulle insanguinate piste del West, non tanti massacrati dagli indiani ( come abbiamo visti furono pochi) ma dalle malattie, dal disordine  generale,  dalla violenza dominante, dall'immane fatica di metter a culture terre vergini  e portare la civiltà in posti dove essa non vi era mai stata. E ricordiamo pure l'apporto degli operai cinesi  delle ferrovie che  lavorarono in condizioni  inumane. D'altra parte anche  i nostri immigrati  italiani, quasi tutta la prima generazione fu  sacrificata in una  vita di duro, immane lavoro

Visti nel loro insieme i risultati del progresso sono veramente grandiosi e ammirevoli: ma quanti sacrifici, quante vittime  appaiono  appena che si volga lo sguardo un pò piu a fondo nello scorrere della storia.

Ma i bianchi furono vittime che sapevano bene di rischiare sulla via del progresso. Gli indiani invece  furono travolti da un mondo che non potevano capire: furono presi dalla disperazione più completa di fronte a una situazione che non riuscivano a comprendere, si sentirono alla mercè di un  mondo di bianchi che   appariva come un mondo di folli conto i quali nulla essi potevano.

 Con ciò non vogliamo giustificare  ciò che fecero le autorità e i coloni nel West: altro è comprendere, altro è approvare. Nel West ci furono persone che si adoperarono sinceramente a favore degli indiani, mossi da motivazioni civili,etiche e religiose ( i quaccheri, ad esempio). Ci furono  anche i "giusti " ma ci furono massacri ingiustificati  ed inutili, soprattutto disonestà di molti  che si arricchirono sulla fame di quei miseri pellerossa che conoscevano bene le insidie della prateria ma non quelle ben più  complicate della civiltà: essi  non erano in grado di usare "mezzi legali" per far valere  i propri diritti e prorompevano in sanguinose ed inutili rivolte  che peggiorarono drammaticamente ancora di più la loro situazione.

Nelle società civili si difendono i propri diritti con mezzi legali: l'uso della forza non è tollerato e chi ne fa uso passa automaticamente dalla parte del torto.

 Gli indiani non potevano capire che l'uso della forza era controproducente, che uccidere qualche centinaio di soldati,  come avvenne in qualche occasione, non era una vittoria ma provocava la fine del loro mondo. Soprattutto essi non si resero conto che essi non costituivano più delle nazioni indipendenti  (e la stipula di "trattati" improvvidamente alimentò questa illusione ) ma facevano parte di uno stato  alle cui leggi erano tenuti ad attenersi  come tutti gli altri cittadini: probabilmente questo fraintendimento pose la base della tragedia

 

 

SU

PARTE SECONDA

 IL WEST VISTO DAGLI INDIANI

 

Fonti narrative  I racconti di Alce Nero.  La caccia L'amore  La guerra I bianchi   La fine

Oltre la fine

 

FONTI NARRATIVE

 

Delle vicende del west abbiamo un gran numero di racconti di coloro  che vi parteciparono . In verità in genere i pionieri avevano scarsa dimistichezza con le lettere e quindi le testimonianze si devono soprattutto a giornalisti che si recarono sui posti per avere notizie di prima mano: essi però non scrivevano tanto la "pura" verità ma quello che poteva maggiormente far colpo sui lettori e quindi far  elevare la tiratura  dei giornali. Pertanto tutte le testimonianze sul West furono sempre alquanto montate, esagerate,  iniziando quindi quel mito che il cinema ha poi consacrato. Piccole gruppi  di guerrieri indiani erano un pericolo  nazionale, piccole scaramucce divenivano battaglie campali. capi di modeste bande indiane diventavano  grandi condottieri: questa deformazione delle reali  dimensioni permane tuttora.  

 Oltre al racconto dei bianchi abbiamo anche molti racconti fatti da indiani e raccolti sempre da bianchi giornalisti-scrittori. Sulla validità di tali racconti occorre molta cautela. Si tratta innanzi tutto di racconti raccolti molti anni dopo gli avvenimenti, spesso  non di esperienza diretta del narratore che era troppo piccolo o magari non ancora nato e che quindi riferisce ciò che ricorda del racconto degli adulti. la trascrizione  è fatta naturalmente in inglese e rende  molto sommariamente lingue del tutto diverse attraverso l'opera di interpreti illetterati ed inesperti . La cultura indiana  viene filtrata attraversa quella diversissima dei bianchi. Va anche considerato che facilmente l'indiano che racconta è indotto a dire soprattutto quello  si aspetta che dica. Vi sono quindi tanti elementi per dubitare della genuinità dei racconti. Poniamo però la nostra attenzione su un altro aspetto generale che riteniamo ancora più importante.

 Il racconto che riguarda un mondo lontano ormai non più esistente assume sempre una connotazione particolare: il mondo della fanciullezza, della giovinezza della terra di origine assume sempre una colore di nostalgia, di rimpianto di idealizzazione. Il fenomeno doveva  essere massimamente rilevante in  in persone come gli indiani,che avevano perso per sempre il "loro" mondo per essere spinti a forza in un mondo diverso, incomprensibile, pieno di angoscia infinita.  Nei loro racconti, nel loro ricordo il mondo prima dell'invasione dei bianchi diventa il mondo  della gioia, della felicita, il mondo cosi come deve essere, il mondo perfetto. E ' fenomeno comune:  cosi gli ebrei parlarono per secoli  della terra dove scorre latte e miele e attualmente i profughi palestinese favoleggiano di una specie dell'età dell'oro prima dell'arrivo degli Israeliani.

 Questo fenomeno spiega come tuttora si parla degli indiani come di un popolo che viveva felice in armonia con la natura prima che la avidità dei bianchi li scacciasse dal loro  paradiso

In realtà il mondo  degli indiani era tutto altro che una paradiso. La vita era estremamente dura, priva di  tutti quegli oggetti che ci sembrano assolutamente indispensabili. C'erano momenti in cui la caccia era abbondante  e tutti facevano festa, per esempio al passaggio delle immense mandrie di bufali. ma c'erano anche momenti  in cui la caccia  e la raccolta erano insufficienti e allora era la fame: i vecchi abbandonavano spontaneamente la tribù per morire soli per non  essere di peso e i bambini più piccoli o più deboli morivano non resistendo alla fame fra lo strazio delle loro madri. Gli indiani per insultare uno del loro popolo  che stava con i bianchi dicevano che era "grasso" perchè solo uno che stava con i bianchi poteva mangiare  molto: l'indiano mangiava quando e quanto poteva. Ma oltre alla fame vi era un pericolo più grave: le altre  tribù vicine. Tutte erano in guerra contro tutte: a ogni momento si poteva essere uccisi da qualche nemico nascosto nella boscaglia,  ogni accampamento poteva essere attaccato e distrutto all'improvviso senza nessun preavviso. le guerre interne non cessarono mai fino al completo confinamento nelle riserve. Probabilmente i massacri perpetrati dai bianchi  furono ben modesta cosa rispetto a quelli provocati dalle diuturne  guerriglie fra le tribù

 Come in tutte le culture pre-agricole la vita era una scommessa che si giocava giorno per giorno: la vita felice dei pellerossa è una favola che  viene tuttora riproposta per motivi di polemica ideologica ma non ha nessun fondamento nella effettiva realtà  storica.

Su

I RACCONTI DI ALCE NERO

 

Fra i molti libri tratti da racconti di indiani noi abbiamo scelto   "Alce nero parla".   Si tratta di un libro che l'autore, John G. Neihardt  afferma  essere la fedele trascrizione di quanto gli avrebbe riferito nel 1930 un vecchio stregone di nome Alce Nero.  L’autore riferisce che   è riuscito a contattare un  vecchio indiano  che era stato testimone della fine della cultura nativa. Questi non parla inglese  e tuttavia attraverso interpreti  è disposto a fare un  lunghissimo racconto di tutti i fatti avvenutogli durante la sua lunga vita : il fine che l’indiano  si ripromette è che le sue esperienze  non vengano perdute e  si  mostra soprattutto interessato a che vengano ricordate   una serie di visioni o di sogni che egli ha avuto fin dall’infanzia  e che conterebbero un certo messaggio del “mondo degli spiriti”. Il racconto quindi parte dall’infanzia d Alce Nero prima che arrivassero i bianchi. Procede quindi tra il racconto delle visioni e delle molte battaglie con i bianchi: vengono cosi riportate il maggior numero degli scontri poi divenuti celebri  alcuni dei quali pero non sono narrati da Alce Nero che non vi aveva partecipato  ma da altri indiani presenti alla conversazione.

 Dopo la repressione avvenuta in seguito alla battaglia di Little Bighorn la vita tradizionale degli indiani si spegne. Alce Nero al seguito di Buffalo Bill, partecipa a una serie di spettacoli  nell’est e poi in Europa. Ma al suo ritorno trova la situazione ancora peggiore. Comunque egli cerca di  prodigarsi per il suo popolo esercitando la funzione di guaritore secondo i poteri che le visioni gli avevano concesso. Il racconto di Alce Nero si chiude poi con la narrazione del massacro del  Wounded Knee con il quale il sogno della nazione  indiana, come egli dice,  è finito per sempre. Nel proscritto  Neihardt racconta che ha accompagnato il vecchio sulla cima di un colle e come alla sua preghiera e invocazione il cielo sembra aver risposto facendo cadere una pioggia strana e improvvisa .

Da altra fonte sappiamo però che il libro  è una rielaborazione molto libera che, se ha come base i racconti di Alce Nero, in effetti è integrato da molte altre fonti e forse anche da non poca fantasia. 

 Tralasceremo  le ricostruzione dei molti scontri con l’esercito che in verità appaiono molto poco attendibili e che  non rientrano comunque nel nostro assunto. Eviteremo anche la descrizione delle molte visioni e sogni carichi di complicati simbolismi difficilmente comprensibili   e dei quali  comunque non sappiamo quanto poi si deve alla fantasia del Neihardt 

Tuttavia i fatti narrati e soprattutto la descrizione di  credenze, usanze, modi di vivere sono sostanzialmente  aderenti alla effettiva realtà degli indiani alla fine dell'800. Noi troviamo  dal libro un certo numero di fatti che ci permettano di dare una idea abbastanza veritiera e fedele del West visto dagli indiani. Cercheremo di separare la connotazione della idealizzazione  osservando i fatti e ricostruendo da essi per quanto possibile la realtà effettiva.

 Tutta le citazioni dopo riportate con il numero della pagina si riferiscono al seguente testo:   John G. Neihardt : Alce Nero parla. Adelphi edizioni,1968.(edizione super Poket) Su

 

LA CACCIA

 

La caccia al bisonte costituiva la base economica di sopravvivenza per molte  tribu indiane anche se non per tutte, naturalmente. Il bisonte  in inglese fu chiamato  chiamato " buffal" da cui il termine  italianizzato di "bufalo" che in realtà in Italiano indica un animale ben diverso Gli indiani aspettavano il passaggio di mandrie di bisonti immense  formato da un numero impressionante  di capi e che coprivano intere pianure.  Prima dell'introduzione del cavallo la caccia avveniva a piedi, con armi rudimentalii. Dopo l'incontro con i bianchi invece si usarono i cavalli, talvolta anche armi da fuoco ma più spesso ci si  limitava al tradizionale  arco.

 

Allora ci fu una grande polvere; tutti gridavano e tutti i cacciatori si precipitarono a uccidere, ognuno per conto suo. Erano tutti quasi nudi. con le loro faretre piene di frecce appese a sinistra, e si buttavano a cavallo addosso al bisonte e lo colpivano dietro la spalla sinistra. Alcune delle frecce penetravano fino alle penne. e a volte quelle che non si imbattevano in un osso uscivano dall'altra parte. Tutti erano molto felici.

pag 62

 

Ovviamente il momento di caccia era un momento di grande  gioia e di eccitazione. La caccia al bisonte era una festa grande come lo sono sempre stati i  giorni del raccolto delle civiltà agricole.

 Vi era tutto un cerimoniale gioioso nell'avvistamento delle mandrie e naturalmente grande onore spettava al cacciatore che li aveva localizzati per primo:

 

Una delle vedette rispose:  Sapete dove siamo stati. .Siamo saliti fino in cima a una collina e abbiamo visto una mandria piccola di bisonti . E mentre parlava indicava la direzione. Il consigliere disse: Forse dall'altra parte avete  il bene. Informatemi . La vedetta rispose: Dall'altra parte abbiamo visto un'altra mandria di bisonti plù grossa . Allora il consigliere disse: Vi sarò grato. Ditemi tutto ciò che avete visto da quelle parti.  La vedetta rispose:  Dall'altra parte di quella montagna non c'erano che bisonti, per tutta la regione. E il consigliere disse: aoh! . Allora il banditore gridò come cantando:  I vostri coltelli verranno arrotati, le vostre frecce verranno affilate. Preparatevi, fate presto; approntate i vostri cavalli! Usciremo con frecce.

pag 59

 

Il prodotto della caccia era  diviso fra tutti i componenti della tribu ed era quindi un momento di coesione, di solidarietà i tutto il gruppo che si riconosceva come una unità: 

 

Allora il capo dei consiglieri fece un giro. per scegliere i migliori cacciatori sui cavalli più veloci; poi disse loro:Eccellenti giovani guerrieri. parenti miei. so che il vostro lavoro è buono. Quello che voi fate è sempre buono; così oggi farete mangiare i deboli. Forse alcuni sono vecchi o deboli, senza figli. oppure sono donne con bambini e senza marito. Voi li aiuterete. e tutto ciò che uccidete sarà  per loro. Questo era un grande onore per i giovani.

pag 59

 

 La caccia era opera dei guerriero ma anche i ragazzi, le donne e gli anziani partecipavano ciascuno a modo suo e secondo le proprie possibilità :

 

..questo era il mio primo bisonte grosso, e continuavo a gridare "Yuhoo! ¯ : gridavo tanto che gli altri avranno creduto che stavo uccidendo un'intera mandria. Quando cadde, scesi dal cavallo e cominciai a macellarlo io stesso, ed ero molto felice. Per tutta la pianura, a perdita d'occhio, si vedevano adesso uomini occupati a macellare i bisonti, e le donne e i vecchi che non potevano cacciare si avvicinavano per aiutarli. E tutte le donne facevano il tremolo di gioia per ciò che i cacciatori avevano dato loro. Questo accadeva nella Luna delle Ciliegie Rosse (luglio). Fu una grande caccia.

pag 62

 

Del bufalo  si usava praticamente  tutto: la carne veniva mangiata in parte fresca e i in massima parte disseccata con un lungo e paziente lavoro e conservata. Con le ossa si  costruivano  arnesi di ogni genere, dalle pelli pellicce per l'inverno e soprattutto le coperture delle tipiche tende indiane ,i Tepee.:

 

Finita la macellazione, la carne veniva appesa sulla groppa del cavallo e legata con strisce fresche di pelle di bisonte. Quando tornammo al villaggio, tutti i cava!li dei cacciatori erano carichi di carne. e noi bambini che non potevamo aspettare il banchetto mangiavamo tutto il fegato crudo che volevamo. Nessuno si arrabbiava con noi per questo. Nel frattempo, le donne rimaste nell'accampamento tagliavano pali lunghi e stecche forcute per preparare le apparecchiature dove avrebbero appeso la carne a seccare. Quando i cacciatori arrivavano. buttavano la carne in mucchi sopra un tappeto di foglie .

 pag 63

 

 Il bufalo quindi era animale sacro,era un dono del grande spirito che veniva cacciato ma il cui spirito era venerato. Veniva offerto e mangiato quasi con un rito religioso :

 

offri  una fetta di bisonte che aveva davanti, perchè il bisonte era sacro e ci forniva cibo e alloggio. Poi accese  pipa, la offrì ai quattro quadranti, allo Spirito  Alto e alla Madre Terra, e porgendola  disse:  La nazione si è fidata di voi....

pag 59

 

I bianchi invece cominciarono a uccidere  con le armi da fuoco i bufali in grande quantità,  dapprima per la carne. Per esempio William Cody divenne noto con il nome di Buffalo Bill proprio perchè procurava carne di bisonte agli operai della ferrovia. In seguito però si uccisero i bufali semplicemente per la la lingua o anche per il puro piacere di uccidere  o  per affamare gli indiani. Fu cosi operato  un assurdo e stupido massacro delle grandi mandrie. Tutto il territorio fu coperto  dalle loro carcasse. Gli indiani videro  con sgomento cosi  svanire quello che per  essi era la fonte prima della loro vita , il dono del Grande Spirito.   La fine dei bisonti fu pure la fine della vita indiana più ancora che i massacri e l'invasione dei bianchi

 E il quadro che si presentava agli sfortunati indiani  era di una desolazione e di una tristezza indicibile perchè con i bisonti era morta anche la loro cultura, il loro mondo.

Su

L'AMORE

 

Naturalmente anche gli indiani si innamoravano come tutti gli uomini e le donne del mondo. Seguiamo allora una storia  di "ordinario "amore come era concepito secondo le regole di quei popoli seguendo il racconto di Alce Nero .

 Se un giovani si innamora di una ragazza non è possibile dichiarale il proprio amore, averne  il consenso e sposarla. Non è possibile nemmeno parlarle: le usanze  tribali non lo permettono, non esiste la coeducazione dei sessi:

 

a quei tempi non era facile ottenere una ragazza, quando un giovane voleva sposarsi. Supponiamo che io sia un giovane e abbia visto una  ragazza che mi pare tanto bella da farmi sentire male ogni volta che penso a lei. Non posso abbordarla direttamente e dirle come stanno le cose

pag 73

 

Ma bisogna pure farsi avanti: occorrono astuzie e sotterfugi che il mondo  dei genitori finge di non vedere:

 

forse mi nascondo tra i cespugli, vicino alla fonte dove lei va a volte a prendere l'acqua, e quando arriva , se nessuno ci guarda, salto fuori 

pag 74

 

Un giovane ,Cavallo Alto, si innamora di una ragazza ma i genitori di lei sono molto attenti e severi:

 

... la sorvegliavano tutto il giorno, e avevano anche cura che non le capitasse nulla di notte, mentre loro dormivano. Tanto bene le voIevano che le avevano fatto un letto di cuoio crudo, per dormire, e quando si accorsero che Cavallo Alto gironzolava intorno, presero delle cinghie di cuoio crudo e di notte la legavano al letto perchè nessuno potesse rubarla, mentre loro dormivano, anche perchè non erano molto sicuri che la ragazza in realtà non volesse che la rubassero.

pag 74

 

Siamo ben lontani dall'idea  dell'amore  libero fra i primitivi: I principi dell'età vittoriana sono di grande  liberalità di fronte agli usi tribali

 Cavallo Alto allora deve seguire la via legale: offrire al padre il prezzo per sposare la ragazza :

 

e cosi andò direttamente a parlare col padre di lei e gli disse che era tanto innamorato della ragazza che avrebbe dato per lei due cavalli buoni: uno giovane e l'altro non tanto vecchio. Ma il vecchio fece soltanto un segno negativo con la mano, come per dire a Cavallo Alto di andarsene e di non dire sciocchezze

Pag 75

 

In seguito poi Cavallo Alto riesce a racimolare altri due cavalli  ma l'offerta pare ancora troppo modesta al padre. Non bisogna pensare come verrebbe a noi Occidentale che la ragazza fosse solo un oggetto da comprare, sarebbe grave errore. Il prezzo dato ai genitori non significa affatto che la donna venga comperata come tradurremmo noi: si tratta invece di un in indennizzo dato alla famiglia di origine  che è tanto più alto quanto più vale la donna. Infatti quando Cavallo Alto ,disperato,   propone alla fanciulla di fuggire ha la risposta che si merita:

 

ma lei disse che non sarebbe fuggita con lui; voleva essere comperata come una donna di valore. Vedete che anche lei aveva un'alta opinione di se stessa

pag 75

 

Aveva infatti offeso l'orgoglio della fanciulla che non si sarebbe data per niente, come una donna di nessun valore.

 Ma Cavalo Alto non sa come fare, non ha altri cavalli  da offrire. Si confida con un cugino e questi gli da un consiglio

 

Cugino, ho un piano. e se sei abbastanza uomo per fare come ti dico io, vedrai che tutto si aggiusta. Lei non vuole fuggire con te; suo padre non vuole accettare quattro cavalli; e più di quattro cavalli non puoi trovare. Allora devi rubarla e scappare con lei. Poi. passato un poco di tempo. puoi ritornare e il vecchio non può fare nulla perchè ormai sarà la tua donna. Probabilmente anche lei vuole che tu la rubi 

pag 76

 

Insomma il classico rapimento a scopo  di matrimonio in cui il reato del rapimento è estinto dal matrimonio stesso tanto in  voga non solo in Sicilia in quel tempo.

 Escogitano un piano:

 

A tarda notte si avvicinarono senza far rumore alIa tenda della ragazza e aspettarono, per essere sicuri che il vecchio e la vecchia e la ragazza dormissero profondamente. Allora Cavallo Alto. strisciando. si infilò sotto la tenda con un coltello. Prima doveva tagliare Ie cinghie di cuoio crudo. e poi il cugino avrebbe  allentato  i paletti che tenevano chiuso quel Iato della tenda, Io avrebbe aiutato a trascinare fuori la ragazza e a imbavagliarla. Dopo di che, Cavallo Alto l'avrebbe messo  di traverso sul suo cavallo e se la sarebbe portata via  in fretta, e poi sarebbe vissuto felice per sempre.

pag 76

 

Ma i genitori si aspettavano la mossa e sono ben attenti  e l'impresa fallisce.

 I due ci riprovano ancora molte molte e in vario modo ma i genitori sono più furbi ed esperti . Allora arriva la soluzione  giusta, quella degna di un vero uomo: mettersi sul sentiero di guerra  per procacciarsi cosi i cavalli necessari .

 Insieme al cugino fanno quindi una spedizione contro una tribù vicina. 

 

Così  fecero tutti i preparativi, e giunta la notte si misero sul sentiero di guerra, da soli. Dopo qualche giorno di viaggio arrivarono a un accampamento dei Crow, verso il tramonto; quando si fece buio si avvicinarono di nascosto al luogo dove si trovavano i cavalli dei Crow, uccisero  l'uomo che sorvegliava i cavalli, il quale non si aspettava  l'attacco perchè credeva che tutti i Lakota fossero molto lontano, e così se ne andarono con un centinaio di cavalli

pag 80  

 

Per la nostra mentalità si trattava di rapina e omicidio ma per gli indiani era un atto glorioso. Infatti il padre questa volta accetta l'offerta e viene precisato allora che :

 

Questa volta il vecchio  non lo accolse con un gesto di rifiuto. Non era i cavalli quello che lui voleva. Quello che voleva era un  figlio ( un genero)  che fosse un vero uomo e capace di fare qualcosa. Così  Cavallo Alto ebbe finalmente la sua ragazza e  io credo che se la meritava. 

pag 80

 

In fondo la storia di amore di Cavallo Alto non è molto diversa da quella che avrebbe potuto accadere in quei tempi anche in Europa e fra i pionieri: genitori prudenti che acconsentono solo quando  vedono che il giovanotto ha delle capacità, una ragazza che si mantiene nell'ambiguità, che si rifiuta e incoraggia, il tentativo di mettere i genitori di fronte al fatto compiuto : ma la fine traccia la differenza insormontabile fra indiani e bianchi: ciò che appare agli uni un delitto appare agli altri un merito.

 Le due culture non potevano coesistere. 

 Su

LA RELIGIONE

 

Generalmente nei racconti sugli indiani, soprattutto nelle fiction gli aspetti religiosi sono messi in secondo piano. Sono presentati certamente con la loro credenze religiose ma queste sembrano non interferire poi troppo con le loro azioni, quasi che essi fossero un popolo “laico”. In realtà come per tutte le culture primitive le credenze religiose  (qualcuno potrebbe dire superstizioni ma si tratta di punti di vista) sono sempre di fondamentale importanza. L’indiano come tutti i primitivi si ritiene in continuo contatto con il mondo degli spiriti ai quali  parla e  che gli parlano . Il contatto avviene attraverso uomini che hanno ricevuti dei doni particolari ed  è poco noto ma  molti capi  tribù dovettero  il loro ascendente al fatto che li si riteneva appunto in contatto con gli spiriti 

Ad esempio Cavallo Pazzo era ritenuto depositario di una particolare rapporto con gli spiriti:

 

era un guerriero grandissimo, forse il più grande che abbiamo mai avuto fino a quei tempi........ lui era diventato capo grazie al potere ricevuto in una visione, quando era ragazzo. Quando fui uomo, mio padre mi raccontò qualcosa, di quella visione. Naturalmente non sapeva dirmi tutto; ma mi disse che Cavallo Pazzo aveva sognato ed era andato nel  mondo dove ci sono soltanto gli spiriti di tutte le cose. Fu quella visione a dargli il suo grande potere;  quando doveva combattere, gli bastava pensare a quel mondo per ritrovarvisi di nuovo, e così poteva attraversare qualunque cosa senza che lo ferissero.

 

pag 88

 

Essi credevano in un "grande spirito"   chiamato Manitu o anche "Wanka tantra!" ma ogni cosa  della vita doveva essere in armonia con il divino:

 

perche nulla può vivere bene se non  in una maniera che si accorda con il modo in cui Potere del Mondo vive e si muove per compiere la sua opera

pag 214

 

Bisognava quindi rispettare  determinate  principi che mettevano in armonia i mondi dell'uomo ,della  natura e degli spiriti :

 

avete osservato che tutto ciò che un indiano fa è in un circolo. e questo perchè il Potere del Mondo sempre lavora in circoli e tutto cerca di essere rotondo

Nei tempi andati. quando eravamo un popolo forte e felice. tutto il nostro potere ci veniva dal cerchio sacro della nazione. e finche quel cerchio non fu spezzato. il popolo fiori. L'albero fiorente era il centro vivente del cerchio. e il circolo dei quattro quadranti li  nutriva. L 'est dava pace e luce. il sud dava ore. I'ovest dava la pioggia. e il nord. col suo vento freddo e potente. dava forza e resistenza. Questo sapere ci veniva dal mondo dell'aldilà con la nostra religione. Tutto ciò che il Potere del Mondo fa. lo fa in circolo.

 

pag 197

 

 E l'indiano come  l'uomo medioevale occidentale  trova dovunque delle corrispondenze misteriose significative , nulla avviene per caso, ogni cosa ha il suo significato simbolico e  mistico:

 

Pensate a questo: forse il sud non è la sorgente della vita, forse la verga fiorente non proviene in realtà dal sud? E l'uomo non avanza di là verso il sole tramontante della sua vita? E non si avvicina poi al nord più freddo, dove sono i capelli bianchi? E non arriva poi, se vive abbastanza a lungo, alla sorgente della luce e della comprensione,  che è l'est? E poi non ritorna al punto da dove partito, alla seconda infanzia, per rendergli la sua vita alla vita tutta, e la sua carne alla terra da dove è  venuto?

 

pag 202

 

E vi è anche la tendenza di credere a un altro mondo eterno a un mondo vero di  cui il nostro è solo una sbiadita copia, teoria  che ricorda tanto  le antiche credenze Orfiche dei Greci   ( e anche nei loro influssi su Platone. ):

 

Quello è il vero mondo che è dietro a questo mondo, e tutto ciò che vediamo qui è come un'ombra di quel mondo. Lui ( Cavallo Pazzo) era con il suo cavallo in quel mondo, e il cavallo e lui stesso sul cavallo e gli alberi e l'erba e I pietre e tutto era fatto di spirito, e nulla era duro, . tutto sembrava galleggiare. Il suo cavallo ... ballava intorno come un cavallo fatto soltanto d'ombra...

 

Pag 88

 

 

 il mezzo fondamentale attraverso il quale il mondo degli spiriti interagisce e comunica con il mondo materiale è il sogno  o la visione: non pare che si faccia grande differenza fra le due cose. Un indiano, quindi come in tutte le culture primitive, può essere mosso a compiere grandi azioni semplicemente da un sogno. D’altra parte anche nella Bibbia si veda per esempio l’episodio di Giuseppe che regola la vita dell’Egitto proprio in base alla interpretazione di un sogno.  

Tutta la vita di Alce Nero ( come viene narrata nel  libro)  è  dominata proprio  da un sogno (o  visione) avuto da piccolo  che gli avrebbe assegnato una misteriosa missione di salvezza del suo popolo. Alce Nero si considera un ”fallito” perchè non è veramente riuscito a realizzare la misteriosa missione che  gli spiriti gli avevano assegnato.

 Narra che già quando aveva quattro anni aveva cominciato a sentire voci misteriose che lo chiamavano. Ma a nove anni egli rimane per giorni interni in uno stato di assenza, senza conoscenza  e vede se stesso :

 

vidi nella tenda, e dentro vidi mia madre e mio padre che si chinavano sopra un bambino malato, su me stesso. Quando entrai nella tenda, qualcuno diceva: Il bambino riprende conoscenza; dovresti fargli bere un sorso d'acqua .

Mi ritrovai seduto; ed ero triste perchè mia madre mio padre sembravano sapere che ero stato cosi  lontano.

 Pag 51

 

 Durante questo periodo egli ha una grande visione che poi tutta la vita cercherà di comprendere.

 

 Guarda, una voce sacra ti chiama;

per tutto il cielo una voce sacra chiama

¯.

Forse voleva dire che tutte le nuvole mi stavano guardando. E poi disse:  Ascolta! Una voce ti chiama!  Allora alzai lo sguardo alle nuvole, e vidi scendere due uomini, la testa in giù come frecce che cadono; e mentre si avvicinavano, cantavano un canto sacro e il tuono era come il rullare di un tamburo.

 

Io ero rimasto a guardarli, immobile, e venivano dal luogo dove abita il gigante (il nord). Ma quando stavano per raggiungermi, girarono dalla parte dove tramonta il sole, e a un tratto erano due oche. Poi scomparvero, e cadde la pioggia con un grande vento e molto rumore. 

Pag 21

 

 Il racconto della visione è lunghissimo

Si parla di frecce , di cavalli, di guerrieri, di nuvole. di antenati che compaiono e scompaiono che si trasformano l'uno nell'altro in un caleindoscopio infinito: si tratta di un racconto che ricorda molto, per complessità e simbolismo, l'Apocalisse cristiana. Tuttavia, da altra fonte, sappiamo che Neihardt   in effetti ha parecchio ampliato  il racconto e non si vede d'altra parte come  si potrebbe tenere a mente un racconto cosi lungo e complesso pieno di infiniti simbolismi che non si comprendono.   

 Il piccolo Alce Nero ricorda che

 

non raccontai questa visione a nessuno. Mi piaceva ricordarla, ma avevo paura di raccontarla

pag 21

 

 non perchè teme di non essere creduto perchè gli indiani credono fermamente in queste cose  ma perchè ha proprio paura del compito gli spiriti gli hanno affidato.

 In seguito egli ha altre visioni . Divenuto adulto egli poi fa rappresentare tutto il complicato sogno da tutta la sua tribù perchè, secondo una credenza, una visione porta effetti solo se poi essa viene rappresentata in terra materialmente. Dopo Alce Nero comincia  esercitare come guaritore ma è ben consapevole che il potere di guarire non gli appartiene e che è solamente un mezzo:

 

 Era il potere del mondo dell'aldilà e le azioni e le cerimonie avevano fatto di me soltanto una specie di buco, attraverso il quale il potere poteva  giungere ai bipedi. Se avessi pensato che ero io stato a farlo, il buco si sarebbe chiuso e non avrebbe lasciato passare alcun potere.

pag 203

 

Le visioni e le voci poi si ripetono per tutta la vita: alla fine Alce Nero si rimprovera di non aver seguito la sua prima grande visione e di essersi troppo fatto distrarre da quelle minori e imputa a questo fatto di non aver potuto fare nulla per salvare il suo popolo.

 

Quanto a me, l'uomo a cui fu concessa in gioventù una così grande visione, adesso mi vedete ridotto un vecchio pietoso che non ha fatto un bel niente, perchè il cerchio della nazione è rotto e i suoi frammenti sono sparsi. Il cerchio non ha più centro, e l'albero sacro è morto

 pag 275

 

 Benchè si tratti della parte più  ampia del libro che stiamo esaminando riteniamo pero che non sia utile al nostro assunto insistere ancora su questo aspetto.

 Su

 

LA GUERRA

 

Un indiano era soprattutto un guerriero: la guerra era la sua vocazione, la sua vita Prima di una battaglia essi si ripetevano scambievolmente che  "oggi è un buon giorno per morire."

 Fin dalla più tenera infanzia essi si preparavano giocando alla guerra. In genere anche i nostri bambini sono soliti fare un tale gioco ma per essi esso è " solo un gioco" in cui gli aspetti cruenti e crudeli della guerra sono ignorati. ma l'indiano invece fa un gioco che è una vera e propria preparazione:

 

tutti i bambini dai cinque o sei anni in su giocavano alla guerra. Si riunivano i piccoli delle diverse bande della tribù e giocavano alla guerra con palle di fango, scagliate con verghette di salice. E i ragazzi più grandi giocavano al gioco chiamato Buttarli-giu dai -Cavalli, che è esattamente come una battaglia, solo che non si uccidono; e a volte si facevano molto male. I cavalieri delle diverse bande si mettevano in fila e si lanciavano alla carica sugli altri, urlando; e quando alla fine della corsa i cavalli si incontravano, si impennavano e cadevano a terra e strepitavano, avvolti in una nube di polvere, e i combattenti lottavano corpo a corpo, finchè una delle bande non aveva perso tutti i suoi uomini, perchè I quelli che cadevano a terra venivano considerati morti. ! Eravamo sempre nudi, quando giocavamo, come lo  sono i guerrieri quando combattono, se non fa troppo freddo, perchè senza indumenti si è molto più agili.

Pag 17-18

 

Altro gioco simile era quello di addestrare i bambini a rubare: il furto operato ai danni di estranei alla tribù  era infatti considerato  un fatto altamente onorevole  e meritorio.:

 

C'era un gioco della guerra che noi bambini eravamo soliti giocare. Avevamo un consigliere, e quando  si faceva buio ci ordinava di andare a rubare un pezzo di carne secca ai grandi. Ci porgeva uno stecco e dovevamo morderlo per strapparne un pezzo.....Poi ci andavamo al villaggio dei grandi, strisciando e se tornavamo e non ci avevano scoperti, facevamo banchetto e un ballo, e discorsi di finto eroismi, contandoci le nostre prodezze come dei guerrieri

pag 64

 

Viene anche spiegata la tattica del cerchio resa familiare in tutti i film western.

 

Noi galoppavamo intorno a loro, continuamente, in un ampio cerchio che diventava sempre stretto. Quello è il modo migliore di combattere, perche è difficile colpire dei cavalli che galoppano in cerchio velocemente. E alle volte c'erano due cerchi l'uno dentro l'altro, che giravano rapidamente in senso opposto, e così era ancora più difficile colpire

pag 96

 

Contrariamente a quanto appare nei ai film si trattava di un a tattica molto accorta ed efficace: una volta che i nemici avessero scaricate le loro armi da fuoco con scarsissimi risultati potevano poi assalirli con le armi bianche.  Tuttavia va notato che quando poi entrarono in uso armi a rapida carica  questa tattica dovette esser abbandonata : nella "battaglia dei carri "questo modo di combattere provocò una strage fra gli indiani. 

 Non è da pensarsi che i nemici fossero per eccellenza i bianchi: anche nei momenti di maggiore pressione dell'esercito, anche quando le guerre con i bianchi erano ormai terminate le guerre interne tribali erano sempre onnipresenti. Anzi in effetti veniva richiesto agli indiani non solo di cessare le ostilità verso i bianchi ma tra le tribu stesse. infatti Alce Nero ci racconta dl terrore che prese i Soux all'arrivo di una tribu nemica , i Crow e siamo gia dopo il 1880.

 

...adesso li sentivo parlare, e seppi che  stavano preparando un piano di attacco. Dopo si ritirarono, sempre strisciando; poi si alzarono, corsero il colle di corsa e scomparvero

Eravamo così in pochi, che non ci azzardammo nemmeno a levare le nostre tende; ce ne andammo al più presto possibile. Dovevamo attraversare il torrente  che era in piena e muggiva

pag 158

 

contro la furia spietata  degli assalitori si compiono atti di coraggio. Ad esempio un guerriero sacrifica la sua vita :

 

 C'era un uomo chiamato Lupo Coraggioso che quel giorno compi un grandissimo atto di valore, mentre  stavamo guadando. lui era vicino alla treggia dei due vecchi e della bella ragazza, quando rimasero impantanati; allora saltò giù dal cavallo, che era un  veloce inseguitore di bisonti, e disse alla bella ragazza  di scappare. Poi rimase accanto ai due vecchi e lottò finchè tutt'e tre vennero uccisi. La ragazza riuscì a salvarsi

 pag 159

 

Appare chiaro che i Crow non avrebbero certo avuto pietà per  dei vecchi e di una donna

 Ma la guerra per gli indiani ha le sue leggi  ma sono leggi crudeli e spietate. Per esempio vi è la regola del "colpo rituale " per cui ogni membro della tribù colpisce il nemico:

 

 L 'uomo che ha ucciso un nemico non deve toccarlo, perchè egli  ha l'onore dell'uccisione. Deve lasciare che un altro gli dia  il colpo rituale. Quando andai a vedere c'era un mucchio di pali per il colpo rituale accanto  e le donne lo avevano tagliato a pezzi con l'ascia e sparpagliato i pezzi tutto intorno. Era orribile. Allora accesero  un falò proprio accanto al Crow e ballarono. Uomini, donne e bambini ballarono nella notte fonda, e nel frattempo cantavano su Naso di Corvo che aveva ucciso il Crow e su Mano  Gialla che aveva dato il primo colpo rituale.

pag 159

 

E certo gli indiani non sono meno spietati verso i bianchi quando riescono a sopraffarli:

 

 

C'era un soldato per terra  e ancora scalciava. Passò un Lakota a cavallo e mi disse: Ragazzo, smonta e levagli lo scalpo  lo scesi dal cavallo e ubbidii. L'uomo aveva  i capelli corti e il mio coltello non era molto affilato. Il soldato digrignava i denti. Allora gli sparai un colpo sulla fronte e gli levai lo  scalpo

pag 115

 

ci divertivamo a girare a cavallo , tirando frecce ai Wasichu. Ce ne era uno che si dimenava per terra con alcune frecce nel corpo, e io cominciai a levargli la giacca, ma un uomo mi scostò e si prese la giacca lui.

 

pag 128

 

Le donne non partecipano direttamente alla battaglia : tuttavia  incoraggiano gli uomini, li spronano a gareggiare in valore.

 

A metà strada vidi una ragazza molto bella, nel mezzo di una banda di guerrieri che si avviavano alla battaglia sul colle, e la ragazza cantava così :

 Fratelli, sono arrivati i vostri nemici  Siate coraggiosi! Siate coraggiosi! Vi piacerebbe che mi facessero prigioniera? ¯.

 

 pag 115

 

 Vedevamo le donne. che adesso ci venivano incontro . tutte insleme , tutte facendo il tremolio !

 

pag 119

 

Dopo aver fatto vedere a mia madre il mio scalpo, rimasi un poco con le donne; tutte cantavano e facevano il tremolo

pag 128

 Su

I  BIANCHI

 

Il temine con cui sono indicati i non-indiani è Wasichu: non vi è riferimento al colore della pelle e comunque esistono   anche" Wasichu "neri "

Essi appaiono al  piccolo Alce Nero :

 

Avevo ormai dieci anni, e quell'inverno vidi per la prima volta un Wasichu. Pensai che tutti sembravano  malati, e temevo che in qualsiasi momento ci avrebbero  attaccati , ma poi mi abituai alla loro presenza

(pag 68)

 

 L'impressione di malattia derivava dal colore chiaro della pelle proprio degli anglosassoni ( anche noi italiani  individuamo  i nordici da questo carattere). I racconti che aveva sentito da bambino li facevano apparire  minacciosi. Diciamo che al piccolo i bianchi sembrano anche all'apparenza dei demoni, qualcosa di inumano.

 In seguito conocendoli meglio comprende elementi essenziali :

 

Capivo che i Wasichu non si curavano gli uni degli altri Wasichu, come faceva la mia gente, prima che il cerchio della nazione fosse spezzato. Ognuno prendeva all'altro tutto quello che poteva. C'erano  alcuni che aveva più di  quanto potesse servire loro, e moltitudini di altri non avevano proprio nulla e forse morivano di fame. Avevano dimenticato che la terra era la loro madre. Questo non poteva certo essere una vita migliore di quella antica della mia gente

pag. 219

 

Viene colto quello che noi definiremmo l'individualismo e  l'egoismo della società borghese e moderna, le grandi differenze sociali della civiltà.  Alce Nero invece vive in una società in cui ognuno si cura del proprio vicino, in cui le modeste ,preziose risorse vengono divise equamente fra tutti: una società insomma solidaristica  contrapposta a una individualista che non gli sembra certo migliore della sua .

 Rileva poi la disonestà dei Wasichu che mentono continuamente:

 

I soldati si erano presi tutti i nostri cavalli, e dicevano che il Grande Capo di  Washington ce li avrebbe pagati; ma se mai lo ha fatto  non me ne sono accorto.

 179

 

e soprattutto ricorrono all'inganno :

 

I Wasichu andarono a parlare con alcuni capi, separatamente, e li convinsero a mettere i loro segni sul trattato. Forse alcuni di loro lo  fecero perchè erano impazziti per via del wakan (acqua stregata, whisky) che i Wasichu avevano dato loro. Così ho sentito dire; non so. Ma solo uomini pazzi o molto stupidi potevano vendere  la loro Madre Terra. A volte penso che sarebbe stato  meglio se fossimo rimasti tutti insieme per farci ammazzare tutti.

pag. 179

 

i sotterfugi legali appaiono chiaramente solo inganni e imbrogli.

Ma soprattutto vi è proprio un diverso modo di concepire la realtà. Ad esempio per Alce Nero molta importanza  assume la forma delle abitazioni:

 

La vita dell'uomo è un circolo, dall'infanzia all'infanzia  e lo stesso accade ogni cosa dove un potere si muove. Le nostre tende erano rotonde, come i nidi degli uccelli, e inoltre sempre disposte in circolo, il cerchio della nazione  un nido di molti nidi, dove il Grande Spirito vede che noi covassimo i nostri piccoli....Ma i Wasichu ci hanno messi in queste scatole quadrate. Il nostro potere se ne è andato e stiamo morendo, perchè il potere non è più in noi.

pag 198-199

 

L'indiano vive in un mondo di simboli magici e religiosi: fuori di esso la realtà per lui diventa qualcosa di incomprensibile. Alce Nero pare individuare in questo sovvertimento delle sacre tradizione la causa fondamentale della morte del suo popolo. In qualche modo ha ragione:ogni popolo ha la sua cultura: se ne viene privato a forza perde il suo senso della vita e incomincia veramente a morire  se non fisicamente certamente spiritualmente. Altro è l'evoluzione lenta e graduale  verso forme di civiltà più complesse,  altro è esservi spinti  con la violenza  senza comprenderla.

 Si crede magari che vi sia un  segreto, una specie di magia che si possa conoscere  perchè gli indiani possano riuscire a rifiorire  :

 

Forse se riuscivo a vedere il grande mondo dei Wasichu, avrei imparato il modo di ricostruire il  cerchio sacro e di far fiorire nel suo centro l'albero

pag 156

 

Ma poi si rende conto che non esiste alcun segreto e che il mondo dei bianchi e solo un mondo malvagio. una specie  di incarnazione del male

l mondo degli indiani   allora diventa il paradiso perduto, il mondo "giusto, quello "vero" ,il mondo dei bianchi una specie di incubo che forse si dissolverà  :

 

aveva visto un'acqua grande, e di là dall'acqua grande c' era una bella terra verde dove tutti gli indiani che erano  mai vissuti e tutti i bisonti e gli altri animali vanno a vivere tutti insieme......

e non ci sarebbero  Wasichu nel nuovo mondo che doveva arrivare con una nuvola in un turbine e distruggere la vecchia  terra che moriva.

 

pag. 236

I

Alce Nero fa parte del circo di Buffalo Bill, viaggia all'Est e poi va anche in Europa,  gira in molte nazioni e e accenna anche a Napoli e Pompei

 

 dalla Germania andammo a un luogo dove la terra bruciava. C'era un monte alto, che finiva a forma di  tenda, e lassù bruciava.

Senti dire che  molto tempo fa una grossa città e molte persone erano scomparse nella terra, in quel luogo.

pag 226

 

Rimane favorevolmente impressionato dall'Inghilterra e si noti che in Canada ,  paese facente parte della corona inglese gli indiani avevano ricevuto un trattamento molto più umano che in Usa.  Rimane in particolare colpito dalla gentilezza della Nonna, come gli indiani chiamavano la regina Vittoria che si intrattiene affabilmente con i pellerossa e mostra considerazione e rispetto per essi cosa alla quale  essi non erano certo abituati a ricevere dai Wasichu,

Tuttavia di tutto il viaggio Alce Nero mostra molti ricordi ma sostanzialmente non ha compreso nulla di quello che ha visto che troppo lontano è dal suo mondo dalla sua concezioni: è come se fosse passato attraverso un sogno dal quale si  riscuote appena torna alla sua gente.

Su

LA FINE

 

Dopo  una indomita lunga quanto inutile resistenza venne la fine per la cultura indiana. Un mondo fini per sempre anche se il suo ricordo seppure molto  alterato  cominciò a diffondersi per il mondo intero attraverso il nascente mito del West.

I grandi spazi di cui avevano bisogno gli indiani venivano loro sottratti con la forza e con l'inganno dai bianchi:

 

vennero per toglierci via circa la metà della terra che ci era rimasta. Il nostro popolo non voleva questo trattato, nemmeno, ma Tre Stelle venne e fece il trattato lo stesso, perche i Wasichu volevano la nostra terra, tra laTerra Fumosa e il fiume Buono. Così l'inondazione di Wasichu, sporchi di cattive azioni, si portò via la metà dell'isola che ci era rimasta.

 Eravamo chiusi e recintati ! Non potevamo fare nulla.

pag 322

 

Il loro mondo era finito,erano estranei in un mondo che nemmeno comprendevano e che sembrava un brutto sogno:

 

Ormai tutta la nostra gente si stava sistemando in case grigie quadrate, sparse qua e la su questa terra da fame, e i Wasichu avevano tracciato intorno a loro una linea, per recintarli. Il cerchio della nazione era stato spezzato, e non c'era più un centro per l'albero fiorente. La gente era disperata. Li sentivo pesanti e bui.... che non gli si poteva più far vedere nulla. La vita del popolo era in quel cerchio; e che sono molte piccole vite, se la vita di quelle vite se n'è  andata?

pag 216

 

La miseria, la fame e le malattie dilagano:

 

La fame ritornava spesso tra di noi, adesso, perchè buona parte di ciò che il Grande Padre a Washington ci mandava, probabilmente lo rubavano i Wasichu, che erano pazzi per il denaro. C'erano , molte menzogne, non le potevamo mangiare.

pag 215

 i malati, e ce n'erano molti, perche il male  aveva colpito la mia gente, che era sempre debole per via della fame. Ci furono molti altri malati. L'inverno, quando venne la pertosse  uccise i bambini piccoli che non avevano abbastanza da mangiare ' Così stavano le cose. Il nostro popolo era ridotto disperazione, in uno stato pietoso.

 

pag 232

 

In questo contesto di disperazione cominciano a circolare le voci di una possibile salvezza: come spesso avviene quando l'uomo non vede speranza in terra la cerca nel cielo. Nasce allora l'illusione finale e drammatica della " danza degli spettri "cioè di un rito magico  che avrebbe salvato gli indiani e fatto scomparire l'incubo dei bianchi.

Corrono voci che  il Grande Spirito  secondo le antiche credenze ha parlato:

 

c'era uno stregone, tra la palude, il quale aveva parlato con il Grande Spirito in una visione, e il Grande Spirito gli aveva detto come fare per salvare i popoli indiani, per fare scomparire i Wasichu e ritornare tutti i bisonti e tutte le persone che erano morte,

Aveva visto un'acqua grande, e di là dall'acqua grande c' è una bella terra verde

pag. 233

 

Per fare questo bisogna operare dei riti , la "danza degli spettri "appunto come fu chiamata:

 

diede un poco di pittura rossa sacra e due penne d'aquila a Tuono Buono. La gente doveva tingersi la faccia con quella pittura e doveva ballare una danza degli spiriti e come lo stregone aveva insegnato Disse loro che stava per arrivare un altro mondo, proprio come una nuvola. Sarebbe arrivato dall' ovest. in un grosso turbine, e avrebbe distrutto tutto questo mondo. che era vecchio e morente. In quell'altro mondo c' era abbondanza di cibo. come nei tempi andati; in quel mondo tutti gli indiani morti erano vivi. e tutti i bisonti che erano stati uccisi. correvano di nuovo per le praterie.

pag 234

 

I bianchi furono molto preoccupati che un movimento del genere rimettesse in moto la rivolta degli indiani che era stata sedata in tanti  anni di lotte e proibirono queste pratiche. Questo però non fermava il movimento :

 

Se i Wasichu vogliono battersi con  noi lasciateli fare. fortificate Ia vostra volontà .e fatevi coraggio. Dobbiamo fidarci degli scomparsi che sono nel nuovo mondo che si annuncia

pag 256

 

Si pone la premessa di altre tragedie. Un gruppo di indiani infatti si muove dalle riserve, viene intercettate al Wounded Knee. Benche essi consegnassero tutte le armi tuttavia un ufficiale dell'esercito fu ucciso da un indiano e i soldati compirono  una terribile strage che Alce  Nero ricorda:

 

C'erano uomini e donne e bambini ammucchiati e sparsi per tutta la pianura, sotto il monticello dove i soldati avevano piazzato le loro armi a carro, e verso ovest, su per il burrone asciutto quasi fino alla cresta della montagna, si vedevano le donne e i fanciulli e i bambini piccoli, tutti uccisi.

Quando vidi questo, rimpiansi che non avessero ucciso anche me; ma non rimpiangevo troppo le donne e i bambini: per loro era meglio essere felici nell'altro mondo, dove volevo andare anch'io.

pag 265

 

E questo come dice Alce Nero fu la fine di tutto:

 

Non sapevo in quel momento che era la fine di tante cose. Quando guardo indietro, adesso, da questo alto monte della mia vecchiaia, ancora vedo le donne e i bambini massacrati, ammucchiati e sparsi lungo quel burrone a zigzag, chiaramente come li vidi coi miei occhi da giovane. E posso vedere che con loro mori un'altra cosa, lassù, sulla neve insanguinata, e rimase sepolta sotto la tormenta. Lassù morì il sogno di un popolo. Era un bel sogno.

pag 275

 

Era un bel sogno. è vero per un indiano ma purtroppo era incompatibile con un  un altro bel  sogno, quello degli uomini bianchi : uno dei due doveva   finire e fini, come  sempre, quello del più debole.

Su

 

 OLTRE LA FINE

 

Neihardt  chiude il libro  con l’immagine suggestiva di  Alce Nero che ormai vecchio e disperato grida dall’alto della collina agli spiriti per il suo  mondo ormai finito 40 anni prima. Ma si tratta di una licenza poetica, o se si preferisce di un falso o di una mistificazione dell’autore. In realtà Alce Nero nel 1930 era ben diverso dalla immagine che ci ha tramandato  Neihardt:  era un uomo cambiato  cosi come era cambiato il suo popolo. Nel libro invece viene disconosciuta l'evoluzione avvenuta orami da quasi trenta anni: Alce Nero non era più uno stregone ma un catechista cattolico. 

 Alla fine dell’800 infatti gli indiani avevano cominciato a convertirsi al cristianesimo e  lo stesso  movimento della “ danza degli spettri” era in realtà un movimento religioso sincretico fra cristianesimo e religioni tribali. I Sioux in particolare si erano rivolti ai cattolicesimo forse perchè non era propriamente la religione dei loro nemici bianchi (in generale protestanti) o perchè provenivano dal Canada (francofono e cattolico) che li aveva sempre trattati meglio o perchè consideravano forse le sue  funzioni cattoliche più consone al loro spirito.  Anche Alce Nero nel 1904 si fece battezzare e prese il nome di Nicolas: il suo nome  all’incontro con   Neihardt  era quindi:“Nicholas Black Elk (Nicola Alce Nero): gli indiani prendono nomi cristiani e conservono i vecchi soprannomi tribali come cognomi trasmissibili ai figli ( anche i  figli di Alce Nero hanno  il cognome di Black Elk)   Non si tratta di una differenza solo formale  ma della  assunzione  di una diversa  identità.

Alce Nero dopo la conversione abbandonò le sue primitive convinzioni magiche e religiose . Affermò testualmente a proposito della sua magia  :

 

È una cosa tutta priva di senso esattamente come i maghi che avete presso gli uomini bianchi. È proprio la stessa cosa. Non va confusa con il pregare con la pipa, che è una cosa molto più importante. Se un uomo prega con la pipa, spinge gli altri uomini a pregare con lui. Ma quest’altra cosa, lo yuwipi, è fare come fanno i maghi, che tentano di ingannare. Lo so perché l’ho fatto io stesso"

 

 pag 36 del testo di Lucy Looks Twice

 

Alce Nero quindi divenne un fervido cattolico, per oltre  40 anni fino alla sua morte avvenuta ben  venti anni dopo dopo gli incontri con  Neihardt , nel 1950, svolse sempre opera di catechista presso la locale parrocchia. In particolare egli teneva in chiesa accorati e efficaci  discorsi in lingua lakota : manteneva cosi la sua propensione religiosa che aveva sempre manifestato sin dalla tenera età. Negli ultimi anni della sua vita vide con diffidenza il diffondesi di un certa indifferenza verso la religione come ogni altro americano della sua età.

 Le civiltà e le culture finiscono ma non per questo finiscono i popoli che possono continuare la loro vita assumendo nuovi  e usi e credenze e tecniche . Sarebbe erroneo pensare che un popolo abbia una cultura data una volta per sempre. Anzi tutti i popoli evolvono sempre , le culture evolvono , ciascuna influenza le altre in uno scambio ininterrotto. La nostra cultura italiana e  europea non è che  il risultato di un evolversi continuo che ha avuto momenti altamente drammatici e violenti e altri invece di lenta e pacifica evoluzione.

 Gli indiani che popolavano il West non sono affatto spariti, anzi il loro numero è molto superiore a quelle dei tempi della conquista: essi continuano a vivere inserendosi  in una  civiltà moderna. Pensare che essi invece debbano essere sempre legati a un passato  ormai finito, vederli ancora inseguire le mandrie di bisonti che non esistono più, credere in pratiche sciamaniche  superate dalla scienza   è una astrazione e una astrazione pericolosa:  significa operare una emarginazione, metterli in un ghetto, di arretratezza di povertà il che è esattamente quello che avviene nelle superstiti riserve. il mondo cambia ,dobbiamo stare al passo con il mondo non nel senso che dobbiamo subire il progresso ma che dobbiamo dare anche noi un nostro contributo: ma se non stiamo al passo dei tempi il progresso ci spazza via, nella migliore delle ipotesi ci mette in un canto.

Saggiamente  disse un capo indiano ,Due lune :

 

 quaranta anni fa io combattei Custer fino a che furono tutti morti . Io allora ero nemico degli uomini bianchi. Ora io sono amico e fratello,  vivendo in pace  insieme sotto la bandiera del nostro paese. "

Due Lune (da Indian Memorial At Little Bighorn Battlefield National Monument)

 

 Con questo non si vuol assolvere o nascondere  o minimizzare gli eccessi , i massacri inutili, le ruberie e le ingiustizie  commesse contro gli indiani

 

 

 

SU

PARTE TERZA

LA LEGGENDA DEL WEST

 

Introduzione   Formarsi della leggenda I valori del West  La guerra  L'amore  Generi e filoni    Situazioni e personaggi

 Alcuni momenti della leggenda :

Ombre Rosse  Il Massacro di Fort Apache I cavalieri del nord-ovest  Rio Bravo Mezzogiorno di fuoco  Un dollaro di onore La vergine della valle  Ultima notte a Warlock

 Rin tin tin  Tex Willer Capitan Miki  Bufalo Bill  Sentieri selvaggi  Un uomo chiamato cavallo  Soldato Blu  Il piccolo grande uomo  Nessuna pietà per Ulzema 

Conclusione

INTRODUZIONE

 

Esiste una leggenda del West che non va confusa con la realtà storicamente accertata del West: ora noi  intendiamo  occuparci della leggenda non del West reale. Diremmo più esattamente che  esistono due leggende del West contrapposte, una positiva che vede il West il luogo dei valori fondanti della civiltà americana, l’altra negativa che  cresciuta intorno agli anni del 68 vede, in polemica con la prima,  invece  il West come il luogo dei disvalori, del male originario che vi è nell’America e nella civiltà occidentale in generale simboleggiata dal genocidio dei pellerossa.

Il processo è legato all’atteggiamento verso l’America in generale. 

 Negli anni 50 e 60 i giovani per rompere  con il vecchio mondo imitavano gli americani: erano i tempi dell’indimenticabile personaggio impersonato da Sordi che parlava un finto inglese e nei quali Carosone cantava “ tu vuo fa l’americano “ E i bambini giocavano facendo rivivere il vecchio West, ricreavano quell’ambiente  reso tipico e inimitabili  soprattutto da film e fumetti, si identificavano con i suoi eroi, portavano colt o archi, combattevano memorabili battaglie con indiani e  banditi.

 Poi venne il 68: l’America divenne il simbolo dal capitalismo che si doveva abbattere per far trionfare il “vero” comunismo e quindi il simbolo di ogni nefandezza. Passò il 68, tramontò pure il comunismo  ma pure tutti quelli che sono  contro le ingiustizie  , contro le multinazionali, contro la guerra, contro l’inquinamento, contro non si sa bene cosa ma che sono comunque “contro” , vedono nell’ America ,e a ben ragione, il pilastro del sistema. E i giovani in genere sono per natura “ contro”

 I bambini smisero di giocare al West , quel mondo divenne pressocchè incomprensibile e indiani e cow boys furono sostituiti da robot e alieni : Jeeg Robot  e  Goldrake  al posto di Buffalo Bill e Toro Seduto, spade laser e missili fotonici al posto di colt e frecce.

 C’è per questo una specie di discrimine fra le persone formatosi prima e dopo il 68

 SU 

 

FORMARSI DELLA LEGGENDA

 

La leggenda si formò molto presto , appena i fatti si erano esauriti, quando ancor vivevano personaggi  che avevano partecipato ad essi. Infatti non mancano le memorie di bianchi e  ancora piu interessanti di pellerossa  i cui ricordi furono raccolti nel 900 da molti attenti scrittori che vollero dare voce anche ad essi.

 Diciamo che forse un forte impulso alla nascita del mito  venne da un personaggio che ne era pure un protagonista:  Buffalo Bill. , al secolo William Cody . Alla fine del 800 questi portò lo spettacolo del West in giro per il mondo: egli stesso ne era stato un protagonista e quindi impersonava  se stesso nello spettacolo come facevano un pò tutti ,soprattutto gli indiani. Era uno spettacolo davvero insolito in cui gli attori e i personaggi rappresentati erano le stesse persone. Si badi però spettacolo, non realtà: infatti sia Buffalo Bill che gli altri davano del West uno riproduzione semplicistica, pittoresca, adatta a attrarre spettatori curiosi e  non certo a rappresentare il dramma  che si era consumato in quei luoghi lontani e affascinanti.

 Il West cosi entrava  nella leggenda e non nella storia e benchè poi molti hanno egregiamente mostrata la realtà storica tuttavia  il West per la gente comune non è mai uscito  dalla leggenda  e non è mai  entrato nella realtà.

Nella formazione della leggenda entrano anche i romanzi ma non hanno avuto un ruolo fondamentale come è avvenuto per il genere  giallo o quello rosa: Il ruolo più importante   è stato ricoperto  dai fumetti e dal cinema ( e più recentemente dai serial TV) spesso collegati fra di loro.

 I fumetti tuttavia hanno avuto uno sviluppo abbastanza limitato nel tempo e nel pubblico:  hanno avuto una ampia diffusione intorno al secondo dopoguerra e solo per un pubblico di ragazzi o comunque di giovani

 Il cinema  è stato il maggiore mezzo di affermazione della leggenda.

 Le prime pellicole si girarono ai primi inizi propri dell’invenzione del cinematografo. Tuttavia il genere si è affermato  in un tempo piuttosto limitato. I primi film iniziarono alla fine degli anni ‘30 ma ebbero il maggiore sviluppo fra gli anni 50 e 60 . Si conta  un numero altissimo di pellicole alcune delle quali poi si sono affermate e hanno raggiunto un pubblico vastissimo. Il numero dei film di successo è limitato e solo essi vengono proiettati  ancora sugli schermi televisivi e quindi  conosciuti ma bisogna  tener conto del gran numero di altri film commerciali, semplici e rudimentali che all’epoca decretarono proprio  essi la leggenda

 SU  

I VALORI DEL WEST

 

La leggenda del West incarna quelli che sono i valori americani , il modello dell'"american way of life” . E stato detto : un uomo una pistola, come emblema del senso della libertà  e del self man.

 Nel West non appaiono stratificazioni sociali: ogni uomo vale per sè, per quello che vale, non è legato ai propri natali, alla propria classe sociale, al patrimonio familiare. Non ci sono come   nella vecchia Europa  gentiluomini  e plebei. Non vi sono nemmeno istituzioni sociali rigide che limitano la libertà dei singoli. Lo sceriffo non è imposto da qualche potere lontano ma è designato liberamente dalla comunità cosi come il capo-carovana è semplicemente la persona più esperta e  capace. Nell’esercito non viene sottolineato la differenza di classe fra ufficiali e soldati: gli uni e gli collaborano su una base di uguale dignità

Non appaiono pregiudizi etnici: tutti vengono accolti: rimane il problema degli indiani. Tuttavia non vengono ritenuti inferiori per razza ma solo considerati nemici e ostili alcuni, altri invece amici  in base  alla loro disponibilità a collaborare pacificamente con i bianchi.

Non vi sono poveri: tutti possono avere il loro pezzo di terra, lavorarlo e vivere senza problemi: i banditi vivono di furti e rapine ma sono puniti, gli sceriffi e e i soldati vivono difendendo la comunità.

Tutti possono anche arricchire : i grandi proprietari mostrano tutti di aver cominciato solo con  il loro unico lavoro.

 Vi è rispetto della donna, i valori familiari sono sempre esaltati: tutti sono mariti, mogli e genitori esemplari. Non appaiono mai contrasti fra i coniugi né tanto meno l’adulterio, le violenze familiari : anche se l’ubriachezza è diffusissima  gli sposati sono sempre sobri.

 Naturalmente si tratta di un modello, non della realtà effettiva. A prescindere dal genocidio degli indiani dobbiamo ritenere che il West fosse un luogo gremito di delinquenti e violenti contro i quali  la legge poco o nulla poteva. La vita non doveva essere idilliaca come viene presentata: non si  soffriva certamente la fame ( come avveniva in Europa) ma la vita era molto dura e certo i beni della civiltà dovevano essere ben pochi e ben cari in quelle lontane  contrade.

Si tratta di un modello, di una leggenda non  di una ricostruzione storica .

Tuttavia i miti, i modelli hanno una grande importanza nella storia dell’umanità. E il mito del West ha esercitato sulla coscienza  americana un influenza grandissima contribuendo fortemente  a caratterizzare i suoi valori

 SU  

 

LA GUERRA

 

L’accusa più comune rivolta  al genere Western è che esalta la violenza   nella lotta contro gli indiani e contro i banditi. In una età in cui il pacifismo viene sentito come un valore fondamentale questa accusa appare grave e viene coniugata con un’altra più specifica e sottile: il West  mostra il vero volto dell’America che dissimula sotto mentite spoglie violenza a sopraffazione. Di quali nefandezza non sarebbe capace un popolo che ha perpetrato un genocidio mascherandolo come cammino del progresso ? Da qui nasce quella che abbiamo definito la “seconda leggenda” del West

 In  realtà il genere West è un genere epico e quindi come tutta la produzione di questo genere  ha come centro la guerra.  La guerra è al centro anche delle avventure del  Corsaro Nero , di Robin Hood, di  Sandokan , dei tre moschettieri. dei vari  007.  Come in tutti i filoni del genere la guerra nel West è idealizzata, perde i caratteri realistici. Questo è un punto fondamentale: lo spettatore perde le cognizione del “brutto” dell’”orribile” che la guerra comporta. Viene tolta alla morte in combattimento tutta la drammaticità , il sangue, il dolore. I nemici o i personaggi secondari cadono come  manichini, con una morte immediata,  nessuno rimane ferito, nessuno si lamenta o grida per il dolore I personaggi principali in genere invece  hanno il tempo di dire le frasi fondamentali, lucide e precise e quindi spirano immediatamente dopo, con perfetto tempismo. Talvolta i protagonisti restano feriti ma si tratta di ferite superficiali che guariscono subito, quasi sempre spontaneamente.

 Questi caratteri sono poi comuni  a tutte le saghe e le leggende perchè  la guerra può essere idealizzata solo se si toglie ad essa il carattere realistico: la suprema angoscia che si dipinge sul viso dell’uomo che muore, i lamenti dei coloro che non riescono a morire toglierebbe alla guerra ogni fascino. I bambini giocano alla guerra solo perchè non ne capiscono la drammaticità: si muore sì ma la morte è dolce e pietosa e gloriosa  non orribile e spietata Fa parte del “ genere”. Allo stesso modo ad esempio nei gialli l’assassinio e le indagini   sono un puro gioco di intelligenza ma  l’emotività, l’orrore  non hanno posto

 SU

L’AMORE

 

E’  l’altro leit motiv del western anche se in qualche caso può anche  essere assente.

Si tratta sempre di un amore romantico. Esso è a prima vista : infatti poichè  comunemente   la durata rappresentata è breve, in genere,  di qualche giorno l’amore deve essere improvviso e fulminante: i protagonisti all’inizio non si  conoscono  ma dopo qualche giorno o magari solo qualche ora il loro  amore è divenuto eterno e assoluto: talvolta poi la fanciulla passa dalla disperazione per la morte della propria famiglia alla felicità nelle braccia dell’uomo amato solo in poche ore: manca il tempo del lutto

 La vicenda amorosa è assolutamente prevedibile: sin all’inizio si capisce perfettamente  che i due si ameranno per l’eternità. Manca qualunque accenno diretto  alla sessualità : benchè il più delle volta i due protagonisti  si  ritrovano soli, in luoghi solitari e in situazioni di grande intimità nessuna tentazione pare nemmeno lontanamente sfiorarli

Talvolta appare l’amore fra bianchi e indiane ( generalmente e un uomo bianco e una indiana  ma non mancano anche casi opposti) In questo caso però l’indiana si comporta esattamente come una perfetta, romantica signorina  americana, non mostra affatto una mentalità diversa da… indiana.

Appaiono spesso le “ ragazze del  saloon” : il loro “mestiere” però passa sotto silenzio, non viene enfatizzato. Non vengono mai chiamate “prostitute”, sono giovani e belle, non hanno per niente quei caratteri  che rendono immediatamente riconoscibili le nostre “ signore del falo”.   Poi in effetti sono delle bravissime ragazze. Pure per l'aspetto sentimentale il Western rispecchia il genere della letteratura dell’avventura. Si distingue dal genere rosa perchè in quest’ultimo  appaiono incredibili complicazioni sentimentali  e ostacoli ancora più incredibili. Nel Western invece tutto fila liscia , i protagonisti conoscono immediatamente i propri  sentimenti  si è vi è qualche altro pretendente esso appare subito senza speranza e collabora cavallerescamente per far  trionfare il vero amore, spesso muore al momento giusto togliendo di imbarazzo i protagonisti

SU

 

GLI INDIANI DELLA LEGGENDA

 

E’ l’argomento intorno a cui si è incentrata poi la polemica accesa sul valore del West. Nei primi film l’indiano viene presentato come un entità astratta, non conosciuta:  non si ha alcuna spiegazione  perché mai gli indiani debbano assalire la diligenza o la carovana ,  Essi appaiono come una delle difficoltà naturali da superare. Arrivano urlando , colpiscono e poi,respinti, rientrano nel nulla da cui erano usciti. In genere essi girano intorno nel famoso cerchio e quindi vengono falciati  dai fucili dei bianchi. Qualche volta si  lanciano  all’assalto  diretto e allora perdono in pochi secondi la maggior parte dei loro combattenti, Chiaramente gli indiani non erano dei folli ma guerrieri esperti e certamente non  avrebbero adottate tattiche tante insensate e suicide.

In seguito poi l’analisi degli indiani viene approfondita . In alcuni casi essi sono il nemico da combattere  ma di cui si ha pure stima. Molto più comunemente viene invece operato una netta differenziazione fra indiani buoni e cattivi: I primi sono amici di bianchi, desiderano vivere in pace con essi , sono spesso amici fraterni dei protagonisti bianchi mentre invece i “cattivi” sono quelli che  fomentano guerra e perpetrano  massacri di bianchi.

 Dopo gli  anni ‘70 invece si operano un rovesciamento di fronte ( il West in negativo ) : gli indiani sono i perseguitati, le vittime mentre  i bianchi sono invece i malvagi , i folli. La vita dei pellerossa esce vincente nel confronto con quella dei bianchi : gli indiani sono presentati  come leali, coraggiosi saggi mentre i bianchi appaiono avidi, infidi, sanguinari. I soldati operano crudeli massacri indiscriminati in preda all’alcool, all'odio razziale, alla follia.

 SU

 

GENERI E FILONI

 

Abbiamo due tipi di trame fondamentali   nettamente distinti : vicende di indiani e vicende di  banditi che  coesistono generalmente  solo nei filmati ad episodi. Anche se non trattano propriamente  il West possiamo considerare nel genere anche i film che vertono sulla guerra civile e anche il filone de  I magnifici sette" che presentano  fantomatici banditi messicani  : non ci paiono invece che possano rientrare nel genere  quei film che riguardano la rivoluzione messicana ( sono di genere piu politico-ideologico ) e nemmeno i molti film prodotti  in Italia   (soprattutto da  Sergio Leone) che, anche se hanno ambientazione nel West tuttavia  mancano dei valori caratteristici e  indulgono a soffermarsi su una violenza truculenta e gratuita. 

Il periodo storico rappresentato parte della guerra dei sette anni fra Inglesi e Francesi e giunge fino agli ultimi anni dell’800: tuttavia il periodo privilegiato è quello fra la fine della guerra civile e  la fine delle guerre indiane: praticamente circa 20 anni, un periodo molto breve e ben caratterizzato. dalle ferrovie e delle diligenze,dalla conclusioni delle guerre indiane e dall’imposizione dell’ordine costituito ad opera dei leggendari sceriffi in lotte con i fuorilegge . Gli elementi fondamentali della leggenda vanno rapportato a quegli anni 

Dopo il  68  invece si sviluppa la leggenda negativa  incentrata essenzialmente sul genocidio degli indiani che presenta i bianchi come il male, avidi e feroci esaltando invece gli indiani come  un popolo che vive in armonia con la natura. Il filone poi continua ancora in seguito soprattutto in chiave ecologica ( Balla coi lupi)

 Non mancano esempi di registi che cercarono di riprodurre i fatti la realtà storica e che ci sono riusciti appieno: tuttavia in tratta di film girati dopo  la fine della leggenda e quindi non hanno avuto la stessa risonanza  degli altri.  

 SU  

 

 

SITUAZIONI E PERSONAGGI

 

 LA CAROVANA : è la prima situazione emblematica dei film. Una lunga serie d carri che attraversa praterie e fiumi e montagne per raggiungere il  West.

affrontando le difficoltà della natura e gli assalti degli indiani e dei banditi.

ATTACCO ALLA DILIGENZA.  La diligenza corre inseguita da nugoli di indiani e da essa i passeggeri sparano  con micidiale precisione. Una variante  è l’attacco dei banditi che invece fermano la diligenza e rapinano i passeggeri. Nel primo caso la diligenza si salva , nel secondo i banditi hanno successo.

ARRIVANO I NOSTRI: è la scena divenuta più proverbiale. Quando ormai gli indiani stanno per avere la meglio e i protagonisti stanno per soccombere si sentono le note della carica e appare dal nulla nella vasta prateria la cavalleria : gli indiani fuggono precipitosamente ,  i protagonisti sono salvi: l’effetto scenico è assicurato Il tempismo è perfetto: non arrivano nè un attimo prima né un attimo dopo ma proprio nel momento esatto in cui i protagonisti stanno per soccombere.

IL DUELLO avviene tra i bianchi ed è il momento importante del "genere"  dei banditi . I due contendenti sono di fronte,vince chi riesce a estrarre per primo la pistola e quindi colpire l’avversario.  Sceriffi e protagonisti hanno mira infallibile, nei fumetti addirittura  riescono a far cadere dalla mano avversaria le armi senza nemmeno ferirli.  Più comunemente riescono a colpire di seguito molte persone prima che questi riescano a estrarre le loro armi. Il duello viene accettato spesso come un fatto naturale, uccidere in questo modo delle persone non pare possa considerarsi un reato.

LO SCERIFFO. Freddo impassibile, inflessibili con i fuorilegge ma umano e cordiale con gli onesti . Non teme la morte,la affronta ogni  momento  non conosce altro che il suo dovere.

IL PISTOLERO : può essere una variante dello sceriffo o anche una persona che lotta contro i banditi a titolo personale. Pistoleri sono anche i fuorilegge ma non sono bravi come gli sceriffi e assimilati.

 LA GUIDA . si tratta di una persona che conosce bene gli indiani,che è vissuto fra di loro . Mostra non solo conoscenza ma anche grande stima per essi è amico di alcuni di essi e combatte gli altri. Qualche volta  li odia pure ma si tratta di casi poco comuni 

 IL VECCHIETTO : in  effetti si tratta di un personaggio che compare in “ Un dollaro di onore” ma che avuto grande popolarità e viene replicato quindi in qualche altro film e diventa poi proverbiale.

IL SERGENTE O’HARA: anche questo personaggio è divenuto proverbiale. Ha una sua base storica in quanto alla metà dell’800 vi  fu una emigrazione massiccia dall’Irlanda all’America e quindi molti si arruolarono nell’esercito. Non potevano però diventare ufficiali perchè immigrati da poco e quindi non avevano potuto seguir le esclusive accademie per ufficiali: per questo molti erano i sottoufficiali  irlandesi e O’hara era il cognome più comune. 

 SU

 

ALCUNI MOMENTI DELLA LEGGENDA :

 

Benchè fin dal primo apparire il cinema  si è interessato del West tuttavia solo alla fine degli anni 30 abbiamo il primo grande film che inizia la leggenda : OMBRE ROSSE

 

 

OMBRE ROSSE

Anno 1939. REGIA: Jonn Ford, ATTORE PROTAGONISTA: John Wayne

TRAMA Una diligenza trasporta , un dottore alcolizzato, la moglie incinta di un ufficiale, un sudista rovinato, un banchiere ladro, un rappresentante di commercio una ragazza di saloon, un fuorilegge, Ringo. La diligenza, dopo una breve sosta in cui la donna partorisce viene attaccata dagli indiani. I'intervento all'ultimo momento della cavalleria risolve la situazione. Arrivati a destinazione Ringo  compie la vendetta che meditava e lo sceriffo lo lascia libero di rifarsi una vita con la ragazza.

COMMENTO  Si tratta del vero capostipite di tutti gli altri film western e rimane un modello in qualche modo insuperato. Il suo titolo originale Stagecoach (diligenza) rende molto meglio la situazione. Sono presenti tutte le situazioni e i personaggi che poi diventeranno classici dei miti western: Il pistolero, lo sceriffo , il dottore incline all'ubriachezza, i vecchio dalla voce roca, il banchiere disonesto, la ragazza del saloon che è poi una brava ragazza. la signora virtuosa, il gentiluomo del sud, i banditi e poi le situazioni: la corsa della diligenza e l'attacco degli indiani, l'"Arrivano i nostri" con lo squadrone di cavalleria che arriva proprio  all'ultimo istante, lo scontro con la colt

 I personaggi e le  situazioni poi saranno sviluppati in tutti gli altri film western. Non viene affrontato il problema degli indiani: questi sempre  presenti come minaccia incombente appaiono solo in una scena del film anche se la più nota e importante: coraggiosi, abili cavalieri ma destinati a cadere sotto il fuoco implacabili di fucili  e alla fine messi in fuga dalla  cavalleria ma non viene spiegato il motivo dell'attacco. Appaiono dal nulla e nel nulla rientrano

  SU

Anche se "Ombre rosse" ne è il prototipo tuttavia il mito del West si afferma propriamente con la trilogia di Jonn Ford girata  fra il 1948 e il  1950: "l MASSACRO DI FORT APACHE," I CAVALIERI DEL NORD_OVEST,". " RIO BRAVO"

 

IL MASSACRO F DI FORT APACHE
Anno: 1948 .REGIA: John Ford ATTORI PROTAGONISTI   Henry Fonda e  John Wayne

TRAMA Il film allude piuttosto vagamente  all'episodio della disfatta di Custer ma  con altri personaggi la qual cosa permette quindi libertà narrativa. Il colonnello Thurday prende il comando di Fort Apache conducendo con se la propria figlia. Duro e inflessibile  si scontra con il più umano capitano York: contro il parere di quest'ultimo attacca gli indiani in modo avventato e tutto il suo reparto viene annientato

 

COMMENTO E uno dei classici di film Western. uno dei creatori del mito. Sono presenti i suoi elementi essenziali : la vita che conducono i militari al forte, l' amore semplice , grande e scontato  che fiorisce fra i giovani protagonisti. gli scontri con gli indiani . Il massacro operato dagli indiani viene fatto ascendere  alla azione avventata e dura  del comandante ; i pellerossa non sono i "cattivi" ma solo il nemico al quale si riconosce ragioni e valore.

 SU

 

I CAVALIERI DEL NORD OVEST

Anno 1949 .REGIA  Jonn ford  ATTORE PROTAGONISTA :  John Wayne

 Il capitano Nathan Brittles , a pochi giorni dal congedo per limiti di età, alla testa di un  reparto di cavalleria , deve scortare la moglie e la nipote del comandante del forte  fino alla diligenza.  Le tribù indiane , dopo Little Big Horn, sono sul piede di guerra, si preparano a sferrare un attacco e si riforniscono   di armi da loschi trafficanti. Il reparto però arriva quando la diligenza è stata gia distrutta e torna indietro.  Nathan dovrebbe lasciare il comando al giovane capitano. ma agendo ai limiti del regolamento guida ancora i soldati  Tenta prima inutilmente un approccio di pace  con gli indiani e quindi riesce a far fuggire i loro cavalli in modo tale che gli indiani tornino indietro nella riserva senza combattere. Intanto è fiorito l'amore fra la figlia del comandante e il  giovane ufficiale.

 

COMMENTO: Il film forse è quello che maggiormente ha  contribuito  alla creazione del mito del West. In personaggi, le situazioni ideali sono rese in modo perfetto. La cavalleria  degli USA è in qualche modo la vera protagonista: i soldati i sottoufficiali  e ufficiali  formano tutti una grande famiglia ,tutti pronti a aiutarsi reciprocamente, a combattere con valore. coraggio e generosità. Il capitano Nathan è il personaggio centrale: già avanti negli anni, agli ultimi giorni di  servizio è come un padre per i suoi uomini i quali tutti hanno una illimitata fiducia e affetto per lui. Fedele e sempre innamorato  della moglie defunta egli le parla al piccolo cimitero   come se fosse ancora in vita. Vi è poi il caratteristico personaggio del sergente: incline al bere, forte e rozzo ma un vero cuore d'oro, generoso, un vero amico per il suo comandante, un vero padre per  i soldati. La fanciulla è bella e giovane, all'inizio un pò sventata come si addice all'età ma sincera, buona ,onesta , romanticamente innamorata del suo ufficiale . Un altro ufficiale è anche esso innamorato di lei ma  quando ella mostra i suoi sentimenti  si fa subito da parte, da perfetto gentiluomo. La figura degli indiani è appena accennata. si distinguono pero quelli buoni che vorrebbero la pace e quelli che invece vorrebbero la guerra ma essi non sono condannati, non sono i " cattivi"  ma vengono anche essi compresi per le loro ragioni. Alla fine non ci sarà nemmeno una battaglia  cruenta  ma semplicemente la sottrazione dei cavalli pone termine alle ostilità

Vanno  inoltre c ricordato i magnifici paesaggi  e le musiche country

 SU

 

RIO BRAVO

ANNO 1950 REGIA: John Ford : ATTORE PROTAGONISTA :John Wayne

 

TRAMA: dopo molti i anni di separazione il colonnello Kirby, comandante di un forte nel West, rivede la moglie, venuta per riscattare il contratto di arruolamento del figlio, una delle reclute appena arrivate. Seguono quindi scontri con indiani e alla fine la vittoria con la fuga degli indiani cha avevano in ostaggi dei bambini.

 

COMMENTO:chiude la trilogia militare di Ford, e fu il meno apprezzato dei tre film. il soggetto è come ne " I i cavalieri del nord ovest" la cavalleria con le sue sfilate, la sua vita al forte, le sue cavalcate, le sue cariche irresistibili. La musica e diverse belle canzoni vi hanno un posto importante.

 

 SU

 

II tre film che abbiamo illustrato sono alla base del genere  indiano : l'altro grande genere  quello dei fuorilegge viene invece iniziato da MEZZOGIORNO DI FUOCO

 

MEZZOGIORNO DI FUOCO (High Noon)
Anno 1952 REGIA. Fred Zinnemann  ATTORI PROTAGONISTI: Gary Cooper e Grace Kelly.

 TRAMA Nel giorno del suo matrimonio - e ultimo di servizio  - lo sceriffo  apprende che col treno di mezzogiorno arriverà un fuorilegge da lui arrestato anni prima, atteso da tre complici.  La moglie, fervente religiosa lo incita a partire,  nessuno dei concittadini  è disposto a aiutarlo. Lo sceriffo decide ugualmente  di rimanere.  Rimasto solo affronta i quattro banditi : riesce vincitore e gettata via la stella da  sceriffo va via con la moglie che ha rischiato anche essa di venire uccisa dai banditi.

 

 COMMENTO è costruito sulla coincidenza dei tempi reali del film, scanditi dal grande orologio dell'ufficio. SI  tratta di un capolavoro  assoluto della storia dl cinema da una parte e d'altra  parte è un  punto fermo e fondamentale nella costruzione della leggenda del West.  il film crea il mito dello sceriffo che sente il dovere supremo di restare, di difendere la legalità o meglio la giustizia a ogni costo e in ogni situazione. Quando tutti gli voltano le spalle, quando la cara sposa prima lo implora e poi lo lascia, quando avrebbe tutti i motivi e le giustificazioni per sottrarsi al confronto il senso del dover trionfa su tutto. Interessanti anche  gli altri personaggi: la moglie  contraria per principi religiosi alla violenza e disposta a tutto anche a perderlo per salvare il suo uomo, l'"altra", donna di costumi non irreprensibile ma pure di buoni sentimenti , gli avventori  del saloon più propensi alla violenza che alla legge, i frequentatori della Chiesa rivolti più agli  interessi pratici ed economici che alla giustizia, il vice sceriffo dai grossi muscoli ma non sufficientemente  maturo.

 SU

 

Un altro grande e notissimo  film dello stesso genere  è " UN DOLLARO DI ONORE

 

UN DOLLARO DI ONORE

ANNO 1959 Regia Howard Hawks. ATTORI PROTAGONISTI Jonh  Wayne e  Dian Martin

 

TRAMA Lo sceriffo arresta un  responsabile di omicidio. Il fratello di costui è un ricco proprietario  che ha a disposizione molti uomini disposti a battersi per lui. Ad aiutare lo sceriffo ci sono solo  tre persone: un giovane pistolero, una donna giocatrice d'azzardo, un arzillo vecchietto e soprattutto un ubriacone che in altri tempi era stato un leggendario sceriffo ma che ormai ha perso anche il rispetto per se stesso. I quattro riecono a tener testa alla agguerrita banda e alla fine escono vincitori dallo scontro a fuoco.

 

COMMENTO. E un classico del genere. In particolare rilievo la figura dell'ubriacone che nella lotta trova il suo riscatto, il suo dollaro di onore. I personaggi sono mossi essenzialmente dal senso ella legge, anche se non sono perfetti.  non si piegano di fronte ai prepotenti . Alla fine il bene (la legge) vince sul male ( i fuorilegge) 

 SU

 

 Tuttavia alla creazione del mito contribuirono un grandissimo numero di pellicole molto meno accurate e note che generalmente  non vengono più proiettate e quindi  non sono  piu conosciuti dal grande pubblico. Alcune  ebbero un certo successo al loro tempo. Fra i molti abbiamo scelto due che comunque ebbero un certo successo al loro tempo:  LA VERGINE DELLA VALLE " per il filone indiano e "L'ULTIMA NOTTE A WARLOCK " per quello dei fuorilegge.

 

LA VERGINE DELLA VALLE

ANNO 1955 REGIA  Robert Webb ATTORI PROTAGONISTI   Effrey Hunter e John Lund

TRAMA La vergine della valle è una fanciulla indiana che si innamora di un bianco  pienamente ricambiata. Il governo americano impone agli indiani di sgomberare un territorio che deve essere aperto alla colonizzazione.  Gli indiani vorrebbero la guerra ma il sachem (capo indiano) conscio della  impossibilità di opporsi  invece accetta. Due irriducibili giovani guerrieri che non vogliono invece piegarsi  preferiscono morire in una carica suicida: la tribù  come l'amore dei due giovani però si salvano.

 

 COMMENTO Si tratta certamente di un film minore, ingenuo: tuttavia furono poi proprio questo genere di film ormai non più proiettato e conosciuto a creare la leggenda del West più che i grandi pochi film che vengono  ancora proiettati e quindi conosciuti

Va notato l'amore fra l'americano  e l'indiana che si comporta come una  ragazza moderna  alla quale appare del tutto naturale  sposare l'uomo del quale si innamora al di la di ogni differenza e convenienza. Gli indiani sono presentati  come nobili, coraggiosi, generosi, saggi. i soldati come umani  pazienti, tutti tesi ad evitare inutili scontri  sanguinosi. La pace e la concordia alla fine trionfano insieme all'amore anche se due indiani preferiscono morire  che piegarsi più che ai bianchi alla realtà che avanza  che non si può fermare.  Manca la consapevolezza della distanza enorme fra civiltà dei bianchi e e quella degli indiani

  SU

 

ULTIMA NOTTE A WARLOCK

Anno: 1959   REGIA   Edward Dmytryk  ATTORE PROTAGONISTA : Tom Drake

Continue incursioni di una banda di violenti  taglieggiano gli abitanti di Warlock. Un pistolero viene assoldato come sceriffo per ripulire la città.  Questo è accompagnato da un compagno anziano che gli fa quasi da padre. I due impiantano anche una bisca ma comunque si battono contro i fuorilegge. Alla fine però il pistolero sarà costretto a uccidere il compagno più anziano per difendere comunque la  legge . Un giovane poi veramente onesto e senza macchia prenderà il suo posto.

 

COMMENTO: l'interesse del film è soprattutto nei numerosi duelli alla pistola nei quali i personaggi si affrontano  seguendo il codice di onore   proprio della pistola come i cavalieri antichi seguivano quello delle spada. Comunque il senso della legge è sempre alto e alla fine trionferà pienamente sulla pura abilità nell'uso della pistola. 

 SU

 

Bisogna poi tener conto che  a creare il  mito non furono solo i film: bisogna aggiungere i telefilm e inoltre i fumetti. Fra le innumerevoli serie di  telefilm certamente un posto di onore spetta all'intramontabile "RIN TIN TIN" ,le serie di telefilm probabilmente piu nota e che ancora  attualmente viene proiettato

 

RIN TIN TIN

E una serie di telefilm degli anni 50 ( precisamente 165 in tutto dal 54 al 59) che hanno avuto un successo enorme e anche attualmente vengono proiettate dalla TV in copie restaurate e colorate. Si tratta di racconti per i più piccoli. Il personaggio principale è un cane lupo, Rin tin tin, appunto, che mostra una intelligenza assolutamente umana :comprende tutto ciò gli viene detto e si mostra ancora  più saggio degli umani stessi. Il suo compagno è Rusty, un orfano che è caporale onorario della cavalleria degli USA. Intorno ad essi soldati, sergenti e ufficiali, cow-boys e avventurieri.  Le trame sono estremamente semplici. Il bene e il male sono sempre chiaramente distinguibili e contrapposti.  Nessun razzismo: bianchi e rossi possono essere buoni e cattivi allo stesso modo.  D'altra parte pare che non vi siano poi sostanziali differenze fra gli uni e gli altri che si esprimono un po diversamente, portano vestiti diversi ma in fondo sono  del tutto simili. La serie ha alimentato  pur essa  ampiamente il mito del West

 SU

 

Per la serie di fumetti ricordiamo per i ragazzi di tutte le età  TEX WILER e per i più piccoli " CAPITAN MIKI : Inoltre va ricordato che L'intrepido ebbe per un certo periodo il personaggio di BUFFALO BILL

 

TEX WILLER

 E' il fumetto western che ha avuto più successo in Italia.

TEx Willer viene accompagnato da Kit Carson ,piuttosto anziano ma ancora in gamba che è personaggio scanzonato, ironico, che sdrammatizza le situazioni , e dal figlio Kit Carson anche lui più o meno in gamba come il padre.  Tex è un prode ma soprattutto un giusto:  combatte i "cattivi" e protegge i " buoni" senza alcuna differenza fra bianchi e indiani. Anzi egli stesso ha sposato una indiana  ed è quindi in bilico fra il mondo dei bianchi e quello dei pellerossa.: i due mondi non appaiono affatto in conflitto strutturale ma sembrano poter convivere pacificamente e armonicamente. A un certo punto della narrazioni  pur restando l'ambientazione Western tuttavia appare la magia (il malvagio mago Mefisto) e si allontana quindi decisamente dalla saga western,

 SU

 

CAPITAN MIKI

 Si tratta di un fumetto nato  negli anni 50 che vuole essere una risposta alle molte critiche sulla violenza insita nei fumetti Western che allora era comune negli ambienti educativi.

Capitani Miki è  un giovanissimo, sui quindici anni. Ragazzo molto per bene,  usa sempre un linguaggio castigato e corretto e al massimo dice " per Bacco" e se proprio perde la pazienza "caspiterina"; non beve liquori ,non fuma  Ha come compagni due personaggi caratteristici del West: il vecchietto un po ubriacone " Doppio rhum" e il dottore Salasso  anche esso un pò troppo amante del whiski. che tuttavia non si mostrano mai veramente ubriachi. Essi  gli vogliono un gran bene e si mostrano in posizione subordinata rispetto a lui anche se più anziani. Capitan Miki, malgrado la giovanissima età, tuttavia è gia un prode ufficiale  che  tiene testa con estrema facilità a indiani ostili e fuorilegge. Da notare è che egli non uccide mai i nemici  e si limita ,con mira infallibile, a disarmarli sparando sulle loro armi e facendole saltare dalle mani, al massimo li stende poi con un pugno. Nei momenti difficili quando sente di essere in pericolo estremo si raccomanda l'anima a Dio: naturalmente si salva sempre. D'altronde nessuno poi rimane ucciso. Ha anche una giovanissima fidanzatina  che, naturalmente, non sfiora nemmeno con un dito.

 SU

 

Il personaggio di Bufalo bill ( con una sola "L" secondo la dizione italiana) fece parte dell'album dell'INTREPIDO che negli anni 50 presentava fumetti di avventura relativi a vari generi( (western, India, guerra ,fantascienza) e in seguito modificò profondamente il proprio contenuto

Il personaggio richiama l'omonimo figura storica di William Cody, tuttavia ha poco a che fare  con i caratteri reali di esso. L'ambientazione naturalmente è Western: non c'è differenza fra bianchi e pellerossa ma solo fra persone oneste e disoneste. Spesso tocca anche problemi di carattere sociale e familiare . Non mancano anche trame amorose tutte rigorosamente su un piano puramente romantico senza alcun accenno alla sessualità.

 SU

 

Un caso a parte invece è il celeberrimo " SENTIERI SELVAGGI" In  questo caso il solito schema   scricchiola parecchio: non si capisce chi siano poi i buoni e chi i cattivi, gli indiani non sono più equamente divisi fra buoni e cattivi come i bianchi. Lo stesso protagonista pare fatto di ben altra pasta: tutto ciò  ha fruttato al film  l'accusa di razzismo  nei riguardi degli indiani. Noi crediamo che in effetti fu un tentativo di rendere  con un certo realismo l'atmosfera e il mondo del West: siamo insomma fuori del mito anche se non ancora nella realtà storica.

 

SENTIERI SELVAGGI
ANNO 1956  REGIA John Ford .ATTORE PROTAGONISTA  Jonh  Wayne

TRAMA:Dopo la guerra di secessione Ethan  torna nella casa del fratello, che vive nel West con la moglie, due figlie e Martin, un ragazzo adottato. Durante una assenza di Ethan, gli indiani attaccano la fattoria e rapiscono le due ragazze, inizia una lunga caccia alla ricerca delle giovani rapite da parte di un folto gruppo di volontari: una di esse viene ritrovata orribilmente massacrate ma l'altra  è scomparsa.  Le difficoltà e gli scontri sanguinosi con gli indiani inducono però  a tutti a ritirarsi tranne Ethan e Martin. che continuano , per anni, a inseguire la banda  degli indiani rapitori. Finalmente essi riescono a rintracciarli ma ormai la ragazza si sente indiana. Nathan dapprima vorrebbe ucciderla : un reparto di cavalleria assale gli indiani  e Nathan salva la ragazza rapita prendendola fa le braccia  e restituendola quindi alla  vita dei bianchi.

 

COMMENTO Ciò che distingue questo film dal solito schema è che non vi sono indiani buoni e indiani cattivi : essi sono considerati selvaggi da combattere e da sterminare  e il protagonista è spinto da odio verso di essi. Da qui il carattere da alcuni ravvisato di razzismo. Tuttavia va notato che gli indiani non vengono di per se considerati dei "malvagi": seguono semplicemente le loro usanze  e la loro cultura nella quale vi è anche la adozioni di bambini rapiti. L'odio del protagonista è presentato come un fatto personale dovuti a motivi  biografici, non è condiviso  da tutta la impostazione del film: gli indiani non vengono identificati come "il male" ma solo come il nemico

 SU

 

Alla fine degli anni 60 il mito si rovescia. Come tre film in un breve tempo avevano creato il mito del valoroso soldato americano altri tre film, quasi contemporanei  creano il mito contrario del soldato americano crudele, feroce stupido,di fronte al quale si ergono  invece gli indiani, perseguitati dall'avidità dei bianchi ma nobili, generosi, in pace con la natura. Nasce quindi un altro mito

 I  tre film  furono girati  nello stesso anno ,il 1970,   ed ebbero come titoli  ; "L'UOMO CHIAMATO CAVALLO"; "SOLDATO BLU ", e " PICCOLO GRANDE UOMO "

 

 

UN UOMO CHIAMATO CAVALLO

Anno: 1970. REGIA: Elliot Silverstein  ATTORE PROTAGONISTA  Richard Harris,

TRAMA Un nobile  inglese viene catturato  da una tribù di Sioux, portato al villaggio e assegnato come "cavallo da lavoro" alla madre del capo. Dopo i primi tempi ,con l'aiuto di un francese anche lui prigioniero che si finge pazzo , impara la lingua, ed entra a far parte della tribù  Supera la dolorosissima  prova del coraggio, sposa una donna indiana,  mostra valore e saggezza salendo nella gerarchia della tribù fino a divenire egli stesso il capo. Dopo l'uccisione della moglie indiana decide di restare per sempre con loro.

COMMENTO Il film si caratterizza per la fedele  ricostruzione etnologica della vita tribale dei Sioux, e presenta la scena indimenticabile del rito d'iniziazione  Ebbe anche due  seguiti dovuti all'immenso successo del primo. In questo film propriamente il mondo dei bianchi  non è condannato , quanto piuttosto assente. Presenta la vita degli indiani al di la del mito della divisione fra buoni e cattivi secondo che siano amici o nemici dei bianchi. Non idealizza  la loro vita che anzi  viene mostrata nella sua durezza e spietatezza. Tuttavia, nel complesso, presenta pur sempre gli indiani in luce positiva, le pratiche crudeli sono giustificate dalla situazione ambientale. le guerre interne al mondo indiano vengono presentate ma senza insistere sulla loro asprezza. L'impressione generale parve quella di una esaltazione della vita naturale degli indiani che capovolgeva il ruolo che essi avevano sempre rivestito  nel mito del West.

 SU

 

SOLDATO BLU

ANNO :1970 REGIA: Ralph Nelson  ATTORI PROTAGONISTI: Candice Bergen e Peter Strauss

TRAMA: Si incentra sulla  famosa strage di Sand's Creek, quando cinquecento Cheyenne, per la maggior parte donne e bambini,  furono sorpresi e massacrati dai soldati americani. Il fatto viene visto attraverso la vicenda di un  soldato e di una donna che aveva vissuto per qualche tempo  con gli indiani,  I due si trovano a convivere con i pericoli dei territori indiani per alcuni giorni, a sfuggire dalle mani di un pericoloso mercante d'armi, e, quando si ricongiungono alla guarnigione, assistono sconvolti, alla strage alla quale cercano in qualche modo di opporsi. Per questo il soldato sarà imprigionato.

 

COMMENTO Il film è una specie di violento manifesto  contro la politica  americana e chiaramente allude anche alla contemporanea e impopolare guerra del Viet- nam , Gli indiani sono presentati nella veste dei perseguitati, dei " buoni" ,i bianchi appaiono, avidi, crudeli, folli. Se qualche bianco cerca di fermarli viene trattato ferocemente come un indiano. Manca l'analisi psicologica e storica: le tragiche vicende appaiono incomprensibili , semplicisticamente dovute alla inutili crudeltà dei bianchi. In questo senso si rovescia  lo schema dei primi film western  nella quale gli indiani appaiono il nemico incomprensibile e feroce:  ora sono invece i bianchi a ricoprire quel ruolo.

 

 SU

 

IL PICCOLO GRANDE UOMOO

ANNO :1970 - REGIA: Arthur Penn - ATTORE PROTAGONISTA : Dustin Hoffman

 

 TRAMA Un superstite della battaglia di Little Big Horn, racconta ad un giornalista la storia della sua vita. Allevato dagli indiani Comanche dopo  che la sua famiglia era stata massacrata , il protagonista torna tra la sua gente in città quando ormai è adulto e non riesce però poi a inserirsi nè nell'universo bianco nè in quello indiano rimanendo quindi come sospeso fra questi due mondi. Finirà accanto al generale Custer nella battaglia di Little Big Horn, dove verrà risparmiato da un indiano che lo riconoscerà.

 

COMMENTO  Il film  fu un grandissimo successo. In esso propriamente il mondo dei bianchi non è presentato ( come in Soldato blu) come il male contrapposto al buono indiano. ma tutta la leggenda del West viene dissacrata, elemento dopo elemento, in una serie di episodi che ricalcano le situazioni tipiche del genere Western. Ci pare quindi il sarcasmo l'elemento fondamentale. La santità della famiglia dei pionieri con i i grandi ed eterni amori è messa in ridicolo dalla figura della moglie del reverendo tutta altra che morigerata, le donne rapite dagli indiani magari si trovano bene nella  nuova situazione, i pistoleri sono ridicoli manichini, i soldati balordi e incapaci. Anche gli indiani sono resi ,se con con sarcasmo con ironia:non tutti sono prodi guerrieri, vi sono anche i gay, perchè non ci dovrebbero essere, a volte si lasciano dominare dalle loro mogli, vi sono anche dei contestatori fra di loro (l'uomo all'incontrario), hanno una loro umanità. le loro astuzie, le loro debolezze.

 Un discorso a parte forse merita il personaggio  del generale Custer.. Nel film  egli non appare solo come un comandante imprudente o troppo sicuro di se: è invece presentato come un folle narcisista, incapace, e perennemente ubriaco:

In conclusione il film costituisce più che una leggenda al contrario una smitizzazione del West.

 

 

 

 

Il secondo mito del West tuttavia non ha lunga durata, nulla di paragonabile al primo mito che ha fatto sognare  intere generazioni di piccoli e grandi ragazzi. L'incanto è rotto e i ragazzi non cavalcheranno più mai più  fra indiani e cow-boys. 

Si presentano però film realistici. In verità anche prima  si erano  prodotti film che cercavano di comprendere e di  narrare la verità storica   come ad esempio "INDIANS", "IL GRANDE SENTIERO "  soprattutto  LA CONQUISTA DEL  WEST" ma si trattava pur sempre di ricostruzioni storiche piuttosto impersonali.  Invece ora qualcuno cerca di rendere veramente la situazione psicologica, l'anima del West. In questo eccelle  il film "NESSUNA PIETA' PER ULZAMA "

 SU

 

 NESSUNA PIETA PER ULZAMA

 ANNO 1972 REGIA: Robert Aldrich ATTORI PROTAGONISTI  B. Lancaster, B. Davison

TRAMA Un gruppo di Apache guidata dal fiero e feroce Ulzama fugge dalla riserva  seminando  panico e terrore fra i coloni nelle fattorie isolate  Una pattuglia viene inviata per catturarlo. Dopo un lungo inseguimento e molti perdite alla fine Ulzama viene ucciso ma cadono anche la maggior parte dei soldati .

 

COMMENTO Probabilmente è l'unico film "verista" di tutto il filone western- indiano. Costituisce una specie di risposta ai tre film   precedenti  che avevano creato quella  che abbiamo definito  la seconda leggenda del  West mostrando gli indiani  come le vittime innocenti e gli americani come crudeli e sanguinari invasori. Nel film invece la lotta non è fra il bene il male  (comunque siano identificati) ma fra due mondi in lotta mortale fra di loro fra i quali non è possibile alcuna conciliazione e comprensione: non c'è posto per la pietà ,uno dei mondi deve soccombere.  Ulzama uccide le sue vittime lentamente con torture raccapriccianti  perchè, secondo la sua cultura, vedere morire lentamente un nemico permette di acquisire la sua forza. Il comandante della pattuglia mosso, da sentimenti cristiani, vorrebbe agire  con umanità, comprendere e chiede perchè gli indiani siano cosi crudeli  ma la guida gli rispende che è come chiedere perchè il deserto è deserto. non si odiano gli indiani ,sono fatti cosi, si eliminano.

La guerra è resa con realismo: in verità non si tratta di una guerra ma dell'azione di piccoli gruppi che si scontrano in immense distese con una serie di agguati e di astuzie in cui fa chi fa un errore conta i morti. Non vi sono quindi ondate di indiani che in massa  si lanciano in cariche assurde e suicide ma pochi guerrieri inafferrabili inseguite da soldati esausti ed esasperati. Accanto ai soldati poi vi è la guida indiana che nella realtà era poi l'elemento essenziale e che poteva accettare  questo compito o per  appartenenza a tribù nemica  o per rancore personale o per danaro o. Ulzana  sconfitto si farà uccidere proprio dalla guida indiana che è anche suo congiunto perchè ritiene tale morte più onorevole.  

 SU

 

 

CONCLUSIONE

 

Fu questo l'ultimo grande , malinconico e disperato film western. Il genere non finì e non è finito: tuttavia più che altro  il West  diventa una specie di sfondo in cui si possono ambientare un pò le storie anche le più strane. Abbiamo cosi i film italiani intessuti  essenzialmente di violenze e criminalità oppure anche la sfida fantastica     con Di Caprio di " Pronti a morire . 1995) e addirittura abbiamo un western dell'orrore o meglio del metafisico in "Purgathory".  Si afferma anche un genere che possiamo definire ecologico: di "Balla coi lupi" ma il mito del West è finito per sempre e con esso forse le certezze e le illusioni  del mondo americano . Questo si trova invischiato in guerre terribili, ieri del Viet-nam ora in Medio Oriente e scopre che poi in effetti le guerre sono state sempre atroci , anche quella contro  gli indiani, non fanno certo eccezione.

 Ma il mito vivrà pur sempre come hanno vissuto ancora gli eroi omerici  e i paladini di Francia in una zona che non è la storia e la realtà ma la fantasia e perchè no, diciamo pure ,nel mondo  dei valori  che sono sempre idealizzazioni ma che pur come tali  muovono la vita dell'uomo

 SU

 

APPENDICE : LE FOTO

 Pubblichiamo una serie di foto tutte originali di indiani in massima parte della fine dell'800 ( ma alcune posteriori, fino al 1945) che documentano visivamente la realtà effettiva di quel popolo al di la delle trasposizioni  cinematografiche.

 

GLI ACCAMPAMENTI

COSTUMI

LE SEPOLTURE  

BAMBINI

ARTIGIANATO TRADIZIONALE

DANZA

LE RISERVE

I CONVEGNI

GLI INDIANI NELL'ESERCITO

 AGRICOLTURA

LA SCUOLA

NUOVO  ARTIGIANATO

SECONDA GUERRA MONDIALE

 

Su