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Giovanni De Sio Cesari
FRA REALTA' E LEGGENDA
Indice Generale
PRIMA PARTE : Al di la della leggenda Ambiente Gli indiani I bianchi Lo scontro L'esercito Le guerre indiane Episodi celebri Genocidio Invasione dei visi pallidi Precedenti storici Conclusioni
Seconda parte:Visto dagli indiani Fonti narrative I racconti di Alce Nero. La caccia L'amore La guerra I bianchi La fine Oltre la fine
Parte terza :La leggenda Introduzione Formarsi della leggenda I valori del West La guerra L'amore Generi e filoni Situazioni e personaggi
Alcuni momenti della leggenda :Ombre Rosse, Il Massacro di Fort Apache, I cavalieri del nord-ovest , Rio Bravo, Mezzogiorno di fuoco, Un dollaro di onore, La vergine della valle, Ultima notte a Warlock, Rin tin tin , Tex Willer , Capitan Miki, Bufalo Bill, Sentieri selvaggi , Un uomo chiamato cavallo , Soldato Blu,Il piccolo grande uomo, Nessuna pietà per Ulzema
APPENDICE: le foto degli indiani
In questo lavoro non ci ripromettiamo di narrare analiticamente le vicende avvenute nel "West " americano ma di tracciare un quadro generale,una cornice che dia una interpretazione storica di fatti che in verità sono molto conosciuti dal grande pubblico ma solo attraverso una narrazione ampiamente romanzata ma su cui vi sono poche e soprattutto poco conosciute opere a carattere propriamente storico-scientifico
Infatti la colonizzazione del vastissimo territorio fra l’Atlantico e il Pacifico degli Stati Uniti e in particolare le “guerre indiane” hanno un posto nell’immaginario collettivo, un valore e un significato che vanno ben al di la del fatto storico ed hanno assunto un significato emblematico che forse può essere paragonato a quello che nel medio evo furono le leggende del paladino Orlando o nella antichità la guerra di Troia. La ”conquista del West” come si dice universalmente, assume nel bene e nel male spesso il paradigma della nascita non solo degli Stati Uniti ma di tutta la civiltà borghese,capitalista, moderna, liberista in qualunque modo si preferisce definirla. Nacque prima quindi una " leggenda del West" che vedeva nei coloni i paladini del bene ( del progresso, del lavoro, della libertà , della democrazia ) e poi una leggenda negativa che vedeva in essi invece gli agenti del “male” (dell’avidità sfrenata , dell’aggressione immotivata, del massacro, anche dell’inquinamento ecologico)
In questo lavoro noi cercheremo di tracciare un quadro generale che vada al di la della leggenda, spiegare l'insieme degli eventi nella loro genesi e nel loro concatenarsi e lasciando ad altri i giudizi di valore.
Nella Parte Prima delineeremo il West al di la della leggenda , cercando di dare un quadro storico-scientifico e affrontando anche vari problemi di interpretazione di tutto il processo( genocidio, diritto di guerra, trattati ecc. )
Mella Parte Seconda esaminiamo il West da un angolo visuale diverso: quello degli indiani avendo cura però di non soprapporre ad essi le prospettive e le interpretazioni della nostra civiltà come spesso inavvertitamente avviene.
Nella parte terza esaminiamo invece ila leggenda del west come essa ci è stata proposta dai mass media innazitutto da cinema e fumett degli indiani fra la fine dell800 e gli inizi del 900i
Nell'Appendice pubblichiamo una serie di foto originali di indiani fra la fine dell'800 e gli inizi el 900 per mostrare anche visivamente in modo reale un mondo che ci è noto attraverso le trasfigurazioni cinematografiche.
PARTE PRIMA
Ambiente Gli indiani I bianchi Lo scontro L'esercito Le guerre indiane Episodi celebri Genocidio Invasione dei visi pallidi Precedenti storici Conclusioni
L'AMBIENTE
Il concetto di West è molto vago sia dal punto di vista dello del tempo che dello spazio. Per quanto riguarda lo spazio in realtà tutta la colonizzazione del nord America fu una ininterrotta marcia verso l’Occidente, dallo sbarco dei primi coloni fino all’arrivo al Pacifico. Tuttavia nel senso ristretto che usiamo in questo lavoro con il termine West si indicano gli sterminati spazi intermedi fra i territori originari degli Stati Uniti e l’Oceano Pacifico. Più specificatamente si trattava dei territori della Luisiana e di quelli gia appartenenti al Messico. La Luisiana francese nel '700 non comprendeva solo l’attuale territorio dello stato della Luisiana ma si estendeva a tutto il bacino del Missisipi, un territorio vastissimo e mal definito. Nel 1804 Napoleone decise di cederlo agli USA in cambio di una somma di danaro di cui aveva grande bisogno e ben consapevole della impossibilità di difenderlo, essendo in quel tempo impegnato nelle difficili guerre europee. Comunque egli fu buon profeta dichiarando che con questo atto gli Usa sarebbero diventati, dopo un secolo, una potenza mondiale ma che ovviamente non poteva regolare la sua politica su avvenimenti tanto lontani.
In seguito entrò nella confederazione anche una vastissima zona già appartenente al Messico. In realtà, il Messico colonia spagnola, aveva il suo centro ben lontano ma nel 700 la Spagna aveva proclamato la sua sovranità su un vastissimo territorio attualmente facente parte degli Usa essendosi stabiliti in essi piccoli nuclei di abitanti di lingua spagnola. Nel 1821 il Messico divenne indipendente ma nel 1836 in uno di questi territori, il Texas scoppiò una rivolta degli immigrati di origine inglesi che erano superiori per numero a quelli di lingua spagnola: i Messicani ,guidata dal generale Santana tentarono di riprendere il controllo (assedio di El Alamo, pagina fondamentale nell’immaginario americano ) ma furono respinti e il Texas divenne indipendente Quando poi il Texas confluì negli USA nel 1848 ,scoppio una guerra con il Messico nella quale gli USA occuparono vastissimi territori come Nevada Arizona , Nuovo Messico e soprattutto la California (patria del leggendario Zorro) tutti territori che tuttora conservano toponimi spagnoli. Tutte queste terre insieme a qualche altro sul nord sulla costa del pacifico costituirono il West .
Per quanto riguarda i limiti temporali essi possono essere molto ampi ma noi ci riferiamo essenzialmente al tempo intorno alla guerra civile americana , diciamo dal 1850 al 1890 e soprattutto dopo la fine della guerra stessa con lo sviluppo impetuoso delle ferrovie, del telegrafo, dei battelli a vapore e di tutte le altre invenzioni che resero possibile superare le immense distanze del West .
Ai coloni che avanzavano i territori del West potevano apparire vuoti secondo gli standard della civiltà contadina e moderna ma in effetti essi erano abitati, anche intensamente secondo gli standard di una cultura primitiva.
I NATIVI Attualmente si preferisce il termine di "native" che è anche il termine ufficiale. Erano indicati collettivamente come “indians” o “ redskins” ( pellerossa). Non si trattava di un popolo omogeneo ma di gruppi di popolazioni molto varie : erano frammentati in piccoli gruppi (villaggi) che riconoscevano legami di sangue con altri gruppi formando “ tribu” che a loro volta con legami più vaghi formavano “nazioni” . Le lingue erano moltissime e ciascuna di esse poi si divideva in infiniti dialetti: mancando un centro politico mancavano anche lingue unificanti. I nomi di popoli indiani che ci sono noti , come Apache o Sioux non indicavano propriamente dei popoli ma semplicemente agglomerati più o meno temporanei in vista di qualche esigenza. Le tribù erano in una situazione di guerra continua fra di loro, lotte che non cessarono nemmeno con l’urto e l’arrivo dei bianchi i quali poterono quindi in ogni conflitto giovarsi di indiani di tribù nemiche di quelle contro le quali combattevano
BASE ECONOMICA è l’elemento fondamentale per comprendere il mondo indiano: da essa derivano anche tante caratteristiche che sembrarono originali e peculiari di quel popolo ma che in realtà sono comuni in genere ai popoli che hanno una simile economia.
In alcune zone dell’ America pre-colombiana (Messico e Peru) erano sorte grandi civiltà agricole ma i pellerossa erano ancora a uno stadio primordiale di cacciatori e raccoglitori. Non praticavano l’agricoltura tranne che una qualche orticultura di sussistenza e in moltissimi casi la caccia al bisonte era la fonte quasi unica di sostentamento. Si calcola che per ogni individuo occorrano 4 chilometri quadrati di territori e che il numero ottimale di ogni comunità sia intorno alle 40-50 unita e questo spiega come essi avessero bisogno di un territorio che agli occhi dei bianchi appariva sconfinato e disabitato .
La base economica non permetteva la presenza di stratificazioni sociali che nascono da una continuità civile sconosciuta. Nemmeno si poteva parlare di differenze economiche : non c’era terra nè altra ricchezza da possedere: era ignoto ogni mezzo di scambio (metalli preziosi: le uniche ricchezze potavano essere i prodotti della raccolta e della caccia e qualche semplice utensile, tutte cose che potevano essere trasportate facilmente e che certo non potevano poi essere tesaurizzate. D’altra parte il gruppo in continua quotidiana lotta per la sopravvivenza era molto solidale. Tutto il cibo che veniva procurato era diviso fra tutti: il miglior cacciatore aveva più prestigio non più cibo.
ORGANIZZAZIONE POLITICA non vi erano poteri centrali unificanti ma ogni gruppo vivevamo liberamente e autonomamente: sono le civiltà agricole a permettere la formazione di stati .Occasionalmente, se era presente un capo carismatico ( Sachem) potevano riunirsi in gruppi abbastanza numerosi ma per breve tempo: la loro base economica non permetteva un agglomerato troppo ampio.
Benchè il territorio fosse vastissimo e in genere anche ricco tuttavia lo stile di vita esigeva spazi molto ampi e ciò comportava una competizione continua che sfociava necessariamente nella guerra.
RELIGIONI comune era credenza in un “grande spirito ( manitu, auanka tantra), Dio supremo ordinatore e creatore. Essi poi credevano a un gran numero di spiriti che risiedevano nei boschi, nei fiumi nel cielo (analogamente alle credenze greche) e alla presenza degli spiriti degli antenati ai quali era riservato un culto importante (come i Lari e i Penati dei Romani o le tavolette degli antenati dei Cinesi). Grande importanza avevano poi i sogni considerati comunicazioni degli spiriti (come avviene nei popoli primitivi e non solo ). Usavano complesse pratiche religiose e magiche e suggestive cerimonie religiose. Ignoti però erano i sacrifici agli dei, molto importanti invece nelle civiltà pre colombiane.
In particolari due usi indiani li resero particolarmente invisi ai bianchi : la scorreria e l’adozione dei bambini.
LE SCORRERIE Per gli indiani era perfettamente lecito, anzi meritorio operare delle scorrerie presso le altre tribù per procurasi dei beni. I giovani per acquistare prestigio, per farsi belli agli occhi delle ragazze, facevano l’ardita impresa di assalire o rubare presso gli altri gruppi. Questo fatto entrava nella logica e nello spirito di quei bellicosi guerrieri e ciascuna tribù ricambiava allo stesso modo. Effettivamente gli indiani potevano assalire diligenze e fattorie semplicemente per predare secondo i loro usi tradizionali dato che poi i bianchi possedevano una quantità di oggetti che essi non erano in grado di produrre e apparivano quindi ricchissimi. Ma se per gli indiani erano imprese gloriose, per i bianchi era tutta altra cosa: gli indiani erano considerati ladri , rapinatori, assassini , criminali comuni: insomma non soldati secondo la concezione europea. Per questo essi invocavano l’intervento dell’esercito come per reprimere dei crimini più che combattere un nemico.
ADOZIONI DI BAMBINI Ancora più tragiche conseguenze ebbe ì’uso indiano di adottare bambini superstiti. Essi non rapivano bambini ma nelle continue guerriglie avveniva che restassero, dopo lo scontro, dei bambini orfani. In questo caso gli indiani adottavano ed allevavano tali bambini come propri. Non era una malvagia usanza, anzi: un bambino senza famiglia sarebbe morto: se adottato invece poteva avere una vita come tutti gli altri. Alla fine questa usanza può essere considerata molto umana oltre a venire incontro alla esigenze proprie delle culture primitive di accrescere il numero dei propri membri. Ma da un punto di vista dei bianchi si trattava di un rapimento di bambini, uno dei crimini più nefandi che si possa concepire. Se poi si trattava di una bambina questa veniva data in sposa molto presto, secondo l’uso tribale, ma per i bianchi questa era ancora più terribile: era una violenza sessuale perpetrata contro una ragazzina, era la inaccettabile nascita di un figlio “bastardo”
L’odio dei bianchi era spesso proprio dovuto alle scorrerie e al rapimento dei bambini che per le mentalità indiana non erano colpe ma che apparivano invece ai bianchi crimini propri “selvaggi” per i quali non poteva esserci comprensione.
INFLUENZA DEI BIANCHI Non va trascurato il fatto che gli indiani avevano ormai da molto tempo rapporti i più o meno diretti con i bianchi e quindi, pur trattandosi di una cultura primitiva, tuttavia l'influenza dei bianchi nel periodo che stiamo considerando era già stata fortissima. L'elemento più importante portato dai bianchi era il cavallo che era diventata la base stessa della vita indiana, come noi la conosciamo ma la cui introduzione era avvenuta da pochi decenni. Con i cavalli infatti la vita indiana era profondamente cambiata: gli indiani assunsero una mobilità prima nemmeno concepibile. Erano inoltre in grado di riunirsi anche in in gran numero per esigenze di guerra. Il cavallo era diventato il bene più prezioso.
Erano state introdotte le armi a fuoco che più o meno riuscivano a procurarsi affiancandoli alle armi tradizionali. Non va dimenticato poi che non pochi indiani lasciavano la vita tribali per unirsi ai bianchi, si arruolavano nell'esercito, alcune donne potevano sposare dei bianchi.
Con i bianchi arrivò anche pero l'alcool che ebbe effetti disastrosi su di essi. E' ciò che avviene per le droghe: esse non provocano danni nella cultura di origine ma sono micidiali per noi europei: analogamente l'alcool che per noi in genere non è troppo grave diventa devastante in culture come quella indiana non abituate a esso.
IL MONDO DEI BIANCHI all’inizio della colonizzazione per molti aspetti poteva anche assomigliare a quello degli indiani perché veniva a trovarsi in condizioni ambientali simili.
Infatti all’inizio gli indiani non si resero conto a fondo della differenza: ma si trattava di un mondo assolutamente diverso, incomprensibile per gli indiani i quali considerarono sempre i bianchi come dei folli. Sfuggiva alla loro comprensione certi principi fondamentali per noi ovvi e naturali in quanto eredi di una civiltà agricola, ormai antica di millenni. Non comprendevano come la terra potesse essere divisa e l’importanza di piccole porzioni di terra recintata, non comprendevano soprattutto l’etica del lavoro, l’esistenza della ricchezza e di dislivelli economici, il folle desiderio di certi metalli (l’oro) dei quali essi non comprendevano l’utilità.
CHI ERANO i “ bianchi” i “ visi pallidi " come talvolta erano definiti per il colore chiaro della pelle? Si trattava di categorie molto diverse. I primi che si erano spinti nel West erano semplicemente cacciatori e commercianti e in piccolo numero. In fondo si assimilavano in qualche modo agli indiani. Ad essi seguirono però ondate massicce. Si trattava di coltivatori: nel West c’era terra fertile in abbondanza, praticamente ciascuno ne poteva prendere tutta quella che riusciva a coltivare. Era il sogno di ogni contadino. Si raggruppavano quindi in carovane più o meno grandi, affrontavano il lungo viaggio pieno di pericoli dei quali l’attacco degli indiani non era il più grave: era molto più facile morire in incidente o di malattia che uccisi dai pellerossa. A volte si trattava di dissidenti religiosi che cercavano una terra libera dove fondare proprie comunità autonome ( i famosi Mormoni, ad esempio) o, dopo il 1865, di molti sudisti rovinati dalla Guerra di Secessione. Ai contadini si aggiungevano gli allevatori. In questo caso però le mandrie appartenevano a un proprietario alle dipendenze dei quali lavorano i leggendari cow-boy: tuttavia i padroni non erano di un ceto diverso ( come in Europa) ma erano essi stessi dei cow-boy, dei “self made man”
A queste categorie però si aggiungevano molti che cercavano una ricchezza più facile: avventurieri, criminali comuni, giocatori di azzardo, cercatori d’oro, semplicemente degli insofferenti dell'ordine della civiltà.
ORGANIZZAZIONE DI VITA . Si era stabilito che i territori man mano colonizzati sarebbero stati amministrati dal centro fino a che sarebbero divenuti stati autonomi quando avrebbero raggiunto un minimo di popolazione e di organizzazione.
In pratica però, essendo Il poter centrale molto lontano, le comunità dei bianchi si governavano autonomamente: proprio questa situazione particolare è il motivo fondamentale del sorgere del mito del West cioè della idea che ogni comunità potesse realmente governarsi, autonomamente, in quasi completa libertà. In sostanza non era possibile rivolgersi alle autorità che non esistevano: ciascuno doveva quindi difendersi per conto proprio: tutti erano armati e pronti a estrarre in un attimo la leggendaria colt. Ovviamente la violenza era generale, i criminali si distinguevano appena dagli onesti . I linciaggi e le impiccagioni di colpevoli veri o presunti senza processo erano fatti ordinari. Quando si costituiva un villaggio allora i cittadini stessi eleggevano uno "sceriffo" in grado di rappresentare sommariamente la legge e dare una veste di legalità . Ma i leggendari sceriffi erano spesso semplicemente dei delinquenti che ritenevano più utile essere dalla parte della giustizia e comunque si trattava di persone violente e sanguinarie: si poteva essere rappresentante della legge in una zona e ricercato dalla legge in un altra. Lo sceriffo poi, quando ne ravvisava la opportunità chiamava i cittadini che diventavano "agenti di polizia" per il breve periodo richiesto . C'erano processi sommari con giudici più o meno improvvisati ed eletti dai cittadini stessi con giurie composti anche essi da cittadini In realtà la vera legge era "quella della colt".
L'esercito era l'unica espressione di un potere centrale e non espressione delle comunità locali. Talvolta però anche l'esercito, in effetti, veniva formato da volontari cioè da cittadini con compiti specifici, in genere punire gli indiani di qualche scorrerie.
Le persone erano rozze e ignoranti , mancavano scuole o altri istituzioni culturali: difficile pensare che i cow-boys fossero cortesi e civili come difficilmente le signore potevano sfoggiare begli abiti come si vede solo nei film.
La percentuale di donne era molto bassa naturalmente: molto fiorente era quindi la prostituzione ( ragazze dei saloon) e per avere mogli "oneste" si cercarono donne all'est disposte a trasferirsi organizzando delle vere proprie carovane allo scopo.
Si trattava di un mondo anarchico (o libero, se si preferisce ) in qualche modo simile alla anarchica libertà in cui vivevano le tribù indiane. Ma i bianchi erano pur sempre eredi e partecipi di una civiltà altamente organizzata e ordinata: si trattava di una situazione eccezionale mentre per gli indiani era uno stato normale di vita. l'unico che concepissero. Man mano infatti che la popolazione aumentava giungeva anche ordine e legalità: l'epopea del West allora tramontava e nasceva nel ricordo la "leggenda" : ma, si sa, il ricordo falsa la realtà.
I rapporto fra i coloni bianchi e gli indiani seguirono uno schema diremmo "classico" in queste situazioni. All’inizio i bianchi erano pochi, dediti alla caccia e al commercio: non venivano percepiti quindi dai pellerossa come un pericolo e potevano avere con essi rapporti più o meno pacifici, intramezzati da scontri sanguinosi. I bianchi rappresentavano cioè come un’altra tribù con la quale, secondo le circostanze, potevano esserci rapporti amichevoli o ostili come avveniva per ogni altra tribù. Man mano però il numero dei bianchi aumentava, arrivavano i coltivatori che recintavano le terre, arrivavano i grandi allevatori che si appropriavano dei pascoli e l’avanzata dei bianchi diventava una valanga incontenibile. A questo punto il mondo degli indiani e quello dei bianchi diventavano inconciliabili. Gli indiani erano anche disposti ad accogliere i bianchi ma si aspettavano che essi vivessero come loro senza pretendere ciò che ad essi pareva assurdo cioe di “possedere” la terra ( la terra era la grande madre che non si poteva dividere) I bianchi parimenti erano disposti ad accettare che gli indiani restassero nei loro territori ma assegnando ad essi dei terreni da coltivare: ma gli indiani non erano agricoltori, non comprendevano proprio questo modo di vivere,era una cosa che andava al di la della loro possibilità. Uno dei due mondi doveva necessariamente soccombere.
Ancora più importante era che per gli indiani,come abbiamo prima notato, era usuale operare scorrerie e furti. Non vi era poi nemmeno una autorità indiana in grado di tenere veramente a freno i gruppi guerrieri e i singoli che potevano sempre di propria iniziativa mettersi sul “sentiero di guerra”. I bianchi vedevano il problema indiano come un problema di sicurezza, di ordine pubblico, gli indiani erano assimilati ai fuorilegge. La stessa immensità delle distanze rendeva insostenibile la presenza di predoni incontrollabili. Non mancarono d’altra parte molte iniziative umanitarie a favore dei nativi e d'altra parte in quegli stessi anni in America si accettavano un numero grandissimo di immigrati. Ma gli indiani erano partecipi di una cultura troppo diversa: non potevano integrarsi. Inevitabilmente allora erano dei nemici pronti ad assalire i bianchi ad ogni occasione propizia. I bianchi non potevano fidarsi e quindi concludevano che “un indiano buono era un indiano morto.”.
Si pensò allora ad assegnare ad essi delle aeree specifiche , le famose “riserve” che esistono tuttora. All’inizio potevano anche essere accettabili ma man mano che la avanzata bianca procedeva, le riserve erano zone sempre più marginali, piccole (relativamente alla visione indiana) e povere. Il governo si impegnava però a distribuire razioni di viveri e altre cose necessarie. Ma già questo era ovviamente una tragedia: i fieri guerrieri e cacciatori erano privati della loro dignità, non vivevano più della loro abilità ma elemosinavano il cibo dal governo. Inoltre agenti del governo disonesti rubavano ampiamente spingendo alla fame e alla disperazione quegli uomini già cosi umiliati. Gli indiani quindi prorompevano in disperate e sanguinose “rivolte” che venivano represse sanguinosamente.
Gli indiani e i bianchi in effetti nel West non erano ne buoni ne cattivi: agivano come non potevano non agire, erano nemici mortali tali che la vita degli uni era la morte degli altri al di la di ogni buona intenzione. E’ cosa triste: ma ogni civiltà procede in questo modo, eliminando quelli che si oppongono ad essa: anche la civiltà moderna procede in questo modo.
Come per le altre culture primitive gli indiani furono o assorbiti nella società bianca o ridotti nelle riserve dove conservano qualche vestigia della loro cultura originaria. Attualmente dei loro discendenti, circa due milioni e mezzo , una parte sono ancora in riserve sopravvivendo un pò con i sussidi statali e un pò con il turismo messo su dal grande mito del West ma hanno condizioni di vita nettamente inferiori a quelle medie degli americani anche se superiori a certi slum presenti nelle grandi metropoli americane. Gli altri si sono più meno pienamente inseriti nella società americana : in gran numero hanno partecipato alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale e in questa si distinsero nel teatro del Pacifico nelle radio- trasmissioni usando la loro lingua tribali del tutto incomprensibile ai Giapponesi. Ad indiani anche si deve molta parte nella costruzione dei grattacieli in quanto si sono specializzati nel difficile lavoro delle intelaiatura in condizione di sospensione nel vuoto. Attualmente abbiamo un vero e proprio revival della cultura indiana con moltissime stazioni radio e televisive e anche giornali in lingua tribali.
Nel West l’esercito aveva grandi problemi.
Gli ufficiali provenivano dalla famosa accademia di West Point. Avevano quindi una certa preparazione culturale generale ma la preparazione specifica miliare era poco appropriata: nell’accademia si studiavano magari le battaglie di Cesare o di Napoleone e si preparavano ufficiali per guidare eserciti moderni impegnati in grandi battaglie campali. Ma la realtà del West era molto diversa: imboscate, inseguimenti, tracce da seguire tutte cose che un uomo venuto da una accademia militare era impreparato ad affrontare. L’imperizia di Custer non fu un eccezione: la maggior parte degli ufficiali si manifestarono del tutto inadeguati ai compiti loro assegnati.
La situazione rappresentata in molti fiction dell’ufficiale incapace ripreso da un subordinato o da una guida in effetti rispecchia la realtà effettiva di comandanti che non conoscevano le situazioni in cui si trovavano ad operare.
Non essendoci la leva obbligatoria, i soldati erano volontari. La paga era miserrima, il vitto povero, la vita estremamente dura. Si trovavano ad operare in luoghi sperduti, lontani da ogni civiltà, in mezzo a mille pericoli. Le guarnigioni erano i “forti” ma non erano i luoghi accoglienti con alloggiamenti, sala da ballo e belle fanciulle in splendidi abiti di certi film . Si trattava invece di qualche baracca, spesso senza nemmeno la classica palizzata in legno, frequentato da gente di ogni risma, da avventurieri, da indiani infidi e l’unica consolazione erano le prostitute che spargevano naturalmente malattie veneree e i liquori, il classico whisky e molti diventavano alcolizzati.
Molti disertavano perchè non sopportavano più quella vita, o perchè trovavano la possibilità o la illusione di un'altra attività più redditizia come ad esempio ricercatore d’oro o biscazziere
In queste condizioni chiaramente erano pochi i “bravi ragazzi” che si arruolavano: facilmente erano invece criminali che così sfuggivano alla giustizia e comunque persone poco raccomandabili. Una alta percentuale era costituita da immigrati che cosi ottenevano la cittadinanza e cominciavano a inserirsi nel paese: questi però non avevano alcuna idea dell’ambiente che li aspettava e spesso avevano solo una conoscenza rudimentale della lingua inglese.
Si aggiunga inoltre che a volte si arruolavano uomini per pochi giorni e per compiti determinati. Ad esempio i massacri più esecrandi perpetrati contro indiani furono effettuato al Bear River a Sand Creek da reparti che erano stati formati arruolando per pochi giorni una masnada di uomini, tutti desiderosi di dare una “lezione ” agli indiani
INDIANI NELL’ESERCITO In tutte le imprese coloniali gli europei trovarono la possibilità di reclutare dei nativi: ad esempio in Abissinia abbiamo gli ascari, in India l’esercito inglese era formato dai indigeni (Sepoys) e solo gli ufficiali erano inglesi
Il West non fa eccezione: l’esercito fu sempre accompagnato da elementi arruolati fa gli indiani stessi . In effetti l’idea di arruolarsi nell’esercito americano era poi una idea che era apprezzata. La divisa dei potenti bianchi dava importanza, si poteva continuare ad fare in qualche modo il guerriero, si evitava la umiliazione della riserva: non era considerata una cosa disonorevole.
In pratica i reparti erano guidati dagli scout: questi erano indiani o meticci o bianchi che avevano comunque una grande familiarità con la vita degli indiani. Costoro però non erano poi tanto affidabili, non si era mai certi della loro lealtà e da che parte stavano e potevano agire per motivi personali di vendetta e quindi dare informazioni false e malevoli
POLIZIA INDIANA dopo che gli indiani furono rinchiusi nelle riserve si istituì anche una polizia composta propri da indiani che era molto solerte ed efficiente in quanto comprendeva la lingua e la mentalità degli indiani. Proprio ad essa si a deve l'uccisione, pare accidentale, di Toro Seduto
Il termine di “ guerre indiane” è in realtà fuorviante: il termine ci suggerisce qualcosa come le guerre di indipendenza italiana o quelle di equilibrio europee del ‘700: in essi si distinguono chiaramente inizi (dichiarazioni di guerra), fine ( pace e/o armistizio), battaglie principali ma nel West non si hanno avvenimenti del genere. Gli indiani non costituivano una società strutturata in entità statuali. Ogni capo poteva avere un certo seguito ma i guerrieri decidevano quasi ognuno per conto suo se seguirlo o meno, nessun autorità poteva fermare il singolo o i piccoli gruppi spontanei. Non c’era quindi una vera entità che avesse il potere di iniziare o terminare una guerra.
Soprattutto non c’erano battaglie ma inseguimenti, imboscate, un nemico che non si sapeva bene quale fosse e comunque imprendibile, territori immensi e spopolati, scontri sanguinosi e massacri. Le battaglie infatti presuppongono che le parti in lotta siano in grado di raccogliere tutte o la maggior parte delle loro forze belliche per affrontarsi e in un solo momento decidere delle sorti della guerra. Nella storia ricordiamo tante grandi battaglie alcune delle quali hanno deciso l’andamento della storia, Salamina, Zama, Lepanto, Waterlo per citarne qualcuna a caso. Ma gli indiani non erano in grado di raccogliere proprie forze consistenti , era proprio fuori del loro orizzonte spirituale e delle loro possibilità materiale nè tanto meno potevano affrontare l’esercito americano come avrebbe fatto una nazione europea.
Non possiamo nemmeno parlare di guerriglia . Essa presuppone pur sempre una autorità centrale in grado di organizzarla , guidarla, iniziarla e concluderla.
I compiti dell’esercito nel West sono più che altro configurabili come compiti di polizia e l’esperienza dimostra come l’esercito trova difficoltà quando deve svolgere compiti del genere: è organizzato per affrontare un nemico che è di fronte , chiaro e forte. Nel compiti di polizia invece non si sa mai bene quale sia il nemico, chi deve essere colpito e chi no, e allora l’esercito tende a generalizzare, a fare un uso sproporzionato della forza e quindi a provocare vittime innocenti e stragi ingiustificate: ed è proprio quello che accadde nel West .
Si noti che non si ha notizia di nessun caposaldo (forte) e di nessun centro abitato distrutto dagli indiani. Anche le stragi poi perpetrate dall’esercito furono certamente terribili e inaccettabili ma in effetti si tratta solo di pochissimi episodi
Consideriamo inoltre il numero dei caduti: Si ritiene che i soldati caduti in circa trenta anni siano stati intorno a mille uomini ( un quarto dei quali a Little big Horn) e tre mila i civili uccisi dagli indiani : si calcola che gli indiani uccisi, compresi i civili massacrati raggiungano forse le diecimila persone. Per fare un confronto nella contemporanea guerra di Secessione ci furono oltre duecentomila morti in 4 anni di scontri sanguinosi. Anche al punto di vista del numero si vede quindi che parlare di “guerre indiane” è ed improprio, eccessivo
Un cenno a parte merita la tattica del cerchio che si vede in tutti i film western La tattica di correre intono ( il cerchio) fu effettivamente adottata agli indiani. In effetti era molto difficile colpire un bersaglio in movimento irregolare e questo rendeva scarsamente efficace la maggiore potenza di fuoco dei bianchi, e pochi guerrieri venivano effettivamente colpiti. Prima dell’invenzione delle armi automatiche poi essi cosi facevano sparare a vuoto i fucili avversari e quindi potevano in seguito piombare loro addosso e combatterli all’arma bianca: un ottima tecnica di guerra. Nei film invece si vede a ogni colpo cadere un guerriero: un vero suicidio collettivo
Anche se non possiamo parlare di vere e proprie battaglie tuttavia alla storia e soprattutto alla leggenda sono passati alcuni episodi che al tempo ebbero grande eco soprattutto ad opera della nascente stampa e poi sono state ricordate e variamente raccontate e immortalati da tanti film. Ricordiamo di seguito i fatti più noti
RIVOLTA DEI SANTEE 1862 Puo considerasi l'episodio più sanguinoso I Santee erano una tribù che aveva accettata la pace con i bianchi. Tuttavia, esasperati per la mancanza di rifornimenti dovuta alla disonestà degli agenti governativi proruppero in una imprevista e sanguinosa rivolta: attaccarono tutti i bianchi che trovarono sul loro cammino e uccisero in un solo giorno quasi 400 persone. Attaccarono poi il forte della zona ma furono respinti con gravi perdite. assalirono quindi un villaggio ma anche qui sia pure a stento furono respinti. Nel frattempo arrivarono rinforzi e l'esercito contrattaccò. Gli indiani non fuggirono, cercarono di affrontare coraggiosamente i soldati ma furono sanguinosamente sconfitti. Cercarono allora la fuga ma 300 di essi furono catturati e condannati a morte per assassinio: per intervento di Lincoln , allora presidente, che esaminò personalmente tutti gli incartamenti furono impiccati solo 38 uomini di cui si era potuto provare la diretta, personale responsabilità nella strage.
MASSACRO DI BEAR RIVER ( fiume degli orsi) 1863
In risposta ad alcune scorrerie un reparto di circa 200 “ volontari” inquadrati militarmente il 29 gennaio 1863 all’alba assali un campo di Shoshoni con circa 450 persone. In un primo attacco frontale ebbero 24 caduti: allora circondarono il campo e sparano indiscriminatamente . Gli indiani finirono presto le munizioni e allora i soldati abbatterono a revolverate tutti quelli che trovarono compreso donne e bambini. Si abbandonarono quindi a ogni eccesso violentarono donne, infierirono sui cadaveri , bruciarono e saccheggiarono ogni cosa. Può essere considerato l’episodio più grave anche se non molto noto ( come anche l'episodio precedente) probabilmente perchè allora l’opinione pubblica era presa dai più gravi e sanguinosi avvenimenti della guerra civile.
STRAGE di FETTERMAN 1866
Un gruppo di 81 soldati fu attirato fuori da Fort Phil Kearny in una imboscata e furono tutti uccisi prima che un altro reparto riuscisse a soccorrerli. La colpa del massacro fu dovuta al capitano Fetterman che contravvenne agli ordini di non uscir dal forte.
BATTAGLIA DEI CASSONI ( o dei carri) 1967
E' un pò la continuazione della precedente . Nelle vicinanze del forte poche decine di soldati riparati dietro i carri con molti fucili e molte munizioni a disposizioni tennero a bada un numero soverchianti di indiani fino a che non arrivarono rinforzi dal forte. Caddero 4 soldati ma gli indiani uccisi furono forse un centinaio
SAND CREEK 1868
Ci furono degli attacchi isolati a fattorie e carri e a un treno. Allora un reparto dell’esercito, ma formato tutti da volontari irregolari, gente della peggiore risma attaccarono un villaggio composto da indiani che non avevano nessun responsabilità, avevano accettato la pace e quindi erano assolutamente senza sospetto. Nel campo sul quale sventolava addirittura la bandiera americana, vi erano circa 120 fra vecchi donne e bambini e circa una trentina di guerrieri mentre gli altri erano lontani per la caccia: nell’attacco furono trucidati, spesso in modo orrendo ,circa 150 indiani e caddero 7 soldati.
WASHITA 1868
In risposta ad attacchi vari, Custer guidò un attacco al campo di Pentola Nera che portò all’eccidio di circa 120 indiani, in massima parte donne e bambini.
LITTLE BIGHORN 1986
E' l'episodio più celebre e anche il più sanguinoso per i soldati. Dopo un primo scontro al Rosebud nel quale gli indiani avevano tenuto testa ai soldati, Custer fu inviato a inseguire gli indiani. Custer troppo sicuro di se , ansioso di avere un successo personale agì con imprudenza e imperizia: divise le sue forze e poi con un reparto di circa 250 uomini attaccò un vasto campo indiano. Gli indiani contrattaccarono in massa e il reparto fu annientato : nessuno dei soldati si salvò : caddero 242 soldati e un numero inferiore, ma imprecisato ,di indiani
WOUNDED KNEE 1890
Fu l’ultimo tragico episodio. In seguito ai fermenti legati dalla "danza degli spettri" molti indiani si allontanarono alle riserve. Un gruppo di circa 350 persone fu intercettato e i soldati circondarono il campo e pretesero che fossero consegnate tutte le armi. Gli indiani le ammucchiarono in mezzo al campo ma per motivi non chiari un indiano, non volendo consegnare il proprio fucile, forse involontariamente, uccise un ufficiale. Allora tutti i soldati si misero a sparare in modo indiscriminato uccidendo anche donne e bambini. Alla fine si contarono 25 caduti tra i soldati e 150 indiani. In seguito però molti altri indiani morirono per le ferite e le cure non tempestive.
Dopo questo eccidio non si ebbero altri episodi di rilievo. In tempi recenti fu eretto un monumento a ricordo della strage.
L'elenco non è esaustivo ma richiama gli episodi più sanguinosi: molti altri si ebbero ma tutti di entità inferiore. Come si vede al di la delle enfasi e delle celebrazioni pro e contro in effetti si trattò sempre di episodi di entità modesta, niente di paragonabile alle stragi che nella seconda meta dell'800 si verificarono in Asia e in Africa L'episodio più eclatante, quello di Little Bighorn, in effetti fu uno scontro casuale, nemmeno si può parlare , come talvolta si dice, di una "vittoria" indiana: Infatti dopo qualche isolato tentativo gli indiani non attaccarono nemmeno il pur piccolo reparto del maggior Reno che con un pò di buon senso si era attestato a difesa: e perchè avrebbero dovuto farlo.? Se i giovani guerrieri si entusiasmarono per la inaspettata vittoria certamente i più saggi capi capirono immediatamente come quella vittoria era loro più nefasta di qualunque sconfitta, che li si infrangevano le residue speranze degli uomini rossi perché i soldati avrebbero voluto punire chi aveva ucciso i loro commilitoni e che non era possibile opporsi a essi. Subito dopo infatti essi di si dispersero. Alcuni guidati da Toro Seduto si rifugiarono in Canada dove chiesero e ottennero un asilo politico, altri fuggirono lontano sempre braccati dall’esercito e soprattutto alle prese con la fame e il freddo , molti poi alla spicciolata, più realisticamente, decisero di tornarono alle riserve. Anche Toro Seduto poi potè rientrare negli USA, fece addirittura parte del circo di Buffalo Bill e mori ucciso in modo quasi accidentale in una riserva.
La distruzione della cultura indiana può considerasi un genocidio ? Ovviamente la risposta dipende da quale significato preciso diamo al termine di “genocidio”: Vediamo che si intende per genocidio secondo la convenzione approvata in ambito ONU:
Art. II.- Con la presente convenzione si intende per genocidio qualsiasi degli atti dopo menzionati perpetrati con l’intenzione della distruzione totale o parziale di un gruppo nazionale, etnico razziale o religioso in quanto tale a) uccisione dei membri del gruppo b)Lesione grave della integrità fisica o mentale dei membri del gruppo c) sottomissione intenzionale del gruppo a condizioni di esistenza che portini alla sua estinzione fisica totale o parziale. d) Mezzi destinati a impedire nascite nel seno del gruppo c) trasferimento forzato da bambini del gruppo a altro gruppo-
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Se guardiamo al puntio"b" e nel senso della soppressione di un cultura possiamo dire che alla meta del’800 nel West fu perpetrato uno dei tanti, tantissimi genocidi della storia nella quale la maggior parte dei popoli è sparita spesso senza quasi lasciar quasi traccia.
Se invece intendiamo genocidio nel senso più comune dl termine come uccisione deliberata e intenzionale di un popolo (punto "a") allora la prospettiva può essere diversa. Innanzi tutto notiamo che in questo secondo significato il genocidio è cosa rara nella storia ma purtroppo è divenuto di attualità proprio nel 900. Il nostro pensiero va subito infatti alla Shoah: in questa caso nessun dubbio: milioni di individui furono sterminati solo e semplicemente perchè appartenenti a un popolo senza nessuna altra motivazione. Si può parlare anche di genocidio nel caso degli Armeni in Turchia dal 1915: i Turchi temendo più o meno a ragione che gli Armeni cristiani avrebbero potuto parteggiare per i Russi, anche essi cristiani ,
decisero di deportali tutti in massa in Siria: la deportazione fini per mancanza di mezzi e di organizzazione con la morte della stragrande maggioranza dei deportati: anche se mancava propriamente una volontà di sopprimere quel popolo,comunque possiamo sicuramente parlare di genocidio. Anche nel caso del massacro dei Tutsi avvenuto purtroppo sotto gli occhi drl mondo e davanti agli osservatori dell’ONU possiamo parlare di genocidio: gli Hutu uccisero tutti i Tutsi che potevano per lo stesso fatto che erano Tutsi senza alcuna altra motivazione Si è parlato di genocidio anche nel caso della Cambogia per gli incredibili massacri operati dai Kmer rossi: ma si trattò di un esperimento sociale folle fallito nella fame e nella repressione sanguinosa senza che possiamo parlare certamente della volontà di distruggere un popolo
Ci poniamo allora il problema se possiamo parlare di genocidio in questo secondo e più ristretto significato per gli indiani del West . Effettivamente possiamo parlare della volontà di non pochi pionieri di distruggere completamente le tribù indiane e ci furono episodi di massacri indiscriminati e immotivati compiuti anche dall’esercito regolare come gli episodi che abbiamo ricordato. Tuttavia si trattò solo di pochi episodi che vengono continuamente ricordati, dovuti innanzi tutto della esasperazione di una situazione, della convinzione che comunque degli indiani non ci si poteva fidare e che alla prima occasione propizia avrebbero assalito e ucciso a tradimento i bianchi. Ma una vera politica di sterminio non fu mai perseguita nè dal governo nè dalla popolazione bianca perchè essa sarebbe stata troppo in contrasto con i principi politici a cui la nascente nazione si ispirava. La prova è che gli indiani in effetto sopravvissero all’invasione bianca Non ci si fa caso a prima vista: ma in effetti la sopravvivenza delle popolazioni amerinde del West costituisce quasi una eccezione nella storia della conquista dell’ America da parte degli europei.
All’arrivo degli spagnoli le popolazioni che costituivano le grandi civiltà agricole del Peru e del Messico si fusero cono i nuovi i conquistatori e in parte sopravvivono tuttora con una certa autonomia ma tutte le altre popolazioni di cultura primitiva (dai Carabi all’Isola del fuoco) sparirono senza lasciare praticamente traccia e nemmeno nessuna leggenda. Perfino nella remota isola di Pasqua tutti gli abitanti sono scomparsi. La deportazioni dei negri dall’Africa ( la tratta degli schiavi) fu proprio dovuto all’estinzione degli indigeni . Solo nelle zone non raggiunte dalla civiltà bianca sopravvivono cultura primitive ma dovunque essa è giunta gli indigeni sono spariti.
Nella stessa America dell’Est, i territori delle tredici colonie originali che diedero vita agli Stati Uniti erano gia abitatati da indiani spariti dalla storia: ci è rimasto solo qualche racconto come quello famosissimo di Pocaontas .
In effetti alla fin del 800 noi assistiamo a una drastica diminuzione del numero degli indiani . Non si deve pero pensare che essi fossero massacrati a centinaia di migliaia dai bianchi. i massacri che pur ci furono riguardarono un numero molto esiguo: si parla solo di "centinaia" di indiani uccisi negli episodi che abbiamo ricordato e sommando poi i gli uccisi in scontri sparsi probabilmente. come abbiamo gia riferito, in trenta anni forse si può arrivare a una cifra di alcune migliaia, 10 mila, al piu 20 o 30 mila ,ma sono cifre che appaiono già esagerate.
Si osserva infine che gli indiani uccisi dai bianchi furono certamente in numero ben minore di quelli che tradizionalmente cadevano nelle infinita endemica ed infinita guerra di tutti contro tutti caratteristica di quella antica cultura.
Il calo demografico fu invece dovuto alle malattie che i bianchi portarono: il vaiolo, il tifo, il morbillo fecero stragi fra gli indiani ammassati nelle riserve in condizioni igieniche precarie. E un fenomeno che si era gia ampiamente manifestato con l'arrivo degli europei in America. Nei millenni precedenti le popolazioni del vecchio continente avevano acquisito una resistenza a certe malattie ma i nativi americani ne erano sprovvisti e quindi per essi divennero micidiali. La drastica diminuzione del numero degli indiani non è dovuta ai massacri di bianchi ma al diffondersi di malattie. Lo stesso era avvenuto anche per le civiltà pre-colombiane: l'impero dei Incas fu distrutto molto più dalle malattie portate dai bianchi che dalle loro armi.
Inoltre si manifestò anche un brusco calo delle nascite, fenomeno pure questo molto comune in popolazioni che di colpo hanno perso la propria cultura tradizionale.
Dobbiamo considerare che attualmente si censiscono piu di due milioni di indiani che diventano quattro milioni e mezzo se si considerano anche i "sangue-misti"che sono circa il triplo del numero degli indiani viventi al momento dell'invasione dei bianchi
In genere si valuta la colonizzazione del West come una invasione straniera seguita da una serie impressionanti di trattati tutti violati da parte dei bianchi. Questa prospettiva può anche essere adottata ma notiamo che essa non fu quella nella quale si posero i colonizzatori e comunque riteniamo che essa non sia tanto autoevidente e vada precisata e analizzata.
Il diritto internazionale riconosce a ogni stato il diritto ad esistere. Tuttavia si intende per Stato una entità riconosciuta a livello internazionale, generalmente formalizzata da trattati a cui segue attualmente in genere anche l’ammissione all’ONU.
Va notato innanzitutto tutto che il diritto internazionale non fa che legalizzare situazioni di fatto esistenti. L’Italia o la Germania esistono e negli attuali confini perchè ciò è stata determinato da una serie di guerre più o meno vicine. Non esiste un popolo che abbia un proprio territorio per diritto naturale o divino ma tutti si sono pacificamente o violentemente spostati nel passato e si spostano nel presente.
In realtà quando diciamo che “da sempre” gli indiani abitavano nel West diciamo una cosa impropria : non conosciamo le vicende avvenute prima dell’arrivo degli europei e comunque le tribù che risiedevano in quei territori alla metà dell’800 li avevano conquistate ad altre tribu distruggendole o scacciandole in tempi relativamente recenti,certamente da un tempo molto più recente dell'arrivo degli europei.
Nel passato i criteri del riconoscimenti degli Stati erano più o meno quelli moderni: tuttavia venivano considerati soggetti di diritto solo quelle entità appartenenti alla propria civiltà. Cosi nel '500 gli stati europei si arrogarono il diritto di conquistare tutte le altre terre: ad esempio il papa dovette ,con il trattato di Tordesillas nel 1494 , spartire il mondo nuovo fra Spagnoli e Portoghesi per evitare una guerra fra paesi cristiani. In base a questo principio tutta l’ America fu conquistata dagli europei. Nell’800 il principio era ancora pienamente valido e giustificava il colonialismo delle potenze europee
Gli Stati Uniti che non cercarono colonie come gli europei , costituivano uno stato i cui confini con il Messico e il Canada e dall’Atlantico al pacifico erano internazionalmente riconosciuti. Per gli Americani il West non era quindi un territorio straniero ma il proprio territorio nel quale essi ritenevano di avere pienamente il diritto di insediarsi, diritto che essi riconoscevano anche a nativi: il problema era la impossibilità di coesistenza fra le due economie e le due culture. Il governo americano e l’opinione pubblica considerarono sempre la questione indiana essenzialmente come un problema di ordine pubblico, come la lotta a bande di fuorilegge. Infatti essi non riconobbero mai loro lo "status" di legittimi combattenti, di prigionieri di guerra , secondo il diritto internazionale, processarono e impiccarono tutti quelli che ritenevano avessero ucciso dei bianchi, parlarono sempre di rivolta e di ribelli. I problemi indiani erano affidati al ministero dgli interni, certamente non a quello degli esteri.
Per gli Americani stabilirsi nel West era legittimo, illegittimo e criminale erano considerati gli attacchi indiani assimilati a omicidi e rapine e quindi da punire severamente.
Anche i “trattati” non erano propriamente trattati ma solo provvedimenti amministrativi che potevano essere mutati secondo le circostanze e a un certo punto, nel 1871, per legge, fu vietato la stipulazione di "trattati"
Naturalmente questo non significa che questo atteggiamento fosse giusto: ma noi in questa sede non valutiamo la giustizia , i valori ma solo i fatti .
Grave è anche l’accusa rivolta agli Americani di non aver rispettato il diritto di guerra uccidendo non solo i guerrieri ( assimilabili ai soldati) ma anche vecchi e donne e bambini ( i civili) Certamente il fatto è vero. Tuttavia va fatta una osservazione . Le leggi di guerre che proprio in quegli anni venivano codificate in Europa come tutte le leggi internazionali valgono sempre in condizione di reciprocità: Infatti furono valide negli scontri fra gli Europei ma non furono mai valide nelle guerre coloniali perchè i popoli extraeuropei non le riconoscevano.
Quando gli inglesi sconfissero Napoleone trattarono con tutti gli onori i prigionieri francesi e Napoleone a Sant’Elena ebbe addirittura una piccola corte. Quando il Madhi a capo dei dervisci entro in Kartum fece uccidere tutti gli inglesi e gli egiziani e loro sostenitori che potè e infilò la testa del generale inglese Gordon su una picca per portarla in giro. Quando dopo 10 anni gli inglesi riconquistarono Kartum uccisero tutti i dervisci che trovarono, disseppellirono il corpo del Madhi (che nel frattempo era morto) e mandarono la sua testa in giro fino al Cairo.
Inoltre le leggi di guerre sono pensate per una guerra fra eserciti schierati con bandiere al vento, tamburi e fanfare in testa. Ma le guerre indiane avevano un andamento del tutto diverso, erano guerre “asimmetriche” e quindi il rispetto di quelle regole diventava impossibile. Le convenzioni di guerre che tuttora sono teoricamente vigenti in realtà sono cadute in disuso dalla Seconda Guerra Mondiale perchè le guerre hanno assunto un andamento asimmetrico e dobbiamo prendere atto, con dolore, che non vengono più rispettate da nessuno
I fatti del West non sono avvenimenti eccezionali ma vanno considerati in una prospettiva storica e sociologica. comune a tanti altri processi storici analoghi
Si è trattato dell’incontro fra una civiltà altamente progredita, antica di millenni e ormai avviata a un grande processo evolutivo in senso industriale e una cultura primitiva di “raccoglitori e cacciatori ” ( secondo il termine generalmente usato in sociologia). L’incontro fra un civiltà progredita e una “ primitiva” è un fatto comune nella storia e il risultato è sempre stato che la cultura primitiva si estingue; i suoi componenti vengono assorbiti e, se possono, si rifugiano in territori marginali dove in qualche modo, molto limitato, perpetuano i caratteri della loro cultura: Il processo si osserva nel lontano passato, nell ‘800, nel mondo moderno.
Ad esempio in periodo protostorico all’arrivo dei mongoloidi i popoli preesistenti si rifugiarono sulle montagne della Cina ,dell’indocina (montagnard) nel nord del Giappone (Ainu) : il Caucaso è abitato a una serie numerosissima di genti che vi trovarono rifugio all’affermarsi delle civiltà del Medio Oriente,
Nel '800 il processo si osserva in Autralia, in Nuova Zelanda, in Sud Africa ( come è noto in popoli neri che attualmente vi abitano vi sono giunti dopo gli europei mentre gli aborigeni sono quasi estinti)
Attualmente lo stesso processo si nota, malgrado gli appelli dell’ONU e di molte organizzazioni umanitarie, nell’Amazzonia e i misura molto più rilevante in Indonesia (gli antichi popoli della Nuova Guinea stanno per estinguersi)
Il dramma degli indiani del West quindi non è affatto un fenomeno particolare ma è un processo comune, purtroppo, nella storia. Va tenuto presente che l’incontro con civiltà altamente evolute è sempre esiziale per una cultura primitiva, comunque e in qualunque modo si agisca: è il confronto stesso che rende insostenibile la sopravvivenza della cultura primitiva. L’unico modo per sopravvivere è quello di isolarsi da qualsiasi contatto: infatti attualmente solo culture che hanno operato in tal senso si sono salvate: ma ormai il progresso rende sempre più impossibile la segregazione.
Se arrivano i cellulari, i tam tam sono destinati a estinguersi: non affermiamo che sia un bene o un male ma sappiamo che avviene, inevitabilmente.
Va anche visto il contesto culturale del tempo. Modernamente prevale l’idea che ogni cultura abbia la sua dignità e validità e viene considerato un delitto imporre la nostra cultura ad altri popoli con la forza. Ma questa non era la prospettiva dell’800. Gli europei erano assolutamente convinti della superiorità della propria civiltà e si sentivano investiti della missione, del “dovere” di portarla e all’occorrenza di imporla con la forza agli altri. E non ci si limitava a culture primitive: il concetto valeva anche per i popoli dalle grandi tradizioni civili come i cinesi, gli indiani, gli arabi. Naturalmente gli Americani non faceva eccezione: essi ritenevano in modo assolutamente certo che i “selvaggi” andassero “civilizzati “ che era non solo legittimo ma meritorio trasformare quei nomadi cacciatori e raccoglitori in buoni contadini stanziali.
Nel ripensare al destino degli indiani del West ci vengono in mente le parole che in quegli stessi anni scriveva il Verga nella presentazione del "ciclo dei vinti "
Il cammino fatale, incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l'umanità per raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell'insieme, da lontano. ............. e quando si conosce dove vada questa immensa corrente dell'attività umana, non si domanda al certo come si va. Solo l'osservatore, travolto anch'esso dalla fiumana, guardandosi attorno, ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall'onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d'oggi, affrettati anch'essi, avidi anch'essi d'arrivare, e che saranno sorpassati domani.
(I Malavolglia, introduzione,1881) |
Ecco:i pellerossa furono fra i "vinti" nel senso verghiano del termine .di quel grandioso fenomeno che fu la formazione degli Stati Uniti d'America, la nazione che è divenuta la più ricca, la più potente del mondo, che ha data una patria, prosperità e dignità a immense folle di poveri e di miseri provenienti dell'Europa (e tanti dall'Italia) e da tutto il mondo. I tanti che attraversarono l'oceano non lo fecero certo perchè erano dei rassegnati , ma perchè avevano un sogno: riuscire, scacciare la miseria, dare un avvenire ai propri figli e per questo erano disposti a qualunque pericolo a qualunque sacrificio: è il "sogno americano" il valore americano per eccellenza: riuscire, riuscire a ogni costo. Il West è il segno, l'emblema di questo sogno : per questo esso è stato tanto caro non solo agli americani ma in genere a tutti coloro che hanno il sogno di una vita migliore a qualunque razza e popolo appartengano.
Ma gli indiani non furono gli unici "vinti": tanti bianchi persero la vita sulle insanguinate piste del West, non tanti massacrati dagli indiani ( come abbiamo visti furono pochi) ma dalle malattie, dal disordine generale, dalla violenza dominante, dall'immane fatica di metter a culture terre vergini e portare la civiltà in posti dove essa non vi era mai stata. E ricordiamo pure l'apporto degli operai cinesi delle ferrovie che lavorarono in condizioni inumane. D'altra parte anche i nostri immigrati italiani, quasi tutta la prima generazione fu sacrificata in una vita di duro, immane lavoro
Visti nel loro insieme i risultati del progresso sono veramente grandiosi e ammirevoli: ma quanti sacrifici, quante vittime appaiono appena che si volga lo sguardo un pò piu a fondo nello scorrere della storia.
Ma i bianchi furono vittime che sapevano bene di rischiare sulla via del progresso. Gli indiani invece furono travolti da un mondo che non potevano capire: furono presi dalla disperazione più completa di fronte a una situazione che non riuscivano a comprendere, si sentirono alla mercè di un mondo di bianchi che appariva come un mondo di folli conto i quali nulla essi potevano.
Con ciò non vogliamo giustificare ciò che fecero le autorità e i coloni nel West: altro è comprendere, altro è approvare. Nel West ci furono persone che si adoperarono sinceramente a favore degli indiani, mossi da motivazioni civili,etiche e religiose ( i quaccheri, ad esempio). Ci furono anche i "giusti " ma ci furono massacri ingiustificati ed inutili, soprattutto disonestà di molti che si arricchirono sulla fame di quei miseri pellerossa che conoscevano bene le insidie della prateria ma non quelle ben più complicate della civiltà: essi non erano in grado di usare "mezzi legali" per far valere i propri diritti e prorompevano in sanguinose ed inutili rivolte che peggiorarono drammaticamente ancora di più la loro situazione.
Nelle società civili si difendono i propri diritti con mezzi legali: l'uso della forza non è tollerato e chi ne fa uso passa automaticamente dalla parte del torto.
Gli indiani non potevano capire che l'uso della forza era controproducente, che uccidere qualche centinaio di soldati, come avvenne in qualche occasione, non era una vittoria ma provocava la fine del loro mondo. Soprattutto essi non si resero conto che essi non costituivano più delle nazioni indipendenti (e la stipula di "trattati" improvvidamente alimentò questa illusione ) ma facevano parte di uno stato alle cui leggi erano tenuti ad attenersi come tutti gli altri cittadini: probabilmente questo fraintendimento pose la base della tragedia
IL WEST VISTO DAGLI INDIANI
Fonti narrative I racconti di Alce Nero. La caccia L'amore La guerra I bianchi La fine
Delle vicende del west abbiamo un gran numero di racconti di coloro che vi parteciparono . In verità in genere i pionieri avevano scarsa dimistichezza con le lettere e quindi le testimonianze si devono soprattutto a giornalisti che si recarono sui posti per avere notizie di prima mano: essi però non scrivevano tanto la "pura" verità ma quello che poteva maggiormente far colpo sui lettori e quindi far elevare la tiratura dei giornali. Pertanto tutte le testimonianze sul West furono sempre alquanto montate, esagerate, iniziando quindi quel mito che il cinema ha poi consacrato. Piccole gruppi di guerrieri indiani erano un pericolo nazionale, piccole scaramucce divenivano battaglie campali. capi di modeste bande indiane diventavano grandi condottieri: questa deformazione delle reali dimensioni permane tuttora.
Oltre al racconto dei bianchi abbiamo anche molti racconti fatti da indiani e raccolti sempre da bianchi giornalisti-scrittori. Sulla validità di tali racconti occorre molta cautela. Si tratta innanzi tutto di racconti raccolti molti anni dopo gli avvenimenti, spesso non di esperienza diretta del narratore che era troppo piccolo o magari non ancora nato e che quindi riferisce ciò che ricorda del racconto degli adulti. la trascrizione è fatta naturalmente in inglese e rende molto sommariamente lingue del tutto diverse attraverso l'opera di interpreti illetterati ed inesperti . La cultura indiana viene filtrata attraversa quella diversissima dei bianchi. Va anche considerato che facilmente l'indiano che racconta è indotto a dire soprattutto quello si aspetta che dica. Vi sono quindi tanti elementi per dubitare della genuinità dei racconti. Poniamo però la nostra attenzione su un altro aspetto generale che riteniamo ancora più importante.
Il racconto che riguarda un mondo lontano ormai non più esistente assume sempre una connotazione particolare: il mondo della fanciullezza, della giovinezza della terra di origine assume sempre una colore di nostalgia, di rimpianto di idealizzazione. Il fenomeno doveva essere massimamente rilevante in in persone come gli indiani,che avevano perso per sempre il "loro" mondo per essere spinti a forza in un mondo diverso, incomprensibile, pieno di angoscia infinita. Nei loro racconti, nel loro ricordo il mondo prima dell'invasione dei bianchi diventa il mondo della gioia, della felicita, il mondo cosi come deve essere, il mondo perfetto. E ' fenomeno comune: cosi gli ebrei parlarono per secoli della terra dove scorre latte e miele e attualmente i profughi palestinese favoleggiano di una specie dell'età dell'oro prima dell'arrivo degli Israeliani.
Questo fenomeno spiega come tuttora si parla degli indiani come di un popolo che viveva felice in armonia con la natura prima che la avidità dei bianchi li scacciasse dal loro paradiso
In realtà il mondo degli indiani era tutto altro che una paradiso. La vita era estremamente dura, priva di tutti quegli oggetti che ci sembrano assolutamente indispensabili. C'erano momenti in cui la caccia era abbondante e tutti facevano festa, per esempio al passaggio delle immense mandrie di bufali. ma c'erano anche momenti in cui la caccia e la raccolta erano insufficienti e allora era la fame: i vecchi abbandonavano spontaneamente la tribù per morire soli per non essere di peso e i bambini più piccoli o più deboli morivano non resistendo alla fame fra lo strazio delle loro madri. Gli indiani per insultare uno del loro popolo che stava con i bianchi dicevano che era "grasso" perchè solo uno che stava con i bianchi poteva mangiare molto: l'indiano mangiava quando e quanto poteva. Ma oltre alla fame vi era un pericolo più grave: le altre tribù vicine. Tutte erano in guerra contro tutte: a ogni momento si poteva essere uccisi da qualche nemico nascosto nella boscaglia, ogni accampamento poteva essere attaccato e distrutto all'improvviso senza nessun preavviso. le guerre interne non cessarono mai fino al completo confinamento nelle riserve. Probabilmente i massacri perpetrati dai bianchi furono ben modesta cosa rispetto a quelli provocati dalle diuturne guerriglie fra le tribù
Come in tutte le culture pre-agricole la vita era una scommessa che si giocava giorno per giorno: la vita felice dei pellerossa è una favola che viene tuttora riproposta per motivi di polemica ideologica ma non ha nessun fondamento nella effettiva realtà storica.
Fra i molti libri tratti da racconti di indiani noi abbiamo scelto "Alce nero parla". Si tratta di un libro che l'autore, John G. Neihardt afferma essere la fedele trascrizione di quanto gli avrebbe riferito nel 1930 un vecchio stregone di nome Alce Nero. L’autore riferisce che è riuscito a contattare un vecchio indiano che era stato testimone della fine della cultura nativa. Questi non parla inglese e tuttavia attraverso interpreti è disposto a fare un lunghissimo racconto di tutti i fatti avvenutogli durante la sua lunga vita : il fine che l’indiano si ripromette è che le sue esperienze non vengano perdute e si mostra soprattutto interessato a che vengano ricordate una serie di visioni o di sogni che egli ha avuto fin dall’infanzia e che conterebbero un certo messaggio del “mondo degli spiriti”. Il racconto quindi parte dall’infanzia d Alce Nero prima che arrivassero i bianchi. Procede quindi tra il racconto delle visioni e delle molte battaglie con i bianchi: vengono cosi riportate il maggior numero degli scontri poi divenuti celebri alcuni dei quali pero non sono narrati da Alce Nero che non vi aveva partecipato ma da altri indiani presenti alla conversazione.
Dopo la repressione avvenuta in seguito alla battaglia di Little Bighorn la vita tradizionale degli indiani si spegne. Alce Nero al seguito di Buffalo Bill, partecipa a una serie di spettacoli nell’est e poi in Europa. Ma al suo ritorno trova la situazione ancora peggiore. Comunque egli cerca di prodigarsi per il suo popolo esercitando la funzione di guaritore secondo i poteri che le visioni gli avevano concesso. Il racconto di Alce Nero si chiude poi con la narrazione del massacro del Wounded Knee con il quale il sogno della nazione indiana, come egli dice, è finito per sempre. Nel proscritto Neihardt racconta che ha accompagnato il vecchio sulla cima di un colle e come alla sua preghiera e invocazione il cielo sembra aver risposto facendo cadere una pioggia strana e improvvisa .
Da altra fonte sappiamo però che il libro è una rielaborazione molto libera che, se ha come base i racconti di Alce Nero, in effetti è integrato da molte altre fonti e forse anche da non poca fantasia.
Tralasceremo le ricostruzione dei molti scontri con l’esercito che in verità appaiono molto poco attendibili e che non rientrano comunque nel nostro assunto. Eviteremo anche la descrizione delle molte visioni e sogni carichi di complicati simbolismi difficilmente comprensibili e dei quali comunque non sappiamo quanto poi si deve alla fantasia del Neihardt
Tuttavia i fatti narrati e soprattutto la descrizione di credenze, usanze, modi di vivere sono sostanzialmente aderenti alla effettiva realtà degli indiani alla fine dell'800. Noi troviamo dal libro un certo numero di fatti che ci permettano di dare una idea abbastanza veritiera e fedele del West visto dagli indiani. Cercheremo di separare la connotazione della idealizzazione osservando i fatti e ricostruendo da essi per quanto possibile la realtà effettiva.
Tutta le citazioni dopo riportate con il numero della pagina si riferiscono al seguente testo: John G. Neihardt : Alce Nero parla. Adelphi edizioni,1968.(edizione super Poket) Su
La caccia al bisonte costituiva la base economica di sopravvivenza per molte tribu indiane anche se non per tutte, naturalmente. Il bisonte in inglese fu chiamato chiamato " buffal" da cui il termine italianizzato di "bufalo" che in realtà in Italiano indica un animale ben diverso Gli indiani aspettavano il passaggio di mandrie di bisonti immense formato da un numero impressionante di capi e che coprivano intere pianure. Prima dell'introduzione del cavallo la caccia avveniva a piedi, con armi rudimentalii. Dopo l'incontro con i bianchi invece si usarono i cavalli, talvolta anche armi da fuoco ma più spesso ci si limitava al tradizionale arco.
Allora ci fu una grande polvere; tutti gridavano e tutti i cacciatori si precipitarono a uccidere, ognuno per conto suo. Erano tutti quasi nudi. con le loro faretre piene di frecce appese a sinistra, e si buttavano a cavallo addosso al bisonte e lo colpivano dietro la spalla sinistra. Alcune delle frecce penetravano fino alle penne. e a volte quelle che non si imbattevano in un osso uscivano dall'altra parte. Tutti erano molto felici. pag 62 |
Ovviamente il momento di caccia era un momento di grande gioia e di eccitazione. La caccia al bisonte era una festa grande come lo sono sempre stati i giorni del raccolto delle civiltà agricole.
Vi era tutto un cerimoniale gioioso nell'avvistamento delle mandrie e naturalmente grande onore spettava al cacciatore che li aveva localizzati per primo:
Una delle vedette rispose: Sapete dove siamo stati. .Siamo saliti fino in cima a una collina e abbiamo visto una mandria piccola di bisonti . E mentre parlava indicava la direzione. Il consigliere disse: Forse dall'altra parte avete il bene. Informatemi . La vedetta rispose: Dall'altra parte abbiamo visto un'altra mandria di bisonti plù grossa . Allora il consigliere disse: Vi sarò grato. Ditemi tutto ciò che avete visto da quelle parti. La vedetta rispose: Dall'altra parte di quella montagna non c'erano che bisonti, per tutta la regione. E il consigliere disse: aoh! . Allora il banditore gridò come cantando: I vostri coltelli verranno arrotati, le vostre frecce verranno affilate. Preparatevi, fate presto; approntate i vostri cavalli! Usciremo con frecce. pag 59 |
Il prodotto della caccia era diviso fra tutti i componenti della tribu ed era quindi un momento di coesione, di solidarietà i tutto il gruppo che si riconosceva come una unità:
Allora il capo dei consiglieri fece un giro. per scegliere i migliori cacciatori sui cavalli più veloci; poi disse loro:Eccellenti giovani guerrieri. parenti miei. so che il vostro lavoro è buono. Quello che voi fate è sempre buono; così oggi farete mangiare i deboli. Forse alcuni sono vecchi o deboli, senza figli. oppure sono donne con bambini e senza marito. Voi li aiuterete. e tutto ciò che uccidete sarà per loro. Questo era un grande onore per i giovani. pag 59 |
La caccia era opera dei guerriero ma anche i ragazzi, le donne e gli anziani partecipavano ciascuno a modo suo e secondo le proprie possibilità :
..questo era il mio primo bisonte grosso, e continuavo a gridare "Yuhoo! ¯ : gridavo tanto che gli altri avranno creduto che stavo uccidendo un'intera mandria. Quando cadde, scesi dal cavallo e cominciai a macellarlo io stesso, ed ero molto felice. Per tutta la pianura, a perdita d'occhio, si vedevano adesso uomini occupati a macellare i bisonti, e le donne e i vecchi che non potevano cacciare si avvicinavano per aiutarli. E tutte le donne facevano il tremolo di gioia per ciò che i cacciatori avevano dato loro. Questo accadeva nella Luna delle Ciliegie Rosse (luglio). Fu una grande caccia. pag 62 |
Del bufalo si usava praticamente tutto: la carne veniva mangiata in parte fresca e i in massima parte disseccata con un lungo e paziente lavoro e conservata. Con le ossa si costruivano arnesi di ogni genere, dalle pelli pellicce per l'inverno e soprattutto le coperture delle tipiche tende indiane ,i Tepee.:
Finita la macellazione, la carne veniva appesa sulla groppa del cavallo e legata con strisce fresche di pelle di bisonte. Quando tornammo al villaggio, tutti i cava!li dei cacciatori erano carichi di carne. e noi bambini che non potevamo aspettare il banchetto mangiavamo tutto il fegato crudo che volevamo. Nessuno si arrabbiava con noi per questo. Nel frattempo, le donne rimaste nell'accampamento tagliavano pali lunghi e stecche forcute per preparare le apparecchiature dove avrebbero appeso la carne a seccare. Quando i cacciatori arrivavano. buttavano la carne in mucchi sopra un tappeto di foglie . pag 63 |
Il bufalo quindi era animale sacro,era un dono del grande spirito che veniva cacciato ma il cui spirito era venerato. Veniva offerto e mangiato quasi con un rito religioso :
offri una fetta di bisonte che aveva davanti, perchè il bisonte era sacro e ci forniva cibo e alloggio. Poi accese pipa, la offrì ai quattro quadranti, allo Spirito Alto e alla Madre Terra, e porgendola disse: La nazione si è fidata di voi.... pag 59 |
I bianchi invece cominciarono a uccidere con le armi da fuoco i bufali in grande quantità, dapprima per la carne. Per esempio William Cody divenne noto con il nome di Buffalo Bill proprio perchè procurava carne di bisonte agli operai della ferrovia. In seguito però si uccisero i bufali semplicemente per la la lingua o anche per il puro piacere di uccidere o per affamare gli indiani. Fu cosi operato un assurdo e stupido massacro delle grandi mandrie. Tutto il territorio fu coperto dalle loro carcasse. Gli indiani videro con sgomento cosi svanire quello che per essi era la fonte prima della loro vita , il dono del Grande Spirito. La fine dei bisonti fu pure la fine della vita indiana più ancora che i massacri e l'invasione dei bianchi
E il quadro che si presentava agli sfortunati indiani era di una desolazione e di una tristezza indicibile perchè con i bisonti era morta anche la loro cultura, il loro mondo.
Naturalmente anche gli indiani si innamoravano come tutti gli uomini e le donne del mondo. Seguiamo allora una storia di "ordinario "amore come era concepito secondo le regole di quei popoli seguendo il racconto di Alce Nero .
Se un giovani si innamora di una ragazza non è possibile dichiarale il proprio amore, averne il consenso e sposarla. Non è possibile nemmeno parlarle: le usanze tribali non lo permettono, non esiste la coeducazione dei sessi:
a quei tempi non era facile ottenere una ragazza, quando un giovane voleva sposarsi. Supponiamo che io sia un giovane e abbia visto una ragazza che mi pare tanto bella da farmi sentire male ogni volta che penso a lei. Non posso abbordarla direttamente e dirle come stanno le cose pag 73 |
Ma bisogna pure farsi avanti: occorrono astuzie e sotterfugi che il mondo dei genitori finge di non vedere:
forse mi nascondo tra i cespugli, vicino alla fonte dove lei va a volte a prendere l'acqua, e quando arriva , se nessuno ci guarda, salto fuori pag 74 |
Un giovane ,Cavallo Alto, si innamora di una ragazza ma i genitori di lei sono molto attenti e severi:
... la sorvegliavano tutto il giorno, e avevano anche cura che non le capitasse nulla di notte, mentre loro dormivano. Tanto bene le voIevano che le avevano fatto un letto di cuoio crudo, per dormire, e quando si accorsero che Cavallo Alto gironzolava intorno, presero delle cinghie di cuoio crudo e di notte la legavano al letto perchè nessuno potesse rubarla, mentre loro dormivano, anche perchè non erano molto sicuri che la ragazza in realtà non volesse che la rubassero. pag 74 |
Siamo ben lontani dall'idea dell'amore libero fra i primitivi: I principi dell'età vittoriana sono di grande liberalità di fronte agli usi tribali
Cavallo Alto allora deve seguire la via legale: offrire al padre il prezzo per sposare la ragazza :
e cosi andò direttamente a parlare col padre di lei e gli disse che era tanto innamorato della ragazza che avrebbe dato per lei due cavalli buoni: uno giovane e l'altro non tanto vecchio. Ma il vecchio fece soltanto un segno negativo con la mano, come per dire a Cavallo Alto di andarsene e di non dire sciocchezze Pag 75 |
In seguito poi Cavallo Alto riesce a racimolare altri due cavalli ma l'offerta pare ancora troppo modesta al padre. Non bisogna pensare come verrebbe a noi Occidentale che la ragazza fosse solo un oggetto da comprare, sarebbe grave errore. Il prezzo dato ai genitori non significa affatto che la donna venga comperata come tradurremmo noi: si tratta invece di un in indennizzo dato alla famiglia di origine che è tanto più alto quanto più vale la donna. Infatti quando Cavallo Alto ,disperato, propone alla fanciulla di fuggire ha la risposta che si merita:
ma lei disse che non sarebbe fuggita con lui; voleva essere comperata come una donna di valore. Vedete che anche lei aveva un'alta opinione di se stessa pag 75 |
Aveva infatti offeso l'orgoglio della fanciulla che non si sarebbe data per niente, come una donna di nessun valore.
Ma Cavalo Alto non sa come fare, non ha altri cavalli da offrire. Si confida con un cugino e questi gli da un consiglio
Cugino, ho un piano. e se sei abbastanza uomo per fare come ti dico io, vedrai che tutto si aggiusta. Lei non vuole fuggire con te; suo padre non vuole accettare quattro cavalli; e più di quattro cavalli non puoi trovare. Allora devi rubarla e scappare con lei. Poi. passato un poco di tempo. puoi ritornare e il vecchio non può fare nulla perchè ormai sarà la tua donna. Probabilmente anche lei vuole che tu la rubi pag 76 |
Insomma il classico rapimento a scopo di matrimonio in cui il reato del rapimento è estinto dal matrimonio stesso tanto in voga non solo in Sicilia in quel tempo.
Escogitano un piano:
A tarda notte si avvicinarono senza far rumore alIa tenda della ragazza e aspettarono, per essere sicuri che il vecchio e la vecchia e la ragazza dormissero profondamente. Allora Cavallo Alto. strisciando. si infilò sotto la tenda con un coltello. Prima doveva tagliare Ie cinghie di cuoio crudo. e poi il cugino avrebbe allentato i paletti che tenevano chiuso quel Iato della tenda, Io avrebbe aiutato a trascinare fuori la ragazza e a imbavagliarla. Dopo di che, Cavallo Alto l'avrebbe messo di traverso sul suo cavallo e se la sarebbe portata via in fretta, e poi sarebbe vissuto felice per sempre. pag 76 |
Ma i genitori si aspettavano la mossa e sono ben attenti e l'impresa fallisce.
I due ci riprovano ancora molte molte e in vario modo ma i genitori sono più furbi ed esperti . Allora arriva la soluzione giusta, quella degna di un vero uomo: mettersi sul sentiero di guerra per procacciarsi cosi i cavalli necessari .
Insieme al cugino fanno quindi una spedizione contro una tribù vicina.
Così fecero tutti i preparativi, e giunta la notte si misero sul sentiero di guerra, da soli. Dopo qualche giorno di viaggio arrivarono a un accampamento dei Crow, verso il tramonto; quando si fece buio si avvicinarono di nascosto al luogo dove si trovavano i cavalli dei Crow, uccisero l'uomo che sorvegliava i cavalli, il quale non si aspettava l'attacco perchè credeva che tutti i Lakota fossero molto lontano, e così se ne andarono con un centinaio di cavalli pag 80 |
Per la nostra mentalità si trattava di rapina e omicidio ma per gli indiani era un atto glorioso. Infatti il padre questa volta accetta l'offerta e viene precisato allora che :
Questa volta il vecchio non lo accolse con un gesto di rifiuto. Non era i cavalli quello che lui voleva. Quello che voleva era un figlio ( un genero) che fosse un vero uomo e capace di fare qualcosa. Così Cavallo Alto ebbe finalmente la sua ragazza e io credo che se la meritava. pag 80 |
In fondo la storia di amore di Cavallo Alto non è molto diversa da quella che avrebbe potuto accadere in quei tempi anche in Europa e fra i pionieri: genitori prudenti che acconsentono solo quando vedono che il giovanotto ha delle capacità, una ragazza che si mantiene nell'ambiguità, che si rifiuta e incoraggia, il tentativo di mettere i genitori di fronte al fatto compiuto : ma la fine traccia la differenza insormontabile fra indiani e bianchi: ciò che appare agli uni un delitto appare agli altri un merito.
Le due culture non potevano coesistere.
Generalmente nei racconti sugli indiani, soprattutto nelle fiction gli aspetti religiosi sono messi in secondo piano. Sono presentati certamente con la loro credenze religiose ma queste sembrano non interferire poi troppo con le loro azioni, quasi che essi fossero un popolo “laico”. In realtà come per tutte le culture primitive le credenze religiose (qualcuno potrebbe dire superstizioni ma si tratta di punti di vista) sono sempre di fondamentale importanza. L’indiano come tutti i primitivi si ritiene in continuo contatto con il mondo degli spiriti ai quali parla e che gli parlano . Il contatto avviene attraverso uomini che hanno ricevuti dei doni particolari ed è poco noto ma molti capi tribù dovettero il loro ascendente al fatto che li si riteneva appunto in contatto con gli spiriti
Ad esempio Cavallo Pazzo era ritenuto depositario di una particolare rapporto con gli spiriti:
era un guerriero grandissimo, forse il più grande che abbiamo mai avuto fino a quei tempi........ lui era diventato capo grazie al potere ricevuto in una visione, quando era ragazzo. Quando fui uomo, mio padre mi raccontò qualcosa, di quella visione. Naturalmente non sapeva dirmi tutto; ma mi disse che Cavallo Pazzo aveva sognato ed era andato nel mondo dove ci sono soltanto gli spiriti di tutte le cose. Fu quella visione a dargli il suo grande potere; quando doveva combattere, gli bastava pensare a quel mondo per ritrovarvisi di nuovo, e così poteva attraversare qualunque cosa senza che lo ferissero.
pag 88 |
Essi credevano in un "grande spirito" chiamato Manitu o anche "Wanka tantra!" ma ogni cosa della vita doveva essere in armonia con il divino:
perche nulla può vivere bene se non in una maniera che si accorda con il modo in cui Potere del Mondo vive e si muove per compiere la sua opera pag 214 |
Bisognava quindi rispettare determinate principi che mettevano in armonia i mondi dell'uomo ,della natura e degli spiriti :
avete osservato che tutto ciò che un indiano fa è in un circolo. e questo perchè il Potere del Mondo sempre lavora in circoli e tutto cerca di essere rotondo Nei tempi andati. quando eravamo un popolo forte e felice. tutto il nostro potere ci veniva dal cerchio sacro della nazione. e finche quel cerchio non fu spezzato. il popolo fiori. L'albero fiorente era il centro vivente del cerchio. e il circolo dei quattro quadranti li nutriva. L 'est dava pace e luce. il sud dava ore. I'ovest dava la pioggia. e il nord. col suo vento freddo e potente. dava forza e resistenza. Questo sapere ci veniva dal mondo dell'aldilà con la nostra religione. Tutto ciò che il Potere del Mondo fa. lo fa in circolo.
pag 197 |
E l'indiano come l'uomo medioevale occidentale trova dovunque delle corrispondenze misteriose significative , nulla avviene per caso, ogni cosa ha il suo significato simbolico e mistico:
Pensate a questo: forse il sud non è la sorgente della vita, forse la verga fiorente non proviene in realtà dal sud? E l'uomo non avanza di là verso il sole tramontante della sua vita? E non si avvicina poi al nord più freddo, dove sono i capelli bianchi? E non arriva poi, se vive abbastanza a lungo, alla sorgente della luce e della comprensione, che è l'est? E poi non ritorna al punto da dove partito, alla seconda infanzia, per rendergli la sua vita alla vita tutta, e la sua carne alla terra da dove è venuto?
pag 202 |
E vi è anche la tendenza di credere a un altro mondo eterno a un mondo vero di cui il nostro è solo una sbiadita copia, teoria che ricorda tanto le antiche credenze Orfiche dei Greci ( e anche nei loro influssi su Platone. ):
Quello è il vero mondo che è dietro a questo mondo, e tutto ciò che vediamo qui è come un'ombra di quel mondo. Lui ( Cavallo Pazzo) era con il suo cavallo in quel mondo, e il cavallo e lui stesso sul cavallo e gli alberi e l'erba e I pietre e tutto era fatto di spirito, e nulla era duro, . tutto sembrava galleggiare. Il suo cavallo ... ballava intorno come un cavallo fatto soltanto d'ombra...
Pag 88 |
il mezzo fondamentale attraverso il quale il mondo degli spiriti interagisce e comunica con il mondo materiale è il sogno o la visione: non pare che si faccia grande differenza fra le due cose. Un indiano, quindi come in tutte le culture primitive, può essere mosso a compiere grandi azioni semplicemente da un sogno. D’altra parte anche nella Bibbia si veda per esempio l’episodio di Giuseppe che regola la vita dell’Egitto proprio in base alla interpretazione di un sogno.
Tutta la vita di Alce Nero ( come viene narrata nel libro) è dominata proprio da un sogno (o visione) avuto da piccolo che gli avrebbe assegnato una misteriosa missione di salvezza del suo popolo. Alce Nero si considera un ”fallito” perchè non è veramente riuscito a realizzare la misteriosa missione che gli spiriti gli avevano assegnato.
Narra che già quando aveva quattro anni aveva cominciato a sentire voci misteriose che lo chiamavano. Ma a nove anni egli rimane per giorni interni in uno stato di assenza, senza conoscenza e vede se stesso :
vidi nella tenda, e dentro vidi mia madre e mio padre che si chinavano sopra un bambino malato, su me stesso. Quando entrai nella tenda, qualcuno diceva: Il bambino riprende conoscenza; dovresti fargli bere un sorso d'acqua . Mi ritrovai seduto; ed ero triste perchè nè mia madre nè mio padre sembravano sapere che ero stato cosi lontano. Pag 51 |
Durante questo periodo egli ha una grande visione che poi tutta la vita cercherà di comprendere.
Guarda, una voce sacra ti chiama; per tutto il cielo una voce sacra chiama ¯. Forse voleva dire che tutte le nuvole mi stavano guardando. E poi disse: Ascolta! Una voce ti chiama! Allora alzai lo sguardo alle nuvole, e vidi scendere due uomini, la testa in giù come frecce che cadono; e mentre si avvicinavano, cantavano un canto sacro e il tuono era come il rullare di un tamburo.
Io ero rimasto a guardarli, immobile, e venivano dal luogo dove abita il gigante (il nord). Ma quando stavano per raggiungermi, girarono dalla parte dove tramonta il sole, e a un tratto erano due oche. Poi scomparvero, e cadde la pioggia con un grande vento e molto rumore. Pag 21 |
Il racconto della visione è lunghissimo
Si parla di frecce , di cavalli, di guerrieri, di nuvole. di antenati che compaiono e scompaiono che si trasformano l'uno nell'altro in un caleindoscopio infinito: si tratta di un racconto che ricorda molto, per complessità e simbolismo, l'Apocalisse cristiana. Tuttavia, da altra fonte, sappiamo che Neihardt in effetti ha parecchio ampliato il racconto e non si vede d'altra parte come si potrebbe tenere a mente un racconto cosi lungo e complesso pieno di infiniti simbolismi che non si comprendono.
Il piccolo Alce Nero ricorda che
non raccontai questa visione a nessuno. Mi piaceva ricordarla, ma avevo paura di raccontarla pag 21 |
non perchè teme di non essere creduto perchè gli indiani credono fermamente in queste cose ma perchè ha proprio paura del compito gli spiriti gli hanno affidato.
In seguito egli ha altre visioni . Divenuto adulto egli poi fa rappresentare tutto il complicato sogno da tutta la sua tribù perchè, secondo una credenza, una visione porta effetti solo se poi essa viene rappresentata in terra materialmente. Dopo Alce Nero comincia esercitare come guaritore ma è ben consapevole che il potere di guarire non gli appartiene e che è solamente un mezzo:
Era il potere del mondo dell'aldilà e le azioni e le cerimonie avevano fatto di me soltanto una specie di buco, attraverso il quale il potere poteva giungere ai bipedi. Se avessi pensato che ero io stato a farlo, il buco si sarebbe chiuso e non avrebbe lasciato passare alcun potere. pag 203 |
Le visioni e le voci poi si ripetono per tutta la vita: alla fine Alce Nero si rimprovera di non aver seguito la sua prima grande visione e di essersi troppo fatto distrarre da quelle minori e imputa a questo fatto di non aver potuto fare nulla per salvare il suo popolo.
Quanto a me, l'uomo a cui fu concessa in gioventù una così grande visione, adesso mi vedete ridotto un vecchio pietoso che non ha fatto un bel niente, perchè il cerchio della nazione è rotto e i suoi frammenti sono sparsi. Il cerchio non ha più centro, e l'albero sacro è morto pag 275 |
Benchè si tratti della parte più ampia del libro che stiamo esaminando riteniamo pero che non sia utile al nostro assunto insistere ancora su questo aspetto.
Un indiano era soprattutto un guerriero: la guerra era la sua vocazione, la sua vita Prima di una battaglia essi si ripetevano scambievolmente che "oggi è un buon giorno per morire."
Fin dalla più tenera infanzia essi si preparavano giocando alla guerra. In genere anche i nostri bambini sono soliti fare un tale gioco ma per essi esso è " solo un gioco" in cui gli aspetti cruenti e crudeli della guerra sono ignorati. ma l'indiano invece fa un gioco che è una vera e propria preparazione:
tutti i bambini dai cinque o sei anni in su giocavano alla guerra. Si riunivano i piccoli delle diverse bande della tribù e giocavano alla guerra con palle di fango, scagliate con verghette di salice. E i ragazzi più grandi giocavano al gioco chiamato Buttarli-giu dai -Cavalli, che è esattamente come una battaglia, solo che non si uccidono; e a volte si facevano molto male. I cavalieri delle diverse bande si mettevano in fila e si lanciavano alla carica sugli altri, urlando; e quando alla fine della corsa i cavalli si incontravano, si impennavano e cadevano a terra e strepitavano, avvolti in una nube di polvere, e i combattenti lottavano corpo a corpo, finchè una delle bande non aveva perso tutti i suoi uomini, perchè I quelli che cadevano a terra venivano considerati morti. ! Eravamo sempre nudi, quando giocavamo, come lo sono i guerrieri quando combattono, se non fa troppo freddo, perchè senza indumenti si è molto più agili. Pag 17-18 |
Altro gioco simile era quello di addestrare i bambini a rubare: il furto operato ai danni di estranei alla tribù era infatti considerato un fatto altamente onorevole e meritorio.:
C'era un gioco della guerra che noi bambini eravamo soliti giocare. Avevamo un consigliere, e quando si faceva buio ci ordinava di andare a rubare un pezzo di carne secca ai grandi. Ci porgeva uno stecco e dovevamo morderlo per strapparne un pezzo.....Poi ci andavamo al villaggio dei grandi, strisciando e se tornavamo e non ci avevano scoperti, facevamo banchetto e un ballo, e discorsi di finto eroismi, contandoci le nostre prodezze come dei guerrieri pag 64 |
Viene anche spiegata la tattica del cerchio resa familiare in tutti i film western.
Noi galoppavamo intorno a loro, continuamente, in un ampio cerchio che diventava sempre stretto. Quello è il modo migliore di combattere, perche è difficile colpire dei cavalli che galoppano in cerchio velocemente. E alle volte c'erano due cerchi l'uno dentro l'altro, che giravano rapidamente in senso opposto, e così era ancora più difficile colpire pag 96 |
Contrariamente a quanto appare nei ai film si trattava di un a tattica molto accorta ed efficace: una volta che i nemici avessero scaricate le loro armi da fuoco con scarsissimi risultati potevano poi assalirli con le armi bianche. Tuttavia va notato che quando poi entrarono in uso armi a rapida carica questa tattica dovette esser abbandonata : nella "battaglia dei carri "questo modo di combattere provocò una strage fra gli indiani.
Non è da pensarsi che i nemici fossero per eccellenza i bianchi: anche nei momenti di maggiore pressione dell'esercito, anche quando le guerre con i bianchi erano ormai terminate le guerre interne tribali erano sempre onnipresenti. Anzi in effetti veniva richiesto agli indiani non solo di cessare le ostilità verso i bianchi ma tra le tribu stesse. infatti Alce Nero ci racconta dl terrore che prese i Soux all'arrivo di una tribu nemica , i Crow e siamo gia dopo il 1880.
...adesso li sentivo parlare, e seppi che stavano preparando un piano di attacco. Dopo si ritirarono, sempre strisciando; poi si alzarono, corsero il colle di corsa e scomparvero Eravamo così in pochi, che non ci azzardammo nemmeno a levare le nostre tende; ce ne andammo al più presto possibile. Dovevamo attraversare il torrente che era in piena e muggiva pag 158 |
contro la furia spietata degli assalitori si compiono atti di coraggio. Ad esempio un guerriero sacrifica la sua vita :
C'era un uomo chiamato Lupo Coraggioso che quel giorno compi un grandissimo atto di valore, mentre stavamo guadando. lui era vicino alla treggia dei due vecchi e della bella ragazza, quando rimasero impantanati; allora saltò giù dal cavallo, che era un veloce inseguitore di bisonti, e disse alla bella ragazza di scappare. Poi rimase accanto ai due vecchi e lottò finchè tutt'e tre vennero uccisi. La ragazza riuscì a salvarsi pag 159 |
Appare chiaro che i Crow non avrebbero certo avuto pietà per dei vecchi e di una donna
Ma la guerra per gli indiani ha le sue leggi ma sono leggi crudeli e spietate. Per esempio vi è la regola del "colpo rituale " per cui ogni membro della tribù colpisce il nemico:
L 'uomo che ha ucciso un nemico non deve toccarlo, perchè egli ha l'onore dell'uccisione. Deve lasciare che un altro gli dia il colpo rituale. Quando andai a vedere c'era un mucchio di pali per il colpo rituale accanto e le donne lo avevano tagliato a pezzi con l'ascia e sparpagliato i pezzi tutto intorno. Era orribile. Allora accesero un falò proprio accanto al Crow e ballarono. Uomini, donne e bambini ballarono nella notte fonda, e nel frattempo cantavano su Naso di Corvo che aveva ucciso il Crow e su Mano Gialla che aveva dato il primo colpo rituale. pag 159 |
E certo gli indiani non sono meno spietati verso i bianchi quando riescono a sopraffarli:
C'era un soldato per terra e ancora scalciava. Passò un Lakota a cavallo e mi disse: Ragazzo, smonta e levagli lo scalpo lo scesi dal cavallo e ubbidii. L'uomo aveva i capelli corti e il mio coltello non era molto affilato. Il soldato digrignava i denti. Allora gli sparai un colpo sulla fronte e gli levai lo scalpo pag 115
ci divertivamo a girare a cavallo , tirando frecce ai Wasichu. Ce ne era uno che si dimenava per terra con alcune frecce nel corpo, e io cominciai a levargli la giacca, ma un uomo mi scostò e si prese la giacca lui.
pag 128 |
Le donne non partecipano direttamente alla battaglia : tuttavia incoraggiano gli uomini, li spronano a gareggiare in valore.
A metà strada vidi una ragazza molto bella, nel mezzo di una banda di guerrieri che si avviavano alla battaglia sul colle, e la ragazza cantava così : Fratelli, sono arrivati i vostri nemici Siate coraggiosi! Siate coraggiosi! Vi piacerebbe che mi facessero prigioniera? ¯.
pag 115
Vedevamo le donne. che adesso ci venivano incontro . tutte insleme , tutte facendo il tremolio !
pag 119
Dopo aver fatto vedere a mia madre il mio scalpo, rimasi un poco con le donne; tutte cantavano e facevano il tremolo pag 128 |
Il temine con cui sono indicati i non-indiani è Wasichu: non vi è riferimento al colore della pelle e comunque esistono anche" Wasichu "neri "
Essi appaiono al piccolo Alce Nero :
Avevo ormai dieci anni, e quell'inverno vidi per la prima volta un Wasichu. Pensai che tutti sembravano malati, e temevo che in qualsiasi momento ci avrebbero attaccati , ma poi mi abituai alla loro presenza (pag 68) |
L'impressione di malattia derivava dal colore chiaro della pelle proprio degli anglosassoni ( anche noi italiani individuamo i nordici da questo carattere). I racconti che aveva sentito da bambino li facevano apparire minacciosi. Diciamo che al piccolo i bianchi sembrano anche all'apparenza dei demoni, qualcosa di inumano.
In seguito conocendoli meglio comprende elementi essenziali :
Capivo che i Wasichu non si curavano gli uni degli altri Wasichu, come faceva la mia gente, prima che il cerchio della nazione fosse spezzato. Ognuno prendeva all'altro tutto quello che poteva. C'erano alcuni che aveva più di quanto potesse servire loro, e moltitudini di altri non avevano proprio nulla e forse morivano di fame. Avevano dimenticato che la terra era la loro madre. Questo non poteva certo essere una vita migliore di quella antica della mia gente pag. 219 |
Viene colto quello che noi definiremmo l'individualismo e l'egoismo della società borghese e moderna, le grandi differenze sociali della civiltà. Alce Nero invece vive in una società in cui ognuno si cura del proprio vicino, in cui le modeste ,preziose risorse vengono divise equamente fra tutti: una società insomma solidaristica contrapposta a una individualista che non gli sembra certo migliore della sua .
Rileva poi la disonestà dei Wasichu che mentono continuamente:
I soldati si erano presi tutti i nostri cavalli, e dicevano che il Grande Capo di Washington ce li avrebbe pagati; ma se mai lo ha fatto non me ne sono accorto. 179 |
e soprattutto ricorrono all'inganno :
I Wasichu andarono a parlare con alcuni capi, separatamente, e li convinsero a mettere i loro segni sul trattato. Forse alcuni di loro lo fecero perchè erano impazziti per via del wakan (acqua stregata, whisky) che i Wasichu avevano dato loro. Così ho sentito dire; non so. Ma solo uomini pazzi o molto stupidi potevano vendere la loro Madre Terra. A volte penso che sarebbe stato meglio se fossimo rimasti tutti insieme per farci ammazzare tutti. pag. 179 |
i sotterfugi legali appaiono chiaramente solo inganni e imbrogli.
Ma soprattutto vi è proprio un diverso modo di concepire la realtà. Ad esempio per Alce Nero molta importanza assume la forma delle abitazioni:
La vita dell'uomo è un circolo, dall'infanzia all'infanzia e lo stesso accade ogni cosa dove un potere si muove. Le nostre tende erano rotonde, come i nidi degli uccelli, e inoltre sempre disposte in circolo, il cerchio della nazione un nido di molti nidi, dove il Grande Spirito vede che noi covassimo i nostri piccoli....Ma i Wasichu ci hanno messi in queste scatole quadrate. Il nostro potere se ne è andato e stiamo morendo, perchè il potere non è più in noi. pag 198-199 |
L'indiano vive in un mondo di simboli magici e religiosi: fuori di esso la realtà per lui diventa qualcosa di incomprensibile. Alce Nero pare individuare in questo sovvertimento delle sacre tradizione la causa fondamentale della morte del suo popolo. In qualche modo ha ragione:ogni popolo ha la sua cultura: se ne viene privato a forza perde il suo senso della vita e incomincia veramente a morire se non fisicamente certamente spiritualmente. Altro è l'evoluzione lenta e graduale verso forme di civiltà più complesse, altro è esservi spinti con la violenza senza comprenderla.
Si crede magari che vi sia un segreto, una specie di magia che si possa conoscere perchè gli indiani possano riuscire a rifiorire :
Forse se riuscivo a vedere il grande mondo dei Wasichu, avrei imparato il modo di ricostruire il cerchio sacro e di far fiorire nel suo centro l'albero pag 156 |
Ma poi si rende conto che non esiste alcun segreto e che il mondo dei bianchi e solo un mondo malvagio. una specie di incarnazione del male
l mondo degli indiani allora diventa il paradiso perduto, il mondo "giusto, quello "vero" ,il mondo dei bianchi una specie di incubo che forse si dissolverà :
aveva visto un'acqua grande, e di là dall'acqua grande c' era una bella terra verde dove tutti gli indiani che erano mai vissuti e tutti i bisonti e gli altri animali vanno a vivere tutti insieme...... e non ci sarebbero Wasichu nel nuovo mondo che doveva arrivare con una nuvola in un turbine e distruggere la vecchia terra che moriva.
pag. 236 |
I
Alce Nero fa parte del circo di Buffalo Bill, viaggia all'Est e poi va anche in Europa, gira in molte nazioni e e accenna anche a Napoli e Pompei
dalla Germania andammo a un luogo dove la terra bruciava. C'era un monte alto, che finiva a forma di tenda, e lassù bruciava. Senti dire che molto tempo fa una grossa città e molte persone erano scomparse nella terra, in quel luogo. pag 226 |
Rimane favorevolmente impressionato dall'Inghilterra e si noti che in Canada , paese facente parte della corona inglese gli indiani avevano ricevuto un trattamento molto più umano che in Usa. Rimane in particolare colpito dalla gentilezza della Nonna, come gli indiani chiamavano la regina Vittoria che si intrattiene affabilmente con i pellerossa e mostra considerazione e rispetto per essi cosa alla quale essi non erano certo abituati a ricevere dai Wasichu,
Tuttavia di tutto il viaggio Alce Nero mostra molti ricordi ma sostanzialmente non ha compreso nulla di quello che ha visto che troppo lontano è dal suo mondo dalla sua concezioni: è come se fosse passato attraverso un sogno dal quale si riscuote appena torna alla sua gente.
Dopo una indomita lunga quanto inutile resistenza venne la fine per la cultura indiana. Un mondo fini per sempre anche se il suo ricordo seppure molto alterato cominciò a diffondersi per il mondo intero attraverso il nascente mito del West.
I grandi spazi di cui avevano bisogno gli indiani venivano loro sottratti con la forza e con l'inganno dai bianchi:
vennero per toglierci via circa la metà della terra che ci era rimasta. Il nostro popolo non voleva questo trattato, nemmeno, ma Tre Stelle venne e fece il trattato lo stesso, perche i Wasichu volevano la nostra terra, tra laTerra Fumosa e il fiume Buono. Così l'inondazione di Wasichu, sporchi di cattive azioni, si portò via la metà dell'isola che ci era rimasta. Eravamo chiusi e recintati ! Non potevamo fare nulla. pag 322 |
Il loro mondo era finito,erano estranei in un mondo che nemmeno comprendevano e che sembrava un brutto sogno:
Ormai tutta la nostra gente si stava sistemando in case grigie quadrate, sparse qua e la su questa terra da fame, e i Wasichu avevano tracciato intorno a loro una linea, per recintarli. Il cerchio della nazione era stato spezzato, e non c'era più un centro per l'albero fiorente. La gente era disperata. Li sentivo pesanti e bui.... che non gli si poteva più far vedere nulla. La vita del popolo era in quel cerchio; e che sono molte piccole vite, se la vita di quelle vite se n'è andata? pag 216 |
La miseria, la fame e le malattie dilagano:
La fame ritornava spesso tra di noi, adesso, perchè buona parte di ciò che il Grande Padre a Washington ci mandava, probabilmente lo rubavano i Wasichu, che erano pazzi per il denaro. C'erano , molte menzogne, non le potevamo mangiare. pag 215 i malati, e ce n'erano molti, perche il male aveva colpito la mia gente, che era sempre debole per via della fame. Ci furono molti altri malati. L'inverno, quando venne la pertosse uccise i bambini piccoli che non avevano abbastanza da mangiare ' Così stavano le cose. Il nostro popolo era ridotto disperazione, in uno stato pietoso.
pag 232 |
In questo contesto di disperazione cominciano a circolare le voci di una possibile salvezza: come spesso avviene quando l'uomo non vede speranza in terra la cerca nel cielo. Nasce allora l'illusione finale e drammatica della " danza degli spettri "cioè di un rito magico che avrebbe salvato gli indiani e fatto scomparire l'incubo dei bianchi.
Corrono voci che il Grande Spirito secondo le antiche credenze ha parlato:
c'era uno stregone, tra la palude, il quale aveva parlato con il Grande Spirito in una visione, e il Grande Spirito gli aveva detto come fare per salvare i popoli indiani, per fare scomparire i Wasichu e ritornare tutti i bisonti e tutte le persone che erano morte, Aveva visto un'acqua grande, e di là dall'acqua grande c' è una bella terra verde pag. 233 |
Per fare questo bisogna operare dei riti , la "danza degli spettri "appunto come fu chiamata:
diede un poco di pittura rossa sacra e due penne d'aquila a Tuono Buono. La gente doveva tingersi la faccia con quella pittura e doveva ballare una danza degli spiriti e come lo stregone aveva insegnato Disse loro che stava per arrivare un altro mondo, proprio come una nuvola. Sarebbe arrivato dall' ovest. in un grosso turbine, e avrebbe distrutto tutto questo mondo. che era vecchio e morente. In quell'altro mondo c' era abbondanza di cibo. come nei tempi andati; in quel mondo tutti gli indiani morti erano vivi. e tutti i bisonti che erano stati uccisi. correvano di nuovo per le praterie. pag 234 |
I bianchi furono molto preoccupati che un movimento del genere rimettesse in moto la rivolta degli indiani che era stata sedata in tanti anni di lotte e proibirono queste pratiche. Questo però non fermava il movimento :
Se i Wasichu vogliono battersi con noi lasciateli fare. fortificate Ia vostra volontà .e fatevi coraggio. Dobbiamo fidarci degli scomparsi che sono nel nuovo mondo che si annuncia pag 256 |
Si pone la premessa di altre tragedie. Un gruppo di indiani infatti si muove dalle riserve, viene intercettate al Wounded Knee. Benche essi consegnassero tutte le armi tuttavia un ufficiale dell'esercito fu ucciso da un indiano e i soldati compirono una terribile strage che Alce Nero ricorda:
C'erano uomini e donne e bambini ammucchiati e sparsi per tutta la pianura, sotto il monticello dove i soldati avevano piazzato le loro armi a carro, e verso ovest, su per il burrone asciutto quasi fino alla cresta della montagna, si vedevano le donne e i fanciulli e i bambini piccoli, tutti uccisi. Quando vidi questo, rimpiansi che non avessero ucciso anche me; ma non rimpiangevo troppo le donne e i bambini: per loro era meglio essere felici nell'altro mondo, dove volevo andare anch'io. pag 265 |
E questo come dice Alce Nero fu la fine di tutto:
Non sapevo in quel momento che era la fine di tante cose. Quando guardo indietro, adesso, da questo alto monte della mia vecchiaia, ancora vedo le donne e i bambini massacrati, ammucchiati e sparsi lungo quel burrone a zigzag, chiaramente come li vidi coi miei occhi da giovane. E posso vedere che con loro mori un'altra cosa, lassù, sulla neve insanguinata, e rimase sepolta sotto la tormenta. Lassù morì il sogno di un popolo. Era un bel sogno. pag 275 |
Era un bel sogno. è vero per un indiano ma purtroppo era incompatibile con un un altro bel sogno, quello degli uomini bianchi : uno dei due doveva finire e fini, come sempre, quello del più debole.
Neihardt chiude il libro con l’immagine suggestiva di Alce Nero che ormai vecchio e disperato grida dall’alto della collina agli spiriti per il suo mondo ormai finito 40 anni prima. Ma si tratta di una licenza poetica, o se si preferisce di un falso o di una mistificazione dell’autore. In realtà Alce Nero nel 1930 era ben diverso dalla immagine che ci ha tramandato Neihardt: era un uomo cambiato cosi come era cambiato il suo popolo. Nel libro invece viene disconosciuta l'evoluzione avvenuta orami da quasi trenta anni: Alce Nero non era più uno stregone ma un catechista cattolico.
Alla fine dell’800 infatti gli indiani avevano cominciato a convertirsi al cristianesimo e lo stesso movimento della “ danza degli spettri” era in realtà un movimento religioso sincretico fra cristianesimo e religioni tribali. I Sioux in particolare si erano rivolti ai cattolicesimo forse perchè non era propriamente la religione dei loro nemici bianchi (in generale protestanti) o perchè provenivano dal Canada (francofono e cattolico) che li aveva sempre trattati meglio o perchè consideravano forse le sue funzioni cattoliche più consone al loro spirito. Anche Alce Nero nel 1904 si fece battezzare e prese il nome di Nicolas: il suo nome all’incontro con Neihardt era quindi:“Nicholas Black Elk (Nicola Alce Nero): gli indiani prendono nomi cristiani e conservono i vecchi soprannomi tribali come cognomi trasmissibili ai figli ( anche i figli di Alce Nero hanno il cognome di Black Elk) Non si tratta di una differenza solo formale ma della assunzione di una diversa identità.
Alce Nero dopo la conversione abbandonò le sue primitive convinzioni magiche e religiose . Affermò testualmente a proposito della sua magia :
È una cosa tutta priva di senso esattamente come i maghi che avete presso gli uomini bianchi. È proprio la stessa cosa. Non va confusa con il pregare con la pipa, che è una cosa molto più importante. Se un uomo prega con la pipa, spinge gli altri uomini a pregare con lui. Ma quest’altra cosa, lo yuwipi, è fare come fanno i maghi, che tentano di ingannare. Lo so perché l’ho fatto io stesso"
pag 36 del testo di Lucy Looks Twice |
Alce Nero quindi divenne un fervido cattolico, per oltre 40 anni fino alla sua morte avvenuta ben venti anni dopo dopo gli incontri con Neihardt , nel 1950, svolse sempre opera di catechista presso la locale parrocchia. In particolare egli teneva in chiesa accorati e efficaci discorsi in lingua lakota : manteneva cosi la sua propensione religiosa che aveva sempre manifestato sin dalla tenera età. Negli ultimi anni della sua vita vide con diffidenza il diffondesi di un certa indifferenza verso la religione come ogni altro americano della sua età.
Le civiltà e le culture finiscono ma non per questo finiscono i popoli che possono continuare la loro vita assumendo nuovi e usi e credenze e tecniche . Sarebbe erroneo pensare che un popolo abbia una cultura data una volta per sempre. Anzi tutti i popoli evolvono sempre , le culture evolvono , ciascuna influenza le altre in uno scambio ininterrotto. La nostra cultura italiana e europea non è che il risultato di un evolversi continuo che ha avuto momenti altamente drammatici e violenti e altri invece di lenta e pacifica evoluzione.
Gli indiani che popolavano il West non sono affatto spariti, anzi il loro numero è molto superiore a quelle dei tempi della conquista: essi continuano a vivere inserendosi in una civiltà moderna. Pensare che essi invece debbano essere sempre legati a un passato ormai finito, vederli ancora inseguire le mandrie di bisonti che non esistono più, credere in pratiche sciamaniche superate dalla scienza è una astrazione e una astrazione pericolosa: significa operare una emarginazione, metterli in un ghetto, di arretratezza di povertà il che è esattamente quello che avviene nelle superstiti riserve. il mondo cambia ,dobbiamo stare al passo con il mondo non nel senso che dobbiamo subire il progresso ma che dobbiamo dare anche noi un nostro contributo: ma se non stiamo al passo dei tempi il progresso ci spazza via, nella migliore delle ipotesi ci mette in un canto.
Saggiamente disse un capo indiano ,Due lune :
quaranta anni fa io combattei
Custer fino a che furono tutti morti . Io allora ero nemico degli
uomini bianchi. Ora io sono amico e fratello, vivendo in pace
insieme sotto la bandiera del nostro paese. " Due Lune (da Indian Memorial At Little Bighorn Battlefield National Monument) |
Con questo non si vuol assolvere o nascondere o minimizzare gli eccessi , i massacri inutili, le ruberie e le ingiustizie commesse contro gli indiani
LA LEGGENDA DEL WEST
Introduzione Formarsi della leggenda I valori del West La guerra L'amore Generi e filoni Situazioni e personaggi
Alcuni momenti della leggenda :
Ombre Rosse Il Massacro di Fort Apache I cavalieri del nord-ovest Rio Bravo Mezzogiorno di fuoco Un dollaro di onore La vergine della valle Ultima notte a Warlock
Rin tin tin Tex Willer Capitan Miki Bufalo Bill Sentieri selvaggi Un uomo chiamato cavallo Soldato Blu Il piccolo grande uomo Nessuna pietà per Ulzema
Esiste una leggenda del West che non va confusa con la realtà storicamente accertata del West: ora noi intendiamo occuparci della leggenda non del West reale. Diremmo più esattamente che esistono due leggende del West contrapposte, una positiva che vede il West il luogo dei valori fondanti della civiltà americana, l’altra negativa che cresciuta intorno agli anni del 68 vede, in polemica con la prima, invece il West come il luogo dei disvalori, del male originario che vi è nell’America e nella civiltà occidentale in generale simboleggiata dal genocidio dei pellerossa.
Il processo è legato all’atteggiamento verso l’America in generale.
Negli anni 50 e 60 i giovani per rompere con il vecchio mondo imitavano gli americani: erano i tempi dell’indimenticabile personaggio impersonato da Sordi che parlava un finto inglese e nei quali Carosone cantava “ tu vuo fa l’americano “ E i bambini giocavano facendo rivivere il vecchio West, ricreavano quell’ambiente reso tipico e inimitabili soprattutto da film e fumetti, si identificavano con i suoi eroi, portavano colt o archi, combattevano memorabili battaglie con indiani e banditi.
Poi venne il 68: l’America divenne il simbolo dal capitalismo che si doveva abbattere per far trionfare il “vero” comunismo e quindi il simbolo di ogni nefandezza. Passò il 68, tramontò pure il comunismo ma pure tutti quelli che sono contro le ingiustizie , contro le multinazionali, contro la guerra, contro l’inquinamento, contro non si sa bene cosa ma che sono comunque “contro” , vedono nell’ America ,e a ben ragione, il pilastro del sistema. E i giovani in genere sono per natura “ contro”
I bambini smisero di giocare al West , quel mondo divenne pressocchè incomprensibile e indiani e cow boys furono sostituiti da robot e alieni : Jeeg Robot e Goldrake al posto di Buffalo Bill e Toro Seduto, spade laser e missili fotonici al posto di colt e frecce.
C’è per questo una specie di discrimine fra le persone formatosi prima e dopo il 68
La leggenda si formò molto presto , appena i fatti si erano esauriti, quando ancor vivevano personaggi che avevano partecipato ad essi. Infatti non mancano le memorie di bianchi e ancora piu interessanti di pellerossa i cui ricordi furono raccolti nel 900 da molti attenti scrittori che vollero dare voce anche ad essi.
Diciamo che forse un forte impulso alla nascita del mito venne da un personaggio che ne era pure un protagonista: Buffalo Bill. , al secolo William Cody . Alla fine del 800 questi portò lo spettacolo del West in giro per il mondo: egli stesso ne era stato un protagonista e quindi impersonava se stesso nello spettacolo come facevano un pò tutti ,soprattutto gli indiani. Era uno spettacolo davvero insolito in cui gli attori e i personaggi rappresentati erano le stesse persone. Si badi però spettacolo, non realtà: infatti sia Buffalo Bill che gli altri davano del West uno riproduzione semplicistica, pittoresca, adatta a attrarre spettatori curiosi e non certo a rappresentare il dramma che si era consumato in quei luoghi lontani e affascinanti.
Il West cosi entrava nella leggenda e non nella storia e benchè poi molti hanno egregiamente mostrata la realtà storica tuttavia il West per la gente comune non è mai uscito dalla leggenda e non è mai entrato nella realtà.
Nella formazione della leggenda entrano anche i romanzi ma non hanno avuto un ruolo fondamentale come è avvenuto per il genere giallo o quello rosa: Il ruolo più importante è stato ricoperto dai fumetti e dal cinema ( e più recentemente dai serial TV) spesso collegati fra di loro.
I fumetti tuttavia hanno avuto uno sviluppo abbastanza limitato nel tempo e nel pubblico: hanno avuto una ampia diffusione intorno al secondo dopoguerra e solo per un pubblico di ragazzi o comunque di giovani
Il cinema è stato il maggiore mezzo di affermazione della leggenda.
Le prime pellicole si girarono ai primi inizi propri dell’invenzione del cinematografo. Tuttavia il genere si è affermato in un tempo piuttosto limitato. I primi film iniziarono alla fine degli anni ‘30 ma ebbero il maggiore sviluppo fra gli anni 50 e 60 . Si conta un numero altissimo di pellicole alcune delle quali poi si sono affermate e hanno raggiunto un pubblico vastissimo. Il numero dei film di successo è limitato e solo essi vengono proiettati ancora sugli schermi televisivi e quindi conosciuti ma bisogna tener conto del gran numero di altri film commerciali, semplici e rudimentali che all’epoca decretarono proprio essi la leggenda
La leggenda del West incarna quelli che sono i valori americani , il modello dell'"american way of life” . E stato detto : un uomo una pistola, come emblema del senso della libertà e del self man.
Nel West non appaiono stratificazioni sociali: ogni uomo vale per sè, per quello che vale, non è legato ai propri natali, alla propria classe sociale, al patrimonio familiare. Non ci sono come nella vecchia Europa gentiluomini e plebei. Non vi sono nemmeno istituzioni sociali rigide che limitano la libertà dei singoli. Lo sceriffo non è imposto da qualche potere lontano ma è designato liberamente dalla comunità cosi come il capo-carovana è semplicemente la persona più esperta e capace. Nell’esercito non viene sottolineato la differenza di classe fra ufficiali e soldati: gli uni e gli collaborano su una base di uguale dignità
Non appaiono pregiudizi etnici: tutti vengono accolti: rimane il problema degli indiani. Tuttavia non vengono ritenuti inferiori per razza ma solo considerati nemici e ostili alcuni, altri invece amici in base alla loro disponibilità a collaborare pacificamente con i bianchi.
Non vi sono poveri: tutti possono avere il loro pezzo di terra, lavorarlo e vivere senza problemi: i banditi vivono di furti e rapine ma sono puniti, gli sceriffi e e i soldati vivono difendendo la comunità.
Tutti possono anche arricchire : i grandi proprietari mostrano tutti di aver cominciato solo con il loro unico lavoro.
Vi è rispetto della donna, i valori familiari sono sempre esaltati: tutti sono mariti, mogli e genitori esemplari. Non appaiono mai contrasti fra i coniugi né tanto meno l’adulterio, le violenze familiari : anche se l’ubriachezza è diffusissima gli sposati sono sempre sobri.
Naturalmente si tratta di un modello, non della realtà effettiva. A prescindere dal genocidio degli indiani dobbiamo ritenere che il West fosse un luogo gremito di delinquenti e violenti contro i quali la legge poco o nulla poteva. La vita non doveva essere idilliaca come viene presentata: non si soffriva certamente la fame ( come avveniva in Europa) ma la vita era molto dura e certo i beni della civiltà dovevano essere ben pochi e ben cari in quelle lontane contrade.
Si tratta di un modello, di una leggenda non di una ricostruzione storica .
Tuttavia i miti, i modelli hanno una grande importanza nella storia dell’umanità. E il mito del West ha esercitato sulla coscienza americana un influenza grandissima contribuendo fortemente a caratterizzare i suoi valori
L’accusa più comune rivolta al genere Western è che esalta la violenza nella lotta contro gli indiani e contro i banditi. In una età in cui il pacifismo viene sentito come un valore fondamentale questa accusa appare grave e viene coniugata con un’altra più specifica e sottile: il West mostra il vero volto dell’America che dissimula sotto mentite spoglie violenza a sopraffazione. Di quali nefandezza non sarebbe capace un popolo che ha perpetrato un genocidio mascherandolo come cammino del progresso ? Da qui nasce quella che abbiamo definito la “seconda leggenda” del West
In realtà il genere West è un genere epico e quindi come tutta la produzione di questo genere ha come centro la guerra. La guerra è al centro anche delle avventure del Corsaro Nero , di Robin Hood, di Sandokan , dei tre moschettieri. dei vari 007. Come in tutti i filoni del genere la guerra nel West è idealizzata, perde i caratteri realistici. Questo è un punto fondamentale: lo spettatore perde le cognizione del “brutto” dell’”orribile” che la guerra comporta. Viene tolta alla morte in combattimento tutta la drammaticità , il sangue, il dolore. I nemici o i personaggi secondari cadono come manichini, con una morte immediata, nessuno rimane ferito, nessuno si lamenta o grida per il dolore I personaggi principali in genere invece hanno il tempo di dire le frasi fondamentali, lucide e precise e quindi spirano immediatamente dopo, con perfetto tempismo. Talvolta i protagonisti restano feriti ma si tratta di ferite superficiali che guariscono subito, quasi sempre spontaneamente.
Questi caratteri sono poi comuni a tutte le saghe e le leggende perchè la guerra può essere idealizzata solo se si toglie ad essa il carattere realistico: la suprema angoscia che si dipinge sul viso dell’uomo che muore, i lamenti dei coloro che non riescono a morire toglierebbe alla guerra ogni fascino. I bambini giocano alla guerra solo perchè non ne capiscono la drammaticità: si muore sì ma la morte è dolce e pietosa e gloriosa non orribile e spietata Fa parte del “ genere”. Allo stesso modo ad esempio nei gialli l’assassinio e le indagini sono un puro gioco di intelligenza ma l’emotività, l’orrore non hanno posto
E’ l’altro leit motiv del western anche se in qualche caso può anche essere assente.
Si tratta sempre di un amore romantico. Esso è a prima vista : infatti poichè comunemente la durata rappresentata è breve, in genere, di qualche giorno l’amore deve essere improvviso e fulminante: i protagonisti all’inizio non si conoscono ma dopo qualche giorno o magari solo qualche ora il loro amore è divenuto eterno e assoluto: talvolta poi la fanciulla passa dalla disperazione per la morte della propria famiglia alla felicità nelle braccia dell’uomo amato solo in poche ore: manca il tempo del lutto
La vicenda amorosa è assolutamente prevedibile: sin all’inizio si capisce perfettamente che i due si ameranno per l’eternità. Manca qualunque accenno diretto alla sessualità : benchè il più delle volta i due protagonisti si ritrovano soli, in luoghi solitari e in situazioni di grande intimità nessuna tentazione pare nemmeno lontanamente sfiorarli
Talvolta appare l’amore fra bianchi e indiane ( generalmente e un uomo bianco e una indiana ma non mancano anche casi opposti) In questo caso però l’indiana si comporta esattamente come una perfetta, romantica signorina americana, non mostra affatto una mentalità diversa da… indiana.
Appaiono spesso le “ ragazze del saloon” : il loro “mestiere” però passa sotto silenzio, non viene enfatizzato. Non vengono mai chiamate “prostitute”, sono giovani e belle, non hanno per niente quei caratteri che rendono immediatamente riconoscibili le nostre “ signore del falo”. Poi in effetti sono delle bravissime ragazze. Pure per l'aspetto sentimentale il Western rispecchia il genere della letteratura dell’avventura. Si distingue dal genere rosa perchè in quest’ultimo appaiono incredibili complicazioni sentimentali e ostacoli ancora più incredibili. Nel Western invece tutto fila liscia , i protagonisti conoscono immediatamente i propri sentimenti si è vi è qualche altro pretendente esso appare subito senza speranza e collabora cavallerescamente per far trionfare il vero amore, spesso muore al momento giusto togliendo di imbarazzo i protagonisti
GLI INDIANI DELLA LEGGENDA
E’ l’argomento intorno a cui si è incentrata poi la polemica accesa sul valore del West. Nei primi film l’indiano viene presentato come un entità astratta, non conosciuta: non si ha alcuna spiegazione perché mai gli indiani debbano assalire la diligenza o la carovana , Essi appaiono come una delle difficoltà naturali da superare. Arrivano urlando , colpiscono e poi,respinti, rientrano nel nulla da cui erano usciti. In genere essi girano intorno nel famoso cerchio e quindi vengono falciati dai fucili dei bianchi. Qualche volta si lanciano all’assalto diretto e allora perdono in pochi secondi la maggior parte dei loro combattenti, Chiaramente gli indiani non erano dei folli ma guerrieri esperti e certamente non avrebbero adottate tattiche tante insensate e suicide.
In seguito poi l’analisi degli indiani viene approfondita . In alcuni casi essi sono il nemico da combattere ma di cui si ha pure stima. Molto più comunemente viene invece operato una netta differenziazione fra indiani buoni e cattivi: I primi sono amici di bianchi, desiderano vivere in pace con essi , sono spesso amici fraterni dei protagonisti bianchi mentre invece i “cattivi” sono quelli che fomentano guerra e perpetrano massacri di bianchi.
Dopo gli anni ‘70 invece si operano un rovesciamento di fronte ( il West in negativo ) : gli indiani sono i perseguitati, le vittime mentre i bianchi sono invece i malvagi , i folli. La vita dei pellerossa esce vincente nel confronto con quella dei bianchi : gli indiani sono presentati come leali, coraggiosi saggi mentre i bianchi appaiono avidi, infidi, sanguinari. I soldati operano crudeli massacri indiscriminati in preda all’alcool, all'odio razziale, alla follia.
Abbiamo due tipi di trame fondamentali nettamente distinti : vicende di indiani e vicende di banditi che coesistono generalmente solo nei filmati ad episodi. Anche se non trattano propriamente il West possiamo considerare nel genere anche i film che vertono sulla guerra civile e anche il filone de I magnifici sette" che presentano fantomatici banditi messicani : non ci paiono invece che possano rientrare nel genere quei film che riguardano la rivoluzione messicana ( sono di genere piu politico-ideologico ) e nemmeno i molti film prodotti in Italia (soprattutto da Sergio Leone) che, anche se hanno ambientazione nel West tuttavia mancano dei valori caratteristici e indulgono a soffermarsi su una violenza truculenta e gratuita.
Il periodo storico rappresentato parte della guerra dei sette anni fra Inglesi e Francesi e giunge fino agli ultimi anni dell’800: tuttavia il periodo privilegiato è quello fra la fine della guerra civile e la fine delle guerre indiane: praticamente circa 20 anni, un periodo molto breve e ben caratterizzato. dalle ferrovie e delle diligenze,dalla conclusioni delle guerre indiane e dall’imposizione dell’ordine costituito ad opera dei leggendari sceriffi in lotte con i fuorilegge . Gli elementi fondamentali della leggenda vanno rapportato a quegli anni
Dopo il 68 invece si sviluppa la leggenda negativa incentrata essenzialmente sul genocidio degli indiani che presenta i bianchi come il male, avidi e feroci esaltando invece gli indiani come un popolo che vive in armonia con la natura. Il filone poi continua ancora in seguito soprattutto in chiave ecologica ( Balla coi lupi)
Non mancano esempi di registi che cercarono di riprodurre i fatti la realtà storica e che ci sono riusciti appieno: tuttavia in tratta di film girati dopo la fine della leggenda e quindi non hanno avuto la stessa risonanza degli altri.
LA CAROVANA : è la prima situazione emblematica dei film. Una lunga serie d carri che attraversa praterie e fiumi e montagne per raggiungere il West.
affrontando le difficoltà della natura e gli assalti degli indiani e dei banditi.
ATTACCO ALLA DILIGENZA. La diligenza corre inseguita da nugoli di indiani e da essa i passeggeri sparano con micidiale precisione. Una variante è l’attacco dei banditi che invece fermano la diligenza e rapinano i passeggeri. Nel primo caso la diligenza si salva , nel secondo i banditi hanno successo.
ARRIVANO I NOSTRI: è la scena divenuta più proverbiale. Quando ormai gli indiani stanno per avere la meglio e i protagonisti stanno per soccombere si sentono le note della carica e appare dal nulla nella vasta prateria la cavalleria : gli indiani fuggono precipitosamente , i protagonisti sono salvi: l’effetto scenico è assicurato Il tempismo è perfetto: non arrivano nè un attimo prima né un attimo dopo ma proprio nel momento esatto in cui i protagonisti stanno per soccombere.
IL DUELLO avviene tra i bianchi ed è il momento importante del "genere" dei banditi . I due contendenti sono di fronte,vince chi riesce a estrarre per primo la pistola e quindi colpire l’avversario. Sceriffi e protagonisti hanno mira infallibile, nei fumetti addirittura riescono a far cadere dalla mano avversaria le armi senza nemmeno ferirli. Più comunemente riescono a colpire di seguito molte persone prima che questi riescano a estrarre le loro armi. Il duello viene accettato spesso come un fatto naturale, uccidere in questo modo delle persone non pare possa considerarsi un reato.
LO SCERIFFO. Freddo impassibile, inflessibili con i fuorilegge ma umano e cordiale con gli onesti . Non teme la morte,la affronta ogni momento non conosce altro che il suo dovere.
IL PISTOLERO : può essere una variante dello sceriffo o anche una persona che lotta contro i banditi a titolo personale. Pistoleri sono anche i fuorilegge ma non sono bravi come gli sceriffi e assimilati.
LA GUIDA . si tratta di una persona che conosce bene gli indiani,che è vissuto fra di loro . Mostra non solo conoscenza ma anche grande stima per essi è amico di alcuni di essi e combatte gli altri. Qualche volta li odia pure ma si tratta di casi poco comuni
IL VECCHIETTO : in effetti si tratta di un personaggio che compare in “ Un dollaro di onore” ma che avuto grande popolarità e viene replicato quindi in qualche altro film e diventa poi proverbiale.
IL SERGENTE O’HARA: anche questo personaggio è divenuto proverbiale. Ha una sua base storica in quanto alla metà dell’800 vi fu una emigrazione massiccia dall’Irlanda all’America e quindi molti si arruolarono nell’esercito. Non potevano però diventare ufficiali perchè immigrati da poco e quindi non avevano potuto seguir le esclusive accademie per ufficiali: per questo molti erano i sottoufficiali irlandesi e O’hara era il cognome più comune.
ALCUNI MOMENTI DELLA LEGGENDA :
Benchè fin dal primo apparire il cinema si è interessato del West tuttavia solo alla fine degli anni 30 abbiamo il primo grande film che inizia la leggenda : OMBRE ROSSE
OMBRE ROSSE Anno 1939. REGIA: Jonn Ford, ATTORE PROTAGONISTA: John Wayne TRAMA Una diligenza trasporta , un dottore alcolizzato, la moglie incinta di un ufficiale, un sudista rovinato, un banchiere ladro, un rappresentante di commercio una ragazza di saloon, un fuorilegge, Ringo. La diligenza, dopo una breve sosta in cui la donna partorisce viene attaccata dagli indiani. I'intervento all'ultimo momento della cavalleria risolve la situazione. Arrivati a destinazione Ringo compie la vendetta che meditava e lo sceriffo lo lascia libero di rifarsi una vita con la ragazza. COMMENTO Si tratta del vero capostipite di tutti gli altri film western e rimane un modello in qualche modo insuperato. Il suo titolo originale Stagecoach (diligenza) rende molto meglio la situazione. Sono presenti tutte le situazioni e i personaggi che poi diventeranno classici dei miti western: Il pistolero, lo sceriffo , il dottore incline all'ubriachezza, i vecchio dalla voce roca, il banchiere disonesto, la ragazza del saloon che è poi una brava ragazza. la signora virtuosa, il gentiluomo del sud, i banditi e poi le situazioni: la corsa della diligenza e l'attacco degli indiani, l'"Arrivano i nostri" con lo squadrone di cavalleria che arriva proprio all'ultimo istante, lo scontro con la colt I personaggi e le situazioni poi saranno sviluppati in tutti gli altri film western. Non viene affrontato il problema degli indiani: questi sempre presenti come minaccia incombente appaiono solo in una scena del film anche se la più nota e importante: coraggiosi, abili cavalieri ma destinati a cadere sotto il fuoco implacabili di fucili e alla fine messi in fuga dalla cavalleria ma non viene spiegato il motivo dell'attacco. Appaiono dal nulla e nel nulla rientrano |
Anche se "Ombre rosse" ne è il prototipo tuttavia il mito del West si afferma propriamente con la trilogia di Jonn Ford girata fra il 1948 e il 1950: "l MASSACRO DI FORT APACHE," I CAVALIERI DEL NORD_OVEST,". " RIO BRAVO"
IL MASSACRO F DI FORT APACHE TRAMA Il film allude piuttosto vagamente all'episodio della disfatta di Custer ma con altri personaggi la qual cosa permette quindi libertà narrativa. Il colonnello Thurday prende il comando di Fort Apache conducendo con se la propria figlia. Duro e inflessibile si scontra con il più umano capitano York: contro il parere di quest'ultimo attacca gli indiani in modo avventato e tutto il suo reparto viene annientato
COMMENTO E uno dei classici di film Western. uno dei creatori del mito. Sono presenti i suoi elementi essenziali : la vita che conducono i militari al forte, l' amore semplice , grande e scontato che fiorisce fra i giovani protagonisti. gli scontri con gli indiani . Il massacro operato dagli indiani viene fatto ascendere alla azione avventata e dura del comandante ; i pellerossa non sono i "cattivi" ma solo il nemico al quale si riconosce ragioni e valore. |
Anno 1949 .REGIA Jonn ford
ATTORE PROTAGONISTA : John Wayne
COMMENTO: Il film forse è quello che maggiormente ha contribuito alla creazione del mito del West. In personaggi, le situazioni ideali sono rese in modo perfetto. La cavalleria degli USA è in qualche modo la vera protagonista: i soldati i sottoufficiali e ufficiali formano tutti una grande famiglia ,tutti pronti a aiutarsi reciprocamente, a combattere con valore. coraggio e generosità. Il capitano Nathan è il personaggio centrale: già avanti negli anni, agli ultimi giorni di servizio è come un padre per i suoi uomini i quali tutti hanno una illimitata fiducia e affetto per lui. Fedele e sempre innamorato della moglie defunta egli le parla al piccolo cimitero come se fosse ancora in vita. Vi è poi il caratteristico personaggio del sergente: incline al bere, forte e rozzo ma un vero cuore d'oro, generoso, un vero amico per il suo comandante, un vero padre per i soldati. La fanciulla è bella e giovane, all'inizio un pò sventata come si addice all'età ma sincera, buona ,onesta , romanticamente innamorata del suo ufficiale . Un altro ufficiale è anche esso innamorato di lei ma quando ella mostra i suoi sentimenti si fa subito da parte, da perfetto gentiluomo. La figura degli indiani è appena accennata. si distinguono pero quelli buoni che vorrebbero la pace e quelli che invece vorrebbero la guerra ma essi non sono condannati, non sono i " cattivi" ma vengono anche essi compresi per le loro ragioni. Alla fine non ci sarà nemmeno una battaglia cruenta ma semplicemente la sottrazione dei cavalli pone termine alle ostilità Vanno inoltre c ricordato i magnifici paesaggi e le musiche country |
ANNO 1950 REGIA: John Ford : ATTORE PROTAGONISTA :John Wayne
TRAMA: dopo molti i anni di separazione il colonnello Kirby, comandante di un forte nel West, rivede la moglie, venuta per riscattare il contratto di arruolamento del figlio, una delle reclute appena arrivate. Seguono quindi scontri con indiani e alla fine la vittoria con la fuga degli indiani cha avevano in ostaggi dei bambini.
COMMENTO:chiude la trilogia militare di Ford, e fu il meno apprezzato dei tre film. il soggetto è come ne " I i cavalieri del nord ovest" la cavalleria con le sue sfilate, la sua vita al forte, le sue cavalcate, le sue cariche irresistibili. La musica e diverse belle canzoni vi hanno un posto importante.
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II tre film che abbiamo illustrato sono alla base del genere indiano : l'altro grande genere quello dei fuorilegge viene invece iniziato da MEZZOGIORNO DI FUOCO
MEZZOGIORNO DI
FUOCO (High Noon) TRAMA Nel giorno del suo matrimonio - e ultimo di servizio - lo sceriffo apprende che col treno di mezzogiorno arriverà un fuorilegge da lui arrestato anni prima, atteso da tre complici. La moglie, fervente religiosa lo incita a partire, nessuno dei concittadini è disposto a aiutarlo. Lo sceriffo decide ugualmente di rimanere. Rimasto solo affronta i quattro banditi : riesce vincitore e gettata via la stella da sceriffo va via con la moglie che ha rischiato anche essa di venire uccisa dai banditi.
COMMENTO è costruito sulla coincidenza dei tempi reali del film, scanditi dal grande orologio dell'ufficio. SI tratta di un capolavoro assoluto della storia dl cinema da una parte e d'altra parte è un punto fermo e fondamentale nella costruzione della leggenda del West. il film crea il mito dello sceriffo che sente il dovere supremo di restare, di difendere la legalità o meglio la giustizia a ogni costo e in ogni situazione. Quando tutti gli voltano le spalle, quando la cara sposa prima lo implora e poi lo lascia, quando avrebbe tutti i motivi e le giustificazioni per sottrarsi al confronto il senso del dover trionfa su tutto. Interessanti anche gli altri personaggi: la moglie contraria per principi religiosi alla violenza e disposta a tutto anche a perderlo per salvare il suo uomo, l'"altra", donna di costumi non irreprensibile ma pure di buoni sentimenti , gli avventori del saloon più propensi alla violenza che alla legge, i frequentatori della Chiesa rivolti più agli interessi pratici ed economici che alla giustizia, il vice sceriffo dai grossi muscoli ma non sufficientemente maturo. |
Un altro grande e notissimo film dello stesso genere è " UN DOLLARO DI ONORE
ANNO 1959 Regia Howard Hawks. ATTORI PROTAGONISTI Jonh Wayne e Dian Martin
TRAMA Lo sceriffo arresta un responsabile di omicidio. Il fratello di costui è un ricco proprietario che ha a disposizione molti uomini disposti a battersi per lui. Ad aiutare lo sceriffo ci sono solo tre persone: un giovane pistolero, una donna giocatrice d'azzardo, un arzillo vecchietto e soprattutto un ubriacone che in altri tempi era stato un leggendario sceriffo ma che ormai ha perso anche il rispetto per se stesso. I quattro riecono a tener testa alla agguerrita banda e alla fine escono vincitori dallo scontro a fuoco.
COMMENTO. E un classico del genere. In particolare rilievo la figura dell'ubriacone che nella lotta trova il suo riscatto, il suo dollaro di onore. I personaggi sono mossi essenzialmente dal senso ella legge, anche se non sono perfetti. non si piegano di fronte ai prepotenti . Alla fine il bene (la legge) vince sul male ( i fuorilegge) |
Tuttavia alla creazione del mito contribuirono un grandissimo numero di pellicole molto meno accurate e note che generalmente non vengono più proiettate e quindi non sono piu conosciuti dal grande pubblico. Alcune ebbero un certo successo al loro tempo. Fra i molti abbiamo scelto due che comunque ebbero un certo successo al loro tempo: LA VERGINE DELLA VALLE " per il filone indiano e "L'ULTIMA NOTTE A WARLOCK " per quello dei fuorilegge.
ANNO 1955 REGIA Robert Webb ATTORI PROTAGONISTI Effrey Hunter e John Lund TRAMA La vergine della valle è una fanciulla indiana che si innamora di un bianco pienamente ricambiata. Il governo americano impone agli indiani di sgomberare un territorio che deve essere aperto alla colonizzazione. Gli indiani vorrebbero la guerra ma il sachem (capo indiano) conscio della impossibilità di opporsi invece accetta. Due irriducibili giovani guerrieri che non vogliono invece piegarsi preferiscono morire in una carica suicida: la tribù come l'amore dei due giovani però si salvano.
COMMENTO Si tratta certamente di un film minore, ingenuo: tuttavia furono poi proprio questo genere di film ormai non più proiettato e conosciuto a creare la leggenda del West più che i grandi pochi film che vengono ancora proiettati e quindi conosciuti Va notato l'amore fra l'americano e l'indiana che si comporta come una ragazza moderna alla quale appare del tutto naturale sposare l'uomo del quale si innamora al di la di ogni differenza e convenienza. Gli indiani sono presentati come nobili, coraggiosi, generosi, saggi. i soldati come umani pazienti, tutti tesi ad evitare inutili scontri sanguinosi. La pace e la concordia alla fine trionfano insieme all'amore anche se due indiani preferiscono morire che piegarsi più che ai bianchi alla realtà che avanza che non si può fermare. Manca la consapevolezza della distanza enorme fra civiltà dei bianchi e e quella degli indiani |
Anno: 1959 REGIA Edward Dmytryk ATTORE PROTAGONISTA : Tom Drake Continue incursioni di una banda di violenti taglieggiano gli abitanti di Warlock. Un pistolero viene assoldato come sceriffo per ripulire la città. Questo è accompagnato da un compagno anziano che gli fa quasi da padre. I due impiantano anche una bisca ma comunque si battono contro i fuorilegge. Alla fine però il pistolero sarà costretto a uccidere il compagno più anziano per difendere comunque la legge . Un giovane poi veramente onesto e senza macchia prenderà il suo posto.
COMMENTO: l'interesse del film è soprattutto nei numerosi duelli alla pistola nei quali i personaggi si affrontano seguendo il codice di onore proprio della pistola come i cavalieri antichi seguivano quello delle spada. Comunque il senso della legge è sempre alto e alla fine trionferà pienamente sulla pura abilità nell'uso della pistola. |
Bisogna poi tener conto che a creare il mito non furono solo i film: bisogna aggiungere i telefilm e inoltre i fumetti. Fra le innumerevoli serie di telefilm certamente un posto di onore spetta all'intramontabile "RIN TIN TIN" ,le serie di telefilm probabilmente piu nota e che ancora attualmente viene proiettato
RIN TIN TIN E una serie di telefilm degli anni 50 ( precisamente 165 in tutto dal 54 al 59) che hanno avuto un successo enorme e anche attualmente vengono proiettate dalla TV in copie restaurate e colorate. Si tratta di racconti per i più piccoli. Il personaggio principale è un cane lupo, Rin tin tin, appunto, che mostra una intelligenza assolutamente umana :comprende tutto ciò gli viene detto e si mostra ancora più saggio degli umani stessi. Il suo compagno è Rusty, un orfano che è caporale onorario della cavalleria degli USA. Intorno ad essi soldati, sergenti e ufficiali, cow-boys e avventurieri. Le trame sono estremamente semplici. Il bene e il male sono sempre chiaramente distinguibili e contrapposti. Nessun razzismo: bianchi e rossi possono essere buoni e cattivi allo stesso modo. D'altra parte pare che non vi siano poi sostanziali differenze fra gli uni e gli altri che si esprimono un po diversamente, portano vestiti diversi ma in fondo sono del tutto simili. La serie ha alimentato pur essa ampiamente il mito del West |
Per la serie di fumetti ricordiamo per i ragazzi di tutte le età TEX WILER e per i più piccoli " CAPITAN MIKI : Inoltre va ricordato che L'intrepido ebbe per un certo periodo il personaggio di BUFFALO BILL
TEX WILLER E' il fumetto western che ha avuto più successo in Italia. TEx Willer viene accompagnato da Kit Carson ,piuttosto anziano ma ancora in gamba che è personaggio scanzonato, ironico, che sdrammatizza le situazioni , e dal figlio Kit Carson anche lui più o meno in gamba come il padre. Tex è un prode ma soprattutto un giusto: combatte i "cattivi" e protegge i " buoni" senza alcuna differenza fra bianchi e indiani. Anzi egli stesso ha sposato una indiana ed è quindi in bilico fra il mondo dei bianchi e quello dei pellerossa.: i due mondi non appaiono affatto in conflitto strutturale ma sembrano poter convivere pacificamente e armonicamente. A un certo punto della narrazioni pur restando l'ambientazione Western tuttavia appare la magia (il malvagio mago Mefisto) e si allontana quindi decisamente dalla saga western, |
Si tratta di un fumetto nato negli anni 50 che vuole essere una risposta alle molte critiche sulla violenza insita nei fumetti Western che allora era comune negli ambienti educativi. Capitani Miki è un giovanissimo, sui quindici anni. Ragazzo molto per bene, usa sempre un linguaggio castigato e corretto e al massimo dice " per Bacco" e se proprio perde la pazienza "caspiterina"; non beve liquori ,non fuma Ha come compagni due personaggi caratteristici del West: il vecchietto un po ubriacone " Doppio rhum" e il dottore Salasso anche esso un pò troppo amante del whiski. che tuttavia non si mostrano mai veramente ubriachi. Essi gli vogliono un gran bene e si mostrano in posizione subordinata rispetto a lui anche se più anziani. Capitan Miki, malgrado la giovanissima età, tuttavia è gia un prode ufficiale che tiene testa con estrema facilità a indiani ostili e fuorilegge. Da notare è che egli non uccide mai i nemici e si limita ,con mira infallibile, a disarmarli sparando sulle loro armi e facendole saltare dalle mani, al massimo li stende poi con un pugno. Nei momenti difficili quando sente di essere in pericolo estremo si raccomanda l'anima a Dio: naturalmente si salva sempre. D'altronde nessuno poi rimane ucciso. Ha anche una giovanissima fidanzatina che, naturalmente, non sfiora nemmeno con un dito. |
Il personaggio di Bufalo bill ( con una sola "L" secondo la dizione italiana) fece parte dell'album dell'INTREPIDO che negli anni 50 presentava fumetti di avventura relativi a vari generi( (western, India, guerra ,fantascienza) e in seguito modificò profondamente il proprio contenuto Il personaggio richiama l'omonimo figura storica di William Cody, tuttavia ha poco a che fare con i caratteri reali di esso. L'ambientazione naturalmente è Western: non c'è differenza fra bianchi e pellerossa ma solo fra persone oneste e disoneste. Spesso tocca anche problemi di carattere sociale e familiare . Non mancano anche trame amorose tutte rigorosamente su un piano puramente romantico senza alcun accenno alla sessualità. |
Un caso a parte invece è il celeberrimo " SENTIERI SELVAGGI" In questo caso il solito schema scricchiola parecchio: non si capisce chi siano poi i buoni e chi i cattivi, gli indiani non sono più equamente divisi fra buoni e cattivi come i bianchi. Lo stesso protagonista pare fatto di ben altra pasta: tutto ciò ha fruttato al film l'accusa di razzismo nei riguardi degli indiani. Noi crediamo che in effetti fu un tentativo di rendere con un certo realismo l'atmosfera e il mondo del West: siamo insomma fuori del mito anche se non ancora nella realtà storica.
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Alla fine degli anni 60 il mito si rovescia. Come tre film in un breve tempo avevano creato il mito del valoroso soldato americano altri tre film, quasi contemporanei creano il mito contrario del soldato americano crudele, feroce stupido,di fronte al quale si ergono invece gli indiani, perseguitati dall'avidità dei bianchi ma nobili, generosi, in pace con la natura. Nasce quindi un altro mito
I tre film furono girati nello stesso anno ,il 1970, ed ebbero come titoli ; "L'UOMO CHIAMATO CAVALLO"; "SOLDATO BLU ", e " PICCOLO GRANDE UOMO "
UN UOMO CHIAMATO CAVALLO Anno: 1970. REGIA: Elliot Silverstein ATTORE PROTAGONISTA Richard Harris, TRAMA Un nobile inglese viene catturato da una tribù di Sioux, portato al villaggio e assegnato come "cavallo da lavoro" alla madre del capo. Dopo i primi tempi ,con l'aiuto di un francese anche lui prigioniero che si finge pazzo , impara la lingua, ed entra a far parte della tribù Supera la dolorosissima prova del coraggio, sposa una donna indiana, mostra valore e saggezza salendo nella gerarchia della tribù fino a divenire egli stesso il capo. Dopo l'uccisione della moglie indiana decide di restare per sempre con loro. COMMENTO Il film si caratterizza per la fedele ricostruzione etnologica della vita tribale dei Sioux, e presenta la scena indimenticabile del rito d'iniziazione Ebbe anche due seguiti dovuti all'immenso successo del primo. In questo film propriamente il mondo dei bianchi non è condannato , quanto piuttosto assente. Presenta la vita degli indiani al di la del mito della divisione fra buoni e cattivi secondo che siano amici o nemici dei bianchi. Non idealizza la loro vita che anzi viene mostrata nella sua durezza e spietatezza. Tuttavia, nel complesso, presenta pur sempre gli indiani in luce positiva, le pratiche crudeli sono giustificate dalla situazione ambientale. le guerre interne al mondo indiano vengono presentate ma senza insistere sulla loro asprezza. L'impressione generale parve quella di una esaltazione della vita naturale degli indiani che capovolgeva il ruolo che essi avevano sempre rivestito nel mito del West. |
ANNO :1970 REGIA: Ralph Nelson ATTORI PROTAGONISTI: Candice Bergen e Peter Strauss TRAMA: Si incentra sulla famosa strage di Sand's Creek, quando cinquecento Cheyenne, per la maggior parte donne e bambini, furono sorpresi e massacrati dai soldati americani. Il fatto viene visto attraverso la vicenda di un soldato e di una donna che aveva vissuto per qualche tempo con gli indiani, I due si trovano a convivere con i pericoli dei territori indiani per alcuni giorni, a sfuggire dalle mani di un pericoloso mercante d'armi, e, quando si ricongiungono alla guarnigione, assistono sconvolti, alla strage alla quale cercano in qualche modo di opporsi. Per questo il soldato sarà imprigionato.
COMMENTO Il film è una specie di violento manifesto contro la politica americana e chiaramente allude anche alla contemporanea e impopolare guerra del Viet- nam , Gli indiani sono presentati nella veste dei perseguitati, dei " buoni" ,i bianchi appaiono, avidi, crudeli, folli. Se qualche bianco cerca di fermarli viene trattato ferocemente come un indiano. Manca l'analisi psicologica e storica: le tragiche vicende appaiono incomprensibili , semplicisticamente dovute alla inutili crudeltà dei bianchi. In questo senso si rovescia lo schema dei primi film western nella quale gli indiani appaiono il nemico incomprensibile e feroce: ora sono invece i bianchi a ricoprire quel ruolo. |
ANNO :1970 - REGIA: Arthur Penn - ATTORE PROTAGONISTA : Dustin Hoffman
TRAMA Un superstite della battaglia di Little Big Horn, racconta ad un giornalista la storia della sua vita. Allevato dagli indiani Comanche dopo che la sua famiglia era stata massacrata , il protagonista torna tra la sua gente in città quando ormai è adulto e non riesce però poi a inserirsi nè nell'universo bianco nè in quello indiano rimanendo quindi come sospeso fra questi due mondi. Finirà accanto al generale Custer nella battaglia di Little Big Horn, dove verrà risparmiato da un indiano che lo riconoscerà.
COMMENTO Il film fu un grandissimo successo. In esso propriamente il mondo dei bianchi non è presentato ( come in Soldato blu) come il male contrapposto al buono indiano. ma tutta la leggenda del West viene dissacrata, elemento dopo elemento, in una serie di episodi che ricalcano le situazioni tipiche del genere Western. Ci pare quindi il sarcasmo l'elemento fondamentale. La santità della famiglia dei pionieri con i i grandi ed eterni amori è messa in ridicolo dalla figura della moglie del reverendo tutta altra che morigerata, le donne rapite dagli indiani magari si trovano bene nella nuova situazione, i pistoleri sono ridicoli manichini, i soldati balordi e incapaci. Anche gli indiani sono resi ,se con con sarcasmo con ironia:non tutti sono prodi guerrieri, vi sono anche i gay, perchè non ci dovrebbero essere, a volte si lasciano dominare dalle loro mogli, vi sono anche dei contestatori fra di loro (l'uomo all'incontrario), hanno una loro umanità. le loro astuzie, le loro debolezze. Un discorso a parte forse merita il personaggio del generale Custer.. Nel film egli non appare solo come un comandante imprudente o troppo sicuro di se: è invece presentato come un folle narcisista, incapace, e perennemente ubriaco: In conclusione il film costituisce più che una leggenda al contrario una smitizzazione del West. |
Il secondo mito del West tuttavia non ha lunga durata, nulla di paragonabile al primo mito che ha fatto sognare intere generazioni di piccoli e grandi ragazzi. L'incanto è rotto e i ragazzi non cavalcheranno più mai più fra indiani e cow-boys.
Si presentano però film realistici. In verità anche prima si erano prodotti film che cercavano di comprendere e di narrare la verità storica come ad esempio "INDIANS", "IL GRANDE SENTIERO " soprattutto LA CONQUISTA DEL WEST" ma si trattava pur sempre di ricostruzioni storiche piuttosto impersonali. Invece ora qualcuno cerca di rendere veramente la situazione psicologica, l'anima del West. In questo eccelle il film "NESSUNA PIETA' PER ULZAMA "
ANNO 1972 REGIA: Robert Aldrich ATTORI PROTAGONISTI B. Lancaster, B. Davison TRAMA Un gruppo di Apache guidata dal fiero e feroce Ulzama fugge dalla riserva seminando panico e terrore fra i coloni nelle fattorie isolate Una pattuglia viene inviata per catturarlo. Dopo un lungo inseguimento e molti perdite alla fine Ulzama viene ucciso ma cadono anche la maggior parte dei soldati .
COMMENTO Probabilmente è l'unico film "verista" di tutto il filone western- indiano. Costituisce una specie di risposta ai tre film precedenti che avevano creato quella che abbiamo definito la seconda leggenda del West mostrando gli indiani come le vittime innocenti e gli americani come crudeli e sanguinari invasori. Nel film invece la lotta non è fra il bene il male (comunque siano identificati) ma fra due mondi in lotta mortale fra di loro fra i quali non è possibile alcuna conciliazione e comprensione: non c'è posto per la pietà ,uno dei mondi deve soccombere. Ulzama uccide le sue vittime lentamente con torture raccapriccianti perchè, secondo la sua cultura, vedere morire lentamente un nemico permette di acquisire la sua forza. Il comandante della pattuglia mosso, da sentimenti cristiani, vorrebbe agire con umanità, comprendere e chiede perchè gli indiani siano cosi crudeli ma la guida gli rispende che è come chiedere perchè il deserto è deserto. non si odiano gli indiani ,sono fatti cosi, si eliminano. La guerra è resa con realismo: in verità non si tratta di una guerra ma dell'azione di piccoli gruppi che si scontrano in immense distese con una serie di agguati e di astuzie in cui fa chi fa un errore conta i morti. Non vi sono quindi ondate di indiani che in massa si lanciano in cariche assurde e suicide ma pochi guerrieri inafferrabili inseguite da soldati esausti ed esasperati. Accanto ai soldati poi vi è la guida indiana che nella realtà era poi l'elemento essenziale e che poteva accettare questo compito o per appartenenza a tribù nemica o per rancore personale o per danaro o. Ulzana sconfitto si farà uccidere proprio dalla guida indiana che è anche suo congiunto perchè ritiene tale morte più onorevole. |
Fu questo l'ultimo grande , malinconico e disperato film western. Il genere non finì e non è finito: tuttavia più che altro il West diventa una specie di sfondo in cui si possono ambientare un pò le storie anche le più strane. Abbiamo cosi i film italiani intessuti essenzialmente di violenze e criminalità oppure anche la sfida fantastica con Di Caprio di " Pronti a morire . 1995) e addirittura abbiamo un western dell'orrore o meglio del metafisico in "Purgathory". Si afferma anche un genere che possiamo definire ecologico: di "Balla coi lupi" ma il mito del West è finito per sempre e con esso forse le certezze e le illusioni del mondo americano . Questo si trova invischiato in guerre terribili, ieri del Viet-nam ora in Medio Oriente e scopre che poi in effetti le guerre sono state sempre atroci , anche quella contro gli indiani, non fanno certo eccezione.
Ma il mito vivrà pur sempre come hanno vissuto ancora gli eroi omerici e i paladini di Francia in una zona che non è la storia e la realtà ma la fantasia e perchè no, diciamo pure ,nel mondo dei valori che sono sempre idealizzazioni ma che pur come tali muovono la vita dell'uomo
Pubblichiamo una serie di foto tutte originali di indiani in massima parte della fine dell'800 ( ma alcune posteriori, fino al 1945) che documentano visivamente la realtà effettiva di quel popolo al di la delle trasposizioni cinematografiche.