Pubblicato in "Osservatorio internazionale  " maggio   08, n 68  ,anno VI                    HOME

 Ripubblicato anche da "Il canniochiale"

 

 

 

TOLLERANZA  ISLAMICA E LIBERTA RELIGIOSA

 

di Giovanni De Sio Cesari

 

Nel passato l’atteggiamento degli islamici verso i seguaci di altre religioni appare certamente molto più tollerante rispetto a quello dei cristiani degli  stessi tempi: tuttavia questo non ci deve far credere che nel mondo islamico esistesse qualcosa di simile  alla libertà religiosa affermatesi  in Occidente, in tempi relativamente recenti e in mezzo a contrasti forti e talvolta drammatici: si tratta  di fatti radicalmente diversi come cercheremo di illustrare attraverso un rapido sguardo storico

 

Partendo dal  Corano troviamo una distinzione fondamentale dei non credenti fra gli idolatri e gli Ahl al-Kitab (“genti  del libro” cioe  della bibbia, cristiani ed ebrei)  Per i primi non è prevista alcuna tolleranza  che è invece concessa ai secondi: 

 

Quando poi siano trascorsi i mesi sacri,(si riferisce a una tregua)  uccidete questi idolatri  ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Se poi si pentono, eseguono l'orazione e pagano la decima, lasciateli andare per la loro strada. Allah è perdonatore, misericordioso

At-Tawba ,5 (Il pentimento )

 

Si prevede naturalmente la possibilità che possano essere edotti pacificamente del messaggio  divino:

E se qualche idolatra  vi chiede asilo, concedeteglielo affinché possa ascoltare la Parola di Allah, e poi rimandalo in sicurezza. Ciò in quanto è gente che non conosce!

At-Tawba 6 ( Il Pentimento )

Per le genti  del libro

Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la Gente della Libro , che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il  gizha ( tributo), e siano soggiogati

Sura IX  ,39 At-Tawba( Il Pentimento

 

In realtà storicamente per quanto riguarda gli idolatri ci si  riferisce alle genti  arabe che, convertitesi dopo una serie di sanguinosi scontri e  guerre tribali, costituirono poi il primo saldo nucleo dei combattenti islamici  

Le genti  del libro erano coloro che credevano nella bibbia (il libro per  eccellenza). L’islam riconosce infatti come predecessori di Maometto i profeti biblici e Gesù, considerato  anche esso un grande profeta  anche  se diversamente interpretato rispetto al  cristianesimo: pertanto cristiani ed ebrei erano considerati comunque adoratori del vero Dio che si era poi manifestato anche a  Maometto

 Vi è anche qui una esigenza concreta: l’Islam si diffuse in tutto il  Medio Oriente in un mondo  già da secoli pienamente  e unanimemente cristiano: la conversione improvvisa e coatta di tutti i popoli conquistati sarebbe stata una follia dal punto di vista  politico. Anzi l’espansione militare fu anche ampiamente favorita dalle lotte interne fra cristiani per le quali i  musulmani potevano essere considerati al limite una soluzione: ad esempio la chiesa  copta di Egitto accolse gli eserciti islamici quasi  come liberatori perchè in grave scontro politico e religioso con la chiesa di Costantinopoli.

 Tuttavia non è certo da pensare  che  i mussulmani fossero inclini verso il laicismo politico, tutt’altro

 L’islam, infatti a differenza del Cristianesimo, che è essenzialmente una filosofia teologica,  è invece soprattutto una “legge” che Dio ha consegnato a Maometto. Da esso si ricavava la Shari’ah ( la via) cioè il  complesso di leggi che regolano tutta la vita della comunità  in tutti gli aspetti a volte  anche in quelli più minuti, da come vestirsi a cosa mangiare, dalle successioni ereditarie alla procedure giudiziarie.

 Si trattava però di una legge religiosa e come tale valida solo per i credenti: per i non credenti si tollerava che potessero regolarsi in base alle proprie leggi e tradizioni.   

Si creavano quindi  comunità distinte: cristiani ed ebrei non furono mai equiparati ai mussulmani,” la parte migliore” e l’unica che avesse la pienezza dei diritti politici : venivano considerati dhimmi  (protetti) in cambio di una tassa  detta gizha  che dovevano pagare ai mussulmani spesso con modalità umiliati (shāghirūn )

  Va pure notato che furono in seguito assimilati alla condizione delle “genti  del libro” anche appartenenti ad altre religioni  come i zoroastriani in Persia e soprattutto gli induisti  in India

 

In genere l'entità della gizha   corrispondeva grosso  modo  a quella della zokat  (tassa pagata dai mussulmani ) che  aveva anche un valore religioso in quanto era il  quarto  "pilastro" dell'islam e quindi non poteva obbligare i non mussulmani: in generale non si può  quindi parlare di uno sfruttamento economico dei mussulmani verso i non mussulmani

 

L’importante pero era il principio di segregazione delle due comunità: la tolleranza era subordinata a certe condizioni come il non fare propaganda religiosa, non danneggiare in nessun modo gli islamici, non calunniarli che erano cosi vaghe  da permettere poi ogni interpretazione ma che chiaramente comunque escludevano ogni liberta di espressione di pensiero che invece è  la base essenziale della moderna libertà  di religione.

La condizione dei dhimmi  pertanto, in effetti poteva variare moltissimo  secondo  l’arbitrio delle autorità che poteva più o meno essere generose o tiranniche: a  volte i cristiani diventavano consiglieri apprezzati, a volte invece si ebbero delle vere e proprie persecuzioni e progrom

Ad esempio  negli emirati di  Spagna si ebbe in generale  grande apertura verso i cristiani mentre nel vicino nord africa le comunità cristiane sparirono del tutto in seguito alle persecuzioni

 Nell’India dell’impero del gran Mogol  mentre Akbar  ebbe molta tolleranza verso gli indu invece  Aurangzeb  adottò una politica intransigente e persecutoria  che determinò poi la rovina dell’impero e che  permise poi agli Inglesi  di prenderne facilmente il controllo,

 

Il passaggio graduale delle popolazioni sottomesse all’islam era così favorito dal desiderio di uscire dalla propria emarginazione e di ottenere  la pienezza dei diritti: molti cristiani catturati nelle scorrerie dei pirati turchi raggiunsero alte posizioni aderendo all’islam che accettava senza alcun pregiudizio razziale  chiunque aderisse alla vera fede. D’altra parte una legge fondamentale dell’islam  vietava che si potesse passare dall’islam ad altra religione ( anche a quella prima professata) comminando la pena di morte: veniva assolutamente vietato qualunque apostolato dei non musulmani

 

 Prima della modernità, però, in Occidente la tolleranza religiosa era ancora piu scarsa. In realtà  non si presentavano le stesse condizioni storiche delle conquiste dei mussulmane: non c’erano in effetti in Europa comunità religiose diverse da quelle cristiane (a parte primitivi  paganesimi nell’alto medioevo) a eccezioni degli ebrei. Ad essi si applicava  un trattamento con principi simili  simile a quello  dei paesi mussulmani ma che nella pratica fu molto peggiore: anche gli ebrei  venivano considerati dei protetti delle autorità che in  cambio spesso  pretendevano delle  tasse. non potevano partecipare alle vita pubblica, erano esclusi dal possesso della terra, dalle corporazioni artigiane.

Le poche comunità islamiche cadute sotto il dominio cristiano ( in Sicilia e soprattutto in Spagna ) non furono tollerate e sparirono ben presto

 

 Solo dal ‘600 e poi soprattutto con il diffondersi dell’illuminismo sorse in Europa l’idea della libertà  religiosa come effetto di  una nuova concezione dei rapporti fra religione e stato

 La legge civile cessò di essere sentita ed identificata con la morale e quindi con il suo fondamento religioso : il reato viene distinto nettamente dal peccato, la legge civile non pretende  più di essere l’espressione della morale  derivante da Dio

 La distinzione fondamentale fra legge civile e legge religiosa ha gradualmente  superata la antica concezione secondo la quale un popolo è  identificato dalle sue leggi religiose: ciascuno poteva quindi liberamente adottare la fede religiosa che voleva (  o nessuna ) senza per questo mettersi fuori della  comunità statale

 Gradatamente, non senza drammatici contrasti e rivoluzioni e antirivoluzioni si è giunti quindi a stabilire  la liberta religiosa. Essa non si riferisce più alle comunità costituite (come nel mondo islamico) ma al singolo che può, a proprio giudizio, aderire liberamente alla fede (o ateismo)  che vuole

 La libertà religiosa è stata  giustamente  definita la prima e la matrice di tutte le altre libertà

Infatti se si considera che una religione deve valere per tutto il popolo  ne discende che i principi di quella religione debbano valere per tutti e quindi i principi stessi non possono essere discussi ma solo accettati: la applicazione della  sharia’ah per quanto possa  contemplare della tolleranze è di per se intrinsecamente la negazione della libertà religiosa e quindi di ogni altra libertà. intesa in senso moderno  occidentale. 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

11321