Nella prima metà del 1600 la Cina del Ming entra in grave crisi economica e politica: ciò permette la vittoriosa invasione dei Manciu che nel 1644 installarono una loro dinastia , i Qing . I Manciu più che un popolo propriamente barbaro era un popolo marginale dell'impero Cinese : dapprincipio i rapporti con la Cina furono di duro dominio ( fra l'altro imposero ai Cinesi l'uso del codino). Presto però, soprattutto con l'imperatore K'ang hsi i Manciu non furono più considerati stranieri: la dinastia Manciu durò fino alla fine dell'impero nel 1911 e con essa in effetti ebbero rapporti gli Europei
La crisi politica portò a un profondo ripensamento del pensiero neo confuciano. Si incolparono infatti della decadenza dell'Impero proprio le scuole dei Principi Universali e dello Spirito universale, in verità non sapremmo dire con quanta fondamento . Si accusarono le due scuole di aver smarrito il vero senso del pensiero di Confucio di aver costruito sovrastrutture taoiste e soprattutto buddiste.
Si parlo allora di una "ritorno agli Han" che avevano regnato dal 206 a. C.al 220 d. C. in contrapposto al periodo dei Song e dei Ming. (dal 960 al 1644 d. C.)
Si tornò quindi al pensiero "originario" di Confucio e poi degli altri classici anche con un grande fervore ideale e anche filologico.
Gli Europei incontrarono la cultura cinese in questo contesto culturale e quindi la Cina potè apparire ad essi come immobile nel tempo,fuori dalla storia perchè legata a un pensiero di 2500 anni antecedente senza rendersi conto che in effetti si trattava di "ritorno" dopo grandi e complesse vicende e non di una semplice persistenza
Il "ritorno agli han" può essere paragonato al nostro Umanesimo. In entrambi si ritorna a un pensiero antico che era sempre stato presente nella storia della cultura ma che ora viene visto nella sua presunta " purezza originaria"
Platone ed Aristotele erano sempre considerati la base della filosofia medioevale ma erano stati interpretati secondo una visione cristiana: l'Umanesimo cerca di restituirne la visione originaria (Averroismo, neo-platonismo rinascimentale), e il processo si estende a tutti i campi della cultura. Analogamente in Cina con il "ritorno agli Han" Confucio e gli altri classici sempre presenti nella cultura cinese vengono riletti senza le sovrastrutture delle grandi scuole neo-confuciane .
Anche una certa istanza laica ma non antireligiosa è presente sia nell'umanesimo che nel ritorno agli Han.
Ciò pero che , a nostro avviso distingue nettamene i due movimenti è lo svolgimento storico. Il nostro umanesimo succede a un lungo medioevo e segna l'inizio di quello sviluppo culturale e civile che portò la civiltà europea a imporsi al resto del mondo. Invece non esiste un "medio evo" cinese che tale non puo considerarsi il periodo Ming, e il ritorno agli Han ha segnato in effetti i l'inizio di una decadenza che ha portato la Cina agli inizi del 900 a un forte ritardo rispetto agli Occidentali. Insomma potremmo dire che l'Umanesimo Rinascimentale è stato l'inizio del nostro sviluppo, il "ritorno agli han" invece l'inizio della decadenza della Cina
Ricordiamo alcuni autori del movimento
WANG FU CHING (1619-1642) Fu travolto dal crollo dell'impero Ming ad opera dei Manciu e di ciò dette la colpa alle scuole neo confuciane. Si dedicò alla confutazioni delle loro dottrine inaugurando un metodo filologico per la scoperta dei genuini significati delle opere classiche
KU YEN-WU(1613-1682) anche lui travolto dal crollo dei Ming con i quali partecipò alla resistenza nel sud della Cina. Intraprese complesse studi filologici, con i quali intese riscoprire tutta la ricchezza del pensiero della Cina anteriormente al buddismo nel periodo appunto degli Han
TAI CHEN (1723-1777) invece ormai apparteneva a una generazione nella quale ogni contrasto con i Manciu era superato e la dinastia Qing appariva come ormai cinese. Il suo pensiero può apparire più vicino a quello coevo degli occidentali. Egli propugnò un ritorno alla concezione del Tao inteso in senso dinamico come legge immanente e dinamica della storia che comportava un certo relativismo etico e politico. Anche per quanto riguarda i fenomeni naturali (Li) ritenne che essi andavano sempre spiegati con principi immanenti , concezione questa accostabile alle idee della rivoluzione scientifica in Europa. Malgrado i suggestivi accostamenti tuttavia ci pare che il suo pensiero non fosse affatto in grado di provocare una rivoluzione scientifica e culturale paragonabile a quanto avveniva in Europa ; si trattava pur sempre di un ritorno all'antico non di salto nel futuro.