MELKITI
Giovanni De Sio Cesari
Il temine “melkita” può essere usato in diversi significati. Esso significa etimologicamente “partigiano dell’imperatore” , dal siriaco “mllka” o dall’arabo “Malek” che indicava presso quei popoli l’imperatore di Bisanzio al tempo delle dispute cristologiche. Le definizioni dei dogmi riguardanti la natura dl Cristo (soprattutto quello del Concilio di Calcedonia 451 a. C. ) incontrarono grandi resistenze nelle comunità in Medio Oriente per motivi eminentemente politici in quanto in quei paesi serpeggiava un forte malcontento per il governo imperiale. Quelle comunità che accettavano i dogmi riconosciuti da Bisanzio era appunti chiamati “melkiti” (partigiani dell’imperatore ) in contrapposizione alle altre comunità che invece li contestavano. Fino al 1054 la chiesa cattolica e quella di Costantinopoli erano unite: ma quell’anno ci fu lo scisma di Cerulario che, in seguito, divenne definitivo: abbiamo quindi da una parte la Chiesa Cattolica ( Romana) che riconosce l’autorità del papa di Roma e dall’altra la Chiesa Ortodossa ( o meglio molte chiese ortodosse autonome:greca russa, bulgara serba rumena ecc). A questo punto le comunità melkite si divisero in quanto alcune restavano fedeli a Roma e altre invece facevano riferimenti alle chiese ortodosse. In questo senso quindi possiamo definire melkiti tutti i cristiani di Oriente che non aderiscano a chiese che seguano eresie monofisite: sarebbero quindi melkiti anche i copti cattolici, i caldei dell’iraq i maroniiti. In senso stretto però il termine melkita viene riservato alle chiese di Antiochia e Gerusalemme . Nell’uso più comune poi il termine viene ristretto solo alle comunità cattoliche in comunione con Roma definendo le altre semplicemente come Ortodossi.
I melkiti si trovano essenzialmente in Siria dove costituiscono circa il 10% della popolazione (circa 1.200 mila fedeli) : un numero molto alto è emigrato in Europa e in America dove si trovano quindi comunità melkite.
Nel momento attuale i melkiti di Siria attraversano un momento difficile. Infatti il regime di Assad in Siria, è illiberale e fortemente repressivo: tuttavia assicura, a somiglianza di quello di Sadam in Iraq, un assetto laico del potere e quindi lascia piena liberta religiosa a tutti. Lo stesso potere è detenuto dagli alauyti una minoranza che è una setta sciita. Il timore è che il crollo del regime possa innescare il fondamentalismo religioso e che i cristiani siano spinti ai margini secondo il posto cha ad essi assegnavano la tradizione islamica cosi come è avvenuto purtroppo in Iraq.