I copti di Etiopia
Giovanni De Sio Cesari
La chiesa dell’Etiopia è fra le chiese orientali quella che ha il maggior di fedeli (circa 50 milioni ) ma di essa quasi mai si occupano i media internazionali e pertanto è scarsamente nota in Occidente.
La chiesa copta di Etiopia vanta origine mitiche: si ricollega direttamente all’Antico Testamento riallacciandosi alla regina di Saba che fece visita a re Salomone: dalla loro unione si sarebbe poi addirittura originata la dinastia imperiale che ha regnato fino all’ultimo negus Hailè Selassiè
Il cristianesimo si sarebbe poi diffuso fin dai primi anni della predicazione evangelica: infatti negli atti degli apostoli (8:27).si narra di un ministro etiope che si sarebbe convertito per la predicazione di Filippo
Storicamente parlando, però, il radicamento del cristianesimo in Etiopia è avvenuto nel IV secolo ad opera di copti dell’Egitto: la chiesa etiopica infatti è restata unita a quella dell’Egitto e il patriarca di Alessandria d’Egitto nominava anche il patriarca della chiesa etiopica fino al 1959: Il rapporto con Salomone è semplicemente una leggenda priva di fondamento e dell’episodio ricordato negli Atti non sappiamo quali effetti poi abbia avuto realmente in Etiopia.
La chiesa di Etiopia risente tuttavia molto della leggenda dei rapporti con il mondo ebraico: unica fra tutte le chiese cristiane mantiene ancora infatti tradizioni giudaiche: ad esempio la circoncisione,il sabato festivo ( oltre la domenica),la macellazione degli animali. Vi è poi la convinzione popolare che in una delle sue chiese sarebbe ancora conservata l’arca dell’alleanza, qui nascosta prima della presa di Gerusalemme da parte dell’esercito babilonese nel 558 a. C.
In Etiopia vi erano anche i Falascia un gruppo di pelle nera ma che si riteneva ebreo: negli anni 80 si trasferirono tutti in Israele ma la loro presenza testimonia dell’influsso ebraico.
Il cristianesimo si diffuse nel gruppo etnico degli Amhara, di origine semitica (come arabi ed ebrei) poi commisto con altri popoli locali e che è il gruppo egemone dell’Etiopia moderna.
La chiesa etiope quindi presenta lo stesso credo dei copti di Egitto: segue la antica eresia dl monofisiti ( una sola natura in cristo) che viene pero definito Tewahedo ("unitaria") che è il nome ufficiale della chiesa stessa cosi come quella copta di Egitto.
La liturgia è molto complessa, le messe durano molto ore e sono officiate in lingua ghe’ez ( antico amharico) ma come da noi i sacerdoti si rivolgono ai fedeli in lingua locale. Famosi in tutto il mondo sono gli edifici religiosi di Lalebele intagliati nella roccia. Ma a parte le poche chiese storiche le funzioni religiose si svolgono in semplici strutture simili a quelli delle popolazioni locali(tucul) .
Della chiesa etiope abbiamo scarse e frammentarie notizie storiche prima del 1500: sappiamo che ebbe centro ad Axun ( famosa in italia per un suo obelischi portato a Roma) e che fu in conflitto con le popolazioni vicine, tutte invece guadagnate all’Islam. Nel 1500 si riallacciarono i contatti con l’Occidente tramite i Portoghesi che con Vasca de Gama erano giunti in India: un contingente militare portoghese aiutò i cristiani che stavano pe soccombere sotto l’urto dei mussulmani:Nel 1600 il negus Susenyos volle la riunificazione con la chiesa cattolica: ma essa falli quasi subito soprattutto per la mancanza di moderazione e di rispetto verso le millenarie tradizioni etiopiche. Solo in seguito una piccola parte dei copti etiopi ( circa 200 mila) hanno dato origine a una chiesa copta cattolica
La chiesa etiope fu sempre legata fortemente al potere imperiale un po come nel nostro medioevo la chiesa cattolica con il Sacro Romano Impero Negli anni 50 si decise che alla morte dell’ultimo patriarca etiope nominato dal patriarca di Alessandria, la designazione sarebbe stata autonomamente fatta dal clero etiope stesso. In seguito poi alla secessione dell’Eritrea dall’Etiopia si è poi formata anche un chiesa eritrea copta autonoma
Con la detronizzazione del negus cadde anche il millenario rapporto della Chiesa con il potere politico: il regime di Menghistu,che si dichiarava marxista entrò in forte contrasto con la chiesa confiscando anche i suoi ingenti beni e cercando di emarginarla. Fallito poi l’esperimento marxista, la chiesa etiope ha ritrovato la sua completa libertà di azione.
Attualmente non si segnalano contrasti religiosi con i popoli islamici vicini: d’altra parte a differenza di tutte le altre chiese orientali non si tratta di una minoranza in un paese non cristiano ma essa stessa è maggioranza.