La Chiesa Cinese
Giovanni De Sio Cesari
Attualmente le chiesa cattolica cinese conta circa 10 milioni di fedele ed è fiorente sia dal punto di vista del fervore religioso che è sempre molto intenso sia dal punto di vista della diffusione e popolarità ma incontra non poche difficoltà per l’atteggiamento delle autorità governative ma anche per una lunga e diffusa incomprensione che ha sempre caratterizzato il rapporto fra cristianesimo e cultura cinese .
Possiamo parlare di tre distinti incontri del cristianesimo con la Cina: nel VII secolo, i nestoriani ,, nel 1600 i Gesuiti di Matteo Ricci, nell’800 i missionari al seguito della espansione coloniale europea
I Nestoriani
Dopo il concilio di Calcedonia del 451 nel quale si condannò l'eresia di Nestorio una parte della cristiani della Mesopotamia non accettò la condanna e si formò quindi una chiesa autonoma detta appunto comunemente, Nestoriana. Essa fu molto attiva nell'evangelizzazione verso l'Asia centrale e già nel VI secolo padri della chiesa greci parlarono di una loro ingresso in Cina. Con l'invasione mussulmana si perse ogni contatto diretto con questi gruppi. Della loro presenza noi abbiamo un documento nell'antica capitale Xi'an; si tratta di una grande stele scritta in parte in caratteri cinesi e in parte in caratteri e lingua siriaca. Essa fu conosciuta dai Gesuiti alla metà del 1600 e si conserva ancora. Essa parla della diffusione della chiesa e del decreto imperiale che ne permette il culto. A quanto si capisce, però, si tratta di un gruppo straniero, anche se intergrato, che conserva la religione dei padri più che una religione diffusa presso i cinesi.
Padre Giovanni da Montecorvino, e altri viaggiatori nel 300 ( fra cui Marco Polo) parlano di cristiani nestoriani presenti in Cina anche con posti di rilievo alla corte del Gran Kan alla fine del XII secolo. Quando pero i Gesuiti arrivarono in Cina nel 1600 non trovarono però questa comunità anche se riferiscono che alcuni cinesi mostravano i residui di alcuni usi cristiani, Probabilmente le comunità fu dispersa con la caduta della dinastia mongola degli Yuan e la prese di potere della dinastia nazionale dei Ming alla fine del 1300.
Comunque il Cristianesimo nestoriano non ha avuto alcun rilievo nella storia e nella cultura cinese restando sempre una religione di una comunità straniera.
MATTEO RICCI E I GESUITI
Il prime vero rapporto della Cina con il Cattolicesimo si ebbe all'arrivo degli europei in seguito alle scoperte geografiche. Dalla fine del 1500 missionari cattolici si recarono in Oriente e iniziarono un'opera di evangelizzazione accurata e profonda raccogliendo notevoli successi tanto che sembrò che l'Oriente potesse divenire tutto cristiano, come avveniva per le Americhe . In realtà solo le Filippine, diretto possedimento spagnolo abbracciarono il Cattolicesimo. In Giappone dopo un ampia diffusione il Cristianesimo fu perseguitato sanguinosamente e fini con il divenire una piccola minoranza che ha resistito fino ad ora . Molto complessi furono gli avvenimenti in Cina.
Il primo grande missionario cattolico in Cina fu il gesuita italiano Matteo Ricci che vi giunse nel 1582. Si impegnò nello studio profondo della lingua e della cultura cinese di cui divenne tanto esperto da poter confrontarsi con successo con gli intellettuali confuciani di cui adottò anche la foggia dell'abbigliamento. Nel 1601 fu ammesso a Pechino presso la corte imperiale e fu molto apprezzato per le conoscenze astronomiche che riportava dall'Occidente. Ancora tuttora la sua figura è molto nota in Cina e recentemente i rapporti fra Italia e Cina sono stati propri intitolati alla sua figura. I Gesuiti, anche se di origine straniera si presentavano come partecipi della cultura cinese e quindi il Cristianesimo non veniva visto come qualcosa di straniero, di barbaro. Per un popolo come i Cinesi che ritenevano di essere il "centro" del mondo la cosa era fondamentale : i Gesuiti speravano in tal modo di convertire la Cina nel suo insieme partendo dalla classe dirigente.Il loro atteggiamento però scatenò quello che è passato alla storia come la CONTROVERSIA DEI RITI CINESI
I Gesuiti ritenevano che il pensiero confuciano e. in genere, i riti religiosi Cinesi non fossero incompatibili con il Cristianesimo. In seguito però missionari cattolici francescani e domenicani che operavano al seguito di Spagnoli e Portioghesi nel sud della Cina (e non nella capitale come i Gesuiti) invece ritennero che essi fossero manifestazioni pagane, di indubbio valore religioso che non potevano essere assolutamente tollerate; si ebbe allora una controversia che durò oltre un secolo e appassionò non solo gli ambienti religiosi ma anche uomini di cultura europei e intellettuali cinesi compreso anche personalmente alcuni imperatori
La questione si trascinò per oltre un secolo, fu rimessa al giudizio del pontefice e si ebbero decisioni incerte e contrastanti per oltre un secolo ma alla fine Roma condannò senza appello i "riti cinesi". Si prescrisse a tutti i missionari operanti in Cina un impegno esplicito a non tollerare i "riti cinesi". Il tentativo di presentare il Cristianesimo in veste cinese cosi falli. i missionari continuarono nello loro opera ma furono espulsi e ostacolati dalle autorità e soprattutto furono visti come estranei in una civiltà tanto orgogliosa di se stessa.
Solo nel 1939 Pio XII ammise la possibilità, a certe condizioni ,della liceità dei riti cinesi: ma ormai la Cina aveva voltato pagina
Dopo la guerra dell'oppio (1842) la Cina fu costretta ad aprirsi all'Occidentali e . spartita anche in zone di influenza. In questa situazione, legato al predominio europeo il Cristianesimo fece molti proseliti in Cina anche basandosi sugli aiuti economici che essi potevano offrire a una popolazione oppressa dalla fame e dalla miseria. Vi fu il fenomeno doloroso dei "cristiani del riso": molti cinesi erano pronti a dirsi cristiani,a farsi battezzare a presenziare agli uffici religiosi pur di assicurarsi una scodella di riso dall'aiuto generoso e ingenuo dei missionari . Ma inevitabilmente il Cristianesimo veniva visto come una specie di terza colonna degli Europei. I movimenti nazionalistici furono infatti ostili. La rivolta dei Boxer alla fine dell'800 si scatenò proprio contro i cristiani cinesi perpetrando un terribile massacro e solo dopo che gli europei tentarono di intervenire a favore dei cinesi cristiani perseguitati i Boxer attaccarono gli europei stessi.
In seguito gli Europei imposero il rispetto dei cristiani il cui numero si accrebbe anche nella prima parte del 900 ma restando però sempre una sorta di corpo estraneo.
Con l'avvento del Comunismo nel 1949 si è avuto una lotta generale alle religioni In particolare il governo cinese promosse nel 1957 una Chiesa Cattolica Patriottica che rompesse ogni rapporto con Roma vista come una alleata del capitalismo e degli americani. In parte i cattolici Cinesi resistettero e subirono feroci persecuzioni, in parte si piegarono alle circostanze riuscendo stentatamente a sopravvivere .
Il dramma si ebbe soprattutto durante la Rivoluzione Culturale: qualsiasi attività religiosa collettiva di qualunque fede fu impedita; tutte le chiese e cappelle cristiane sequestrate ed adibite alle più diverse attività (magazzini, fabbriche) i preti e i vescovi furono inviati in campi di lavoro spesso in regioni distanti ed in attività molto pesanti; le suore costrette a ritornare in famiglia; devastato quanto poteva essere distrutto e non serviva ad altro (perfino i cimiteri e le lapidi). Questa distruzione di tutto ha coinvolto, anche se con diversa gravità, tutte le Chiese cristiane e tutte le religioni. Ciò ha impedito la continuità tra le generazioni: attualmente noi abbiamo, come in tanti altri paesi ex comunisti d'altronde, sacerdoti o molto giovani o molto anziani: manca quella generazione di mezzo che in genere è l'ossatura del clero (come di qualunque altra organizzazione)
Le conseguenze della "rivoluzione culturale" e in generale 'del modello maoista furono catastrofiche sul piano economico. Ancora vivente Mao allora la Cina iniziò a voltare decisamente pagina avviandosi a una economia di mercato che oggi permette alla Cina incredibili tassi di sviluppo, intorno al 10% annuo.
La situazione culturale della Cina attualmente è pertanto veramente singolare: ufficialmente il marxismo e quindi anche il l’ateismo è ancora la ideologia di stato ma religioni nuove e antiche, ritenute "criminali" anzi "demoniache" nel marxismo della versione maoista, vengono tollerate e rifioriscono.
Negli anni 90 comunque la Chiesa Cattolica è risorta, la vita collettiva è ripresa. Gli edifici ecclesiastici sono stati in buona parte , anche se con molta lentezza , restituiti; i seminari hanno ripreso a funzionare; le vocazioni al sacerdozio o alla vita religiosa, a quanto pare, sono riprese con un ritmo simile a quello di molti paesi del cosiddetto terzo mondo; la Bibbia viene stampata e diffusa per canali interni; aiuti economici consistenti per nuove strutture (tipografie, edifici) arrivano in qualche modo dall’estero dalle fondazioni e dagli ordini religiosi anche se la Chiesa è complessivamente povera ed i cristiani sono prevalentemente presenti nelle campagne ed esterni ai grandi fenomeni di sviluppo di questi anni.
Con il nuovo corso pragmatico della politica cinese si è sperato in una normalizzazione dei rapporti con il Vaticano ma questo non è avvenuto, anche se la libertà religiosa dei cattolici è molto ampia.
La Chiesa cattolica, nel suo insieme, resta ancora divisa in aderenti alla Chiesa Patriottica cattolica e in fedeli a Roma (clandestini) in proporzioni difficili da accertare, forse 5 milioni per parte. I motivi delle divisione sono legati solo al rapporto col Vaticano, ma non ad altre questioni teologiche. Del resto, la teologia dei seminari "patriottici" è stata riconosciuta ortodossa dal Vaticano e in essi vengono invitati a tenere conferenze esponenti esterni al cattolicesimo cinese.
Altra questione spinosa è quella della nomina dei vescovi. Periodicamente Pechino ottiene dagli aderenti alla "chiesa patriottica" la consacrazione di nuovi vescovi del tutto ignorando Roma. Così facendo, le strutture della Chiesa che aderiscono all’Associazione hanno libertà d’azione molto maggiore, riconoscimenti, facilitazioni, rapporti ufficiali con l’apposito Ufficio Statale per gli Affari religiosi
Soprattutto poi non ha giovato ai rapporti fra Vaticano e Cina anche la beatificazione come martiri di 120 cristiani uccisi dai Boxer intorno al 1900: secondo le autorità cinesi alcuni di essi si erano macchiati di crimini comuni ma soprattutto tutti vengono visti come espressione del colonialismo europeo.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
La grande cultura cinese pare come addormentata: lo sviluppo economico prende il sopravvento su ogni speculazione filosofica. la Cina sta superando il gap che si era aperta nell'800 rispetto all'occidente: Shangai e Canton rassomigliano sempre di più a Boston e Chicago: i Cinesi hanno paura che un mutamento politico e culturale possa mettere in crisi il loro sviluppo. Noi crediamo che con il progresso economico la Cina farà rifiorire la sua millenaria filosofia e che essa sarà in grado di competere anche culturalmente con gli Europei.
Nel nuovo contesto in cui i principi del marxismo ormai sono solo vuoti involucri ma d'altra parte le credenze religiose tradizionali appaiono irrimediabilmente superate il Cristianesimo potrebbe espandesi e fiorire in Cina come un giorno fiori in Europa.
Non vi è dubbio poi che la divisione fra le due chiese cattoliche sarà superata.
Noi riteniamo che la Cina possa aprirsi al Cristianesimo solo seguendo la via tracciata dai Gesuiti. La Cina non può essere terra di missione della stessa natura dell'africa. Quivi la civiltà è essenzialmente quella europea: l'abbandono delle tradizioni tribali significa in effetti adottare le lingue europee, la civiltà europea e quindi anche la religione europea sia pure con tutti gli adattamenti necessari
Ma la Cina possiede una civiltà antica e illustre almeno quanto quella europea, soprattutto una coscienza altissima di se stessa, d'altronde ben motivata. Potrà accettare una religione proveniente dall'esterno (come accettò il buddismo) solo nella misura in cui essa riuscirà a farsi cinese.