Testo di intervento alla TV svizzera italiana
Pubblicato in IL RIFLETTERE , novembre 2011 HOME
I canoni dell’abbigliamento Islamico
Giovanni De Sio Cesari
Il modo di vestire ha sempre un suo valore simbolico. ma negli ultimi anni l’abbigliamento femminile islamico è diventato veramente il pomo della discordia, un simbolo di identità contestato o difeso sia nei rapporti con l'Occidente sia soprattutto nell'ambito stesso del mondo islamico andando molto al di la, come valore emblematico, del fatto in se stesso.
Semplicisticamente tutto viene ridotto al cosi detto “velo islamico” ma in realtà il problema non riguarda solo questo capo di abbigliamento, che pure è discriminante, ma tutto il modo di vestire che riflette una certa visione dell’etica, dell’ordine della famiglia e quindi della società nel suo complesso
Si noti che anche per l’uomo esistono delle regole: non si va a dorso nudo, ad esempio, come avviene comunemente in Occidente.
NEL PASSATO
Il brano del corano fondamentale al riguardo è il seguente :
Sura XXIV An-Nûr (La Luce) E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro HIJAB (copertura, velo) fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne.
E non battano i piedi sì da mostrare gli ornamenti che celano. Tornate pentiti ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare |
Vediamo allora il senso del brano La prescrizione è che le donne debbano non mostrare apertamente i propri “ornamenti” :con tale termine si intende le forme femminili, quelle parti del corpo che hanno una valore di richiamo sessuale, che possano quindi accendere le passioni degli uomini. Un invito quindi al pudore, alla modestia femminile. E una prescrizione comune anche alla coeva civiltà cristiana medioevale: la donna deve ben coprirsi a differenze di quanto avviene in alcune culture ( che diremmo primitive, ma solo per intenderci) nelle quali invece la nudità o la quasi nudità non costituisce un problema etico.
Non vien prescritta nel corano esplicitamente la copertura del capo che è invece peculiarità, tradizione propria dell’islam ma che è presente anche in altre civiltà.
Anche nell'ambito cristiano si parla infatti del velo delle donne. L'apostolo Paolo infatti prescrive:
ma ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto fa disonore al suo capo, perché è come se fosse rasa. Poiché, quanto all'uomo, egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell'uomo; perché l'uomo non viene dalla donna, ma la donna dall'uomo . Giudicate voi stessi: è decoroso che una donna preghi Dio senza avere il capo coperto? Non vi insegna la stessa natura che se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? Mentre se una donna porta la chioma, per lei è un onore; perché la chioma le è data come ornamento . (1Corinzi 11:6) |
In termini semplici: la chioma viene considerata un attributo di bellezza femminile (un “ornamento”,come nel corano ) e come tale deve essere, per modestia, coperta anche per non distrarre gli uomini dal raccoglimento religioso. Non viene però prescritto al di fuori della pratica religiosa. L'obbligo del velo è durato nelle chiese cattoliche fino ai nostri giorni e solo negli ultimi anni è stato generalmente abbandonato. Fino a qualche anno fa nell'accostarsi ai sacramenti, infatti, le donne si coprivano il capo. E' continuata la tradizione nelle occasioni solenni come cresima, prima comunione e soprattutto nel matrimonio. Non concepiremmo infatti una sposa senza il velo: tuttavia il velo in questo caso ha perso completamente il suo scopo originale di coprire la chioma, è divenuto trasparente, elemento di ornamento e non certo di modestia.
Solo nell’islam, però, il velo viene usato anche per coprire il viso integralmente o parzialmente.
Abbiamo però una varietà di veli: alcuni coprono semplicemente i capelli, altri coprono anche il viso (chador iraniano) e altri ancora coprono completamente tutto il capo (burqa afgano).
Comunemente traduciamo il termine coranico “Hijab” con “velo”: in effetti significa “copertura”: il velo da più l’idea di qualcosa di trasparente, di leggiadro e il termine francese di "foulard" da una idea più elegante e gioiosa. Il corano continua con una completa enumerazione di categorie di persone che potremmo brevemente definire la famiglia
Si noti che l'ultima parte si accenna al divieto per le donne di battere i piedi : basandosi su di essa i talebani dell'Afganistan imponevano alle donne di camminare senza far rumore la qual cosa ha colpito tanto la immaginazione occidentale . Ma semplicemente essi richiamavano il verso del corano. Presumibilmente in esso si accennava a qualche uso del tempo che equivaleva forse al nostro camminare “ancheggiando” che sembrava indecente
La prescrizione di non mostrare i propri “ornamenti” non vale nell’ambito della intimità coniugale. Infatti la “lingerie” ha un mercato molto prospero nelle società islamiche ( che se lo possono permettere economicamente, si intende)
NEL PRESENTE
Nel medioevo in fondo le differenze dell’abbigliamento delle donne non era molto accentuato fra cristiani e mussulmani: per averne una idea basta guardare le nostre suore che indossano ( o indossavano fino a qualche decennio fa) abiti molto simili a quelli delle mussulmane (tranne che per la copertura del viso ) e che erano quelli comunemente usati un tempo dalle donne ben costumate
In Occidente, però, fin dal Rinascimento l’abito femminile ha avuto un decisa evoluzione. Fino all’800 la parte superiore del corpo femminile veniva mostrato con corpetti aderenti e ampie scollature, le pettinatura erano elaborate ( restava però il cappello per le signore e lo scialle per le popolane a ricordo del vecchio velo che veniva usato solo in chiesa) La parte inferiore del corpo continuava ad essere nascosta sotto gonne ampie e lunghe: mostrare una caviglia appariva già una indecenza. Poi negli ultimi decenni le donne hanno cominciato a mostrare generosamente ogni parte del proprio corpo, a non nascondere più i propri “ornamenti” ma a valorizzarli. Resta il principio che non possono essere mostrate nude alcune parti più intime. Tuttavia tutto o quasi viene esibito. Per fare un esempio banale recentemente le TV si sono sbizzarrite sul lato B della cognata del futuro re di Inghilterra: una cosa inconcepibile fino a qualche tempo fa
Questo modo di mostrarsi appare osceno alla sensibilità islamica, anzi alla sensibilità le Medio Oriente in generale, anche cioè dei cristiani che vi vivono: un egiziano copto resterebbe altrettanto scandalizzato del suo connazionale islamico. A questo punto il velo islamico tende ad essere uno elemento emblematico una discriminante
Allora notiamo:
· di per se il velo, specie nella versione moderata che copre solo i capelli, non è nulla di eccezionale, è presente anche nella nostra tradizione e non si vede perchè non possa essere indossato dalle donne che lo desiderino
· il velo islamico però ha un valore di modestia del vestire femminile: ormai noi siamo abituati a vedere donne che si vestono in modo estremamente succinto (si pensi ai "tanga" sulle spiagge): naturalmente l'obbligo di portare il velo significa che la donna deve essere " molto" coperta: non si puo immaginare una ragazza che porti il velo e indossi una minigonna o una camicetta trasparente. Pertanto il velo diventa un freno all'esibizione del corpo femminile. Lo scoprirsi delle donne in Occidente è stato relativamente lento, ha incontrato non poche e non lievi resistenze: il velo diviene un rimedio drastico e sicuro. D'altra parte anche in Occidente non mancano delle regole sull'abbigliamento femminile: non ci si veste allo steso modo sulle spiagge, in vacanza, a scuola, in chiesa, nelle cerimonie solenni: non si porta il bichini dovunque.
· il velo ha un poi un significato più generale. Ormai in Occidente vi è un ampia libertà sessuale e i rapporti pre-matrimoniali sono molto diffusi. La cultura mussulmana (come d'altronde quella cattolica) non intende assecondare questo costume: il velo diventa anche allora il simbolo di un comportamento che riserva i rapporti sessuali strettamente all'ambito matrimoniale.
Quindi una donna mussulmana che indossa il velo intende mostrare a tutti che ella non intende omologarsi al permissivismo occidentale comunque poi si voglia giudicare questa presa di posizione.
In Occidente in genere non si intendono tutte queste motivazioni: il velo appare semplicemente come un elemento di subordinazione, di discriminazione della donna: ciò può essere vero solo nel senso e nella misura in cui si intende che certi principi siano contrari alla donna. Ma gli islamici affermano esattamente il contrario: i principi della morale tradizionale non sono contro la donna ma a suo favore. Ciascuno poi giudichi a modo suo.
A questo significato pero se ne aggiunge e si confonde una altro che rende la questione ben difficilmente solubile: nell’ambito del mondo islamico infatti il velo femminile, a un certo punto, ha assunto un altro significato: una discriminate fra una interpretazione integralista, tradizionale del Corano e una moderna, fra fondamentalisti e laicisti come diremmo noi, sia pure impropriamente .
Per i moderati (laicisti) la prescrizione coranica viene interpretata come un semplice invito alla modestia del vestire delle donne e non propriamente come una tassativa prescrizione religiosa e il velo viene visto semplicemente come una tradizione ormai da superare nello sforzo generale di modernizzazione. In questa ottica molte mussulmane ormai non lo usano più, in molti paesi ormai è raro e addirittura Kemal Ataturk in Turchia lo proibì proprio per legge
Per altri invece il velo è una prescrizione fondamentale:
Poiché il Sublime Corano e l'insegnamento del Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, sono vincolanti per la donna che creda nella provenienza divina del Corano e nella Missione apostolico-profetica di Muhàmmad. indossare il velo è, quindi un dovere preciso e inderogabile. La donna musulmana che indossa il velo, esprime per mezzo di esso in forma tacita, la sua identità islamica ed è fuorviante dall'lslàm il pensiero, purtroppo diffuso, che possa chiamarsi musulmana, la donna che non porta il velo, giustificandosi col dire che l'importante è avere fede dentro! Non hanno presente che il Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, ha chiaramente disatteso questo pensiero quando ha detto:La fede non è presente dentro se non ci sono i comportamenti islamici, che ne segnalano la presenza interiore.
(Al Turabi
Hasan Le donne nell'ordinamento islamico della società) |
DOPO l’11 SETTEMBRE
Fino all’11 settembre la questione fra modernisti e tradizionalisti era un cosa che non interessava per niente gli occidentali ma a un certo punto è serpeggiato, anzi montato oltre ogni misura, la paura che dal terreno del fondamentalismo possa nascere il terrorismo particolarmente con la presenza di una minoranza, ormai notevole, di mussulmani in Occidente. Insomma nei giorni dopo l’11 settembre si faceva il vuoto intorno a una ragazza con il velo quasi potesse essere una potenziale terrorista. Ovviamente il terrorista vero fa di tutto per passare inosservato e non farsi riconoscere.
E nato il problema se il velo possa essere indossato anche nelle scuole e negli uffici, se esso possa considerarsi una espressione di libertà culturale o invece un simbolo di discriminazione e di oppressione delle donne con ricorsi agli organi giudiziari e politici.
Il velo infine costituisce un segno della tradizione mussulmana. diventa quindi un simbolo di identità culturale, esibito per chiedere rispetto e considerazione
Queste e altre considerazioni ancora vengono variamente combinate e confuse e il velo diventa un nodo che non può essere semplicisticamente affrontato.
Si tratta di un problema davvero difficile a sciogliersi perchè il velo assume significati cosi diversi nello stesso momento che non si riesce a capire cosa voglia intendere chi lo indossa.
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