Intervento ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI : gennaio, 2008 Home
RELIGIONE, OPPIO DEI POPOLI
Giovanni De Sio Cesari
Il concetto marxiano della religione come “ oppio dei popoli” viene spesso inteso nel senso che Marx avrebbe considerato la religione come una "impostura dei preti", un cosciente imbroglio della classi dirigenti per tenere sottomesse le moltitudini. In realtà questo è un fraintendimento: il senso dell’affermazione marxiano era ben altro. Come è noto, Marx distingueva nella storia due ordini di fattori : strutture e sovrastrutture: le prime erano individuate in quelle economiche (rapporti di produzione ) che avrebbero determinato (o almeno sostanzialmente condizionato) le seconde che erano individuate nella filosofia nell’etica, nell’arte , nella letteratura, nel diritto e nelle altre manifestazioni del pensiero, compresa perfino la scienza: diciamo con una parola moderna nella “cultura non materiale” di un popolo. Nell’ambito della cultura il posto fondamentale veniva riconosciuto alla religione che veniva considerata la funzione culturale più importante intorno a cui ruotavano le altre (filosofia, letteratura, diritto ecc. . ): essa convinceva gli uomini dell’esistenza di un altro mondo ultraterreno nel quale la giustizia e il bene trionfano e faceva sopportare le ingiustizia e il male di questo: una funzione cioè simile all’oppio che ci porta in un mondo fittizio di benessere impedendoci d’altra parte di agire concretamente in questo mondo: l’immagine quindi dell’ oppio era perfetta
Marx assegnava quindi alla religione lo stesso valore che alla filosofia, al diritto, alla scienza: sovrastrutture quindi, corrispondenti a una struttura economica, che sarebbero mutate profondamente ( o anche sparite, come per la religione) quando si sarebbe realizzato la società comunista senza sfruttati e sfruttatori,in cui ciascuno dava per quanto poteva e riceveva per quanto aveva bisogno .
Il concetto marxiano appare più chiaro se lo esaminiamo nel suo formarsi : Marx prende le mosse da Feuerbach con il quale polemizza proprio sul concetto di religione. Per Feuerbach l’ateismo era una sorta di dovere morale: l’uomo che crede nel “al di la” viene meno ai suoi doveri nel “al di qua”: quindi fare proselitismo di ateismo significava richiamare gli uomini ai propri doveri morali.
Marx rimprovera a Feuerbach l’astrattezza di questa posizione che veniva a considerare la religione semplicemente come una specie di errore comune dell’umanità. Per Marx, invece, come abbiamo visto, non si trattava di un errore, una specie di svista immensa durata millenni, una tesi improponibile, evidentemente: la religione era invece una sovrastruttura necessaria anzi fondamentale per la società e sarebbe quindi mutata (o più precisamente scomparsa) quando si sarebbe realizzata la vagheggiata società comunista.
Il periodo in cui si diffuse il marxismo tuttavia era dominata dal Positivismo che (anche se non nei suoi maggiori esponenti) almeno a livello, diciamo, popolare assimilava la religione alla superstizione, all’ignoranza negandone quindi ogni validità conoscitiva.
I marxisti sotto la influenza del positivismo quindi facilmente pervenivano all’idea che questa errore fosse ingenerato da interessi economici e sociali : quindi la religione come imbroglio e menzogna, concetto quanto mai lontano da quello marxiano per cui la religione aveva lo stesso valore della filosofia, del diritto, della scienza stessa.
L’idea che la religione fosse un imbroglio portava il movimento politico marxista a pensare che ognuno che predicasse una religione fosse per questo fatto stesso un imbroglione che ingannava il popolo, un nemico della rivoluzione al soldo dei capitalisti, un delinquente, insomma, da perseguitare senza pietà con la tutta la severità che il popolo deve mostrare verso i suoi sfruttatori.
Le persecuzioni anti religiose sono fra le pagini più buie del movimento comunista: qui e li si perseguitarono i religiosi solo per il semplice fatto che fossero religiosi: nella Spagna repubblicana, nel furore di una spietata guerra civile. le chiese furono chiuse, i preti spesso fucilati per il solo fatto di essere preti. Tuttavia l’orrore di un tale posizione fu molto presto avvertito: si cominciò a dire che non si perseguitava la religione in quanto tale ma solo se e nella misura in cui essa diventasse movimento politico , si assicurava, almeno in teoria, una libertà religiosa. In questo modo ci si allontanava, pero, decisamente dal concetto marxiano che concepiva la religione, per propria natura intrinseca, funzionale a una società non comunista basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo a prescindere dal fatto che prendesse effettivamente posizione in campo politico : anche se la religione si schierasse nel campo della rivoluzione non per questo perderebbe il suo carattere di “oppio dei popoli”
In realtà il concetto venne apertamente superato e sostituito da un altro molto diverso: la religione PUO essere “oppio dei popoli “ ma contiene in se stesa anche molti elementi che possono essere invece di liberazione ( in senso rivoluzionario comunista, si intende): In questo modo, in effetti, si veniva a confluire su un concetto comunemente condivisibile e condiviso : la religione può essere usata per giustificare il potere (instrumentum regni , si diceva nel Medioevo) ma può esser anche un elemento che scatena rivoluzioni e cambiamenti sociali: nella storia ambedue i fenomeni si sono manifestati con grande evidenza e frequenza.
In Italia l’evolversi del concetto si manifesta già negli anni 20 nelle riflessioni di Gransci: negli anni Quaranta diventava una costante fondamentale dell’azione di Togliatti che giunse perfino a determinare l’inserimento del Concordato nella Costituzione. Negli anni Sessanta e Settanta l’alleanza con le forze cattoliche progressiste divenne una aspirazione, diremmo quasi una ossessione, del movimento comunista italiano-
Il movimento marxista organizzato politicamente abbandonava quindi la opposizione alla religione e finanche la bandiera dell’anticlericalismo che veniva invece raccolta da altri i movimenti di destra, di centro e di sinistra
Fiorirono in quel tempo movimenti che intendevano conciliare comunismo e religione ( i catto-comunisti, come si diceva sarcasticamente). Rapidamente pero essi declinarono per la ostilità della Chiesa Cattolica e delle altre comunità religiose che comunque vedevano in essi una strumentalizzazione della religione a fini di parte: il fallimento generale poi dei regimi comunisti ha definitivamente chiuso quelle esperienze.
Solo in una parte delle frange estremiste del marxismo rimase invece l’idea che la religione in quanto tale sia il “ Male” da combattere e sradicare
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