DISSERTAZIONE DEL 70
Viene generalmente indicata con il termine di "Dissertazione del
70 "l'opera che Kant scrisse appunto in quell'anno per ottenere la
nomina a professore "ordinario" di logica e
metafisica.
Il titolo originario dell'opera è: "De mundi sensibilis
atque intellegibilis forma et principiis dissertatio " ed
essa segna la conclusione del periodo pre-critico: con essa la
meditazione Kantiana giunge al un punto di maturazione:
passeranno però altri undici anni perchè Kant possa finalmente
comporre la prima delle sue opere maggiori:la Critica della Ragion Pura
La dissertazione costituisce dunque la conclusione di
una lunga
meditazione alla fine della quale sono state poste le basi del
Criticismo, anche se forse il passo più importante cioè la
inattingibilità della metafisica non è stato ancora compiuto
definitivamente
Ma esaminiamo brevemente l'opera
Nella Sezione Prima che comprende i paragrafi 1 e 2 Kant intende
spiegare la nozione stessa di mondo. In essa è essenziale la
composizione e la scomposizione delle parti "ma cio
non si verifica se non quando si ritorni dal tutto dato a
tutte le parti possibili cioè per mezzo della analisi che
a sua voIta impIica la condizione del tempo" (1)
Pertanto Kant ritiene impossibili le progressioni infinite in
quanto
non possono essere pensate in un tempo finito
Ciò pero non lo porta a dichiararli assurdi in quanto
" non è
ugualmente impossibile ciò che essendo oggetto della ragione pura
semplicemente non è sottoposto alle leggi della conoscenza
intuitiva" ( 2)
Appare già quindi una divergenza fra sensibile e intelligibile e
sono avvertiti i limiti del sapere umano: tuttavia ciò che supera
l'intuizione sensibile non pare del tutto fuori dalla conoscenza : la sezione I conclude infatti con queste parole " Chi si
vuole trarre fuori da questa spinosa questione tenga presente che
la coordinazione di parecchi elementi sia successiva che
simultanea non riguarda il concetto intellettivo del tutto ma soltanto le
condizioni della intuizione sensibile;cosi anche se esse non sono
suscettibili in modo sensitivo non cessano per questo di essere
concetti dell'intelletto: per percepire pero questo basta che
elementi coordinati siano in qualche modo dati e che tutti
siano pensati come relative unità" (3)
La Seconda Sezione affronta la distinzione fra sensibilità e
intuizione, fra uso logico e uso reale dell' intelletto, aspetto
della °Dissertazione che è maggiormente interessante per il nostro
assunto
Al 3° paragrafo dà una chiara definizione di sensibilità
(sensualitas) e di intelligenza (rationalitas). La prima viene
definita come "ricettività del soggetto per mezzo della
quale è possibile che le condizioni rappresentative di esso siano modificate in un determinato modo alla presenza di un
oggetto" mentre la seconda "è la facoltà del soggetto per messo
della quale esso può rappresentarsi quelle cose che per le loro
qualità non possono colpire i sensi" La conoscenza
sensitiva viene quindi definita "fenomeno" e quella
intellettiva "noumeno"(4)
Come si noterà le definizioni restano in un ambito realistico:
nel 3 paragrafo si chiarisce che la sensazione è effetto
dell'oggetto ma tuttavia presuppone " una legge
insita nella mente che serve a coordinare fra loro le sensazioni nate alla presenza
dell"oggetto
'(5) e nel par.5 si ribadisce che "alla conoscenza sensibile
appartiene pertanto sia la materia che è la sensazione in
considerazione della quale le conoscenze sono chiamate sensibili,
sia la forma ,in virtù della quale,anche se la si trova senza alcuna sensazione, le rappresentazioni sono chiamate sensitive"(6)
Da ciò scaturisce quelli che kant definisce uso logico e uso
reale dell'intelletto: "L"uso dell'intelletto è duplice: al primo di essi
sono assegnati i concetti stessi sia delle cose sia delle
relazioni e questo è l'uso reale: al secondo invece comunque
essi siano assegnati semplicemente sono subordinati gli inferiori
ai superiori (per le note comuni) e sono messi in
relazione tra loro secondo il principio di contraddizione e
questo è detto logico"(7)
Subito dopo Kant precisa che "L"uso logico
dell'intelletto è comune a tutte le scienze non cosi"
l"uso reale" Non è quindi il connettere fra d i loro le nozioni logicamente che qualifica
come intellettuale : le conoscenze sensitive sono infatti sempre
logicamente connesse."(8). Si precisa infatti la distinzione
fra
apparenza ed esperienza: l'apparenza è ciò che prevede
l'uso logico delI'intelletto mentre la seconda è la conoscenza
riflessa e nasce da più apparenze comparate con l'intelletto."(8)
Conseguentemente " Dall'apparenza all'esperienza non vi è
altra via che quella della riflessione secondo l'uso logico
dell' intelletto" In sostanza quindi Kant ha esposto,
ci pare, il caposaldo del suo concetto di Ragione: la apparenza
diviene conoscenza nella misura nella quale ad essa si applicano
le categorie logiche
Nel paragrafo 6° viene tratta una importante conclusione
" a torto
si definisce il sensitivo come ciò che è conosciuto piuttosto
confusamente e l'intellettuale come ciò di cui si ha conoscenza distinta "(11).
Di fronte quindi al razionalismo si respinge
la riduzione dei gradi del conoscere solo a una differenza di distinzione con la conseguente concezione della conoscenza
sensibile come una conoscenza intellettiva confusa. Infatti Kant
ribadisce che " possono darsi conoscenze di cose sensitive
completamente distinte e intellettive molto confuse"
Molto interessanti gli esempi che vengono fatti subito dopo:la geometria e la metafisica: la prima infatti è considerata
conoscenza sensibile e ritenuta perfettamente chiara mentre la metafisica, cosa intellettiva rimane sempre su un piano non
distinto in quanto essa si affatichi a dissipare le nebbie della
confusione che offuscano l'intelligenza comune , sebbene non
sempre con lo stesso felice successo che ha la geometria" (
12)
Sono qui esposti quindi altri capisaldi del concetto di ragione Kantiana:la non subordinazione della conoscenza sensibile a
quella intellettiva, la chiarezza della geometria contrapposta.
alle nebbie della metafisica,la classificazione della geometria
come scienza sensitiva in opposizione alla concezione analitica
del
razionalismo
Per quanto riguarda poi l'origine dei principi logici ritiene che dovremmo cercare nei sensi ma nella natura stessa l'intelletto
puro non come concetti innati ma astratti dalle leggi insite
nella mente ,riflettendo nelle sue attività on occasione dell'esperienza e perciò acquisiti "( 13 )
Alcuni autori (fra cui De Vleschaweuwer) parlano di un influsso Leibniziano a proposito di tale origine perché in fondo si parla
pur sempre di idee che si trovano sempre nella mente ma a noi sembra
che trascendentalità delle forme della conoscenza propria della ragione Kantiana non viene enunciata
ma, in sostanza, ci pare che ci
sia insita nella afferma ione prima riportata:
"insita nella mente , riflettendo sulle sue attività in occasione di
esperienza"
Dopo che nel paragrafo 8° ha distinto nell'intelletto un uso elenchico (cioè purificatore delle sensazioni dall'accidentale) e
un uso dogmatico (cioè di indicazione dei modelli) troviamo al
paragrafo10° una importante affermazione sulla conoscibilità dell'intellegibile:"non
è data agli uomini una intuizione di cose intellettive ma solamente una
conoscenza simbolica e l'intellezione ci e' permessa soltanto
mediante concetti universali in astratto e non mediante un
singolare in concreto (14)"
Come osserva opportunamente Lamacchia "questa è una
dichiarazione determinante nella filosofia Kantiana. L'
intelletto umano non conosce le cose per intuizione ma ne coglie ma soltanto concetti universali
in astratto :la mente infatti può intuire qualcosa in concreto soltanto come oggetto nelle condizioni spazio-temporale"(
15)
La sezione terza viene generalmente ritenuta la più importane in
quanto enuncia la teoria dello spazio e del tempo come condizioni soggettive della percezione sensibile che è forse la teoria che
più colpisce chi si avvicina all'opera Kantiana . A parte qualche variazione sostanzialmente
viene qui anticipata la trattazione del problema che viene fatta nella Estetica trascendentale e
pertanto rimandiamo ad essa
Nella SEZIONE QUARTA sostanzialmente si afferma che l'unità del mondo sensibile costituita da
spazio e tempo deve avere come fondamento
una unità nel mondo intellegibile
"La mente umana è colpita dagli oggetti esterni e il mondo si manifesta ad essa indefinitivamente solo nella misura. in cui la mente è sorretta con tutte le cause dalla stessa
potenza infinita di un unico essere"( 16)
Sembra quindi una ripresa sia pure timida dei temi metafisici con un
passaggio dal mondo del fenomeno a quello soprasensibile .Tuttavia subito dopo
conclude "ma sembra più prudente date le conoscenze a noi concesso dai limiti del nostro intelletto scegliere un posto di
rifugio piuttosto che avventurarci nell'alto mare di tali indagini mistiche,
come fece il
Malebranche, il cui pensiero è di poco lontano da quello che qui si espone:noi vediamo tutte le cose in
Dio" (17)
Vi è in queste parole a nostro parere insieme la constatazione
della impossibilità della metafisica e la profonda nostalgia di essa
Nella SEZIONE QUINTA si tratta del metodo per la conoscenza delle cose sensitive e intellettive.
In questa opera rimane quindi la dualità fra mondo intellegibile e mondo
sensibile Tuttavia, come osserva il De Veeschuuwer
" Quanto alla
teoria del mondo intellegibile Kant espone ancora qualcosa di solamente provvisorio, ben 1ontano dalla definitivita." ( 18)
Il mondo sensibile viene nettamente distinto da quello della metafisica. Infatti nelle scienze del mondo sensibile l'uso DA' il
mondo mentre mentre nella metafisica il metodo deve PRECEDERE la scienza. Infatti
l'uso dell'intelletto in quelle scienze i cui concetti fondamentali e gli assiomi
sono dati dall'intuizione sensitiva è se non un uso logico ,cioe quello mediante il quale soltanto
subordiniamo le une alle altre le conoscenze tra di loro in quanto l'universalità
, conformemente al principio di contraddizione e le conseguenze dell'intuizione pura agli assiomi
dell'intuizione" (19)
Non sembra quindi che vi sia pericolo di errore . Secondo de Vleeschauwer "il
risultato è il concetto di esperienza o quello dell'oggetto empirico, costituito dalle percezioni materiali, dalla
sottomissione di queste alle leggi originarie dell'intuizione (lo spazio e il tempo ) elevato a concetto grazie all'uso analitico o
logico dell'intelletto, Questo uso garantisce quindi la conoscenza delle cose empiriche ma solamente in quanto esaminiamo in esse le apparenze sensibili"(20)
Era d'altra parte alla base della speculazione Kantiana la esigenza fondamentale di garantire la
validità delle conquiste scientifiche del tempo
Osserva VANNI ROVIGHI "Kant si rendeva conto che le leggi della meccanica non erano tali che il negarle comportasse
contraddizione: d'altra parte,affascinato come era dai risultati della nuova scienza cosi fecondi nei confronti delle interminabili dispute della metafisica
li riteneva innegabili , e qui vediamo in
nuge il concetto di giudizio sintetico a priori , concetto che sarà svolto nella Critica della
Ragion Pura: quello cioè di un giudizio (più esattamente bisognerebbe dire di una proposizione) che è innegabile pur senza essere tale che il negarla implichicontraddizione" (21)
Invece nella metafisica l'errore è possibile; infatti:"nella filosofia pura, quale è la metafisica il cui uso dei principi è
reale ,cioè i concetti primitivi delle cose e delle relazioni e gli assiomi stessi sono dati originariamente per mezzo dello stesso
intelletto puro e poichè non sono intuizioni non sono immuni da errori . e tutto ciò che si tenta prima di avere accortamente
esaminato
e fermamente fissato i suo i principi.sembra che sia concepito arbitrariamente e che debba essere respinto tra i vani giochi della mente"(22)
In sostanza come osserva De Vleeschauwer "in opposizione
formale con Leibniz, Kant fonda la alterità dei due mondi sulla distinzione
generica fra le due facoltà in questione e fra le loro forme e principi . La distinzione graduaIe chiaro-oscuro viene sostituita dalla distinzione generica recettivo - spontanea . Ad una facoltà
le cose sono date ,l'altra le pensa di testa propria"(23)
Viene cosi definito il procedere kantiano inteso da una parte a legittimare il metodo delle scienze naturali considerato valido ed invece a contestare la
possibilità stessa di una metafisica almeno fondata sugli stessi principi delle scienze
naturali.
In particolare Kant vede il pericolo che principi validi solo per il
mondo sensibile siano considerati in assoluto, come validi anche per il mondo intelleggibile
Ne vengono individuati tre assiomi che erroneamente possono sembrare estensibile al di fuori degli oggetti sensibili:
1)tutto cio che è , è in qualche luogo e in qualche tempo:si disputa cosi DOVE possa essere Dio:
2)Ogni quantità è finita e tutto ciò che e impossibile è contraddittorio
3)tutto ciò che esiste in modo contingente in qualche tempo non è esistito
Ribadisce, cioe, Kant l'errore della confusione fra metodi della
scienza naturale e della metafisica che è poi un tratto fondamentale
del suo concetto di Ragione
La conclusione è che "se un giorno tale metodo con una indagine più accurata sarà condotto a perfezione esso servirà da
propedeutico e gioverà moltissimo a tutti coloro che vorranno penetrare nei recessi della metafisica" (24)
Nel complesso l'opera è stata variamente valutata,
Secondo alcuni la metafisica viene chiaramente accettata e pertanto siamo in opposizione non solo rispetto alla fase
critica ma anche ad altre opere precedenti. Per esempio afferma De Vleeschauwer
"d'ora
in poi questi prolegomeni epistemologici permetteranno a Kant di elaborare un metodo positivo della
metafisica, la scienza dei principi che
governano l"uso reale dell'intelletto grazie ai quale
conosciamo l'essenza ontologica degli esseri. Il principio generale del metodo
da seguire consiste nel liberare l'intelletto dal
condizionamento sensibile che lo minaccia.
Il contrario quindi dei TRAUME, il contrario di Newton? Ebbene, si!"(25)
Per altri pero la differenza dai Traume non è poi tanta. Secondo
VANNI ROVIGHI "puo sembrare che vi sia una grande differenza
fra la Dissertazione del 70 e i sogni di un visionario del 1776:nel contenuto la differenza non è
molta e si può spiegare con il diverso carattere dei due scritti: l'una, una dissertazione accademica
in cui bisogna andare con i piedi di piombo e non esporre una
teoria se non è scientificamente elaborata:l'altro un saggio scritto in occasione di fatti dei quali tutti
parlano, uno scritto in cui si esprime liberamente il proprio pensiero, anche se di questo
pensiero non si possono ancora dare giustificazioni scientifiche"
(26)
D'altra parte in effetti non tanto si delinea un metodo metafisico quanto si tratta della possibilità di esso, Ancora
ritiene VANNI ROVIGHI: "il metodo che deve precedere la
metafisica è in realtà il metodo della ragion pura... Kant confessa
esplicitamente di non essere ancora venuto in chiaro di questo metodo e dice che
si limiterà solo a considerare una parte ,quella che riguarda il pericolo di confondere, di contaminare conoscenza sensibile e
conoscenza intellettuale" (27)
A noi pare che in effetti sia innegabile che Kant ammetta in
questo scritto la possibilità della metafisica in senso tradizionale ma che in realtà tale possibilità, accettata a rigor di logica,
sia pur sempre sostanzialmente lontana dallo spirito dell'autore:
in sostanza stando alla lettera, la metafisica è possibile ma. stando allo spirito. essa viene respinta
Illuminante a tale proposito appare una osservazione di VANNI ROVIGHI "La Sezione Quarta dedicata all'uso dogmatico occupa
quattro pagine scarse, contro nove pagine nella Sezione Quinta dedicata all'uso confusivo
dell'intelletto. Si aggiunga inoltre che delle quattro pagine dogmatiche una e mezzo
è dedicata a due argomenti
dei quali uno "non demostratum." e l'altro "ultra terminos certitodinis
apodictae" Restano meno di tre pagine in rigorosamente dogmatiche in tutta la Dissertazione"
Possiamo concludere con il ritenere che il concetto di Ragione Kantiano, pertanto, è sì pronto ma non ancora viene enunciato
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( 1) Kan t, 1a forma e principi del mondo sensibile e del mondo intelligibile ,trad. di Ada
Lamacchia ed Liviana, Padova 1969 pag 42
(2) ibidem pag '44
(3) ibidem pag 51
(4) ibidem pag 53
(5) ibidem pag 54
(6) ibidem pag 55
(7) ibidem pag 56
(8) ibidem pag 56
(9) ibidem pag 57
(10) ibidem pag 58
(11) ibidem paga 58
(12) ibidem paga 58
(13) ibidem pag 60
(14) ibidem pag 62
(15) ibidem paga 63 nota
(16) ibidem pag 92'
(17) ibidem pag. 93
(18) Herman-J d e Vleeschaulwer, L'-evoluzione del pensiero di Kant, Laterza,1976 pag 58
19) Op.citata pag 96
20) Op. cit. pag 59
21)
Vanni Rovighi. S. Introduzione allo studio di Kant,La Scuola editrice
Brescia 1968 pag 57
del mondo sensibile e del Lamacchia ed. a L iv iana
pag 12
3) op, cit, pag. g6 I op. cit. pag. 5S I op. c i t. pag. III op.
cit. pag. 6e op. cit. pag. 199 op. cit. pag. gg op. cit. pag. leg