|
17.07.2008 Le Olimpiadi e
l'Islam cinese di Giovanni De
Sio Cesari
In Cina i controlli per prevenire eventuali attentati
sono sempre più stretti, intensificando le misure già molto severe
in uso negli aeroporti e su tutto il territorio cinese. In
un’intervista all’agenzia China News Service, Tian Yixiang,
direttore della sicurezza militare per le Olimpiadi di Pechino, ha
precisato che per proteggere i Giochi da eventuali attacchi
terroristici verranno usati anche batterie di missili, aerei da
combattimento, elicotteri, navi ed altre attrezzature militari. I
timori non vengono dal Tibet, per il quale si possono ipotizzare
solo manifestazioni pacifiche ma dai mussulmani cinesi: cerchiamo di
chiarire la posizione dell’Islam in Cina.
Nel paese vi sono
due gruppi principali ben distinti che seguono l’islam: gli ”uiguri”
del Xinjiang e gli Hui.
Solo dai primi potrebbe venire un
pericolo di attentati durante i giochi olimpici vediamo
perché.
Il Xinjiang (vecchia grafia: Sinkiang che in cinese
significa “nuovi territori”) fa parte dell’Asia centrale (confina
con l’Afganistan) ed è abitata da una serie di popolazioni di stirpe
turca e di fede mussulmana definiti ufficialmente “uiguri” dal nome
di un antico popolo ivi residente. La regione fu annessa ai domini
cinesi alla metà del 1700 sotto la dinastia Quing e spesso fu sede
di rivolte. Alla caduta dell’impero cinese, nel 1911, e poi durate
la lunga guerra civile e l’invasione giapponese rimase pressoché
abbandonata a se stessa e vi sorse la repubblica indipendente del
“Turkestan orientale”. Nel 1949, la Cina, ritrovata l’unità e
l’indipendenza, rioccupava anche il Xinjiang e vi iniziava inoltre
una massiccia emigrazione. In tempi recenti lo sviluppo del
fondamentalismo islamico in tutta la regione ha attivato anche un
movimento separatista a carattere integralista islamico, soffocato
duramente dalle autorità: di queste vicende però poco riesce a
filtrare in Occidente dalle strette maglie della censura cinese. Si
tratta di fatti molto simili a quelli del Tibet, che però hanno
avuto ben altra risonanza mondiale.
L’occasione dei giochi
olimpici potrebbe essere una occasione irripetibili per i
separatisti islamici per accendere i riflettori sulle loro vicende.
L’altro gruppo musulmano è costituito dagli Hui. Essi
vengono considerati discendenti di mussulmani emigrati in Cina sin
dai tempi dei Tang (VIII secolo d.C.). Vengono indicati
ufficialmente come una delle 55 minoranze etniche della Cina: non
esiste però né un territorio né una lingua Hui: sono sparsi in quasi
tutte le regioni e non si distinguono fisicamente dagli Han (cinesi
propriamente detti): da essi non può venire alcun pericolo perché si
tratta di cinesi a tutti gli effetti, tanto è vero che le autorità
hanno incoraggiato il loro trasferimento nel turbolento Tibet in
funzione di stabilizzazione. Hanno un proprio quartiere specifico a
Xi’an (in cinese: Pace Eterna) antica capitale imperiale dei Tang,
con moschea in stile cinese
Il più noto Hui è l'ammiraglio
Zheng He, che nel 1400 guidò una flotta cinese nell'oceano indiano
al fine al stabilirvi una egemonia imperiale e il cui nome è stato
dato a una imbarcazione cinese di gara.
vedi anche:
http://www.giovannidesio.it/zheng%20he%20.asp
|
|