Sherazade al festival di Venezia

domenica, settembre 6, 2009
di Giovanni De Sio Cesari

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Al festival del cinema di Venezia è stato presentato il film egiziano “Scheherazade, raccontami una storia” (Ehky ya Scheherazad ) del regista  Yousry Nasrallah (nulla che fare con il barbuto capo degli Hezbollah ) e come attrice protagonista Mona Zaki, una stella del cinema arabo.

Il film non ha riscosso molto successo presso i critici  occidentali  ma ha  suscitato un caso in Egitto e in tutto il mondo arabo scatenando accese polemiche.

In Egitto, Joseph  Fahim del Daily News Egypt lo ha definito  il film più importante del paese da decenni mentre la stampa tradizionalista  lo ha criticata ferocemente attaccando  anche la vita privata  dell’attrice.

La trama: una presentatrice della TV egiziana tiene una rubrica  politica molto critica verso la politica governativa; per non intralciare la carriera politica del marito, tuttavia cambia genere e trasforma il suo programma da politico in casi personali ed umani intervistando delle  donne alle quali chiede, come nell’inizio delle Mille e una  notte: Sherazade, raccontami una storia.

Ma il programma diventa invece esplosivo ancora più radicalmente e pericolosamente critico  perchè  mette in luce la subordinazione della donna  nel mondo islamico a ogni livello sociale,  non solo in quelli  più tradizionali e popolari ed arretrati  ma anche in quelli più elevati, colti ed emancipati.

La tesi centrale del film è che le donne sono trattate dovunque essenzialmente  come trofei sessuali e gli uomini ne  usano e ne abusano  come meglio credono non riconoscendo ad esse una personalità ma vedendole solo come un corpo da usare.

Intervistato da Al Arabya, il regista Yousry Nasrallah ha detto che l’unica cosa che i censori hanno fatto tagliare è stata l’ultima scena che rappresentava un aborto;  gli attacchi sono invece venuti da tendenze fondamentaliste e conservatrici della società.

L’attrice Mona Zaki in particolare è stata  attaccata sul piano personale e morale: ha dichiarato ad al Arabya che trae conforto, però, dalle  tante risposte positive al film il quale ha inviato  un messaggio importante a proposito di come le donne sono state trattate in Medio Oriente.
Ha aggiunto “è stato troppo dura, essere giudicata più nel mio rapporto personale con mio marito che sul mio lavoro:  mi ha scioccato, anche se sapevo che sarei stata attaccata: mi sono trovata contro tutta  la cultura tradizionale egiziana”.
Nelle note di produzione per il film, Nasrallah ha scritto  che voleva  affrontare “la misoginia prevalente nella società egiziana”:  il suo obiettivo era quello di mettere le donne al centro del cinema egiziano, che le ha emarginato da più di 20 anni.

“Sheherazade è un film di cui l’Egitto ha proprio  bisogno, un campanello d’allarme per il mondo sordido che i nostri leader, guide religiose e padri hanno creato”, ha affermato.

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