Sherazade al festival di Venezia
Al festival del cinema di Venezia è stato presentato il film egiziano “Scheherazade, raccontami una storia” (Ehky ya Scheherazad ) del regista Yousry Nasrallah (nulla che fare con il barbuto capo degli Hezbollah ) e come attrice protagonista Mona Zaki, una stella del cinema arabo.
Il film non ha riscosso molto successo presso i critici occidentali ma ha suscitato un caso in Egitto e in tutto il mondo arabo scatenando accese polemiche.
In Egitto, Joseph Fahim del Daily News Egypt lo ha definito il film più importante del paese da decenni mentre la stampa tradizionalista lo ha criticata ferocemente attaccando anche la vita privata dell’attrice.
La trama: una presentatrice della TV egiziana tiene una rubrica politica molto critica verso la politica governativa; per non intralciare la carriera politica del marito, tuttavia cambia genere e trasforma il suo programma da politico in casi personali ed umani intervistando delle donne alle quali chiede, come nell’inizio delle Mille e una notte: Sherazade, raccontami una storia.
Ma il programma diventa invece esplosivo ancora più radicalmente e pericolosamente critico perchè mette in luce la subordinazione della donna nel mondo islamico a ogni livello sociale, non solo in quelli più tradizionali e popolari ed arretrati ma anche in quelli più elevati, colti ed emancipati.
La tesi centrale del film è che le donne sono trattate dovunque essenzialmente come trofei sessuali e gli uomini ne usano e ne abusano come meglio credono non riconoscendo ad esse una personalità ma vedendole solo come un corpo da usare.
Intervistato da Al Arabya, il regista Yousry Nasrallah ha detto che l’unica cosa che i censori hanno fatto tagliare è stata l’ultima scena che rappresentava un aborto; gli attacchi sono invece venuti da tendenze fondamentaliste e conservatrici della società.
L’attrice Mona Zaki in particolare è stata attaccata sul piano
personale e morale: ha dichiarato ad al Arabya che trae conforto, però,
dalle tante risposte positive al film il quale ha inviato un
messaggio importante a proposito di come le donne sono state trattate in Medio
Oriente.
Ha aggiunto “è stato troppo dura, essere giudicata più nel mio
rapporto personale con mio marito che sul mio lavoro: mi ha scioccato,
anche se sapevo che sarei stata attaccata: mi sono trovata contro tutta la
cultura tradizionale egiziana”.
Nelle note di produzione per il film,
Nasrallah ha scritto che voleva affrontare “la misoginia prevalente
nella società egiziana”: il suo obiettivo era quello di mettere le donne
al centro del cinema egiziano, che le ha emarginato da più di 20 anni.
“Sheherazade è un film di cui l’Egitto ha proprio bisogno, un campanello d’allarme per il mondo sordido che i nostri leader, guide religiose e padri hanno creato”, ha affermato.