Cina: riforma sanitaria
Se Obama trova grandi difficoltà nel promuovere un servizio sanitario
che copra tutti i cittadini altrettanto succede all’altro capo del
mondo, in Cina.In realtà un servizio sanitario che, come quelli
europei, assicuri tutti i cittadini richiede risorse immense che non è facile
reperire ma che pur tuttavia vien sentito come un diritto fondamentale del
cittadino perchè appare iniquo e odioso il fatto che alcuni possano curasi e
altri no. Nei mesi scorsi il governo cinese ha approvato un piano triennale che
si propone mete ambiziose ma molti analisti dubitano che esso possa
effettivamente essere realizzato soprattutto perche, non essendo indicato come
si potranno reperire gli immensi fondi necessari per curare un miliardo e 250
milioni di individui rischia di rimanere solo un pio desiderio.Entro il 2011 si
vuole assicurare l’assistenza sanitaria al 90 % della popolazione garantire a
tutti le medicine essenziali a costo economico, stabilire una efficiente rete di
cliniche, sia nelle città che nelle zone rurali.Secondo una proposta non
contemplata nel piano occorrerebbe dividere le cure mediche
“di base” da quelle “specializzate”: le prime sarebbero assicurate a tutti
mentre le seconde resterebbero a pagamento: un po’ come da noi esistono medicine
prescrivibili e non: ma la distinzione delle due categorie di cure
rimarrebbe molto incerta e problematica.
Negli ultimi 20 anni le
riforme hanno strutturata la sanità come aziende private: ospedali e
istituti medici, non ricevono infatti dal governo fondi sufficienti per il
personale e le strutture e le spese quindi ricadono in massima parte sui
pazienti: in pratica quindi viene curato chi può pagare o ha una assicurazione
privata: il paziente che non può pagare non può accedere agli ospedali e si cura
da solo come meglio può.
Questo significa anche che in pratica le zone
rurali, essendo fuori dal miracolo economico, sono anche fuori dalla sanità.
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Foto Xinhua ; dispensario nella Mongolia interna