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14.07.2009 Con le truppe
USA in Afganistan di Giovanni De
Sio Cesari
Un giornalista e un cameramen di al Jazeera hanno
cercato di comprendere e di documentare le difficoltà e i pericoli
che incontrano le truppe americane nella missione ”piombo fuso” in
Afganistan
Per questo hanno condiviso per due settimane la
loro vita e i loro pericoli nel’avamposto Monti al confine fra
Afganistan e Pakistan
Riassumiamo qui brevemente le loro
impressioni e le loro conclusioni:
In primo luogo,
si sono sforzati di comprendere il punto di vista americano in un
conflitto che dura ormai da otto anni.
Come giornalisti
embedded (accreditati presso l’esercito) hanno cercato di esaminare
le motivazioni e le tattiche dei soldati stando però ben attenti a
non esporli a maggiori pericoli del solito e a non dare imbarazzo
per la costante presenza delle telecamere.
Era stato detto
loro di un giornalista il cui permesso era stato revocato dal
comandante di brigata perché si erano lamentati che i soldati non
portavano i loro bagagli ed erano intervenuti nelle loro
conversazioni private e amichevoli che diventano scandalose se
riportati dai giornali ma che sono usuali fra le truppe.
Fin
dall'inizio, hanno mostrato che il loro approccio non era invasivo o
indiscreto ma di voler condividere i rischi della loro vita di tutti
i giorni.
Vi è una strada lastricata, soprannominato
"California" dai militari, ma che è solo un sentiero roccioso e
fangoso nelle regioni settentrionali vicino Chapekoh, dove i
talebani sono più attivi.
Si tratta di un difficile percorso
che porta alle montagne dell’ Hindu Kush ma non sono disponibili
elicotteri che sono stati spostati in Iraq.
Si avanza con
giubbotti antiproiettile sotto l’implacabile sole estivo, con la
protezione di veicoli blindati ma esposto tutti a un attacco.
Attentati e attacchi sono in aumento, perché tattiche e
tecnologie avanzate sono passate dai campi di battaglia dell’Iraq
alle montagne afgane.
Si vedono dovunque i resti delle
invasioni del passato, dai vecchi cannoni britannici ai blindati
russi.
Non si può fare a meno di chiedesi se anche questi
veicoli su quali viaggiano ora un giorno entreranno a far parte di
questo museo all'aperto. Ma certamente la domanda è passata per la
mente del soldati.
I militari scrutano il terreno e si ha
l’impressione che essi accettano che se saranno attaccati, saranno i
primi a cadere. La minaccia di attacco è di solito più grande al
crepuscolo, perché è difficile individuare un obiettivo dietro un
sole accecante e la guerriglia dei talebani usa questa tattica in
quanto le truppe avanzano nelle valli sottostanti alle
montagne.
In più di un'occasione, si raccolgono voci di un
imminente agguato. Appare un uomo anziano che cammina e allora ogni
donna, bambino, anziano fuori dalla loro casa girano il viso per non
guardare i soldati che passano.
Seguono momenti di intensa
ansia. I soldati guardano e caricano le armi, insieme ai soldati
dell'esercito nazionale afgano nel caso in cui iniziasse un attacco.
Gli elicotteri potrebbero far fuoco sulle posizioni sospette
e visori Infrarossi termici potrebbero vedere persone e oggetti a
molti chilometri di distanza.
Ma i talebani non cadono in
queste trappole; sanno che non hanno possibilità di attaccare le
truppe apertamente.
Così si posizionano con pazienza, in
cima alla montagna, al di là della portata di militari degli Stati
Uniti, fino a quando non decidono un attacco in un momento e il
luogo di loro scelta magari nel momento in cui gli americani sono
stanchi e vorrebbero solo mettere la testa sul cuscino per
riposarsi.
Proprio come i soldati americani possono andare
in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, così anche i talebani
possono farlo.
I talebani quindi hanno interrotto la calma
mattutina con attacchi di razzo, costringendo tutti i soldati a
rifugiarsi nel bunker sotto il loro minaccioso fischio.
I
razzi passano vicino alla base, e se uno di loro colpisse la caserma
dove i soldati stanno dormendo vi potrebbero essere molte vittime.
Da tempo le truppe sono autorizzate a rispondere al fuoco e
i talebani si sono spostati più in alto.
I soldati dicono
che i talebani lanciano ordigni a tempo che esplodono due o tre ore
dopo che sono fuggiti via.
I talebani fanno fuoco anche da
villaggi vicini, per cui se i soldati rispondono con armi pesanti
uccidono sicuramente dei civili.
Questi sono solo alcuni
fattori che giocano contro l'esercito e la sua missione per
sconfiggere i talebani.
Ma i soldati del COP Monti, non
hanno alcun voglia di rinunciare.
Essi sono diventati più
induriti dopo il servizio in Iraq e in Afghanistan.
Molti
hanno ormai da tempo divorziato o sono sul punto di farlo, e anche
se l'America non sta vincendo, per i combattenti , la lotta contro i
talebani è tutto ciò che conta. Il motto del reggimento "contro
ogni difficoltà ", è scarabocchiato orgogliosamente sull’ ingresso
della base: niente di meglio per sintetizzare la loro situazione.
La Charlie Company è incaricata di una missione impossibile:
con poco più di 100 uomini dovrebbero impedire di muoversi ai
talebani in uno spazio di 240 km di montagna impenetrabile lungo il
confine fra l Pakistan e Afghanistan.
Qui in Afghanistan, le
truppe si trovano in una posizione in cui non possono vincere.
Il governo degli Stati Uniti, ha spostato tutta la sua
attenzione e tutte le risorse dall’Afghanistan all’Iraq.
L’opinione pubblica americana è sempre più stanca della
guerra e chiede a questi soldati sempre di più con sempre meno
mezzi. Questo è li punto; ma comunque i soldati stanno facendo la
loro parte nella guerra afgana.
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