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09.10.2008 Cina: la strage
delle innocenti di Giovanni De
Sio Cesari
Dalle statistiche recentemente pubblicate, risulta
che in Cina il numero delle femmine è notevolmente inferiore a
quello dei maschi e che la differenza continua a approfondirsi: ogni
100 femmine vi sono ben 127 maschi e, secondo alcune proiezioni, fra
20 anni il 10 % dei cinesi non potrà trovare moglie: bisognerà
importarle da altri paesi come il petrolio e le materie prime.
Non si tratta chiaramente di un fenomeno naturale ma il
risultato di fattori sociologici.
La Cina ha avuto nel
secolo scorso un aumento vertiginoso di popolazione che attualmente
ammonta a circa un miliardo e 300 milioni.
Già negli anni
‘50 i demografi cinesi avevano avvertito della bomba demografica ma
i loro avvertimenti non furono ascoltati dal regime comunista e
spesso furono etichettati come elementi di destra. Con l’affermarsi
della politica di Deng Xiaoping invece la Cina ha adottato un
criterio di controllo delle nascite incredibilmente rigoroso, come
in nessun altro paese. E’ stato imposto il principio del figlio
unico: con la nascita di un secondo figlio si subiscono sanzioni
gravissime e crudeli, si diventa quasi dei fuorilegge. E’ cresciuta
quindi tutta una generazione di figli unici che i cinesi definiscono
dei “piccoli imperatori” in quanto eccessivamente curati e coccolati
dai genitori, come comunemente avviene per i figli unici.
Il
controllo delle nascite è stato senz’altro un elemento importante
per il decollo economico della Cina ma ha posto anche gravi
problemi.
A livello generale, se attualmente la Cina è un
paese giovane presto diverrà un paese di vecchi con tutte gli
squilibri connessi.
A livello poi individuale sorge il
problema dei figli handicappati o premorti i cui genitori restano
quindi senza eredi.
In questo contesto nasce quindi il
problema del sesso: tutti desidererebbero un figlio maschio, ma è
consentito avere un unico figlio e quindi la nascita di una femmina
esclude la possibilità del sospirato erede maschio: esiste allora un
aborto selettivo dei feti femminili (riconosciute attraverso la
ecografia anche se sarebbe proibito far conoscere il sesso) e forse
anche minori cure prestate alle nasciture che aumenterebbe la loro
mortalità: una vera STRAGE DELLE INNOCENTI.
Va anche spiegato
perché la tradizione cinese fa una differenza tanto marcata fra
maschi e femmine, differenza che è presente anche in tutte le altre
culture, compresa quella occidentale, ma con molto minor forza.
Secondo la tradizione cinese, infatti, la moglie entra nella
famiglia del marito e i legami con la famiglia di origine si
illanguidiscono quasi fino a sparire, cosa che invece non avviene in
Occidente: questo vuol dire che, in effetti, avere una figlia
femmina significa doverla curare fino all’età da marito e quindi
perderla quasi completamente mentre con il matrimonio di un figlio
maschio si acquista anche una nuova figlia: praticamente quando si
diventa anziani si è curati dalle nuore non dalle figlie. Chi ha
solo figlie femmine, quindi, da anziano resterà solo. La tradizione
è ancora forte nelle campagne: nelle città della costa e nelle zone
più ricche la tradizione forse ha perso forza ma comunque sussiste.
Quindi avere solo una figlia femmina significa in pratica che a un
certo punto si resterà soli e non si potrà più contare
sull’assistenza dei figli.
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