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20.09.2008 Cina: liberato
vescovo cattolico di Giovanni De
Sio Cesari
E‘ stato rilasciato, ma rimane agli
arresti domiciliari, il vescovo cattolico cinese Jia Zhiguo che era
stato arrestato alla fine delle Olimpiadi, il 24 agosto,
presumibilmente per evitare che avesse contatti con ambienti
stranieri.
Mons. Giulio Jia Zhiguo è vescovo di Zhengding
(Hebei) a circa 300 chilometri da Pechino, una importante diocesi
che conta 110 mila cattolici, almeno 80 sacerdoti e più di 90 suore.
Cura in particolare un gruppo di bambini handicappati e anche di
bambine normali abbandonate: la politica del figlio unico infatti,
imposta con pugno di ferro dalle autorità cinesi, spinge molte
famiglie ad abortire, non curare sufficientemente o anche
abbandonare le figlie femmine nel desiderio di avere un figlio
maschio.
In Cina si distinguono due chiese cattoliche. Con
l'avvento infatti del Comunismo nel 1949 si è avuto una lotta
generale alle religioni. In particolare il governo cinese promosse
nel 1957 una Chiesa Cattolica Patriottica che rompesse ogni rapporto
con Roma vista come una alleata del capitalismo e degli Americani.
In parte i cattolici Cinesi resistettero e subirono feroci
persecuzioni, in parte si piegarono alle circostanze riuscendo
stentatamente a sopravvivere.
Il dramma si ebbe soprattutto
durante la Rivoluzione Culturale: qualsiasi attività religiosa
collettiva di qualunque fede fu impedita; tutte le chiese e cappelle
cristiane sequestrate ed adibite alle più diverse attività
(magazzini, fabbriche) i preti e i vescovi furono inviati in campi
di lavoro spesso in regioni distanti ed in attività molto pesanti;
le suore costrette a ritornare in famiglia; devastato quanto poteva
essere distrutto e non serviva ad altro (perfino i cimiteri e le
lapidi).
Il vescovo Jia Zhiguo, che ora ha 73 anni, fu
incarcerato per 12 anni dal ‘63 al ‘78.
Ciò ha impedito la
continuità tra le generazioni: attualmente noi abbiamo, come in
tanti altri paesi ex comunisti d'altronde, sacerdoti o molto giovani
o molto anziani: manca quella generazione di mezzo che in genere è
l'ossatura del clero.
Benché la Cina non abbia mai
abbandonato l'ateismo ufficiale (vi è addirittura ancora un premio
nazionale assegnato ogni anno a chi si distingue nella lotta, solo
culturale, per fortuna) alle credenze religiose, tuttavia vi sono
attualmente ampi margini di libertà e tolleranza religiosa.
Negli anni ‘90 comunque la Chiesa Cattolica è risorta, la
vita collettiva è ripresa. Gli edifici ecclesiastici sono stati in
buona parte, anche se con molta lentezza, restituiti; i seminari
hanno ripreso a funzionare; le vocazioni al sacerdozio o alla vita
religiosa, sono riprese con un ritmo simile a quello di molti paesi
del cosiddetto terzo mondo. La Bibbia viene stampata e diffusa per
canali interni; aiuti economici consistenti per nuove strutture
(tipografie, edifici) arrivano in qualche modo dall’estero – dalle
fondazioni e dagli ordini religiosi – anche se la Chiesa è
complessivamente povera ed i cristiani sono prevalentemente presenti
nelle campagne ed esterni ai grandi fenomeni di sviluppo di questi
anni.
La Chiesa cattolica, nel suo insieme, resta ancora
divisa in aderenti alla Chiesa Patriottica cattolica e in fedeli a
Roma (clandestini) in proporzioni difficili da accertare, forse 5
milioni per parte. I motivi delle divisione sono legati solo al
rapporto col Vaticano, ma non ad altre questioni teologiche. Del
resto, la teologia dei seminari "patriottici" è stata riconosciuta
ortodossa dal Vaticano.
Con il nuovo corso pragmatico della
politica cinese inaugurato da Deng Xiaping si è sperato in una
normalizzazione dei rapporti con il Vaticano ma questo non è
avvenuto, anche se la libertà religiosa dei cattolici è molto più
ampia.
Ad aggravare la situazione c’è il problema di Taiwan:
il Vaticano non ha formalmente interrotto i rapporti con
l’isola,dove si trovano molti cattolici, come Pechino reclama, per
normalizzare i rapporti con Roma.
Soprattutto poi non ha
giovato ai rapporti fra Vaticano e Cina anche la beatificazione come
martiri di 120 cristiani uccisi dai Boxer intorno al 1900: secondo
le autorità cinesi alcuni di essi si erano macchiati di crimini
comuni ma soprattutto tutti vengono visti come espressione del
colonialismo europeo.
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