Pubblicato in Italianotizie 11 /09/2015 Home
Siria: uno stato fallito
by Giovanni De Sio Cesari · 11 settembre 2015
L’arrivo di folle di profughi in Occidente dalla Siria ha riportato in primo piano all’attenzione internazionale la guerra civile che vi si combatte da ben quattro anni. In realtà di essa poi non sappiamo molto, un po per la grande difficolta di avere notizie di prima mano data la grande pericolosità per i giornalisti di andarvi e soprattutto perche la complessità di quelle vicende è tale da rendere difficile comprenderne le vicende e quindi farsene una idea organica. Di tanto in tanto la Siria torna nelle prime pagini della stampa internazionale per qualche strage di particolare ferocia che poi non si capisce bene da chi è stata provocata e perchè. In particolare si è ampiamente riferito di Kobane, questa citta prima del tutto sconosciuta : l’assalto dell IS, la resistenza strenua dei Curdi, la riconquista con l’intervento aereo della coalizione hanno tenuto il primo posto nei notiziari ma poi in effetti non si capisce bene questo scontro sanguinoso quale posto abbia nella vicenda generale siriana. Forse per comprendere la realta siriana non si deve pensare a una guerra civile come generalmente si fa quanto a uno stato fallito. L’idea della guerra civile ci rimanda a qualcosa come la guerra civile spagnola del 36-39 :vi sono due schieramenti contrapposti all’interno dei quali ci possono essere forze molto diverse magari anche in lotta fra di loro ( all’interno dello schieramento repubblicano spagnolo non mancarono anche scontri sanguinosi) Tuttavia i due schieramenti si combattono fra di loro ed è agevole capire chi combatte contro chi. Alla fine poi una delle due parti vince e l’altra perde e la guerra finisce . Neli fallimenti dello stato invece le strutture portanti collassano e forze centrifughe prendono il sopravvento divindendosi in prataica il potere. scontrandosi non in modo continuo e organico ma in modo intermittente a secondo circostanze e caso . E il caso del vicino Libano ma anche. della Somalia, della Libia.
In Siria c’è stata prima una rivoluzione araba ( primavera araba) che mirava sull’esempio di quanto avveniva in Tunisia e Egitto all’abbattimento del potere di Asad per instaurare una democrazia sul modello occidentale Essa falli pero per la reazione forte del governo e man mano si scivolò nella guerra civile. Il problema è che, a differenza di Egitto eTunisia la Siria è un insieme di gruppi etnico religiosi. Dalla parte di Asad quindi ci furono soprattutto gli alawiti che deteneva in buona parte parte il potere, in generale le altre minoranze religiose che vedevano nel suo laicismo una protezione efficace. e una parte dei sunniti che sono la maggioranza nel paese che temevano le conseguenze di una caduta di Asad La maggior parte pero dei militari di fede sunnita disertarono e costituirono l ‘Esercito Libero di Siria che tuttora viene considerato dagli Occidentali il legittimo governo democratico di Siria. In prosieguo di tempo pero in Siria arrivarono fanatici da ogni dove vicini alle posizione di al qaeda, che formarono una galassia di movimenti . Nell’ ultimo anno ad essi si è sovrapposto l’IS che vuole fondare un califfato universale nel mondo islamico ed ha allargato il suo governo anche in parte del vicino Iraq sunnita. Gli estremisti islamici hanno sopraffatto non le forze governative quanto quelle dei loro avversari sunniti e l’Esercito Libero cioe dei democratici si è ormai ridotto all’estremo:
Lo scontro di Kobane è ai margini del conflitto: benchè i Curdi siano tutti sunniti gia in Iraq hanno costituito uno sbarramento per l’ IS e sono stati considerati da questi come dei rinnegati . A Kobane quindi si sono difesi dall’assalto del’IS da cui la famosa battaglia di scarso rilievo pero nel complesso delle vicende siriane.
Ogni gruppo poi gode di appoggi internazionali più o meno forti
Al fianco del regime di Asad che rappresante gli alawuiti si sono schierati decisamnte, per solidariteà religiosa , l’Iran sciita e gli hazbollah, milizie scite del Libano che hanno partecipato direttamente ai combattimenti. Inoltre continuano ad essere riforniti dai Russi tradizionali alleati degli Asad anche in rivalità con gli occidentali
Gli occidentali invece appoggiarono decisamente la prima rivoluzione siriana, sono rimasti avversari di Asad e poi sono preoccupati dell’ascesa dell’IS che una coalizione a guida americana ha cominciato a bombardare. Ma restano ai margini perche non riescono a trovare una linea di azione e sono poi in contrasto fr di loro. .
la Turchia è guidata da un governo islamico anche se moderato: è contrario agli Asad (alawiti ) per solidarietà religiosa con i sunniiti siriani , sono soprattutto preoccupati del movimento curdo con i quali sono in lotta da 40 anni per le loro aspirazioni autonomistiche Condannano ufficialmente l’estremismo dell’IS tuttavia hanno mantenuto un atteggiamento ambiguo permettendo in pratica il passaggio dei volontari per l IS e bloccando quello dei curdi. Dopo un sanguinoso attentato in territorio turco dell’IS ha annunciato bombardamenti contro l’IS ma poi si sono rivolti soprattutto contro i Curdi
Gli arabi del golfo sono contro Asad per motivi religiosi, vorrebbero appoggiare la maggioranza sunnita ma considerano l’ IS troppo nemica degli occidentali di cui essi sono fedeli alleati a nel contempo sostanzialmente ne condividono gli ideali religiosi ( wahabiti)
Come si vede l’intreccio delle situazioni sul terreno e quello dell’appoggio esterno sono tali da non permettere ne la vittoria ne la scnfitta di ciascuna fazione: e ogni fazione tiene piu a rinforzarsi che a una chimerica vittoria
Si vede piu che due schieramenti contrapposti una guerra di tutti contro tutti Si deve pur tener presente che gli scontri a carattere etnico religioso non hanno in genere una soluzione ne vinti ne vincitori perche si tratta di gruppi che mantengono la loro identità da secoli e quindi resistono fino allo sterminio e alla pulizia etnica