Il Califfato ai nostri confini
Fino a pochi giorni fa il califfato ( o
stato islamico) si trovava in terre lontane,
fra monti e deserti, combatteva in posti mai
sentiti come Kobane con Curdi e sciiti e
Yazidi Poi all’improvviso, un bel giorno, o
meglio un brutto giorno, ce lo sentiamo
sentito ai nostri confini dietro quelle
folle interminabili che la nostra flotta
cerca di strappare al mare e il ministro
Pinotti chiama , in verità un po
maldestramente, gli italiani alle armi.
Ma che è successo? e che fare ?
Cerchiamo di andare in ordine. Non è che le
truppe del califfato abbiano all’improvviso
conquistata la Libia partendo dalle basi in
Iraq. Più semplicemente è avvenuto che le
bande di integralisti che operavano in Libia
dai tempi della rivolta anti Gheddafi hanno
affermato di aderire al califfato. Questo
non significa che si son messi
operativamente agli ordini di quell’
Al-Baghdadi, quell’oscuro personaggio che è
stato proclamato da una assemblea ancora più
oscura, niente di meno che califfo, cioè
successore di Maometto e pertanto capo di
tutti i credenti ( mussulmani, si intende) .
Il fatto è che il califfato piu che un
potere effettivo è una istituzione ideale
paragonabile all’ideale medioevale (dantesco
) dell’imperatore cristiano. Materialmente
in Libia non è quindi successo niente di
nuovo ma l’adesione al califfato può avere
un valore unificante, galvanizzante dei vari
estremisti islamici che non va sottovalutato
certamente. Anche in Egitto e soprattutto
nel Sinai spuntano dovunque gruppi piu o
meno spontanei di estremisti. Piu a sud in
Nigeria si proclama pure un califfato che
pero pare non riconoscere Al-Baghdadi: ma è
un dettaglio poi di non grande importanza.
Come lo stato islamico Boko haram non
riconosce i confini nazionali ma solo la
Umma ( comunità dei credenti) e dilaga nei
paesi confinanti del Sahel. Anche nel mondo
occidentali schegge impazzite, figli
dell’emigrazione minacciano sanguinosamente
i principi della democrazia e della libertà
di espressione Notiamo che in Siria ed Iraq
il califfato (sunnita) trova nemici capitali
negli sciiti, moderati o estremisti che
siano e finiscono con l’aver un potere di
attrazione verso i sunniti , anche moderati
e laici ( bath e alawiti ) nello scontro
furente fra sciiti e sunniti che si è aperto
dopo secoli di convivenza ,tutto sommato,
pacifica.
Che fare allora? le parole del ministro
Pinotti sono state moderate con un richiamo
alla diplomazia al mandato ONU. Non si vede,
però, con chi trattare anche se ci fosse
materia da trattare: non si vede ne l’una
nell’altra. Non c’è un capo reale ma bande
sparse che operano in modo indipendente
spesso in lotta sanguinosa fra di loro . Non
si vede in un ipotetico negoziato nemmeno
cosa potremmo offrire ne cosa potremmo
chiedere in cambio. D’altra parte i veri
nemici del califfato sono gli altri
mussulmani ai quali non potremmo comunque
sostituirci anche se per assurdo lo
volessimo.
Restano solo due soluzioni: lasciar perdere
,fare finta di niente , fare solo appelli
che nessuno ovviamente accoglierebbe o
l’intervento militare. La prima soluzione
puo essere la piu facile al momento ma anche
la più pericolosa nel tempo: un Medio
Oriente instabile percorso da guerre di
religione e civili sarebbe un pericolo
troppo grande per essere ignorato
L’opzione militare al momento è la più
difficile, soprattutto per la contrarietà
dell’opinione pubblica alla guerre comuqnue
esse siano poi denominate e originate
.Potrebbe avere pero un potere risolutivo in
tempi brevi Il fanatico religioso pensa di
combattere seguendo la volontà di Dio: non
teme la morte perche lo aspetta il paradiso,
non teme la sconfitta perche Dio non lo
permetterà. Di fronte pero alla sconfitta si
rende conto di non combattere per Dio e
quindi tutto il suo mondo di certezze cade
come un castello di carta Ora non credo che
sia difficile per un esercito occidentale
aver ragione di bande male organizzate, non
coordinate, armate come capita.