In Cina niente “ti voglio bene” fra genitori e figli
Una recente inchiesta
pubblicata sul Remnin Ribao (Quotidiano del
popolo) rileva come in Cina i genitori non
dicono mai ai figli “wo ai ni “ (ti voglio bene)
e nemmeno i figli lo dicono ai genitori. Gli
intervistati rispondono che l’amore si dimostra
soprattutto con i fatti e non con le parole, che
si sono sempre sentiti amati profondamente dai
loro genitori anche se non hanno sentito quella
parole che invece in altre culture è comune (
non tanto pero quanto sembrano credere in Cina)
Certo i fatti valgono piu delle parole ma questo
è vero in tutti i casi e quindi dovremmo tutti
parlare molto meno e comunque anche in tutte le
altre occasioni il “ ti voglio bene” non
dovrebbe essere usato. Si tratta in realtà di
una antica tradizione cinese che dura fino ai
nostri giorni. Si potrebbe pensare che si tratta
di una espressione della rigida gerarchia
familiare cinese ma in effetti l’espressione
cinese “wo ai ni “ viene sentita come una
espressione di coppia: se la dicono i fidanzati
e i coniugi Si usa pure fra amici , anche per i
campioni sportivi e i divi mass mediali ma non
rende evidentemente il senso del sentimento che
lega figli e genitori che è sempre molto intenso
in Cina
Se in tutti i paesi la famiglia ho costituito la
cellula prima della societa. questo è ancora piu
vero in Cina. Si fa il confronto con il vicino
Giappone dove invece la famiglia,
tradizionalmente, è meno importante del clan,
del gruppo: ancor oggi la famiglia giapponese è
molto meno forte di quella cinese . Noi
generalmente pensiamo che la nella famiglia
cinese tradizionale l’equilibrio fosse
fortemente squilibrato a favore dei genitori In
realtà il rispetto dei figli era la espressione
della gratitudine della cura che i genitori si
prendevano per i propri eredi, davvero sempre
grande. La Rivoluzione Culturale con la sua
contrapposizione dei giovani contro i vecchi fu
qualcosa che travolse completamente per qualche
anno il sentire comune dei cinesi
Attualmente la piramide delle eta è rovesciata
molto più che altrove per la politica del figlio
unico. che comunque attualmente pare in
superamento . Pe ogni bambino abbiamo due
genitori e quattro nonni tutti per lui : il
bambino vien detto “piccolo imperatore”. Anche
quando si fa adulto i genitori e i nonni
superstiti sono tutti per lui e continuano ad
aiutarlo finanziariamente. Si è presentato anche
il fenomeno dei “kenlaozu”,” ( colui che se ne
approfitta) che corrisponde al nostro
bamboccione. Si tratta di giovani, non più tanto
giovani, che si giovano dall’aiuto finanziario
dei genitori anche se lavorano : cosa strana in
un paese dove erano i figli ad avere l’obbligo
morale di mantenere i genitori. Ma il problema è
che la vita nelle citta dove i giovani trovano
lavore è cara e i guadagni iniziali sono scarsi
, non permettono di vivere autonamamente
Viene fatto il paragone con gli USA dove invece
i figli al piu presto si rendono autonomi: a 18
anni escono di casa per andare al college o per
lavorare. Il fatto è che in America la famiglia
ha un funzione temporanea fino a che i figli
diventano adultie poi figli e genitori si
organizzano vite autonome. in Cina invece la
famiglia conserva per sempre la sua funzione.
Quello che appartiene ai genitori appartiene
sempre anche ai figli perchè la famiglia è
sempre una: naturale quindi cheil reddito dei
genitori possa essere speso anche dai figli.