Dopo un certo tempo in cui si avevano scarse notizie di proteste anti cinesi sia in Tibet che in Xinjiang.( Sinkiang secondo la vecchia terminologia) pare che esse siano riesplose. In verità le notizie sono sempre molto scarse, fornite dalle fonti governative cinesi e poi da organizzazioni uigure o tibetane all’estero che hanno ormai da anni scarsi rapporti effettivi con i loro rispettivo territori. Si sa che in Tibet il numero di quelli che si immolano per protesta dandosi fuoco è in continuo aumento
Nel Xinjiang poi si è saputo che ci sono stati violenti scontri in aprile fra forze dell’ordine e militanti uiguri nei quali hanno perso la vita 25 persone di cui 14 cinesi han e 11 uiguri, secondo almeno le fonti cinesi ma in realtà nessuno può controllare veramente : gli avvenimenti potrebbero essere anche molto piu gravi
I contrasti vengono in Occidente considerati come scontri di carattere religioso ( con i mussulmani in Xinjiang e i buddisti lamaisti nel Tibet) mentre le fonti cinesi negano ogni aspetto religioso proclamando il loro totale rispetto per le tradizioni religiose e non religiose di tutte le 54 minoranze etniche censite nel paese.
In realtà lo scontro, pur prendendo spunto da elementi religiosi e culturali, sono propriamente scontridi comunità che vanno inquadrate storicamente ed economicamente
Per comprenderne il contesto occorre distinguere fra una Cina Interna (dove storicamente si è sviluppata la civiltà cinese cio+ degli han) e una Cina Esterna,(un territorio vastissimo ma desertico, inospitale) che invece è entrata a far parte dell’impero cinese dal 1700. In quel tempo infatti gli imperatori cinesi cominciarono a controllare i vasti e desolati spazi ai confini della Cina perché da essi storicamente provenivano le ondate di invasori che minacciavano la Cina. Tuttavia in questi paesi, date le immense e incolmabili distanze, vi erano pochi funzionari cinesi con piccoli nuclei di soldati che non modificavano quasi per niente la vita e le tradizioni locali: il controllo cinese poco e niente incidevano sulla loro vita di tutti i giorni
Alla
caduta del’impero (1909) questi territori ebbero un momento di
indipendenza terminato, però, nel 1949 alla fine della guerra civile
cinese. A questo punto pero lo sviluppo dei mezzi di trasporto ha reso
possibile una massiccia immigrazione in quei territori di cinesi I problemi attuali in Xinjiang e nel Tibet derivano dalla emigrazione
han (cinesi propriamente detti) che, data la estrema esiguità della
popolazione locale, altera l’equilibrio etnico: gli Uiguri e i tibetani
sono pochi milioni forse meno di 10 milioni in tutto in un territorio sconfinato e in Cina vi sono 1.200 milioni di Han.
Gli immigrati cinesi si trovano poi a un livello di civiltà e di
capacità lavorative nettamente superiori: in pratica i locali vengono
emarginati, costretti in ghetti economici e culturali, nella loro stesse
sedi avite. Dato pero la sproporzione delle forze in campo, la
impossibilità di ricevere alcun aiuto concreto dall’esterno ( chi ora
sfiderebbe la Cina) e soprattutto il fatto che ormai sono minoranze
anche nei peopri territori fa si che le proteste non hanno nessuna speranza di ottenere qualche risultato Una
maggiore tolleranza culturale e religiosa puo venire solo
dall’evoluzione stessa della Cina nel suo complesso che molti auspicano
ma di cui non si vedono affatto i segni