Lo sviluppo economico prodigioso della Cina si è accompagnato anche a un notevole sviluppo della corruzione, un fenomeno ben comprensibile se si considera l’intreccio sociologico politico in cui esso si svolge. In Cina, infatti, vi è una commistione fra interessi pubblici e privati. Sono infatti le autorità pubbliche (cioè di partito) che decidono se una certa impresa privata è di interesse pubblia. Se si vuol costruire, ad esempio, un nuovo grattacielo al posto di un complesso di povere abitazioni sono le autorità che decidono che è di interesse pubblico e di conseguenza i malcapitati abitanti vengono messi fuori senza tanti complimenti con un piccolo indennizzo.
Il sistema di controllo capillare dei mass media impedisce che si faccia clamore sui casi di corruzione.
Malgrado tutto ciò, a volte le situazioni sfuggono di mano.
E’ stato il caso clamoroso di Bo Xilai, segretario del partito di Chingqing, scandalo legato all’omicidio del faccendiere britannico Neil Heywood. Questi è stato assassinato dalla moglie di Bo, Gu Kailai, per una questione di spartizione di tangenti. Il capo della polizia Wang Lijun ha scoperto la cosa ma invece di procedere, come sarebbe stato suo dovere, l’ha nascosta ed ha riferito tutto a Bo. Questi però lo ha minacciato e allora Wang si è rifugiato nel consolato americano. Non è stato più possibile insabbiare il caso che è considerato il più grande scandalo mai vissuto dalla leadership cinese negli ultimi 30 anni.
Bo, infatti, era un personaggio di primissimo piano. Grazie alla sua politica fatta di populismo, statalismo e revival maoista, Bo era in procinto di entrare nel Comitato permanente del Politburo, i 9 membri (che saranno ridotti a 7) che – di fatto – governano il Paese. La moglie Gu Kailai è stata condannata alla pena di morte (sospesa per due anni), Wang è stato processato e condannato a 15 anni. Bo e stato privato dell’immunità parlamentare e potrà essere processato per il suo coinvolgimento nello scandalo.
In questi giorni la stampa americana ha pubblicato una indagine sullo stesso premier cinese secondo la quale i suoi parenti prossimi hanno accumulato una notevole fortuna che ammonta a 2,7 miliardi di dollari.
Inoltre si è saputo che anche la famiglia di Xi Jinping, che dovrebbe essere il prossimo leader cinese, ha accumulata una fortuna.
Ai membri del Partito non è permesso entrare nei consigli di amministrazione di aziende statali; questo divieto viene però aggirato attraverso i membri della famiglia. In Cina gli assetti societari delle industrie pubbliche sono protetti dalla censura del Partito, ma si può risalire ai veri detentori delle azioni tramite vari modi.
Le notizie sui due leader sono state prontamente bloccate dalla severa censura che opera anche su internet, ma certe notizie non possono essere tenute nascoste per sempre; ormai la corruzione lambisce anche i supremi vertici del potere.
Foto: Gu Kailai, moglie di Bo, al processo