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Si è aperto a  Pechino il 18° Congresso del Partito Comunista Cinese:  in esso verrà in pratica designata la dirigenza cinese per i prossimi dieci anni, quindi è un fatto storico di portata mondiale

Il congresso si tiene nella grande sala del Palazzo del Popolo, la grande costruzione, in stile sovietico, in piazza Tien an men accanto alla Città Proibita. I delegati sono circa 2300 in rappresentanza di tutte le province e di tutte le etnie, alcuni anche in costume nazionale. La seduta è iniziata alle 8,30 con il canto dell’inno nazionale cinese   (l’oriente è rosso)

 Il discorso  fondamentale è stato tenuto da Hu Jintao, segretario del partito e presidente della repubblica. Molta parte del suo discorso  è stato incentrato sulla lotta alla  corruzione alla quale ha promesso una lotta durissima riconoscendo  che la rabbia dell’opinione pubblica per gli scandali e il degrado ambientale hanno indebolito il sostegno al partito e alimentato diverse proteste

Sul piano  economico ha invocato uno sviluppo più bilanciato, coordinato e sostenibile riconoscendo  gli  enormi squilibri interni nella distribuzione della ricchezza.
Ha sostenuto che entro il 2020 si deve raddoppiare il Pil pro capite raggiunto nel 2010 non solo per le aerea urbane  ma anche per  i contadini  che meno hanno risentito dello sviluppo degli ultimi 30 anni

E ‘  un obiettivo realistico che puo essere raggiunto con una  crescita annua media intorno al 7 per cento, inferiore, quindi, ai risultati raggiunti negli ultimi anni.

Sembra lanciare  un monito a molti Paesi vicini sottolineando  che la Cina deve diventare “una potenza marittima”, con  un chiaro richiamo alle numerose contese su isole  con il  Giappone e altri  Stati del Sud-Est asiatico.

Hu ha anche accennato a  riforme politiche, ma senza  proposte radicali e ha escluso che la Cina adotterà uno stile di governo occidentale.

Le deliberazioni veramente decisive arriveranno giovedi, dopo la conclusione del congresso con la nomina di Xi Jinping alla successione di Hu Jintao e quella del vice premier Li Keqiang al ruolo di primo ministro

Ancora forse più importante è la nomina dei membri  del Comitato Permanente del Politburo,il massimo centro del potere  i cui seggi potrebbero essere ridotti da nove a sette: non si è sicuri quali saranno  i designati . anche se pare che predominerà la cosi detta “cricca di Shangai”  che  e’ favorevole a maggiori aperture alle riforme di mercato rispetto al gruppo ora al che si è più preoccupato  di  promuovere il benessere nelle fasce più deboli della popolazione.

 Insomma anche in Cina, forse, alla  fine  vinceranno i mercati sullo stato, come nel resto del mondo

 

 

 

 

 

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