Iran: attentati dei Jundallah
Il gruppo sunnita Jundallah ha rivendicato la responsabilità per due
esplosioni nel sudest dell’Iran, che hanno provocato la morte di
almeno 21 persone, affermando che gli attacchi sono stati una risposta alla
recente esecuzione di uno dei suoi leader e minacciando ancora altri
attacchi.
Gli attentati sono stati diretti contro fedeli sciiti e membri
delle Guardie Rivoluzionarie nella città prevalentemente sunnita di Zahedan,
nella provincia del Sistan-Baluchistan.
Una prima esplosione è avvenuta a un
posto di blocco della Guardia Rivoluzionaria e una seconda in una moschea
sciita.
Il giorno è quello della nascita dell‘Imam Hussein, che è anche la
festa dei Guardiani della Rivoluzione.
Le esplosioni seguono l’impiccagione
in Iran nel giugno di Abdulhamid Rigi, leader del gruppo mentre suo fratello
minore era stato giustiziato in Iran dopo essere stato catturato in
Pakistan nel 2008 ed estradato in Iran.
Gli Stati Uniti accusati di complicità dalla autorità iraniane in episodi analoghi, si sono a affrettati a dissociarsi. Hillary Clinton ha dichiarato “Condanno nei termini più forti possibili attacchi terroristici di oggi e estendo la solidarietà alle famiglie e ai parenti delle vittime. Questo attacco, insieme con i recenti attacchi in Uganda, Pakistan, Afghanistan, Iraq e Algeria, sottolinea il bisogno della comunità mondiale di lavorare insieme per lottare contro le organizzazioni terroristiche che minacciano la vita di civili innocenti in tutto il mondo”
Gli Jundallah (soldati di Dio) hanno già realizzato una serie di attacchi sanguinosi nel Sistan-Baluchistan. Essi sono costituiti da Beluci di fede sunnita ( mentre gi iraniani sono sciiti), una comunità di circa 1,8 milioni di individui in Iran, ma parte di una comunità più grande sparsi in una vasta area del Golfo di Oman all’Asia di quasi 20 milioni.
I Beluci sono in uno stato di ribellione a “bassa intensità” fin dalla instaurazione delle Repubblica Islamica nel 1979, ma lo scontro si è intensificato negli ultimi due anni.
Secondo i Beluci le autorità centrali non permettono la costruzione di
moschee sunnite in molte parti della provincia. I seminari di formazione di
religiosi sunniti sono stati chiusi in molte città, mentre è stata imbastita
una campagna ben finanziata per convertire più persone possibile
allo sciismo: i Beluci sostengono che Teheran stia utilizzando danaro e altri
“incentivi mondani” per convincere i Beluci a cambiare la loro fede
religiosa.
A studenti Beluci che si sono formati all’estero, soprattutto
presso l’università islamica di Al Azhar al Cairo, non viene permesso di
tornare a casa. Ai Beluci vengono assegnati pochissimi posti del
contingente iraniano per il Haj ( il pellegrinaggio alla Mecca.)
La
religione, tuttavia, non è l’unica fonte di malcontento in Belucistan. Secondo
fonti ribelli, i Beluci sono esclusi dai posti migliori del governo: non c’è un
solo Beluci in qualsiasi posizione alta nel governo centrale o nella
locale amministrazione.
L’aspettativa di vita nella provincia di
Sistan-Baluchistan è di 10 anni inferiore alla media dell’l’Iran.
L’analfabetismo è stimato a oltre l’80 per cento, rispetto al 37 per cento a
livello nazionale. Il reddito annuo pro capite nella provincia è meno di un
quarto della media nazionale.
Allo stesso tempo, portavoci Beluci
sostengono che Teheran ha cercato di alterare il carattere etnico della loro
terra, spingendo un gran numero di non-Beluci a stabilirsi nelle città
principali della provincia
Teheran accusa Jundallah di avere un programma secessionista e di lavorare
con i leader Beluci tribali in Pakistan, che promuovono il sogno di un
grande stato che comprende aree del Belucistan in Iran, Pakistan e
Afghanistan. ma gli Jundallah, respingono le accuse e insistono sul
fatto che si sono impegnati per l’integrità territoriale
dell’Iran.
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Foto da al Arabya: alcune corpi di vittime