Benigno “ Noynoy” Aquino: il nuovo presidente delle Filippine
Il nuovo presidente delle Filippine Benigno Aquino è il figlio di Cory Aquino già presidente ( 1986-92) e vedova di Benigno Aquino ,, il leader dell’opposizione assassinato durante la dittatura di Marcos nel 1983. E’ stato scelto dalla madre a succederle e quando essa è deceduta(1 agosto 2009) tutto il suo grande carisma presso i ceti popolari si è riversato sul figlio. Questi si fa chiamare “ Noynoy”: è un gioco sulla parola “pinoy”, un termine colloquiale tagalog che significa ; “uno qualunque “ E infatti egli vuole mostrarsi come uno del popolo respingendo ogni formalismo ed ufficialità cara invece alla precedente presidente Gloria Arroyo, ormai impopolare
Il nuovo presidente si mostra modesto e semplice anche nei
suoi vestiti casual ma è venerato come la incarnazione della
democrazia della nazione, come lo fu la madre
Ha cominciato come un senatore un pò goffo, silenzioso, e dimesso:
ma si è stato spinto a correre per l’ufficio di
presidente, prima quasi riluttante, ma presto si è ritrovato
vincitore travolgente sull’onda del ricordo della madre.
La cerimonia del giuramento è sembrata quasi un
concerto di qualche band musicale: Benigno non ha avuto
paura per la sua incolumità personale di stare in mezzo alla folla
alla quale parlava in modo semplice, a braccio, in lingua locale. Ha
ricordato alla folla che il suo governo sarebbe stato il “loro”
governo. che il suo trionfo era il “loro” trionfo ,
chiedendo loro e di assumere anche la responsabilità per i prossimi sei
anni al suo fianco.
”Tu sei il mio boss – ha detto alla folla – Ti seguirò e la folla lo ha
acclamato con un tifo da stadio
Secondo la procedura tradizionale avrebbe dovuto giurare nelle mani del
giudice supremo ma Aquino ha optando invece per un semplice giudice
La cerimonia dell’insediamento vuole essere un segno di ciò che sarà la prossima amministrazione , un cambiamento radicale rispetto al passato
Aquino ha detto che sarebbe sempre stato un uomo del popolo e in meno di 24 ore ha già spazzato molti dei protocolli previsti
Aquino ha ripetuto lo stesso ritornello per tutta la campagna elettorale
e nel suo discorso inaugurale: la fine della corruzione e della
povertà, un governo pulito, la giustizia e la responsabilità e la
riconciliazione nazionale.
Ha istituito una Commissione per indagare e chiudere i casi pendenti di
corruzione e violazioni dei diritti umani contro l’amministrazione del
suo predecessore. Ha fatto menzione speciale nel suo discorso del suo
segretario giustizia di nuova nomina, l’ex commissario per i diritti
umani Leila de Lim, che ha il compito di pulizia per ripristinare la
fiducia nel sistema. Ha promesso di rivedere tutte le
nomine importanti
Aquino spera di cominciare a ricostruire ciò che definisce ”le istituzioni danneggiate” lasciate in eredità a lui dall’ultima amministrazione.
Come si vede non vi sono programmi economici politici specifici ma solo la promessa di una buona amministrazione, della lotta alla corruzione dilagante. Basterà questo a risolvere i grandi problemi delle Filippine, della sua povertà, della rivolta endemica delle comunità mussulmane del sud?
Riusciranno le Filippine ad agganciarsi allo sviluppo dell’Estremo Oriente delle “ tigri asiatiche” che peraltro sperimentano anche esse una battuta di arresto?
Ma d’altra parte in una economia cosi ampiamente e profondamente globalizzata i governi fanno quello che possono :la vera chiave dello sviluppo è nei rivolgimenti imprevedibili e in massima parte ingovernabili della globalizzazione stessa.
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