Un’altra nave verso Gaza
Un’altra nave di aiuti umanitari si dirige verso Gaza: è la Rachel Corrie di nazionalità irlandese ma noleggiata da una organizzazione islamica malese. La nave porta 11 attivisti, tra cui Mairead Corrigan, premio Nobel per la pace, e otto membri dell’equipaggio.
Il Corrie Rachel è finanziato dalla Perdana Global Peace Organisation,
un’organizzazione non governativa malese guidata da Mahathir Mohamad, ex primo
ministro del paese e prende il nome da una donna americana uccisa da un
bulldozer militare israeliano nella Striscia di Gaza nel 2003, durante il
tentativo di protestare contro la demolizione di case.
Il governo della
Malaysia ha esortato Israele a non intraprendere alcuna azione che possa
danneggiare persone a bordo della nave: Anifah Aman, il ministro degli
Esteri, in un comunicato ha detto che le autorità israeliane
dovrebbero garantire il passaggio della nave per Gaza per consegnare il
materiale umanitario.
Shamsul Akmar, uno degli attivisti a bordo della nave, ha dichiarato in una
intervista ad Al Jazeera che tutte le persone a bordo sono attivisti per la
pace: “Non sappiamo cosa aspettarci, ma spero che ci sarà permesso il
passaggio sicuro per portare gli aiuti a Gaza. Se ci saranno
attacchi dell’esercito israeliano a bordo della nostra nave, non
effettueremo alcun resistenza attiva. Se e quando ci intercetteranno , li
aspetteremo sul ponte superiore della nave, con nient’altro addosso che
con i nostri vestiti”.
Anche Brian Cowen, il primo ministro irlandese, ha
chiesto a Israele di permettere alla nave di aiuti di proprietà irlandese di
attraccare a Gaza.
Israele si è offerta di scortare la nave e consegnare gli
aiuti umanitari attraverso l’Egitto che si è dichiarato disposto: ma gli
attivisti si sono detti preoccupati che non tutto il carico sarebbe stato
consegnato.
La nave dispone di attrezzature mediche, materiale scolastico e
cemento, un materiale di cui Israele ha vietato l’ingresso a Gaza.
Avigdor
Lieberman, ministro degli Esteri israeliano, ha ribadito che Israele non
permetterà che il blocco di Gaza venga violato e che la Rachel
Corrie non raggiungerà Gaza.
E’ chiaro che è il problema non è l’arrivo di materiale umanitario ma il blocco di Gaza. Gli israeliani intendono mantenerlo affermando che cosi impediscono l‘arrivo di armi e materiale bellico provenente da altri paesi segnatamente dall’Iran. Intendono pure mantenere sotto pressione Gaza per dimostrare ai palestinesi che Hamas non riesce ad difenderli ed assicurare una vita dignitosa.
Hamas per opposte ragioni vorrebbe la fine del blocco navale anche perché il governo egiziano, sia pure non sempre con rigore, intende chiudere seriamente il confine terrestre con l’Egitto: prima era solo formalmente chiuso perché attraverso i famosi cunicoli sotterranei passava di tutto.
Il blocco di Gaza è divenuto quindi un problema fondamentale per Hamas e per gli israeliani. Tuttavia il vero problema è che se non si riesce ad avviare un processo di pace, se gli Israliani non sono disposti a fare concessioni sulle colonie e gli arabi ad accettare senza riserve l’esistenza di Israele, la situazione continuerà ad essere sempre incandescente e Arabi e Israeliani continueranno a combattere, generazione dopo generazione: e siamo già alla terza generazione.
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Da al Jazeera: la Rachel Corrie in navigazione
numbe