Bangkok fra camicie rosse e gialle
Decine di migliaia di manifestanti anti-governativi in
Thailandia, che indossano per contrassegno camicie rosse, si sono
mobilitati al di fuori di una base militare della capitale e indire
nuove elezioni.
il premier Abhisit pero ha respinto decisamente la richiesta di nuove
elezioni:”Le elezioni devono essere tenute in base alle norme comuni e
in una situazione di calma : dobbiamo ascoltare le voci di altre
persone, non solo dei manifestanti”. Benchè le parti in causa
escludano ambedue un ricorso alla forza, tuttavia la situazione si
fa sempre più difficile e la tensione aumenta visibilmente: in un
assalto a una caserma è stata lanciata una granata che ha ferito due
soldati .Intanto la situazione economica, con il il perdurare
delle manifestazioni, degenera sempre di più: dell’incertezza e
disordine ne risente soprattutto il turismo, una delle più
importanti attività economiche
Il contrasto dura da 5 anni ed è fra due fazioni che indossano gli uni una camicia rossa e gli altri una camicia gialla . Nel febbraio 2005, vinse il partito di Thaksin Shinawatra,(camicie rosse) ma la stabilità politica termina nel settembre del 2006 con un colpo di stato dei militari. che ha l’appoggio del re. Il primo ministro Thaksin viene accusato di corruzione e va in esilio. Nel dicembre 2007 sono indette elezioni , democratiche vinte dalle camicie gialle e diventa Primo Ministro Somchai Wongsawat. Le elezioni sono fortemente sospettate di brogli, tanto che nel novembre dell’anno successivo gli oppositori al Governo occupano gli aeroporti per protesta, causando molti disagi anche a cittadini stranieri. Dopo più accurate indagini, nel dicembre 2008 la Corte Costituzionale appura i brogli e scioglie il partito di maggioranza, bandendo anche Somchai Wongsawat per cinque anni dalla vita politica il quale viene sostituito da Abhisit Vejjajiva attuale primo ministro
Il sudest asiatico cerca faticosamente la sua via alla democrazia ma questa rimane pur sempre difficile in mezzo alla incertezza dell’esito delle votazioni che viene sempre impugnato dalle parte soccombente, da colpi di stato, dalla generale corruzione e dalla politicizzazione della stessa magistratura.
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