Il diritto cinese e le Capitolazioni
L’opinione pubblica occidentale rimane sconcertata dalla rapidità dei procedimenti giudiziari cinesi: in poche ore vengono comminate al dissidente Liu Xiaobo ben 11 anni di carcere (tutte da scontare effettivamente) o addirittura la condanna a morte per un trafficante di droga
Il fatto va spiegato con concezioni del diritto profondamente diverse dalle nostre
Per noi occidentali il diritto è essenzialmente posto a garanzia del singolo: il giudice può operare nei limiti delle pene e delle procedure e solo per reati esplicitamente previsti: non per niente nelle nostre lingue “diritto” indica tanto le leggi che i diritti dei singoli
In Cina tradizionalmente, invece la legislazione si basa sui doveri: se il cittadino non ottempera ai propri doveri allora la pubblica autorità, nella persona del funzionario preposto (non esisteva un giudice, come figura distinta) lo condanna alla pena che ritiene opportuna. Esistono sin dall’antichità leggi scritte : ma il funzionario giudicava molto liberamente, noi diremmo a suo arbitrio, sulle pene e sulle procedure, sopratutto ispirandosi al pensiero di Confucio. Una giustizia rapida ed efficace, senza troppe formalismi, tutta basata sulla “saggezza” del mandarino
Quando nell’800 gli occidentali cominciarono a insediarsi per commerci in Cina non vollero sottostare a questo tipo di giustizia e con il trattato di Nanchino seguito alla Guerra dell’oppio ottennero le “Capitolazioni”: il cittadino europeo poteva essere giudicato solo dalle autorità consolari del suo paese ed era immune dalla legislazione cinese: in pratica godeva di una quasi illimitata impunità, qualsiasi crimine potesse aver commesso in Cina.
Le Capitolazioni era presente anche in altri paesi ( nell’impero turco, ad esempio): in Cina furono vissute però, come una immane ingiustizia, una umiliazione insopportabile: il loro ricordo è ancora ben presente nei Cinesi che reagiscono quindi sempre molto duramente a qualunque pressione straniera nei loro fatti di giustizia; una questione di orgoglio o, se si preferisce, di dignità nazionale.
Alla fine del ‘800 si cercò di avvicinarsi alla legislazione occidentale, spirandosi al codice tedesco che era stato adottato interamente dal vicino Giappone. Ma con la caduta dell’impero ogni ordinamento civile andò in pezzi. La giustizia fu amministrata dai signori della guerra, dalle autorità militari delle fazioni in lotta, divenne molto più arbitraria che al tempo dei funzionari imperiali.
Con la fine della guerra civile e la proclamazione della Repubblica Popolare però la situazione giudiziaria non migliorò: si era giudicati molto sommariamente per attività antirivoluzionarie vere o presunte o immaginarie : con la Rivoluzione Culturale si diffusero i giudizi popolari veri e propri linciaggi. Si teorizzò pure che i codici penali fossero espressione della borghesia per opporsi alla vera giustizia, quella proletaria.
Con le riforme di Deng Xiaoping si riuscì finalmente ad adottare un codice penale ( non esiste quello civile ) di cui l’ultima riforma è stata fatta nel 2005
Le procedure sono però sempre molto semplici e soprattutto le severe penesono effettivamente scontate: in Cina, diversamente che in Italia, la giustizia non ha il problema della lentezza e della effettività delle pene.
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Teste recise di condannati esposte sulla pubblica piazza in una foto della fine dell’’800