In collaborazione con IRRSAE Campania e
Facoltà di filosofia,Università "Federico II" di Napoli
Per la compilazione di un questionario di autovalutazione orientativa (non di valutazione selettiva ) per giovani che intendono iscriversi al corso di laurea in filosofia la prima cosa che viene in mente sarebbe quella di preparare un serie di test corrispondenti grosso modo alle domande più comuni che si è soliti soliti fare agli alunni di liceo .
Non mi pare per questa una giusta via da percorrere per due ordini di riflessione
Un primo motivo è di ordine pratico: temo finiremmo per valutare non tanto i giovani quanto i loro docenti di filosofia,
Possiamo infatti fare domande generali su alcuni autori fondamentali: ma teniamo presente che c’è chi segue i programmi Brocca e chi non li segue: per i primi Kant ed Hegel sono i fondamenti dell’ultimo anno per i secondi sono in coda al penultimo anno. i primi, operando una scelta, ben difficilmente avranno trattato Spinoza e Fichte e i secondi invece ne hanno fatto un “cavallo di battaglia”.
Ma soprattutto il livello di insegnamento è molto vario: tanti docenti approfondiscono ed ampliano i problemi e formano i giovani ma altri purtroppo si limitano a modesti “suntini” ed altri ancora velleitariamente vogliono far “tanto e nuovo” ma poi in realtà sono inconcludenti e al giovane non rimane nulla.
Ora credo che i giovani che hanno avuto docenti validi di filosofia già hanno idee chiare sui loro interessi e sulle loro attitudini: l’errore avviene proprio per quei giovani che per COLPA GRAVE dei loro docenti credono che la filosofia si riduca e formulette e paroloni
.C’e’ anche una perplessità di natura teorica
A livello di liceo la disciplina chiamata “filosofia” corrisponde alla storia della filosofia occidentale e piu precisamente al pensiero di una serie autori che sono stati posteriormente selezionati in base a una prospettiva culturale storicistica. Cosi si tratta Galilei ma a nessun viene in mente di parlare del suo avversario cardinale Bellarmino e nemmeno di avvertire lo studente che il primo rappresenta una lodevole eccezione mentre è il secondo a incarnare lo spirito dei tempi.
I programmi Brocca hanno attenuato l’impostazione storicistica fondendola con una prospettiva problematica: tuttavia non tutti i docenti, anzi pochi direi hanno effettivamente recepito la novità e molti dei giovani che si affacciano alla università hanno una preparazione centrata su Kant ed Hegel che nel 1923 poteva considerarsi al passo con i tempi ma ora proprio non direi.
La facoltà universitaria invece deve formare giovani per il domani,
La preparazione filosofica a livello universitario non può nella sostanza ridursi alla storia della filosofia (in una determinata prospettiva) come avveniva per il passato quando preparava docenti di "Storia della filosofia” anche se certo la storia ne rimane una parte essenziale ed irrinunciabile.
La scuola come annunciato gia dalla cosi detta relazione Maragliano si accinge a superare l’impostazione storicistica ed è in questa prospettiva che si progetta una estensione dell’insegnamento della filosofia a tutti gli indirizzi scolastici, compresi quelli tecnici e professionali ( con un sospirato aumento delle cattedre per insegnanti)
D’altra parte, a prescindere dalla scuola la richiesta della società civile sente sempre più il bisogno di un approfondimento filosofico su problemi ,come esempio l’etica (genetica) la politica (diritti umani), la religione (dialoghi interconfessionali), la scienza (valutazione delle metodologie), la logica (informatica) e tanti altri
Giovani (e ben preparati) laureati in filosofia potrebbero trovare un loro ruolo in organismi nazionali o internazionali, nella stampa specializzata o non, in altro che si occupino di tali problemi. Forse sogno, non so, ma comunque credo che per il futuro la conoscenza della infinita questione della cronologia degli scritti platonici sarà ben poco richiesta nel mercato del lavoro.
Con questo non voglio svalutare l’importanza culturale della conoscenza della storia della filosofia ma essa avrà un peso in una cerchia più ristretta di esperti, non nella generalità dei cittadini. In fondo lo stesso discorso possiamo fare per il latino: vi sono e vi saranno ed è importante che vi siano e che vi saranno, esimi ed illustri latinisti: ma cio’ non significa che TUTTE le persone colte debbano conoscere il latino.