In collaborazione con IRRSAE Campania e
Facoltà di filosofia,Università "Federico II" di Napoli
2) filosofi in senso lato: tutti gli uomini,
sempre e comunque (dai Boscimani agli europei, dagli analfabeti agli uomini di
cultura),
Tuttavia il grado di consapevolezza critica varia
grandemente
3) filosofi in senso stretto: coloro il cui
pensiero ha avuto diffusione e risonanza, e’ stato generalmente importante
(Platone o Croce)
4) Storia della filosofia: studio dei
filosofi (3) collocati storicamente:
5) Filosofia contemporanea : quella parte
della storia della filosofia che riguarda gli ultimi anni ( 30 o 40 o 50 anni?)
. Non e’ necessario che gli autori siano contemporanei ma che il loro pensiero
sia inteso come tale (in Italia una cultura propriamente marxista si è diffusa
solo nel secondo dopoguerra, il pensiero di Popper solo a partire dagli anni
Ottanta.)
6)Filosofia scolastica ( di liceo); una
disciplina cosi denominata dai programmi scolastici i cui obiettivi e metodi
sono indicati dai programmi stessi
7) Professori di filosofia : coloro che
insegnano la (6) “filosofia scolastica”. Essi sono (2) “filosofi in senso
lato”, generalmente con un ampio grado di consapevolezza critica (almeno si
spera), NON sono, se non eccezionalmente, (3) “filosofi in senso stretto”,
conoscono la (4) “storia della filosofia”, ma in genere solo a livello
personale la (5) “fil. contemporanea” in quanto questa ultima in pratica non
viene ne’ richiesta ai concorsi e
nemmeno viene generalmente insegnata a scuola (i nostri studenti restano a 50
anni fa, spesso a 100 anni fa)
Personalmente ricordo che appena dopo la maturita mi
fu chiesto da qualcuno quali fossero le correnti filosofiche contemporanee e non
seppi che farfugliare qualcosa di molto vago e d’altra parte nel mio concorso
a cattedre trattai per iscritto Cartesio, all’orale soprattutto Agostino e
Leibniz, nessuna domanda
Resta quindi ben chiaro che il fine della (6)
disciplina “filosofia “ non e’ in nessuna caso la conoscenza puntuale dei
“(3) filosofi, ne (4) della storia della filosofia ne della (5) filosofia
contemporanea Tutto cio potrebbe essere il fine dell’insegnamento
universitario non di quello liceale. Tuttavia la conoscenza dei (2)
“filosofi” puo essere il mezzo per conseguire il fine di formare (2)
“filosofi in senso lato” consapevoli e critici.
Insisto su questo punto perche troppo spesso noi
insegnanti ci comportiamo come se i nostri alunni dovessero essere conoscitori
dei (2) filosofi e scambiamo il mezzo per il fine.
I rapporti fra noi (7) professori di filosofia e i
(2) filosofi sono paragonabili a quelli tra
ingegneri e fisici,:
Il fisico formula le leggi della natura: gli
ingegneri usano le scoperte dei fisici per costruire case: analogamente i (2)
filosofi costruiscono teorie e noi (7) professori le utilizziamo per
“costruire” le menti. Noi professori non siamo (2) filosofi in piccolo,
svolgiamo un altro mestiere: siamo (7) educatori, abbiamo il nostro specifico
compito,
E allora la domanda viene ad essere :quale deve
essere il contenuto del nostro insegnamento?
Potrebbe essere (4)la storia della filosofia di cui
la (5)”filosofia contemporanea verrebbe ad essere l’ultimo capitolo. In
fondo questa e’ la soluzione dei programmi Gentile. Tuttavia la prassi
scolastica finisce con risolvere tutto con la (4) storia mentre (5) l’aspetto
contemporaneo finisce con l’essere l’ultimo capitolo in pratica vagamente
accennato negli ultimi settimane.
Cosi i nostri alunni sanno tutto della fisica come
sintesi a priori Kantiana ma nulla del falsicazionismo di Popper , tutto sulla
necessita della storia Hegeliana ma niente della “Nouvelle histoire”,
Si potrebbe pensare a una diversa scansione
temporale: ad esempio nell’ultimo anno la (5) fil contemporanea e nei primi
due anni la (4) storia.
Piu efficace mi pare pero un’altra soluzione:
l’insegnamento per problemi.
Trattare cioe i problemi considerati piu atti a
formare la mente partendo dalla dimensione (5) contemporanea e recuperando
quindi attraverso di essa la (4) storia. Esemplificando: trattare della
filosofia delle scienze: partire dalle concezioni di Popper Lakatos, Einstein
ecc. e quindi recuperare la dimensione storica confrontandole
con quelle di Galilei o Aristotele: come si potrebbe d’altronde
comprendere il principio di falsificazione se non in relazione
all’essenzialismo aristotelico o alla “assoluta fiducia “nella scienza di
Galilei?:
Fondamentale
mi pare pure che non si fornisca all’alunno una sintesi manualistica come
tradizionalmente si fa: l’alunno impara e ripete ,nella migliore delle ipotesi
capisce pure ma non è sollecitato alla critica personale che è il fine vero
dell’insegnamento.: si finisce in una specie di turismo culturale : si
visitano tanti filosofi, troppi filosofi tutti hanno ragione e tutti hanno
torto, ma che importa?
Solo la lettura diretta di brani si presta a una
discussione personale, a sviluppare una consapevolezza critica. Non dobbiamo
insegnare tutta la (2) filosofia ma solo quel tanto che
essendo veramente compresa possa aiutare una formazione critica.