DALLA VERIFICABlLITA' ALLA FALSIFICAZIONE                         

 

Ci si avvide tuttavia che in tal modo posta la questione, finivano con l'essere metafisiche, cioè prive di senso anche le affermazioni scientifiche. Infatti soltanto gli enunciati particolari possono essere verificati ma non quelli generali (come le leggi scientifiche) in quanto serie di esperienze, per quanto ampie possano essere, non possono esaurire tutti i casi possibili. Esemplificando: il principio di Archimede (un corpo immerso in un liquido riceve dal basso una spinta uguale al peso del volume del liquido spostato) può essere verificato in un numero grandissimo di casi ma non in tutti i casi possibili (nemmeno in via di principio in quanto, per quanto alto può essere il numero di verifiche, esisteranno sempre un numero praticamente infinito di casi da verificare: pertanto il principio stesso non è verificabile e quindi andrebbe al di fuori dei confini del linguaggio scientifico stesso e, non essendo una tautologia, verrebbe ad essere privo di senso.

Si sostituì allora al principio di verificabilità il principio di falsificazione, enunciato da Popper, che vede nel principio della verificazione un residuo di metafisica (uno scheletro nell'armadio).
Secondo tale principio un enunciato (teoria, complesso di teoria) è scientifico solo se è possibile eseguire un esperimento nel quale esso risulti falso (falsificato).

Riprendendo l'esempio di poco prima, il principio di Archimede è una teoria scientifica perché è possibile che in un qualsiasi
esperimento non si verifichi (un corpo che secondo la teoria di Archimede dovrebbe galleggiare e che invece affonda): se in un caso (anche uno solo) non si verificasse la previsione, allora la teoria di Archimede non potrebbe più essere accettata e dovrebbe essere superata da un'altra che a sua volta potrà eventualmente essere falsificata e sostituita da un'altra ancora e così via.

Compito dello scienziato diviene quindi proprio la ricerca
del caso particolare capace di falsificare una teoria scientifica,
diviene una interminabile caccia all'errore: l'errore, come giustamente afferma Antiseri, non è più quindi il “ male " ma la molla della ricerca scientifica, il traguardo a cui mirano gli scienziati.