DALLA CERTEZZA DIVINA AL NON SENSO DEL DIVINO |
Nel
tardo Rinascimento si affermò il concetto che la scienza della natura
può raggiungere risultati certi e definitivi. Secondo
Galilei la conoscenza della natura, ottenuta con metodi rigorosi,
possiede la stessa certezza che ha Dio se si prescinde che Egli ha
conoscenza di tutto e immediata, mentre l'uomo ha solo conoscenze parziali raggiunte gradatamente. Tale
concezione rimane pressoché invariata nei secoli fino al Positivismo
che in linea generale ribadì la concezione e ritenne che il metodo
scientifico potesse essere esteso al campo propriamente umano (come la
politica, l'etica) che tradizionalmente era invece considerate come al
di fuori della scienza naturale. Infatti
i nuovi risultati scientifici posero in dubbio “verità “
scientifiche che parevano incrollabili, dimostrando quindi, con tutta
evidenza, che non esistono “ certezze scientifiche definitive “, ma
" teorie scientifiche” che possono essere messe in dubbio. Con
le prime si elabora una concezione scientifica che non riconosce l'I'assolutezza
fino ad allora indiscussa dell'invariabilità di spazio, tempo e massa e
si supera la concezione ritenuta esemplarmente scientifica della
meccanica classica; se le leggi della gravitazione universale di Newton
non sono valide (se non come approssimazioni), quale certezza possiamo
noi attribuire alla scienza? |
D'altra
parte le geometrie non Euclidee mettono in dubbio il pilastro
stesso di ogni certezza scientifica: la matematica. Si ritenne fino
alla fine dell'800 che essa fosse incontrovertibile, quasi il prototipo
della verità assoluta. Ma i matematici mostrarono che era
possibile" inventare " una geometria in contrasto con tale
postulato che fosse perfettamente logica (esente da ogni contraddizione)
e si è anche ritenuto che forse " la matematica euclidea è valida
solo per una prima approssimazione. Si
badi bene che non si ritiene comunque che le nuove teorie siano
quelle vere definitivamente (così come Galilei considerava il
sistema eliocentrico vero in quanto scientifico e quello geocentrico
errato in quanto non scientifico) ma, al contrario, si è ben consapevoli che si tratta comunque di teorie che un giorno possono
essere superate da altre.
La
“ perdita di certezza " della scienza fu usata da alcune
filosofie per contrapporre ad essa altre forme di
conoscenze; per noi italiani l'esempio più noto è quello di
Croce che distinse i concetti concreti e universali propri della conoscenza storico
filosofica dai pseudo-concetti delle scienze che non sarebbero né
universali né concreti pervenendo quindi a negare alla scienza un valore propriamente
conoscitivo, riconoscendole solo un valore pratico-economico. Quasi
negli stessi anni, nel mondo germanico nasceva invece l'opera di Wittgenstein
e del Circolo di Vienna Il
Wittgenstein nella prima fase del suo pensiero espresso nel Tractatus
logtco-philosophicus del 1922, fece infatti una acuta analisi del
linguaggio. Il linguaggio è un modello della realtà: esso ha significato
solo in quanto si riferisce a una verità
verificabile con l'esperienza, allo stesso modo che un plastico ha un
significato solo se corrisponde alla realtà che vuole rappresentare. |
Sono
anche possibili espressioni linguistiche che indicano tautologie
(nelle quali cioè il predicato ripete il Concetto del soggetto e quindi non ci dice niente di nuovo; ad esempio: il
civismo è il senso civico). Enunciati
che non siano verificabili con l'esperienza e non siano tautologie sono privi di senso. Poiché
in genere la
metafisica, la morale, la religione non sono riconducibili né a
fatti verificabili, ne a tautologie, esse sono prive di senso e
“su ciò di cui non si può parlare si Abbiamo quindi schematicamente tre tipi di enunciati (e quindi
di discorsi): |
, |
1) Enunciati che possono essere veri o falsi in quanto verificabili con l'esperienza, sia pure in linea di principio e non di fatto (ad esempio domani pioverà " può essere smentito o meno
dall'esperienza in linea di principio anche se può accadere di fatto che
io non sia presente per constatarlo). |
2)
Enunciati metafisici:
quegli enunciati che non sono né verificabili né tautologie. Come prima accennato essi non sono né |
3)
ENUNCIATI TAUTOLOGICI: Sono sempre veri (se sempre falsi vengono detti propriamente contraddizioni) a prescindere da qualsiasi esperienza: esempio: “ domani pioverà o non pioverà ,': qualunque cosa accada domani l'enunciato sarà
sempre vero (anche se non dice nulla di nuovo). |
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