Pubblicato in "Osservatorio Internazionale "novembre 2012 .anno XII n. 9 HOME
Dalla guerra per bande"
alle "eliminazioni selettive"
Giovanni De Sio Cesari
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le guerre tradizionali, combattute da eserciti regolari in campo aperto sono state poche: ricordiamo le guerre arabo israeliane, lo scontro fra Pakistan e India del 1971 , la strana guerra delle Maldive e qualche altra minore.
Negli anni 60 il Che Guevara, intramontabile mito, teorizzava la “guerra per bande” che effettivamente si è diffusa dappertutto tanto che la maggior parte degli eventi bellici è stata costituita dalle cosi dette guerre asimmetriche: un esercito regolare combatte contro una guerriglia portata avanti da uomini che non vestono divise, che non hanno concentramenti individuabili e, soprattutto , punto fondamentale si mimetizzano fra la popolazione per cui non è possibile attaccarle direttamente come si fa con un esercito regolare schierato in battaglia.
Non è un fenomeno nuovo nella storia: in qualche modo è sempre esistita e ma ha assunto un ruolo assolutamente dominante che mai aveva avuto nel passato.
Anche gli eserciti regolari fanno azioni di guerriglia i commandos , gli agguati, i colpi di mano : ma si tratta di azioni che fiancheggiano le azioni principali e comunque sono svolte da soldati in divisa
Le guerre asimmetriche sono vere e proprie guerre: per motivi di propaganda politica, per non urtare la coscienza pacifista ormai generale dei popoli vengono spesso dissimulate come operazioni di pace, di polizia internazionale : se fossero operazioni di pace ci manderemmo i boy scout e i cooperanti e non soldati con costosissimi armamenti. L’equivoco crea ulteriore confusione : non si possono adottare regole adatte a operazioni di polizia in situazioni inequivocabilmente di guerra
Dalla esperienza degli ultimi 50 anni possiamo trarre una principio generale: la guerriglia non può vincere su un piano strettamente militare perche non è in grado di battere veramente un esercito regolare ma può vincere ugualmente un conflitto
Distinguiamo due casi
Primo caso. la guerriglia combatte contro un esercito nazionale: i due campi sono permeabili: a un certo punto i soldati regolari possono passare dalla parte dei guerriglieri o almeno non li combattono più con decisione: le classiche rivoluzioni come quella di Fidel Castro a cui si ispirava il Che
Secondo caso: combatte soprattutto contro un esercito straniero: è il caso più comune in tempi recenti (Viet-nam, Afagnistan, i piu clamorosi). In questo caso non c’è speranza che i soldati dell’esercito regolare, che sono stranieri, si uniscano ai guerriglieri. Però vi è un altro elemento che, giocando a favore della guerriglia, può dare loro la vittoria. Infatti alla disparità di forze militari corrisponde un’altra disparita: i guerriglieri combattono una guerra “totale” mentre la potenza straniera invece intende fare solo un intervento militare “limitato”. Se accade che le operazioni vadano troppo in lungo, allora i costi umani (morte di soldati) e anche economici (enormi) inducono al ritiro. In realtà i Viet-cong non hanno vinto gli americani cosi come i afgani non hanno vinto affatto i Russi. Tuttavia, a un certo punto, le due grandi potenze hanno fatto il conto dei costi- benefici e hanno deciso di ritirarsi: non è che i viet cong o i Mujaheddin abbiano effettivamente sconfitto russi e americani ma questi hanno deciso di ritirarsi perche intendevano solo dfare un intervento militare limitato
Se invece è in gioco la sopravvivenza nazionale, allora si è disposti alla guerra totale e la guerriglia non può vincere. Esempio classico è quello di Israele che nel combattere la guerriglia gioca la propria esistenza e quindi sono disposti a una guerra totale
La difficoltà degli eserciti regolari nel combattere la guerriglia dipende essenzialmente dal fatto che pure avendo forze superiori tuttavia non possono impiegarle perchè la guerriglia non ha basi riconoscibili, non controlla apertamente un territorio, non vestono uniformi ma si confondono con la popolazione L’unica cosa che si può fare quindi è difendersi dai loro attacchi ma l’esercito deve presidiare tutto il territorio ed è continuamente e dovunque esposto agli attacchi della guerriglia ma non può a sua volta attaccarla Un esercito regolare quindi è incapace di battere la guerriglia nella stessa misura in cui questa non può battere un esercito Le guerre continuano quindi all’infinito fino a che uno dei contendenti (in genere l’esercito regolare) desiste
Negli ultimi anni tuttavia gli eserciti regolari sono passati a una tattica diversa che è stata messa in campo già da molto tempo dagli israeliani.
i regolari non si limitano a respingere gli attacchi ma individuano, attraverso spie elettroniche ed umane i guerriglieri e soprattutto i dirigenti e li colpiscono: le famose “eliminazioni selettive” inventate dagli israeliani . In questo modo anche l’esercito regolare può attaccare e non solo difendersi
Cosi gli americani hanno eliminato bin Laden e la maggior parte dei suoi seguaci
la tattica trova molte difficolta sul piano relazionale e politico: si parla infatti di assassini, di vittime innocenti di violazione della sovranità di altri stati. Il problema è che l’opinione pubblica in realtà non ha ancora realizzata che le guerre asimmetriche sono anche esse guerre come tutte le altre che si combattono quindi nei modi e con i mezzi adatti per vincerle: cosi come sempre accaduto nella storia delle guerre
Ovviamente le considerazioni di cui sopra si riferiscono solo al puro aspetto militare e non intendono entrare nel merito della opportunità o della “giustezza” delle singole guerre, ammesso che un problema del genere abbia poi senso : questo è altro discorso
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