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tridentina In addestramento
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Inviato: Lun Nov 08, 2004 10:14 pm Oggetto: Terrorismo Islamico |
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TERRORISMO ISLAMICO
Radici storiche
CONCETTO DI TERRORISMO
Il concetto di terrorismo è quanto mai ampio e contestato tanto che
all'ONU non si è mai riusciti a trovare una definizione che fosse
accettabile per tutti.
In senso lato possiamo definire terrorismo tutte le azioni compiute
nell'ambito di lotte armate che non siano intese semplicemente a
colpire le forze armate avversarie ma a spargere il terrore fra le
popolazioni civili. In questo senso esso è stato sempre ampiamente
usato dall'antichità ai nostri giorni per fiaccare la volontà di
combattere dei popoli nemici e gli esempi potrebbero essere purtroppo
infiniti.
Ci limitiamo per il passato a ricordare forse il caso più
impressionante: le orde mongole guidate da Gengis Kan uccidevano tutti
gli abitanti, nessuno escluso, delle città che facevano loro
resistenza: l'impero mongole fu costituito per la maggior parte senza
combattere perchè davanti a questa terribile prospettive la maggior
parte delle città si sottomettevano senza tentare nemmeno la
resistenza.
Per passare a tempi recenti nella Seconda Guerra Mondiale l'arma
aerea fu ampiamente usata al fine di terrorizzare le popolazioni:
dapprima furono i Tedeschi, prima in Spagna (famoso l'esempio di
Guernica, immortalato da Picasso) e soprattutto con i bombardamenti
sull'Inghilterra ( la cittadina di Coventry fu completamente distrutta
dai tedeschi tanto che fu coniato il termine di "coventrizzare" ). In
seguito furono gli Americani che usarono i bombardamenti detti "a
tappeto": tristemente famoso il caso di Dresda, centro senza alcun
valore militare completamente distrutta con la morte di almeno 200.000
persone .
Ma ricordiamo pure i terrificanti bombardamenti delle città
giapponesi soprattutto di Tokio e lo stesso lancio delle bombe
atomiche. Ricordiamo anche le rappresaglie massicce dei tedeschi, le
deportazioni di intere popolazioni compiute da Stalin : l'elenco
sarebbe purtroppo infinito.
Tuttavia ai soli fini della presente trattazione noi restringiamo
a PURO SCOPO ESPOSITIVO E SENZA ALCUN GIUDIZIO DI VALORE il concetto di
terrorismo a quanto viene attualmente comunemente indicato: azioni di
gruppi irregolari (cioè che non hanno divise, insegne che li rendano
riconoscibili) che uccidano prevalentemente civili allo scopo di
terrorizzare la parte avversaria.
Sorge il non semplice problema di distinguere il terrorismo dalla
"Resistenza " Il termine "Resistenza" fu coniata durante la II Guerra
Mondiale per indicare il fatto che benchè gli eserciti si fossero
arresi una parte più o meno ampia dei cittadini continuarono una
"resistenza" contro l'occupante ricorrendo a azioni di guerra. I
resistenti furono generalmente chiamati "partigiani". Essi però non
colpirono mai dei civili ma solo soldati armati (d'altra parte nei
paesi occupati non vi erano civili stranieri). Pertanto la differenza
fra terrorismo e resistenza verrebbe a consistere nel fatto che la
seconda colpisce soldati armati mentre il primo prevalentemente dei
civili.
I "terroristi" in genere contestano la sostanzialità di questa
differenza equiparando civili e militari e affermando di essere dei
resistenti o dei rivoluzionari.
I MOLTI TERRORISMI
Nel mondo attuale esistono terrorismi di ogni genere ma solo quello
di matrice islamico pare destare preoccupazioni mondiali, provoca
interventi armati, muove eserciti potenti. Non crediamo che si tratti
di un errore di prospettiva : vi sono precise ragioni che cerchiamo ora
di di chiarire.
Notiamo che in molti paesi dell'America Latina, dell'Africa e
dell'Asia il terrorismo è un fenomeno endemico che raramente raggiunge
l'onore delle prime pagine della stampa, che non provoca grossi
interventi occidentali e che si confonde comunemente con la guerriglia
rivoluzionarie e le infinite lotte etniche. Ma anche nella evoluta
Europa non mancano i "terrorismi": basti pensare al terrorismo basco o
a quello nostrano delle Brigate Rosse ( e movimenti affini.)
Ma si tratta di fenomeni locali, con scarsa incidenza sugli
equilibri e gli scenari mondiali: il terrorismo islamico fino a qualche
anno fa rientrava in queste categorie e infatti pochi poi se ne
avvedevano e l'opinione pubblica dedicava ad esso un modesto interesse.
Ma dopo l'11 settembre l'Occidente e il mondo intero si sono sentiti
minacciati e soprattutto è nata la preoccupazione più o meno fondata
che possano essere usate armi di sterminio di massa (nucleari o
batteriologiche). Questi timori non sono considerati reali in altri
casi. Facciamo qualche esempio
Il terrorismo basco è opera di una sparuta minoranza del popolo
basco che è gia una piccola minoranza della Spagna: colpisce
dolorosamente ma non ha alcun pretesa di espandersi, di minacciare
altre nazioni, si esclude che possa usare armi di sterminio di massa.
Le Brigate Rosse anche nel momento di maggiore espansione
(sequestro Moro) erano costituite da qualche migliaio di persone che
restavano isolate non solo nell'ambito della nazione ma anche nella
stessa parte della sinistra estrema alla quale pure facevano
riferimento. Si limitavano a colpire qualche personalità considerata
obbiettivo politico, mai hanno compiuto stragi di massa, tanto meno
avrebbero mai usato armi di sterminio di massa
Ma il terrorismo islamico (dopo l'11 settembre) sembra essere tutta
altra cosa. Supera i confini delle singole nazioni, va al di la del
mondo islamico stesso, intende colpire gli occidentali in generale
anche nelle loro terre, soprattutto potrebbe avere un seguito ampio
nelle masse, potrebbe essere sostenuto da Stati (come avvenuto in
Afganistan). Mosso da una cieca fede religiosa non sembra preoccuparsi
delle conseguenze rimettendo tutto nelle mani di quel Dio al quale essi
credono di ubbidire: in questa prospettiva potrebbero arrivare anche a
ciò che che più di ogni altro viene temuto: l'uso delle armi atomiche e
batteriologiche che ormai il diffondersi delle conoscenze scientifiche
ha reso relativamente abbastanza agevole costruire
IL TERRORISMO ISLAMICO
Non è facile darne una definizione esaustiva perchè assume aspetti e
caratteri molto diversi. Diciamo che il carattere che lo distingue è il
suicidio religioso. Il combattente islamico porta la strage nell'ambito
dei "nemici" facendosi saltare con l'esplosivo secondo un rituale
abbastanza preciso nella prospettiva di raggiungere immediatamente il
paradiso. In Occidente viene denominato impropriamente "kamikaze" ma
egli si considera uno "shaid", termine coranico che significa "martire"
nel significato originale del termine greco . Martiri infatti nel
cristianesimo venivano definiti i "testimoni" della fede cioè coloro
che avevano affrontato la morte per rendere testimonianza della loro
fede ma avrebbero potuto salvarsi semplicemente rinnegandola.
Nell'ambito del Corano tuttavia si considerarono "testimoni" ("shaid" )
quelli che morivano combattendo contro gli infedeli.
In tempi recenti si è cominciato a parlare di "shaid" al tempo
della guerra fra Iran e Iraq. Giovanissimi iraniani ("pasdaran" cioe
"guardiani della rivoluzione") si cingevano il capo con un nastro sul
quale erano scritti dei versi del corano, avanzavano sui campi minati
dove morivano facendo esplodere le mine: l'esercito regolare poi
avanzava su quei varchi aperti cosi dolorosamente. Quelli che si
sacrificavano venivano considerati "shaid", erano onorati ampiamente e
intensamente nell'Iran di Komeini. Non si trattava però di terrorismo:
semplicemente di militari che si immolavano nell'ambito di una guerra
regolare.
In seguito però il fenomeno è dilagato e trasformato: lo "Shaid" è
una persona che si lascia esplodere uccidendo indiscriminatamente tutti
quelli che sono intorno a lui, considerati comunque nemici.
TERRORISMO PALESTINESE
La lotta che dura ormai da oltre mezzo secolo fra palestinesi e
israeliani è anteriore al terrorismo islamico che si è manifestato
soltanto in tempi molto recenti. Nel passato soprattutto negli anni 70
le organizzazioni palestinesi fecero uso del terrorismo soprattutto nel
dirottamento di aerei di varie nazionalità che finirono a volte in
stragi raccapriccianti. Tuttavia non vi era alcuna motivazione
religiosa islamica, anzi spesso gli autori erano arabi cristiani. In
seguito queste forme di lotta furono abbandonate perchè considerate
controproducenti. Negli anni 90 si affermò la "intifada" che si
limitava al lancio di pietre anche se spesso purtroppo non mancavano le
vittime. In tempi più recenti il fondamentalismo islamico si è però
ampiamente diffuso in Palestina e con esso il fenomeno degli "shaid" .
I palestinesi rigettano però ogni legame con il terrorismo
indiscriminato di Al Qaeda. Essi si considerano dei "resistenti", si
paragonano ai partigiani della Seconda Guerra Mondiale che si
opponevano all'invasore. Tuttavia come abbiamo notato i partigiani
colpivano solo soldati: invece i palestinesi colpiscono
indiscriminatamente uccidendo non solo israeliani ma anche arabi che si
trovano occasionalmente sul luogo dell'attentato . Secondo la
definizione che abbiamo dato debbono essere considerati quindi senza
altro dei terroristi ( si noti che questo non vuol essere un giudizio
di valore ma solo una constatazione, come abbiamo chiarito nel primo
paragrafo.)
Gli israeliani fanno ogni sforzo per assimilare senza alcuna
riserva terroristi palestinesi e terroristi islamici tout court senza
alcuna distinzione cercando di indurre gli occidentali di considerare
Al Qaeda e Hamas come la stessa cosa.
Se uguali possono essere modalità e rituali e motivazioni religiose
però le finalità appaiono, a nostro parere, ben diverse: i palestinesi
vogliono semplicemente scacciare gli israeliani dalla Palestina, hanno
interessi locali e limitati : Al Qaeda invece intende condurre uno
scontro di civiltà su scala mondiale
AL QAEDA
Al Qaeda più che un effettiva organizzazione è divenuta in questi ultimi tempi come una specie di categoria mentale.
Certamente Bin Laden negli anni scorsi è riuscito in Afganistan a
organizzare una ampia serie di campi di addestramento militare, ha
contribuito finanziariamente a tante organizzazione, ha tessuto una
rete di contatti. Ha insomma fatto da cemento a una serie infinita di
estremismi islamici nati autonomamente e dalle mille sfaccettature.
Al Qaeda ha approvato l'attacco dell' 11 settembre, probabilmente
ne aveva notizie ma difficilmente può essere stata l'effettiva
organizzatrice. Dopo l'intervento in Afganistan e la caduta del regime
dei Talebani, Bin Laden è ormai un fuggitivo contro il quale si è
scatenato la più gigantesca caccia all'uomo che la storia ricordi: se
fino ad ora è riuscito a sfuggire ciò dipende presumibilmente dal fatto
che egli se ne sta nascosto da qualche parte senza fare nulla: se
effettivamente dirigesse ancora una organizzazione si dovrebbe esporre
e sarebbe facilmente individuato.
Tuttavia al Qaeda, nel bene e nel male rappresenta, quello che in
questa sede noi identifichiamo e denominiamo propriamente come
terrorismo del fondamentalismo islamico e che dagli occidentali viene
percepito come minaccia globale, come pericolo incombente dal quale
difendersi
Il terrorismo islamico non è un qualcosa di organico, non esiste
un grande vecchio, una "spectra" come nei film di James Bond che ogni
cosa dirige : esiste invece una costellazione di organizzazioni che
possono essere anche piccolissime e che agiscono in modo del tutto
incontrollato. Si pensi al caso limite di Agrigento: un italiano
convertito all'Islam da solo cercava di preparare attentati per crearsi
un ruolo un prestigio personale.
TERRORISMO FONDAMENTALISTA
Denominiamo quindi con questo termine il fenomeno che generalmente
noi occidentali tendiamo a identificare alquanto semplicisticamente con
con quello di Al Qaeda
Si tratta in effetti di un fenomeno molto complesso che ha avuto la
sua massima espressione l'11 settembre a New York, che è esistito molto
tempo prima della fondazione di Al Qaeda e continua anche dopo che la
organizzazione diretta di Bin Laden è stata praticamente smantellata
perdendo le serie di basi che aveva in Afganistan .
Il terrorismo fondamentalista non ha fini ben chiari e dichiarati:
i Palestinesi vogliono cacciare via gli ebrei, i Ceceni l'autonomia da
Mosca , gli irredentisti del Kashmir riunirsi al Pakistan, ma cosa si
proponevano coloro che abbatterono le Twin Towers?. Nessuno ha avanzato
richieste magari anche solo irrealistiche anzi nessuno ha nemmeno mai
rivendicato l'attentato. La serie di attentati precedente e seguenti
hanno lo stesso carattere: nessuna rivendicazione, nessuna richiesta
esplicita. Gli "shaid" (Kamikaze, come si dice in occidente) fanno
esplodere bombe in Turchia, in Arabia in Marocco in Indonesia uccidono
e fanno stragi indiscriminate ma nessuno avanza richieste, nessuno
rivendica nulla: ma che senso ha tutto questo?
In effetti i fondamentalisti islamici intendono la loro lotta come
lotta dell'Islam contro gli infedeli identificati negli occidentali in
generale e negli americani in particolare siano essi considerati come
cristiani che soprattutto come atei
Essi vedono uno scontro religioso: è una categorizzazione del
problema in termini religiosi che sfugge completamente agli occidentali
che, anche se credenti, vivono e pensano ormai da secoli in un
orizzonte laico.
Le rivendicazione economiche sono assolutamente secondarie. La
nostra mentalità che vede lo Stato soprattutto come regolatore della
distribuzione della ricchezza non ci fa comprendere che per un
fondamentalista islamico la funzione dello Stato è etica, che esso è
innanzitutto difensore e depositario della fede.
Inutilmente possiamo far notare che negli ultimi anni gli
occidentali hanno intrapreso due interventi militari, in Serbia e in
Kossovo, a favore di popolazioni mussulmane contro popolazioni
cristiane, che nella prima guerra del Golfo gli stati arabi in
maggioranza erano alleati con gli Americani, che in Afganistan in
pratica si è appoggiata una fazione interna ( l'Alleanza del nord )
anch'essa islamica. Non importa: essi vedono l'Occidente come il nemico
dell'islam e tutti quelli che si alleano con esso come traditori, come
nemici dell'Islam anche se essi stessi mussulmani.
Solo un piccolo numero di persone effettivamente entra nell'ottica
della lotta armata agli occidentali: ma non possiamo ignorare che le
masse mussulmane sono con almeno con il cuore se non con la ragione con
essi.
In Italia non si sono mai viste manifestazione per le Brigate
rosse, in Spagna tutti manifestano contro gli estremisti baschi: ma
abbiamo avuto imponenti dimostrazioni popolari a favore del
fondamentalismo islamico: è un fatto che non bisogna ignorare
Non possiamo liquidare quindi il fenomeno dell'estremismo islamico
come di un fatto marginale, diremmo quasi fisiologico in qualunque
movimento: occorre comprendere le ragioni storiche e religiose del
fenomeno.
LE RADICI STORICHE
Il radicalismo islamico nasce soprattutto dalla constatazione
dolorosa della condizione di debolezza, di penosa inferiorità in cui il
"dar al islam" (il regno dell'islam) si trova rispetto al mondo europeo
cristiano
Per circa mille anni islam e cristianesimo si sono affrontate con
alterne vicende con l'Islam generalmente all'attacco e la difesa
cristiana ora soccombente ora invece in vigorosa riscossa.
La situazione però è mutata dalla fine del 1600. Nel 1683 i turchi
assediarono Vienna che resistette fino a che un esercito guidato dal re
polacco Giovanni Sobieski affrontò l'armata mussulmana e la sconfisse
rovinosamente nella battaglia di Kahlenberg
E' stata quello l'ultima volta in cui una armata mussulmana ha
tenuto testa a una cristiana: in seguito i mussulmani hanno cominciato
a perdere ogni scontro. La situazione è andata aggravandosi con il
tempo: le truppe francesi di Napoleone sconfissero con irrisoria
facilità i Mammelucchi che dominavano l'Egitto da più di 500 anni.
Senza grosse difficoltà nell'Ottocento gli europei conquistarono
praticamente tutto il mondo islamico e vi stabilirono comunque la loro
egemonia.
Ciò provoco anche nell'Ottocento fenomeni di rivolta generale dei
quali il più significativo, a nostro parere, è la vicenda del "Madhi"
nel Sudan
Analogamente ai fondamentalisti moderni il Madhi propugnò il
ritorno a un integralismo islamico sognando di liberare tutto il "dar
al islam " dagli europei. Raccolse ampie forze nel Sudan,(denominati "
Dervisci" ) investì e conquistò Kartum. Ma nel 1898 un corpo di
spedizione formato da soldati inglesi e ed egiziani da essi organizzati
marciò nel Sudan: davanti a Kartum 60.000 madhisti si lanciarono in una
carica massiccia sicuri che Allah avrebbe dato loro la vittoria: le
armi europee fecero strage, i madhisti non riuscirono nemmeno a
giungere allo scontro diretto: caddero a migliaia, inutilmente. Dopo la
battaglia, se di battaglia si può parlare, sul terreno restarono 48
inglesi e 11.000 dervisci. Il condottiere inglese Kitchner ebbe grandi
onori in Egitto (esiste ancora un'isola con giardino botanico ad Aswan
che porta il suo nome) e in Inghilterra ( il titolo di lord e poi anche
una sfarzosa tomba in St. Paul a Londra.)
Da ormai due secoli l'islam è umiliato profondamente e tale
umiliazione si è acuita negli ultimi anni. Gli arabi non sono riusciti
a eliminare o almeno a contenere un piccolo stato come Israele contro
il quale hanno perso quattro guerre L'iraq ha minacciato "la madre di
tutte le battaglie" nel '92 e poi nel 2003 "una resistenza
insuperabile" ma gli Americani hanno vinto in entrambi i casi con
estrema facilità, quasi senza perdite. In Afganistan è bastato
praticamente aiutare una delle fazioni in lotta ( Tagiki e Usbeki del
nord) e le forze Talebane che avrebbero dovute combattere fino
all'ultimo uomo si sono dileguate. Si può essere contrari a Saddam e al
Mullah Omar ma un mussulmano non può non sentirsi umiliato da tutti
questi fatti
E allora ci si chiede il perchè. Per gli occidentali non vi sono
dubbi: i mussulmani non hanno operato le riforme necessarie, sono
ancora troppo legati a forme superate di organizzazione e di civiltà. (
i Giapponesi ad esempio, hanno imitato invece gli occidentali e
rapidamente sono entrate nel novero delle nazioni più avanzate). Gli
arabi sono discordi, in lotta eterna fra i vari gruppi, non hanno
costituiti stati democratici e moderni, dappertutto ci sono dittature e
classi dirigenti inadeguate. La stessa diagnosi viene condivisa dalle
elittes culturali arabe educate più o meno all'occidentale.
Ma il fondamenalismo fa una diagnosi opposta: la decadenza araba e
mussulmana è dovuta all'abbandono della tradizione coranica. Solo il
ritorno all'integrale applicazione della legge coranica (sharia) può
fare rinascere l'Islam, la gloriosa civiltà islamica e far rivivere i
tempi mitici del Califfato e degli Abbassidi: non bisogna modernizzarsi
in senso occidentale ma anzi tornare alla pura tradizione islamica.
Questo è il punto essenziale: la rinascita islamica passa
attraverso il rigetto dell'occidentalizzazione. Il fine del terrorismo
islamico è quello di destabilizzare e rovesciare tutti i regimi arabi
che più o meno esplicitamente prendono ispirazione dall'Occidente
Noi occidentali crediamo che le persone come Bin Laden sono la
causa della arretratezza del mondo dell'Islam, i fondamentalisti al
contrario che solo essi possono far rinascere l'antica e gloriosa
civiltà : non c'è possibilità di dialogo fra queste due posizione.
LE RADICI RELIGIOSE
L' Islam non sembra comprendere la differenza che noi facciamo fra
politica e religione: le due cose, pressappoco,coincidono . In Iran
l'unico paese in cui una concezione fondamentalista è effettivamente
giunta al potere tutte le leggi debbono essere approvate da un
consiglio di esperti coranici (teologi, diremmo noi) perchè ogni
decisone è legittima solo e in quanto applica la legge divina o almeno
non è in contrasto con essa.
Noi consideriamo questa commistione fra religione politica una
caratteristica propria dell'Islam: ma questo non è vero affatto, è un
errore di prospettiva
In genere le concezioni del passato hanno ritenuto il legame fra religione e politica come un fatto essenziale ed ovvio
Siamo noi occidentali, invece, che abbiamo ormai acquisito, anche
se credenti una concezione laica della politica e dello stato.
Distinguiamo nettamente o abbastanza nettamente fra i fini dello Stato
e quelli della Chiesa. Come già Locke enunciò ormai oltre tre secoli fa
la Chiesa è una associazione volontaria che ha per fine la salvezza
dell'anima mentre lo Stato è una associazione necessaria (obbligatoria)
che ha per fine il buon governo l'ordine, la pace il benessere: Il
peccato non si identifica con il reato e viceversa anche se molto
spesso la stessa azione rientra in tutte e due le categorie. In seguito
specie in conseguenze della rivoluzione industriale e delle lotte
sociale lo Stato ha assunto agli occhi degli Occidentali soprattutto la
funzione di promotore e regolatore della ricchezza nazionale, della
distribuzione del reddito. Noi giudichiamo i nostri governanti
dall'aumento del reddito nazionale e da una equa distribuzione dello
stesso ( in tutte le possibili combinazione delle due cose): a nessuno
di noi verrebbe in mente di chiederci se durante l'attuale governo i
"peccati" sono aumentati o sono diminuiti. Anzi nel momento in cui si
discutono questioni di coscienza (aborto, fecondazione artificiale) i
tradizionali schieramenti e partiti politici fanno un passo indietro,
si lascia libertà di voto ai singoli deputati e spesso poi si ricorre
ai referendum come manifestazione diretta della volontà popolare che in
questi casi non può essere rappresentata dai partiti che sono
costituiti su altra base.
Ma una concezione laica si presentata nella nostra tradizione
storica solo con il Rinascimento e ha stentato secoli per affermarsi.
Nel Medio Evo dominava incontrastato il principio enunciato già da
Agostino: "Nulla auctoritas nisi a deo": il governante è il
rappresentante di Dio, colui che fa valere la giustizia, cioè, in un
ambito religioso, la "volontà di Dio" . Il sovrano deve ai sudditi la
"giustizia": la legge esiste già, al di sopra di lui : egli la deve
solo applicare: ecco, questo era il suo vero compito. I problemi
economici apparivano del tutto secondari.
Nel mondo mussulmano la concezione della autorità era
sostanzialmente la stessa: solo alquanto più radicale. Infatti le Sacre
Scritture cristiane contengono principi generali che possono essere
interpretati in modo molto vario. Il Corano invece contiene
prescrizioni precise, spesso minuziose: bisogna applicarle
integralmente se si vuole essere un buon sovrano, vale a dire un buon
mussulmano.
Nel mondo musulmano non vi è stato il Rinascimento, non vi è stato
l'illuminismo, la Rivoluzione francese, l'affermazione della
democrazia: esso è come ripiegato su se stesso ormai da molti secoli e
solo il contatto traumatico con gli occidentali ha messo in crisi tutto
un mondo di valori che parevano immutabili da millenni.
Pertanto non è da meravigliarsi che fatti politici e religiosi
siano strettamente connessi. Nel nostro caso particolare il mondo
mussulmano si sente dominato ed egemonizzato dall'Occidente: ma questo
significa semplicemente e conseguentemente che è egemonizzato dai
cristiani o peggio ancora dagli atei . La difesa delle loro nazioni,
della loro civiltà diviene allora naturalmente la difesa della fede:
ogni combattente è un "martire" della fede che si immola per la maggior
gloria di Allah più o meno allo stesso modo in cui i nostri crociati
sentivano di compiere un dovere religioso. Ogni" Shaid", dal suo punto
di vista, legittimamente si aspetta che quel Dio per il quale egli si
immola lo ricompensi immediatamente. Egli lancia il suo grido " Dio è
grande" per dimostrare la sua fede nella onnipotenza di Dio che darà la
vittoria ai credenti e il premio eterno ai suoi combattenti. Da questo
punto di vista il fondamentalista appare irrimediabilmente chiuso nella
sua coerenza. Nessun fatto, nessuna valutazione delle conseguenze dei
suoi atti, nessun realistica considerazione lo raggiunge: non contano
aerei o carri armati e missili, la volontà di Dio è superiore: Allah
Abkar: Dio è grande o, meglio sarebbe tradurre è " onnipotente"
I mussulmani moderati, le elittes culturali invece si sono resi conto
delle differenza che vige in Occidente fra religione e politica: si
rendono conto che le riforme politiche ed economiche europee non
intaccherebbero affatto l'Islam, che si può essere buon mussulmano
anche seguendo la "american way of life", che è possibile integrarsi
nel mondo moderno senza perdere per niente la propria fede.
E' quindi in atto una specie di gigantesca lotta culturale e
purtroppo anche politica e militare fra queste due anime del mondo
mussulmano: il terrorismo islamico è l'aspetto più appariscente e più
pericoloso
CARATTERI DELLA "GUERRA SANTA"
La storia non ha conosciuto solo il Gihad mussulmano: troviamo
tutta una serie di guerre ispirate a motivi religiosi. Comunemente si
dice che la religione e la guerra sono antiteci e che un uomo veramente
religioso non può volere la guerra. Se consideriamo una religione che
predichi la fratellanza di tutti gli uomini ciò sarà vero ma solo in
linea di principio. Ma non tutte le religioni predicano la fratellanza
e la uguaglianza degli uomini: ad esempio la religione ebraica
(mosaica) parlava di un popolo eletto e molte religioni "primitive" e
anche non tanto primitive assegnano a un determinato gruppo etnico una
discendenza divina negata ad altri
Soprattutto però la inconciliabilità è solo IN LINEA DI PRINCIPIO.
Il Cristianesimo si fonda sulla fratellanza, sull'amore, sul perdono.
Eppure i cristiani hanno combattuto non solo feroci lotte per la difesa
della fede ( forse anche comprensibili) ma hanno imposto con la
violenza delle armi la loro fede in interi continenti (l'America) e
soprattutto hanno combattute spaventose lotte interne fra fazioni che
davano interpretazioni diverse degli testi sacri condivisi. Non
possiamo dimenticare le tragiche lotte fra cattolici e protestanti che
hanno insanguinato l'Europa appena tre secoli or sono: anzi,
storicamente, la "tolleranza religiosa" che è la base di ogni altra
libertà è nata dalla comune evidenza della inanità delle lotte
religiose.
Le stragi compiuti in "Nome di di Dio" purtroppo hanno una lunga
storia, lunga forse quanto quella della storia dell'umanità stessa, non
sono iniziati l'11 settembre del 2001, non sono una esclusività
dell'Islam
Chiarito questo concetto che spesso noi occidentali tendiamo a
dimenticare esaminiamo i caratteri propri di tutte le "guerre sante".
Certamente un punto di forza è che il combattente crede di seguire la
volontà divina, si aspetta una ricompensa eterna, è sicuro della
vittoria. I Crociati non temevano la morte, e gli shaid islamici non
esitano a farsi esplodere, i "pasdaran" iraniani passavano cantando sui
campi minati. Questo però è pure un punto di debolezza: il credente, a
differenza del laico, non valuta le effettive forze in campo, non
valuta gli avvenimenti nella loro realtà , è in qualche modo
impermeabili all'esperienza ma pensa che Dio onnipotente gli darà la
vittoria in un modo inaspettato, al di la di ogni umana previsione. E
questo fatto può portare alla catastrofe. La Crociata dei nobili mossa
da intenti religiosi ma guidata "laicamente" conseguì buoni risultati
ma avemmo anche la crociata dei pezzenti e dei bambini che andarono
incontro alla inevitabile strage. A Kartum, come abbiamo visto, i
Dervisci non vollero tener conto della potenza delle armi inglesi che
pure conoscevano bene: affrontarono una battaglia campale e caddero a
migliaia inutilmente mentre avrebbero potuto evitarla e mantenersi
all'infinito organizzando una guerriglia. Ci pare che gli attentatori
di New York abbiano compiuto un errore del genere: e si sono attirati
contro il potente Occidente la riprovazione generale, l'isolamento nei
loro stessi paesi perchè non hanno valutato le conseguenze dei loro
atti in una ottica realistica ma sono stati accecati da una visione
escatologica. Analogamente i Talebani non hanno valutato le loro
effettive forze, sicuri che Allah non li avrebbe abbandonati e in pochi
mesi sono stati spazzati via. Tutto ciò però comporta un altro
carattere della "guerra santa": la imprevedibilità.
All'epoca di Vespasiano gli ebrei iniziarono una rivolta senza speranza
contro i romani, sconfitti, difesero senza speranza Gerusalemme e
distrutta ancora Gerusalemme si chiusero in Masada fino a suicidarsi
tutti: perchè compiere azioni che apparivano fin da principio votate
all'insuccesso? Perchè essi fino alla fine speravano in un intervento
diretto di Dio seguendo questo o quel "invasato" che glielo prometteva
.
Per tanti decenni siamo vissuti tranquillamente sull'equilibrio
del terrore atomico. Ciascuno della parti sapeva che se avesse usato le
armi nucleari avrebbe potuto distruggere la parte avversa ma sarebbe
stato egli stesso distrutto: tutti erano sicuri che nessuno avrebbe
fatto una mossa del genere. ma un estremista religioso potrebbe pensare
che Dio proteggerebbe i suoi fedeli dalle reazione avversa, che magari
i germi diffusi nel mondo risparmierebbero per decreto divino i veri
credenti e cose del genere.
Infine va considerato il carattere di spietatezza che assume la
guerra religiosa. I nemici non sono solo nostri nemici che poi possono
diventare nostri alleati o amici come nelle comuni guerre laiche. I
nemici non sono nemici nostri, sono nemici di Dio e vanno distrutti
almeno fino a che essi non si convertono. E allora vediamo innalzarsi i
roghi , il massacro indiscriminato degli eretici , le tante "notti di
S. Bartolomeo" che purtroppo la nostra storia ricorda. Nel mondo
islamico moderno dovunque il fondamentalismo insorge contiamo i morti,
dovunque in Iran in Afganistan. nel Sudan in Algeria. D'altra parte
come trattare con chi ha già deciso di morire per la fede?
L'11 SETTEMBRE
Se la lotta è nell'ambito mussulmano ci si chiederebbe allora
perchè si attacca l'Occidente. In effetti la maggior parte delle lotte
si consuma nel mondo mussulmano. Si pensi all guerra fra Iraq e Iran,
alle decennale e sanguinosa lotta intrapresa dal FIS in Algeria, alle
lotte dei Talebani in Afganistan che nel loro insieme sono costate
milioni di morti e si sono consumate più o meno nella indifferenza
dell'Occidente che si ravviva solo se sono in gioco interessi
petroliferi (d'altronde comprensibili).
D'altronde anche gli attentati in massima parte avvengono in paesi
mussulmani e uccidono in maggioranza mussulmani: in fondo l'attacco
agli Occidentali è un fatto relativamente eccezionale ma ha un valore
altamente simbolico
Esaminiamo l' 11 settembre dal punto di vista degli attentatori: si
voleva dimostrare che poi gli occidentali non erano poi tanto
invincibili, che Allah è sempre il più grande. Nelle istruzione degli
attentatori si dice che tutti i metal detector nulla possono contro la
volontà di Allah che, se vuole, li potrà tutti accecare.
Si colpiscono i simboli dell'America con una regia dei mass media
veramente magistrale. Il primo aereo colpisce una torre, tutto il mondo
si collega in diretta e allora ecco il secondo aereo piombare sulla
seconda torre. Per inciso, l'altissimo numero di vittime era imprevisto
dagli attentatori perchè nemmeno i pompieri che intervennero si
aspettavano che le torri crollassero completamente . E poi il pentagono
colpito, presumibilmente era previsto anche l'attacco alla Casa Bianca
e al Congresso che poi non riuscirono, per la prima volta il Presidente
sul mitico Air Force One progettato in altri tempi per gli attacchi
nucleari, tutti gli aerei in volo fatti atterrare, tutto il paese
bloccato in stato di shoc, attanagliato dalla paura non sapendo che
altro avrebbe potuto accadere. Forse la cosa più emblematica , a mio
parere, fu la marea enorme di cittadini di New York che a piedi, senza
auto, senza metropolitana che si allontanava a piedi dalle rovine che
continuarono poi a fumare per mesi.
Secoli di sconfitte continue sembravano dimenticate, le facili
vittorie vittorie di Napoleone sui Mammellucchi, o di Lord Kitchner sui
Dervisci erano vendicate: dal profondo dell'anima sgorgava il grido
"Allah abkar" (Dio è grande) Solo usando dei temperini pochi uomini
coraggiosi avevano inferto un tale colpo ai nemici dell'Islam: cosa non
avrebbero potuto fare migliaia, centinaia di migliaia di veri credenti
! L'america, la rappresentante per eccellenza degli infedeli stava per
sprofondare, gridava Bin Laden, sia benedetto Allah che ha avuto
misericordia dei suoi fedeli.
Per noi occidentali è molto difficile capire questa reazione, è
vero, perchè viviamo in tutto altro orizzonte culturale ma è innegabile
che ondate paurose di entusiasmo si accendevano in tutto il mondo
islamico
All'annuncio degli attentati dell'11 settembre i palestinese
scesero nelle vie per festeggiare, all'intervento americano in
Afganistan, folle enormi in Pakistani scersero in piazza a favore di
Bin Laden ed erano fronteggiate da soldati con armi in pugno e nessuno
sapeva veramente che cosa sarebbe successo. Dappertutto dall'Indonesia
al Marocco nell'immenso "dar el Islam" il fondamentalismo esplodeva a
mala pena fronteggiato dai governi. Anche in Occidente, in Italia non
si trovavano mussulmani che condannassero esplicitamente gli attentati
rifugiandosi in una ambiguità che faceva paura. Con nostra immenso
stupore un non piccolo numero di mussulmani nati e vissuti in Occidente
erano pronti a partire per arruolarsi nelle forze di Bin Laden
IL PERICOLO PER L'OCCIDENTE
Poniamoci la questione se esiste effettivamente un pericolo grave per
l'occidente o se si tratta in fondo di un esagerazione o forse di una
strumentalizzazione per fini più o meno inconfessabili.
Il progetto degli estremisti è chiaro e viene continuamente
ripetuto: incitare gli islamici a seguire il loro esempio. Se
effettivamente si trovassero un numero anche molto limitato di persone
che seguissero l'esempio dell'11 settembre sarebbe una catastrofe per
tutto il mondo.
La vulnerabilità delle economie e della strutture dei paesi è
direttamente proporzionale alla loro evoluzione. Possiamo bombardare
all'infinito un paese come l'Afganistan e otterremo risultati molto
modesti, ma basta abbattere un traliccio in America per causare un blak
out energetico dalle conseguenze incalcolabili.
Il motore fondamentale dell'economia dei paesi sviluppati è la
fiducia: il terrore sarebbe infinitamente più grave di qualunque crisi
energetica, le minacce di Bin Laden non sarebbero vuote fantasie se
veramente riuscissero a ottenere un consenso anche limitato
Non è possibile nessuna efficace difesa passiva dagli attentati. Si
possono sorvegliare alcuni obbiettivi più sensibili ma questo sposta
semplicemente il bersaglio degli attentatori ad altri, cosi come è
avvenuto in Russia per gli attentati ceceni. Non è possibile proteggere
tutti gli obbiettivi. Bisogna poi considerare che milioni di islamici
vivono in Occidente, molti dei quali ormai completamente assimilati ed
indistinguibili: non dobbiamo pensare al Kamikaze islamico come a una
persona con il turbante, la barba lunga e la veste araba. Uno "shaid
"puo essere il conduttore di un treno, un lavoratore di un impianto
chimico, magari un addetto alla sicurezza.
Le conseguenze sarebbero ancora più catastrofiche per i mussulmani
stessi: si pensi al sospetto che graverebbe su tutti loro, che la gente
poi non farebbe troppo differenze, non si metterebbe a scoprire se si
tratta di un moderato e o di un fondamentalista ma considererebbe tutti
i mussulmani come dei potenziali assassini
Si ricordi a mò di esempio come tutta la comunità giapponese in
America fu messa in campi di concentramento durante la Seconda Guerra
Mondiale solo per la remota possibilità che qualcuno di essi potesse
collaborare con i connazionali . Non sarebbe difficile prevedere che
milioni di immigrati islamici correrebbero il rischio di essere
cacciati dai paesi occidentali nei quali si sono fatti un posizione
economica lavorando per decenni o magari per generazioni
Ma l'estremo pericolo sarebbe ancora un altro per l'Occidente:
ormai la diffusione della conoscenze tecniche rende relativamente
agevole la costruzione delle cosi dette armi di distruzione di massa.
Un fondamentalista potrebbe fare esplodere una bomba atomica "sporca"
al centro di New York o di Londra causando milioni di morti o spargere
qualche bacillo sconosciuto che potrebbe uccidere centinaia di milioni
di persone.
Le minacce di Bin Laden sono ben difficilmente realizzabili ma sono
una minaccia veramente mortale non solo per l'occidente ma per tutta la
umanità, compreso il mondo islamico che certamente sarebbe con tutta
probabilità il più colpito dalla reazione occidentale: anche ora quanti
sono i morti fra i mussulmani provocati dalla reazione occidentale? In
effetti nessuno osa contarli. Se volessimo fare una contabilità
dell'orrore e dicessimo che per ogni morto americano dell'11 settembre
sono caduti cento musulmani forse saremmo troppo ottimistici.
LA REAZIONE DELL'OCCIDENTE
Tutto l'Occidente condanna senza remore e unanimamente il
terrorismo islamico ma si divide in due correnti per quanto riguarda il
modo con cui combatterlo: un polo pacifista (legalista, non violento) e
uno interventista - militare
Il polo pacifista ripudia lo strumento della guerra e quindi ogni
intervento militare, ritiene che bisogna lottare con le leggi ordinarie
e democratiche anche se applicate in modo rigoroso ed efficiente, che
uscire dalla legalità interna e internazionale sarebbe già dare la
vittoria al terrorismo. Si propone in effetti lo stesso comportamento
che ha permesso all'Italia di superare il terrorismo delle Brigate
Rosse. A parte le questioni di principio ritiene soprattutto che ogni
azione militare susciterebbe sempre nuovo terrorismo iniziando una
spirale perversa e incontrollabile cosi come è avvenuto in Palestina.
Ritiene poi in generale che le operazioni militari hanno scopi diversi
da quelli dichiarati di combattere il terrorismo (controllo delle fonti
energetiche, predominio politico ecc.)
L'Amministrazione USA all'indomani degli avvenimenti dell'11
settembre ha chiaramente e coscientemente scelta l'opzione
militare-interventista per cui in effetti l'opzione pacifista rimane su
un piano puramente teorico senza alcuna possibilità, almeno per il
momento, di trovare applicazione.
L'Amministrazione USA ha interpretata l'11 settembre come un
attacco all'America paragonabile a quello di Pearl Harbour e ha
ritenuto che ci troviamo in una quarta guerra mondiale ( la terza
sarebbe stata quella contro il comunismo) dichiarata e iniziato dal
terrorismo islamico internazionale tanto da richiedere addirittura
l'applicazione della clausola fondamentale della Nato secondo la quale
l'attacco a uno qualsiasi dei suoi aderenti va considerato attacco a
tutti i paesi aderenti. La richiesta in seguito, in verità, è stata
lasciata cadere per difficoltà politiche ma è indicativa della
prospettiva USA: si tratta di una guerra, anche se di genere diversa da
quelle precedenti ma pur sempre di una guerra globale. Non ritiene che
sia possibile combattere il terrorismo con mezzi comuni democratici
perchè esso ha origini in altri paesi, perchè può avere l'aiuto diretto
di governi stranieri.
Ritiene che non è possibile in effetti battere il fondamentalismo
senza combatterlo nei paesi mussulmani: bisogna appoggiare tutti i
governi dei paesi islamici contrari al fondamentalismo e abbattere
tutti i governi che lo proteggano. Si teme soprattutto che i governi
possano fornire quelle armi di distruzione di massa che sono il
pericolo più terrificante per l'Occidente. Facendo un paragone storico
non si è mai riuscito a eliminare la pirateria dando la caccia al
singolo pirata ma solo distruggendo e neutralizzando le basi da cui i
pirati partivano. Quindi in questa prospettiva non ha molto senso il
rispetto delle sovranità nazionali, della non ingerenza in affari
interni, le questioni di legalità internazionale come se se ci
trovassimo in una situazione di pace, di normalità.
In questo ambito si colloca l'intervento in Afganistan. Esso è
stato contrastato dai pacifisti di ogni paese ma in effetti nessun
governo si è veramente opposto. Telebani e Al qaeda hanno proclamato
una resistenza ad oltranza; in effetti dopo qualche scontro veramente
accanito coloro che, secondo i proclami del Mullah Omar e di Bin Laden
avrebbero dovuto combattere fino all'ultimo uomo e infliggere agli
americani una confitta simile a quella che subirono i Russi o almeno
grosse perdite si sono dileguati e le fazioni filo americane si sono
installate a Cabul senza troppe difficoltà (anche se episodi di
guerriglia non sono mai cessati ma questi sono del tutto consueti in
quel paese.)
Non si trattato di tattica come qualcuno ha pensato da parte dei
Talebani e Al Qaeda: il fatto che essi abbiano lasciato nelle mani dei
loro avversari non solo le armi ma anche tutti i documenti mostra
chiaramente che si è trattato di una fuga improvvisa e disordinata.
Questo è un fenomeno abbastanza comune nei movimenti politico
religiosi: nel momento in cui si comprende che si profila la sconfitta
ci si rende conto quindi che Dio non interverrà e viene meno la fede
che ha sostenuto fino a quel momento.
Faccciamo un paragone con la battaglia di Kartum che abbiamo prima
ricordato: dopo i primi momenti di fuoco, quando i Dervisci videro
cadere in pochi minuti oltre 10 mila dei propri uomini realizzarono che
la loro fede nell'intervento di Dio era infondata e non combatterono
più e non solo fuggirono ma, cosa del tutto imprevedibili, cercarono
pietà dai loro nemici, invocavano di essere risparmiati. Gli inglesi
erano anche disposti forse a farlo ma, purtroppo, i loro alleati
egiziani i cui connazionali erano stati barbaramente massacrati non
intesero ragioni e uccisero tutti i Dervisci che poterono. Si disse che
la battaglia di Kartum più che una battaglia fu una esecuzione di
massa. Ciò che è apparso chiaro e che gli americani volevano mostrare è
che in nessun paese sarà permesso la installazione di governi
fondamentalisti, che qualsiasi governo che mostri di non combattere con
sufficiente energia e risolutezza il terrorismo fondamentalista rischia
di essere immediatamente rovesciato dai potenti eserciti occidentali.
Insomma non sarà permesso a un altro Komeini di installarsi in qualche
paese islamico, e anche in Iran il governo teocratico può anche essere
tollerato a patto che chiaramente non appoggi alcun terrorismo
internazionale. E' un ritorno alla cosi detta politica delle cannoniere
dell'età coloniale , è vero, ma non si può negare che essa fu
generalmente molto efficace.
[img]http://www.strategiaglobale.com/TERRORISMO_ISLAMICO_RADICI_STORICHE_files/mondo49[/img]
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Da questo punto di vista Al Qaeda è stato gia sconfitto: esso si
riprometteva la conquista dei paesi dell'Islam (non già dell'Occidente,
come abbiamo prima mostrato): ma ora appare chiaro che gli attentati
dell'11 settembre hanno completamente fatto tramontare una prospettiva
del genere.
D'altra parte l'ondata di attentati generalizzata e incontrollabile
che veniva bandita dalle centrali del terrore che avrebbe dovuto
mettere in ginocchio l'Occidente (e sarebbe stato in grado di farlo,
non vi è dubbio) non c'è stata: la gravità delle conseguenze
probabilmente ha distolto eventuali simpatizzanti dall'effettuare atti
sconsiderati
L'intervento USA in Iraq al contrario di quello in Afganistan ha
avuto una disapprovazione quasi unanime degli Stati e soprattutto di
opinione pubblica soprattutto perchè, a differenza dell'Afganistan ,
non si vedeva alcun nesso fra terrorismo e il regime, pure esecrabile,
di Saddam Hussein. Esso però rispondeva, secondo gli USA, agli stessi
parametri della guerra globale: abbattere un governo che poteva dare
eventuale armi di sterminio di massa a dei terroristi, prima che fosse
in grado di farlo: le guerre preventive sono illecite al punto di vista
della legalità internazionali ma sono efficaci dal punto di vista
bellico.
Si dice giustamente che la storia non si fa con i "se"; infatti è
impossibile sapere che cosa sarebbe successo se un certo avvenimento
non fosse accaduto: che sarebbe avvenuto se Alessandro Magno non fosse
morto tanto giovane: chi può dirlo.!
Cosa sarebbe successo se gli Usa non avessero scelto l'opzione
militare? Si può pensare che ci sarebbe stato meno terrorismo o che il
terrorismo sarebbe dilagato: non lo sapremo mai con certezza e ciascuno
può conservare le sue opinioni.
Nella corretta metodologia storica possiamo cercare di mettere in
relazione i fatti "effettivamente avvenuti" con altri fatti anche essi
"effettivamente avvenuti". Possiamo constatare che le fosche minacce di
Al Qaeda non si sono verificate, l'America e l'Occidente non sono
sprofondate, il fondamentalismo non si è affermato in nessun paese,
dappertutto esso è violentemente combattuto con mezzi legali e con
mezzi violenti, in Occidente come in tutti i paesi mussulmani.
Questo non significa che la sue minacce si siano dissolte: esse
restano ancora forti, pericolose: siamo sempre sull'orlo dell'abisso:
nessuno può escludere veramenteche un certo numero di mussulmani
compiano attentati indiscriminati, che qualche ordigno nucleare possa
essere fatto ancora esplodere.
Si può prevedere l'azione del "laico" perchè egli tiene presente le
conseguenze dei suoi atti; non è facile prevedere i comportamenti di
chi crede di essere ispirato da Dio.
Prof. GIOVANNI DE SIO CESARI _________________ Nec videar dum sim
"si vis pace para bellum, si vis bellum para culum" |
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baseITALIA Vice Capo Team
Registrato: 04/09/04 11:19 Messaggi: 420 Località: Ceccano, provincia di Frosinone
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Inviato: Mar Nov 09, 2004 8:23 pm Oggetto: |
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mamma mia che articolo interessante. _________________
FOLGORE!!! CUORI D'ACCIAIO ALL'ERTA!!!
MUOIA CHIUNQUE ABBIA ANCHE SOLAMENTE PENSATO DI CHIUDERLA!
LA FOLGORE NON SI TOCCA!
A NOI! |
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lucrezia Comandante di Compagnia
Registrato: 02/09/04 11:13 Messaggi: 752
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Inviato: Gio Nov 11, 2004 9:48 pm Oggetto: AL QAEDA: ''ABBIAMO UNA PICCOLA BOMBA NUCLEARE'' |
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20:03
L'annuncio e' contenuto in un comunicato apparso sul web in un nuovo forum islamico firmato dal gruppo terroristico
Dubai, 11 nov - (Adnkronos/Aki) ''Informiamo la nazione islamica
che la produzione e l'arricchimento (di uranio, ndr.) per quanto
concerne la fabricazione di bombe nucleari non sono piu' appannaggio
solo dei crociati tiranni del mondo. I nostri tentativi di creare
piccole bombe con grande potenza distruttiva sono riusciti''.
L'inquietante annuncio e' contenuto in un comunicato apparso su
Internet in un nuovo forum islamico firmato da Al-Qaeda. Il documento,
che porta la data di due giorni fa, e' indirizzato in particolare al
popolo americano.
''Sappiate che noi di Al-Qaeda risponderemo con un'azione dolorosa
al vostro rifiuto nei confronti del consiglio che vi e' stato offerto
dallo sceicco Osama Bin Laden attraverso il suo ultimo discorso - si
legge nel documento - nel quale vi ha chiesto di non eleggere lo
sciocco Bush alle ultime elezioni. Vi diciamo allora che questo rifiuto
vi costera' la collera divina. Ed Allah vi rendera' il primo obiettivo
che sara' colpito nel cuore dell'America''.
Il messaggio e' pubblicato su un nuovo forum islamico dal titolo:
'Forum jihadista della fossa dei leoni', e si apre con il versetto 60
della sura Al-Anfal del Corano il quale recita: ''Preparate, contro di
loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati
per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi
non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la
causa di Allah vi sara' restituito e non sarete danneggiati''. Il
comunicato si conclude con una nota nella quale si avvisa che le
modalita' scelte per diffondere questo documento sono anomale e del
tutto eccezionali.
politica - Adnkronos _________________ per mare ... per terram
" .......C'era stupore....
e c'eravamo noi,
Marò della Decima.....
i morti e i vivi
i comandanti in testa
a salutare una
bandiera intatta per cui
tutti morimmo e tutti ora
siam vivi." |
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Giovanni Operatore
Registrato: 31/08/04 22:21 Messaggi: 214
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Inviato: Gio Nov 11, 2004 11:42 pm Oggetto: Cotti & stracotti |
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Ciao a tutti !
Se i terroristi hanno la bomba atomica, anche se piccola, siamo messi abbastanza male... Stiamo davvero freschi !!!
A presto ! Forse...
A presto !
Giovanni |
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lucrezia Comandante di Compagnia
Registrato: 02/09/04 11:13 Messaggi: 752
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Inviato: Dom Nov 14, 2004 1:11 am Oggetto: Doppio gioco sulle armi nucleari |
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Israele denuncia il doppio gioco dei Paesi arabi sulle armi nucleari
Fonte: Analisi Difesa
L'intelligence israeliano ha fatto ancora una volta centro. Dopo il "colpo"
della
nave Karin A bloccata nel Mar Rosso con un carico di armi iraniane dirette
nei territori palestinesi gli agenti del Mossad operano sempre più spesso in
stretta collaborazione con l'intelligence statunitense. La CIA ha infatti
ammesso che gli 007 di Tel Aviv non sbagliavano quando segnalarono la
fuga di Bin Laden dall'Afghanistan non attraverso il Pakistan, come era
prevedibile, ma attraverso l'Iran, paese che ufficialmente appoggia la
coalizione antiterrorismo. Quest'ultimo "dettaglio" non viene ancora
ufficialmente annunciato a Washington ma le fonti dello stato ebraico
sembrano demolire il mito del fronte unito dei paesi arabi moderati contro Al
Quaeda. Secondo il Mossad Bin Laden e molti uomini di Al Quaeda
sarebbero fuggiti dall'Afghanistan attraverso il territorio iraniano per poi
imbarcarsi nel porto miliare di Bandar Abbas diretti in luoghi più sicuri in
Yemen, Somalia o sulla costa saudita. Una notizia destinata ad inasprire i
rapporti tra Usa e Iran che, se confermata, dimostrerebbe come Tehran faccia
il doppio gioco nella lotta al terrorismo. Le minacce di attacco nucleare
lanciate dall'ex presidente Rafsanjani e i carichi di armi iraniane dirette ai
palestinesi ma anche agli hezbollah libanesi e probabilmente ai gruppi
terroristici egiziani dimostrano che la lotta tra il partito degli ayatollah e i
moderati di Khatami è ancora piuttosto accesa ed evidenzia il costante
pericolo che la crisi israelo-palestinese si allarghi ad un conflitto aperto. La
fuga di Bin Laden sarebbe stata orchestrata dallo stesso Rafsanjani in
collaborazione con il terrorista libanese Imad Mughniyeh, uno dei 20
maggiori ricercati dalla Cia e dall'FBI, responsabile di numerosi attentati e
sequestri di persona ai danni degli USA e dell'Occidente, da sempre
strettamente legato all'intelligence iraniana. L'Iran ha combattuto il regime
talebano per creare una propria area d'influenza in Afghanistan ma al tempo
stesso appoggia Al Quaeda per contrastare gli USA e Israele. Al tempo
stesso Teheran vede di buon occhio un attacco americano contro l'Irak per
puntare ad allargare i suoi interessi all'area petrolifera di Bassora abitata da
popolazioni sciite, ma è pronta a combattere al fianco di Saddam in un
conflitto contro Israele. Non stupisce quindi che l'asse militare tra la Siria
(da
sempre alleata dell'Iran) e l'Irak sia oggi considerato estremamente
pericoloso per la sicurezza di Israele al punto che il governo di Ariel Sharon
ha stanziato fondi d'emergenza pari a 115 milioni di dollari per rinforzare la
difesa civile contro attacchi chimici e biologici irakeni. Libero, con un
articolo
di Riccardo Pelliccetti, rivelò già nel dicembre scorso i timori di Gerusalemme
circa il piano di Saddam per attaccare Israele con missili dotati di testate
chimico-biologiche.
Un piano che secondo il Mossad potrebbe essere scatenato entro breve
tempo anticipando l'ormai più volte preannunciato attacco statunitense
all'Irak. Un'azione militare contro lo stato ebraico provocherebbe certamente
una dura reazione di Israele con il prevedibile intervento del mondo arabo al
fianco del raìs di Baghdad creando i presupposti reali per un conflitto tra
Islam e Occidente. Che Israele consideri molto probabile un conflitto
generalizzato contro buona parte del mondo arabo è confermato del resto dal
varo di un programma da quasi 400 milioni di dollari per la realizzazione di
satelliti per comunicazioni capaci di supportare operazioni interforze ad
ampio respiro lontano dai confini nazionali. Ciò significa che a Gerusalemme
si valuta anche l'ipotesi di dover condurre operazioni offensive ben all'interno
del territorio nemico. I rapporti dell'intelligence israeliano evidenziano del
resto il ruolo ambiguo giocato anche dall'Arabia Saudita dove parte della
classe dirigente e della famiglia reale è vicina ad Al Quaeda e dove cresce
l'intolleranza verso la presenza di migliaia di militari aglo-americani. Certo a
monte della crisi politica tra Ryadh e Washington vi sono anche importanti
ragioni economiche e i sauditi hanno mal digerito l'accordo tra Bush e Putin
che ha permesso di far crollare il prezzo del greggio grazie all'immissione sui
mercati di ingenti quantità di petrolio russo. Dopo aver firmato un accordo di
cooperazione nel settore della sicurezza con l'Iran e aver avviato negoziati di
riconciliazione con l'Irak, l'Arabia Saudita ha annunciato il mese scorso di
voler rinegoziare la presenza militare statunitense assecondando in pratica la
tesi di Bin Laden che ha sempre dichiarato di combattere gli USA per
ottenere la liberazione dei luoghi santi dell'Islam dalla presenza militare
degli
infedeli. Paradossalmente Washington sembra pronta ad accettare il ritiro
delle proprie truppe dal territorio saudita e il Congresso ha già iniziato ad
esaminare la questione. Troppe le limitazioni imposte da Ryadh. I militari
sono costretti a muoversi fuori dalle basi rispettando le leggi craniche e il
formidabile dispositivo aereo e terrestre non può essere impiegato in missioni
offensive contro altri stati islamici ma solo per l'autodifesa (cioè per
difendere
il regno saudita da aggressioni esterne). Il Pentagono sta studiando quindi
l'abbandono delle basi saudite per concentrare le forze nel Golfo negli
Emirati Arabi Uniti, in Bahrein, Qatar, Oman e Kuwait. Basi indispensabili per
il controllo strategico della regione e per sviluppare il piano di attacco
all'Irak
ma che potrebbero rivelarsi estremamente vulnerabili qualora anche le
piccole monarchie della Penisola Arabica venissero coinvolte in una sorta di
guerra santa contro Israele e i suoi alleati occidentali.
da: Osservatorio Antiterrorismo _________________ per mare ... per terram
" .......C'era stupore....
e c'eravamo noi,
Marò della Decima.....
i morti e i vivi
i comandanti in testa
a salutare una
bandiera intatta per cui
tutti morimmo e tutti ora
siam vivi." |
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furio In addestramento
Registrato: 31/08/04 21:45 Messaggi: 51 Località: Trincea delle Frasche
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Inviato: Dom Nov 14, 2004 1:42 pm Oggetto: |
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|
Su
questo e su altre opinioni sul terrorismo islamico viene fatta
un'interessante ricerca da S.Coll "La guerra segreta della CIA",Rizzoli
,25 E x830 pg,delle quali 700 di testo e il resto note.Questo libro
narra come la CIA abbia fomentato il radicalismo islamico in funzione
anti Russa in Afghanistan e come gli sia sfuggito di mano.Finanziata la
Jihad anti Russa con soldi dei paesi arabi,i servizi pachistani se ne
servono per creare,grazie ai talebani,uno stato cuscinetto.Inoltre ci
addestrano terroristi da infiltrare nel Punjiab indiano a fomentare la
guerriglia.Osama vi si inserisce,usando soldi propri o di generosi
finanziatori arabi,e crea Al Queida ideandola come una internazionale
terroristica islamica.Qui arrivavano volontari da tutto il mondo,anche
cittadini di nazioni occidentali,inviati dalle Madrase in Pakistan o
dai centri culturali islamici nel mondo.Una volta addestrati,venivano
mandati a combattere Massud,in Punjiab,Cecenia,Bosnia,Sudan,Somalia
ecc.oppure infiltrati come cellule dormienti nell'occidente(quelli
dell'11\9).E' interessante notare che quando i servizi segrate
pakistani cercarono di fermare il tutto non ci riuscirono:20 anni di
indottrinamenti e finanziamenti avevano creato il mostro!
L'integralismo islamico fomentato dalla CIA era sorto e con lui una
nuova generazione di terroristi.Questo libro,ricco di documentazioni
ufficiali,indica Al Queida come una rete logistica piu' che
operativa,in cui Osama svolge alcune funzioni ma non e' il capo,è
piuttosto una figura di riferimento,di ispiratore ma comunque quello
che la fondo'. _________________ ...Noi pochi,noi fortunati,noi fratelli,perchè chi oggi versera' il suo sangue con me sara' mio fratello! |
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lucrezia Comandante di Compagnia
Registrato: 02/09/04 11:13 Messaggi: 752
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Inviato: Lun Nov 15, 2004 3:01 am Oggetto: |
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Una bella serpe in seno!
Lo leggero'. _________________ per mare ... per terram
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Marò della Decima.....
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