ISLAM E CRISTIANESIMO
DONNA E ISLAM
Prof. Giovanni De Sio Cesari
(
http://www.giovannidesio.it/ )
Struttura
Introduzione - Osservazioni preliminari - Gesu, Maometto e le donne - Gerarchia uomo donna - Celibato - Tradizioni religiosa - Potere politico - Civiltà cortese - Poligamia e monogamia - Matrimonio - Situazione pratrimoniale -- Divorzio Velo Islamico - Considerazioni conclusive
INTRODUZIONE
In ogni conversazione in cui si parla dell'Islam il discordo si appunta soprattutto sulla condizione femminile. I mussulmani vengono accusati di disconoscere i diritti della donna, la sua libertà, la sua dignità: il mussulmano si risente fortemente, parla di mistificazione, di incomprensione e proclama che l' Islam, al contrario, dà alla donna onore, dignità e sicurezza:
"L'Islam garantisce diritti sociali e civili alle donne. Oggi le persone pensano che le donne occidentali sono libere e che il movimento per la libertà delle donne sia iniziato nel XX secolo.
Per noi musulmani il movimento di liberazione della donna non e' stato ispirato da persone ma e' stato rivelato da Allah ad un uomo nel VII secolo chiamato Muhammad (SAAS), meglio conosciuto come l'ultimo profeta dell'Islam. Il corano e le tradizioni del Profeta ( hadith o sunnah) sono le fonti da cui ogni donna musulmana fa derivare i suoi diritti e i suoi doveri.
L’Islam , 14 secoli fa, fece delle donne degli esseri uguali in tutto e per tutto agli uomini per quanto riguarda la glorificazione il rivolgersi ad Allah concedendo loro opportunità senza limiti per il loro progresso morale".
(da "World of Islam")
Certamente il problema della posizione della donna non solo è il più appariscente ma è effettivamente fondamentale: la posizione della donna infatti determina fortemente la vita di ogni giorno, dà veramente il tono di una società e di una cultura. Non dobbiamo però finire in polemiche nelle quali ciascuno afferma il proprio punto di vista e biasima quello dell'altro: cercheremo in questo articolo di approfondire gli aspetti fondamentali della questione mettendo a confronto la posizione dell'Occidente cristiano e l'Islam senza dare, nei limiti del possibile, giudizi di valore che rifletterebbero solo i valori della civiltà di appartenenza ma non chiarirebbero il problema e non ci aiuterebbero a comprendere gli altri.
OSSERVAZIONI PRELIMINARI
1a Osservazione
La comprensione della posizione della donna nelle due civiltà non può partire da confronti di situazioni disomogenee. Non possiamo ad esempio confrontare la posizione di una contadina di qualche sperduto villaggio montano dell'Afganistan con una "manager" di una metropoli occidentale, nè possiamo confrontare situazioni reali effettivamente diffuse con modelli ideali e teorici che sono poi largamente disattesi nella realtà concreta. Bisogna tener presente nei confronti se si tratta di modelli ideali o realmente diffusi, di condizione socio-economiche disagiate o elevate , di eccezioni o di situazioni comuni.
2a Osservazione:
Bisogna tener presente un dato di fatto che spesso tendiamo a dimenticare: In tutte le grandi civiltà civiltà ( cristiana, mussulmana, indiana e cinese) i rapporti fra l'uomo e la donna sono stati sempre improntati a due principi:
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gerarchia fra uomo e donna
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divisione del lavoro,: la donna si occupa della casa, della famiglia, tutto il resto spetta all'uomo
I due principi sono distinti e sono apparsi come fatti naturali, autoevidenti, sostanzialmente mai messi in dubbio : solo modernamente in Occidente si presume che il secondo principio generi il primo.
I due principi sono stati messi in discussione e superati solo in tempi recentissimi: si pensi che fino al 1974 erano recepiti dal nostro diritto di famiglia e recitati agli sposi all'atto del matrimonio. Attualmente viene sancita la piena parità nell'ordinamento giuridico e nei principi teorici: notiamo però che si tratta ancora di principi ideali perchè in realtà i due principi continuano ad operare largamente nelle realtà effettiva dell'Occidente. Esulerebbe dal nostro assunto approfondire il problema: a mò di esempio notiamo che il matrimonio, da noi ha come presupposto che l'uomo abbia un lavoro: il lavoro femminile invece non è condizione nè sufficiente nè necessaria.
Sarebbe quindi irragionevole pretendere di trovare nella tradizione islamica il superamento dei due principi che solo attualmente, e in buona parte solo teoricamente, sono superati in Occidente
3a Osservazione:
Nell'ambito dei due principi sopra enunciati la condizione della donna può assumere una gamma ampissima di posizione. Alla fine dell'800 la posizione della Lady inglese e quella della odalisca dell'harem erano retti dai due stessi principi della gerarchia e delle divisione del lavoro, eppure erano tanto diverse ! Se in Cina la donna camminava per strada due passi dietro l'uomo, in Occidente l'uomo cedeva il passo alla donna, si scopriva il capo davanti a lei , le baciava la mano, aveva un atteggiamento di riverenza "religiosa" verso di lei: eppure i due principi erano operanti sia in Cina che in Occidente. Occorre quindi andare al di la della enunciazioni generali per cogliere differenze sostanziali
GESU, MAOMETTO E LE DONNE
Nei vangeli appare che le donne godano di ampia considerazione. A parte la figura di Maria vi sono quelle che la tradizione poi ha denominate le" pie donne" che seguono Gesu ed egli stesso spesso si rivolge ad esse. WIlliam Reich parlò di una concezione "matristica" dei Vangeli : in realtà però solo agli uomini veniva riconosciuto il ruolo di "apostoli" e tuttora (salvo qualche confessione protestante) il ruolo di sacerdote (e quindi anche di vescovo) viene riservato solo agli uomini
Maometto anche mostra di avere considerazione delle donne: viene riferito che consulta sempre la moglie Cadigia e poi le altre mogli e figlie che conduceva anche alla guerra e non mancano nel Corano riferimenti particolari alle donne
An-Nisâ'(Le Donne)
Comportatevi verso di loro convenientemente. Se provate avversione nei loro confronti, può darsi che abbiate avversione per qualcosa in cui Allah ha riposto un grande bene" .
Al-Baqara(La Giovenca)
Esse sono per voi una veste e voi siete una veste per loro."
l migliore dei credenti è colui che ha Il carattere migliore e i migliori di voi sono coloro che trattano meglio degli altri le loro mogli.
Laddove invece vi è una assoluta differenza è nei rapporti matrimoniali. Gli apostoli, come anche il precursore Giovanni Battista, appaiono celibi e solo pensare a rapporti matrimoniali del Cristo sarebbe considerato un'orribile bestemmia.
Maometto ebbe invece un atteggiamento che definiremmo singolare:sposò Cadigia, una ricca vedova di circa 15 anni piu anziana il che sarebbe strano anche per i parametridi giudizio moderni. Il matrimonio comunque fu felice, Maometto fu marito fedele, ebbero sei figli e Cadigia fu la sua prima seguace. Alla sua morte però Maometto, ormai gia uomo maturo, cambiò atteggiamento: sposò da 10 a 15 mogli giovanissime, intorno a 12 anni : ovviamente non si possono però applicare a questi comportamenti criteri e valori moderni che li condannerebbero duramente.
Anche la progenie di Maometto è fatto importante per i Mussulmani: gli Sciti si staccano dagli altri mussulmani proprio perche ritennero che la guida religiosa debba spettare a un parente di Maometto stesso
In seguito principi e potentati vari hanno cercato di rivendicare una propria parentela con il profeta. Persino Saddam Hussein si proclamò discendente dal Profeta senza che naturalmente alcuno gli credesse.
Nulla del genere naturalmente avviene nel mondo cristiano nel quale l'unica discendenza presa in considerazione è solo di carattere spirituale
LA GERARCHIA UOMO DONNA NELLE SCRITTURE
Nei Vangeli non si tratta mai esplicitamente della gerarchia fra uomo e donna, nessun precetto particolare viene enunciato. Nelle lettere abbiamo invece un passo fondamentale dell'apostolo Paolo:
Efesini 5:23-33
il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, lui, che è il Salvatore del corpo. Ora come la chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa.
Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei,per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della parola per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama sé stesso. Infatti nessuno odia la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diverranno una carne sola.Questo mistero è grande; dico questo riguardo a Cristo e alla chiesa.Ma d'altronde, anche fra di voi, ciascuno individualmente ami sua moglie, come ama sé stesso; e altresì la moglie rispetti il marito.
Viene richiamato il principio di gerarchia uomo- donna (l'uomo è capo della donna) ma è contemperato con un paragone mistico (Cristo e la Chiesa) e dal richiamo all'amore che deve unire i coniugi
Nel Corano invece la preminenza maschile viene enunciata con bel altro rigore:
Sura IV An-Nisâ' (Le Donne
34 Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande
Come si vede la prevalenza dell'uomo dipende dalla volontà di Dio e dall'ordine sociale. Se la donna non si sottomette all'uomo questi prima la rimprovera, poi interrompe i rapporti intimi con lei (si presuppone la poligamia) e alla fine passa a batterla. Se la donna però si sottomette non deve essere più maltrattata.
il passo per una sensibilità moderna risulta assolutamente inaccettabile particolarmente per quanto riguarda il percuotere la donna ma in realtà è in linea con la prassi tradizionale non solo dell'Islam. Anche S. Agostino nell'ambiente romano di qualche secolo prima parlando della madre Monica notava che:
"Molte altre matrone, pur sposate a uomini più miti del suo, portavano segni di percosse che ne sfiguravano addirittura l’aspetto, e nelle conversazioni tra amiche deploravano il comportamento dei mariti "
(Agostino,Confessioni,libro IX)
e Trilussa ancora agli inizi del 900 faceva dire a una popolana.
" me mena o non me mena? è mio marì e può far quello che glie pare."
Ha fatto qualche anno fa grande scalpore in Spagna un passo di un libro di un devoto Iman nel quale si suggeriva ai mariti metodi di battere le proprie mogli in modo che non risultassero poi segni rilevabile a un esame medico per non incorrere nei reati di violenza contemplati dalle leggi spagnole. L'iman si stupiva del clamore e ribatteva che aveva solo dato qualche utile consiglio pratico.
Il problema va ricondotto al concetto di Shari'ah e alla sua interpretazione. Una interpretazione estensiva può superare il problema e avvicinare alla sensibilità occidentale: un'interpretazione letterale invece lo rende insuperabile: il devoto mussulmano che vuole alla lettera seguire il Corano, che è parola non di Maometto ma di Dio stesso "deve" pretendere ubbidienza dalla moglie, "deve" alla fine giungere anche a costringerla con la violenza. ( per il problema vedi: "Shari'ah: "la interpretazione" e "gli interpreti"
IL CELIBATO
Il Cristianesimo, anche per la tradizione evangelica ed apostolica a cui abbiamo gia accennato, si mostra poco incline alla valutazione della sessualità e del matrimonio tanto che la Chiesa è stata accusata,n tempi moderni., anche di "sessuofobia" i
in realtà il Cristianesimo non è contrario al matrimonio, anzi la tradizione lo eleva a Sacramento e lo carica di significato religioso e tuttora il Cristianesimo fa della famiglia un proprio valore fondamentale. Tuttavia si ritiene che lo stato del celibato (e nubilato) sia più consono a chi vuol dedicarsi interamente al servizio di Dio come dice l'apostolo Paolo. :
"Chi non è sposato si dà pensiero delle cose del Signore, di come potrebbe piacere al Signore;ma colui che è sposato si dà pensiero delle cose del mondo, come potrebbe piacere alla moglie e i suoi interessi sono divisi. La donna senza marito o vergine si dà pensiero delle cose del Signore, per essere consacrata a lui nel corpo e nello spirito; mentre la sposata si dà pensiero delle cose del mondo, come potrebbe piacere al marito".(Corinzi 7:32-34)
Pertanto il celibato diventa uno stato superiore al matrimonio e ai celibi in effetti viene riservato un posto di rilievo nella chiesa (il sacerdozio, soprattutto):fra coloro che hanno fama di santità non mancano i coniugati ma la grande maggioranza non è sposata.
Si noti pure che il pensiero cristiano fu elaborato da uomini che facevano voto di celibato e pertanto per essi la tentazione più forte erano proprio le donne: questo spiega anche certi atteggiamenti misogini e se vogliamo anche "sessuofobici"
Nel mondo mussulmano invece non avviene nulla di simile: il profeta stesso abbondava in fatto di mogli e mai fu considerato auspicabile o superiore lo stato del celibe, anzi in genere il matrimonio viene considerato un dovere. La conseguenza sul ruolo e la figura della donna di questa duplice tradizione è stata notevole e ha avuto conseguenza contrastanti Nella tradizione cristiana la donna intesa come portatrice di sessualità viene identificata con la tentazione da evitare ma d'altra parte essa non è solo considerata solo come moglie e madre e quindi assume un ruolo rilevante nell'ambito di tutta la comunità religiosa. Nell'Islam invece la mancanza del celibato (e soprattutto del nubilato ,anche per la poligamia) riduce il ruolo della donna solo all'essere moglie e madre: in questo unico ruolo la donna può dare molto ma ben difficilmente può avere un posto di rilievo nella società
LE TRADIZIONE RELIGIOSE
Nella tradizione cristiana la donna ha quindi assunto una grande rilevanza nella comunità religiosa, cosa che invece non è accaduto in quella islamica. Innanzitutto già al tempo delle persecuzioni i martiri erano sia donne che uomini. Anzi una particolare rilievo assumevano le fanciulle che accettavano il martirio "le teoria delle vergini e martiri": la devozione della recita del rosario pare che si origini proprio dalla preghiera che si recitava su ogni "rosa" che adornava le fanciulle che andavano al martirio. Nello Islam lo Shahid (martire : vedi GIHAD) era soprattutto un guerriero e quindi la donna era esclusa.
Altre donne cristiane furono figure di rilievo per la conversione dei mariti in particolare al tempo delle invasioni barbariche di principi pagani o ariani. La shari'ah invece proibisce alle donne mussulmane di sposare un non mussulmano e quindi nessun rilievo alle donne in questo campo
Il contributo femminile fu poi grandissimo in tutti gli ordini religiosi: furono più numerose degli uomini e ogni figura di grande santo fondatore di ordine religioso ebbe un suo equipollente donna (S. Benedetto e Santa Scolastica, S. Francesco e S.Chiara.),il culto delle sante non ebbe meno importanza di quello dei santi
Nell'Islam non esistono ordini religiosi riservati ai celibi, il "clero" è esclusivamente maschile ( come nel Cristianesimo) e pertanto la donna non potè mai assumere un posizione di rilevanza.
Soprattutto poi Maria " la signora per eccellenza ("madonna", "dame"," frau", "panna" secondo le varie lingue) divenne oggetto di un culto superiore a quello di qualunque altro santo uomo: la sua figura materna che intercede presso il suo Divino figliolo è dominante in tutta la tradizione cattolica come Dante mostra nel 33° canto del Paradiso:
Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura
Nulla di simile avviene nel campo dell'Islam. Si mostra grande rispetto per le spose di Maometto ma il loro ruolo non va al di da di quello di madre e sposa, ruolo che, come prima detto, è tanto importante ma non dà rilievo sociale.
POTERE POLITICO E DONNE
Sia nel mondo cristiano che in quello musulmano le cariche politiche erano sempre riservate agli uomini. Tuttavia il ruolo delle donne si differenzia notevolmente nelle due civiltà.
In Occidente il sovrano ha accanto a se sempre la sposa che riveste un ruolo importante. Ogni re ha una corte al cui centro c'è la regina .e lo stesso avviene per ogni incarico politico.Ad esempio Baldassar Castiglione nel suo "il Cortegiano" vuole che anche la donna abbia una educazione molto simile all'uomo: la moglie del principe ha sempre un ruolo importante Nulla di simile avviene nel mondo mussulmano: non vi è una nemmeno una corte in cui dame e cavalieri si mescolano ma vi è una rigida separazione dei sessi. Nel mondo mussulmano la donna è esclusa dal contatto con il pubblico, vive ritirata in luogo inaccessibile (l'harem, il serraglio). Magari può ordire qualche intrigo personale ma non ha nessun ruolo pubblico
Soprattutto poi In Occidente la donna ha spesso in campo politico un ruolo di supplenza : quando il principe è minore ha la reggenza e in mancanza di un figlio maschio assume essa stessa il ruolo di capo politico ( le molte illustri regine europee). Nel mondo mussulmano questo non avviene: infatti l'ereditarietà del potere non passa automaticamente dal padre al figlio maggiore ma spetta a un parente maschio variamente designato. Pertanto non manca mai un maschio che possa prendere il potere e la donna ne è sempre esclusa.
Anche nei legami di parentela la situazione è diversa. I matrimoni in Occidente hanno una importanza fondamentale in politica:grandi imperi (si pensi a Carlo Quinto o all'Austria) si formano attraverso eredità venute da parte di madre da una serie di matrimoni. Tutto ciò non avviene nell'Islam in cui i matrimoni non permettono di ereditare regni, non segnano importanti legami dinastici: si è figli del padre, chi sia la madre è di scarsa importanza.
LA CIVILTA' CORTESE
Il cosi detto "amore cortese" non ha carattere religioso ma non di meno prende sempre le mosse da una civiltà profondamente religiosa. Nel XII secolo si manifesta nelle corti della linguadoca un particolare rispetto per la donna, per la "dama"
In verità anche nella tradizione romana la matrona godeva di grande rispetto e parimenti anche i barbari rendevano alle donne onore e rispetto. Ora però si tributa alla donna un posto d'onore, un primato formale che poi sarà caratteristico della civiltà cortese europea e che mai si era visto prima. Il principio del primato maschile rimane inalterato: l'uomo è sempre capo della donna e infatti tuttora nella chiesa al momento del matrimonio l'uomo si pone alla destra, al posto d'onore. ma deve un rispetto alla donna che nei secoli seguenti assunse forme a volte esasperate . Si pensi al concetto di donna angelicata del dolcestilnovo, alla finzione letterarie della donna a cui si chiede pietà, alla leziosità di certi atteggiamenti del '700. Comunque la donna diviene la "dama" cioè la domina (padrona di casa) a cui tutti debbono assoluto rispetto : certamente non sarebbe immaginabile in questo contesto che il marito picchiasse la moglie (come prevedeva il Corano ): va però notato che la Civiltà Cortese fu patrimonio dei ceti superiori e scarsamente si diffuse nel popolo più povero: in dialetto napoletano antico la donna dei ceti superiore era la "signora",quella del popolo solo la "femmina". Modernamente la parità ha in qualche modo limitato l'atteggiamento cortese degli uomini che tuttavia si riscontra ancora ampiamente
Il fenomeno non si è mai manifestato nell'Islam come d'altronde in nessuna altra civiltà: se a noi pare "ovvio" dare un primato d'onore alle donne la cosa appare curiosa e illogica agli altri popoli: se l'uomo è capo della donna è lei che deve maggior rispetto al marito e non si capisce perchè debba essere il contrario.
POLIGAMIA E MONOGAMIA
E' la differenza più appariscente fra Cristianesimo ed Islam ma è anche il luogo del maggior fraintendimento. Per noi occidentali la poligamia pare qualcosa di peccaminoso, di torbido, di sopraffazione maschile ma sarebbe una prospettiva del tutto errata
Notiamo innanzi tutto che la poligamia ha una diffusione nel mondo molto più ampia della monogamia e che essa ha una giustificazione demografica molto chiara. Benchè nascano un numero quasi pari di femmine e di maschi tuttavia le guerre e le epidemie falciavano soprattutto i maschi per cui il numero delle femmine risultava notevolmente superiore a quello dei maschi. Conseguentemente la monogamia costringe molte donne al nubilato: in una società tradizionale in cui la donna ha come unico ruolo quello di moglie e madre molte donne non possono realizzarsi, anzi mancano proprio loro anche i mezzi per vivere. La poligamia invece permette a tutte le donne di trovar marito e sistemazione
Nella nostra società molte donne si davano alla vita religiosa , altre invece restavano nelle famiglie di fratelli e sorelle: un tempo un pò tutti avevano in casa una zia nubile.
D'altra parte i mussulmani accusano i cristiani di ipocrisia: spesso i mariti avevano una seconda donna illegale, una "amante" e la cosa era comunemente accettata. Si ricorda che Luigi XVI fece addirittura delle sue amanti e favorite una vera istituzione. Il sistema Islamico appare invece più ordinato e morale.
Secondo la Shar'i'ah il marito può avere fino a quattro mogli, ma poi anche il profeta ne ebbe molte di più e comunque è consentito avere anche oltre le quattro mogli legali anche delle concubine per cui potentati grandi e piccoli nel passato gareggiarono a chi avesse l'harem piu ampio.
Il pio marito mussulmano deve trattare tutte le mogli allo stesso modo, non deve mostrare preferenze nemmeno nei rapporti sessuali: non è prevista come in Cina un moglie principale che abbia una posizione dominante sulle altre.
Poichè è il marito che deve provvedere al sostentamento della moglie e dei suoi figli solo persone ricche possono permettersi più di una moglie e questo porta a un certo" accapparramento " delle donne da parte dei più facoltosi.
Nei tempi più recenti la diminuzione delle epidemie e delle guerre riduce drasticamente il numero delle donne in eccedenza e quindi vien meno anche la base demografica della poligamia che tende a sparire anche per la influenza occidentale. Solo però in Turchia e Tunisia essa è espressamente vietata dalle leggi statali.
Anche se, come prima accennato, la poligamia è una istituzione che favorisce le donne tuttavia è innegabile che essa porta a una maggiore subordinazione della donna che deve rivaleggiare con le altre per avere la benevolenza del marito dalla quale alla fine dipende.
IL MATRIMONIO
Il matrimonio nella tradizione cristiana è un sacramento: nell'Islam non esistono sacramenti e comunque il matrimonio (in arabo :Nikah) non è un fatto religioso anche se nella cerimonia naturalmente viene invocato l'aiuto di Dio. ma rientra nei contratti e precisamente nei contratti di vendita (in arabo " bay"'). In Occidente il matrimonio è retto dalle leggi religiose e/o civili e non è possibile introdurre clausole che sarebbero nulle: un tempo si usava il contratto di nozze ma esso riguardava esclusivamente la consistenza della dote della sposa ed era quindi un atto preparatorio che non faceva parte del matrimonio stesso. Nell'Islam invece il matrimonio è un contratto fra gli sposi che viene stipulato con l'aiuto di due "adoul" (legali) come ogni altro contratto. In esso è possibile introdurre delle clausole che generalmente sono a favore della sposa: si puo stabilire il suo diritto di chiedere il divorzio,il divieto al marito di sposare altra donna senza il suo consenso, l'entità della dote e altro ancora
E richiesto,il consenso degli sposi come da noi: tuttavia la sposa deve avere il consenso del wali (tutore ) cioè del parente maschio più vicino (ordinariamente il padre)
Nel mondo Islamico non è avvenuto l'evoluzione che si è avuto in Occidente nell'ultimo secolo e non è nato il concetto del così detto "amore romantico." Non vi è coeducazione dei sessi e quindi praticamente i giovani non si conoscono e non possono liberamente scegliersi . Non esiste il fidanzamento come periodo in cui i giovani possano frequentarsi liberamente: in generale non è permesso che donne e uomini si frequentino perchè secondo quanto affermano gli hadith del Profeta, "
Quando, un uomo ed una donna sono insieme da soli, vi è una terza presenza (cioè Shaitani - Satana)"
Il consenso degli sposi è quindi poco più che una formalità specie da parte della donna : non è tanto che ella voglia ubbidire alla famiglia ma in pratica non ha alternativa se non accettare il marito che le è stato destinato. Situazione analoga si aveva nel passato anche in Europa: si ricordi la situazione descritta dal Goldoni ne "I quattro rusteghi". Almeno in Occidente la donna poteva sempre scegliere il convento e nessuno poteva impedirglielo: ma nell'Islam non esiste nemmeno questa possibilità.
Viene tradizionalmente richiesta la verginità della sposa (ovviamente a meno che non si tratti di vedova o divorziata): la pratica però di verificare preventivamente questo stato da parte di una donna di fiducia della famiglia dello sposo non è una pratica Islamica ma è diffusa in alcune aree. Da noi invece era antica tradizione che dopo la consumazione del matrimonio venisse mostrata la biancheria macchiata di sangue verginale.
Le mutilazione genitali femminili non rientrano nell'Islam e per questo fenomeno tanto ripugnante alla sensibilità moderna i mussulmani respingono ogni responsabilità: tuttavia sono però praticate in zone Islamiche dell'africa (soprattutto in Corno d'africa, Sudan e anche in Egitto ) senza che le autorità religiose Islamiche vi si oppongano: ci pare che che almeno vi sia una responsabilità di "omissione".
Oltre al matrimonio vero e proprio a tempo indeterminato (in arabo :Nikah )di cui abbiamo fino ad ora trattato è anche previsto stranamente anche un matrimonio temporaneo detto Mut'a che rientra nella categoria giuridica dei contratti degli "affitti (ijara). Il matrimonio coè viene stipulato per un tempo determinato e rinnovabile scaduto il quale il matrimonio ha termine e gli sposi sono liberi da ogni vincolo. Questo istituto è contrastato una volta tanto dagli innovatori che dai tradizionalisti perchè in effetti viene ad essere una legalizzazione di un rapporto extraconiugale: si badi però che l'uomo puo essere sposato (essendo ammessa la poligamia ) ma non la donna.
Questo istituto, d'altronde ormai quasi del tutto abbandonato, è stato conosciuto in Occidente in anni recenti per fatti avvenuti in Algeria. Quivi infatti militanti del FIS (fronte Islamico) entravano in villaggi conquistati e sposavano "temporaneamente" ragazze del posto per qualche giorno fino a che andavano poi via. In effetti si trattava di uno stupro che veniva legalizzato. Da notare che la notizia è stata riportata dalla stampa algerina strettamente controllata dal governo: non ci è possibile controllare la veridicità e l'estensione del fenomeno.
SITUAZIONE PATRIMONIALE
E' un aspetto poco noto da noi ma risulta molto interessante segnalare la grande differenza che c'è al riguardo dell'aspetto patrimoniale femminile nelle due civiltà
Il Cristianesimo nulla prescrive a proposito degli aspetti patrimoniali dei coniugi ma vi è in Occidentale una tradizione generale : l'istituto della dote. Si trattava di beni che la famiglia assegnava alla sposa : tuttavia poichè si riteneva che la donna fosse incapace di amministrarli direttamente la loro amministrazione era demandata al marito. ma la dote restava esclusiva proprietà della moglie ( non vi era comunità di beni) e doveva essere restituita in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio.Il marito però l'amministrava e la utilizzava per il mantenimento della famiglia, in pratica ne aveva il completo controllo e ne usufruiva: alla mogliea volte veniva solo riservata un piccola somma (lo "spillatico") per le spese personali di abbigliamento La dote aveva una importanza fondamentale:una donna non poteva sposarsi senza di essa ed essa variava naturalmente secondo le condizioni economiche della famiglia. Naturalmente avveniva che ogni celibe cercava una sposa più in base all'entità della dote che alle doti personali e una buona dote faceva chiudere un occhio o magari tutte e due sulle doti fisiche, personali e anche morali della futura sposa. Era comune che nobili spiantati sposassero donne plebee ma con grandi doti rinnovando cosi i fasti del casato (si pensi alla situazione descritta nel "Gattopardo" ). D'altra parte i genitori vedevano con preoccupazione la nascita di una femmina alla quale bisognava poi assegnare una dote e per evitarlo si giungeva talvolta anche a monacazioni forzate (si ricordi la monaca di Monza di manzoniana memoria.) Era una situazione davvero spiacevole.
Nel mondo mussulmano invece la situazione è assolutamente diversa. La dote (in arabo Mahr): viene versata dal marito alla moglie e rimane di sua proprietà anche in caso di divorzio.Il marito ha l'obbligo di provvedere alla necessità della famiglia ma la donna può amministrare la sua dote e non è tenuta, se non lo vuole, a impegnarla per il mantenimento della famiglia. L'usanza non ha riscontro in Occidente tranne forse che per il morgenhaben (dono del mattino), uso barbarico secondo il quale il marito faceva un regalo sostanzioso alla sposa al mattino dopo aver consumato il matrimonio (nei Nibelunghi Sigfrido regala alla sposa Crimilde l'inesauribile tesoro dell'"oro del Reno")
Qualcuno ha criticato l'uso del Mahr mussulmano ritenendo che in questo modo la donna è come se vendesse se stessa: ma la critica ci pare infondata.
Per quanto riguarda l'eredità il corano prescrive :
An-Nisâ'Le Donne)
Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine.....
Ciò può sembrare una discriminazione contro le donne: in effetti però a ben vedere la prescrizione è invece squilibrata a favore della donna e per questo in molta parte del mondo mussulmano non viene osservata e la donna riceve poco o niente in eredità: bisogna tener presente infatti che la moglie è a carico del marito che deve inoltre versarle una dote. e che quindi tutte le spese sono a carico dell'uomo.
Va notato però che è difficile dire quanto i diritti patrimoniali delle donne siano poi effettivamente goduti da esse: la subordinazione al marito rende l'effettivo esercizio di questi diritti (come di tutti gli altri diritti ) molto problematica: ci si affida soprattutto alla onestà del marito, alla sua volontà di adempiere i suoi doveri religiosi e morali più che alla possibilità reale che la moglie possa far valere i propri diritti. Tuttavia questo avviene dappertutto, anche in Occidente: è difficile far ricorso a un giudice terzo per far valere i propri diritti in ambito familiare senza distruggere la famiglia stessa
In Occidente non vi sono norme che privilegiano l'uomo nella eredità di beni privati. Tuttavia vi era la tendenza a mantenere il patrimonio intatto nel passaggio di generazione. Nel mondo feudale il primogenito ereditava da solo il feudo: in seguito poi si cercava di mantenere sempre al primogenito e comunque ai figli maschi la maggior parte del patrimonio in quanto erano essi a trasmettere il nome e quindi a continuare il casato : la donna riceveva però la dote che era in conto eredità ma questa era inferiore a quanto ricevevano generalmente poi i figli maschi
DIVORZIO
Nella tradizione cristiana il matrimonio è indissolubile secondo la prescrizione evangelica :
MARCO 10,2-12
"Dei farisei si avvicinarono a lui per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito a un marito mandar via la moglie?» Egli rispose loro: «Che cosa vi ha comandato Mosè?» Essi dissero: «Mosè permise di scrivere un atto di ripudio e di mandarla via» Gesù disse loro: «È per la durezza del vostro cuore che Mosè scrisse per voi quella norma;ma al principio della creazione Dio li fece maschio e femmina. Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre, e i due saranno una sola carne. Così non sono più due, ma una sola carne.L'uomo, dunque, non separi quel che Dio ha unito».
In casa i discepoli lo interrogarono di nuovo sullo stesso argomento. Egli disse loro: «Chiunque manda via sua moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se la moglie ripudia suo marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
Tuttavia solo la Chiesa Cattolica ha inteso alla lettera questo brano escludendo in via assoluto il divorzio: le Chiese Orientali e quelle Riformate invece hanno attenuato il rigore e permesso in casi particolari il divorzio
Anche la shari'ah prevede il divorzio ( talaaq secondo il termine arabo che può essere tradotto anche con "ripudio"): veramente il Corano parla solo della possibilità da parte dell'uomo di richiederlo: tuttavia una postilla introdotta nel contratto di nozze può dare facoltà anche alla donna di richiederlo. In alcuni stati (Marocco e Tunisia) questa facoltà è estesa per legge alle donne a prescindere della presenza della clausola nel contratto di nozze
Osserviamo però che il divorzio è un problema solo nella attuale civiltà occidentale in quanto esso è diventato ormai un fatto generalizzato. Nella tradizione musulmana come in quella delle chiese cristiane che lo ammettevano era solo un fatto raro, eccezionale che scarsamente incideva sul tessuto sociale. Il divorzio ormai in Occidente è comune, semplicemente motivato dal fatto che i coniugi non vanno più d'accordo: nel passato invece si ricorreva ad esso soltanto in casi eccezionali (violenze, infedeltà, abbandono, follia, gravi pene detentive). Nel mondo musulmano attualmente il divorzio è una possibilità scarsamente usata come da noi fino a qualche secolo fa.
IL VELO ISLAMICO
Negli ultimi anni esso è diventato veramente il pomo della discordia, un simbolo di identità contestato o difeso sia nei rapporti con l'Occidente sia soprattutto nell'ambito stesso del mondo islamico andando molto al di la come valore emblematico del fatto in se stesso.
Nel Corano è previsto un velo, in arabo Higiab: letteralmete "copertura", che viene tradotto con velo e in francese talvolta anche con "foulard" che da una idea più elegante e gioiosa :
Sura XXIV An-Nûr (La Luce)
E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi sì da mostrare gli ornamenti che celano. Tornate pentiti ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare
Si noti per inciso che l'ultima parte della citazione accenna al divieto per le donne di battere i piedi :basandosi su di essa i talebani dell'Afganistan imponevano alle donne di camminare senza far rumore la qual cosa ha colpito tanto la immaginazione occidentale abituata a ben altri atteggiamenti femminili
Anche nell'ambito cristiano si parla del velo delle donne. L'apostolo Paolo infatti prescrive:
"...ma ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto fa disonore al suo capo, perché è come se fosse rasa. Poiché, quanto all'uomo, egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell'uomo; perché l'uomo non viene dalla donna, ma la donna dall'uomo . Giudicate voi stessi: è decoroso che una donna preghi Dio senza avere il capo coperto?,Non vi insegna la stessa natura che se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? Mentre se una donna porta la chioma, per lei è un onore; perché la chioma le è data come ornamento.(1Corinzi 11:6)
In termini più semplici: la chioma viene considerata un attributo di bellezza femminile e come tale deve essere per modestia coperta anche per non distrarre gli uomini dal raccoglimento religioso. Non viene però prescritto al di fuori della pratica religiosa. L'obbligo dl velo è durato nelle chiese cattoliche fino ai nostri giorni e solo negli ultimi anni è stato generalmente abbandonato.Fino a qualche anno fa nell'accostarsi ai sacramenti infatti le donne si coprivano il capo. E' continuata la tradizione nelle occasioni solenni come cresima, e prima comunione e soprattutto nel matrimonio. Non concepiremmo infatti una sposa senza il velo: tuttavia il velo in questo caso ha perso completamente il suo scopo originale di coprire la chioma ,è divenuto trasparente, elemento di ornamento e non certo di modestia.
Nell'ambito islamico invece si è diffuso generalmente il suo uso anche perchè la donna non doveva mostrarsi in pubblico e quando lo faceva si doveva coprire il più possibile. Abbiamo però una varietà di veli:alcuni coprono semplicemente i capelli, altri ch coprono anche il viso (chador iraniano) e altri ancora ccoprono completamente tutto il capo (burqa afgano).
Il problema è nella interpretazione del significato del velo
Per alcuni la prescrizione coranica viene interpretata come un semplice invito alla modestia del vestire delle donne e non propriamente come una tassativa prescrizione religiosa e il velo viene visto semplicemente come una tradizione ormai da superare. In questa ottica molte mussulmane ormai non lo usano più ,in molti paesi ormai è raro e addirittura Kemal Ataturk in Turchia lo proibì proprio per legge
Per altri invece il velo è una prescrizione fondamentale:
"...Poiché il Sublime Corano e l'insegnamento del Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, sono vincolanti per la donna che creda nella provenienza divina del Corano e nella Missione apostolico-profetica di Muhàmmad. indossare il velo è, quindi un dovere preciso e inderogabile. La donna musulmana che indossa il velo, esprime per mezzo di esso in forma tacita, la sua identità islamica ed è fuorviante dall'lslàm il pensiero, purtroppo diffuso, che possa chiamarsi musulmana, la donna che non porta il velo, giustificandosi col dire che l'importante è avere fede dentro! Non hanno presente che il Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, ha chiaramente disatteso questo pensiero quando ha detto:La fede non è presente dentro se non ci sono i comportamenti islamici, che ne segnalano la presenza interiore".
(Al Turabi Hasan Le donne nell'ordinamento islamico della società)
Il problema poi si è complicato con la presenza di una minoranza ormai notevole di mussulmani in Occidente:è nato il problema se il velo possa essere indossato anche nelle scuole e negli uffici, se esso possa considerarsi una espressione di libertà culturale o invece un simbolo di discriminazione e di oppressione delle donne con ricorsi agli organi giudiziari e politici.
Non possiamo risolvere certamente il problema ma facciamo qualche notazione
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di per se il velo, specie nella versione moderata del foulard che copre solo i capelli non è nulla di strano, è presente anche nella nostra tradizione e non si vede perchè non possa essere indossato dalle donne che lo desiderino
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il velo islamico però ha un valore di modestia del vestire femminile: ormai noi siamo abituati a vedere donne che si vestono in modo estremamente succinto (si pensi ai "tanga" sulle spiagge): naturalmente l'obbligo di portare il velo significa che la donna deve essere " molto" coperta: non si puo immaginare una ragazza che porti il velo e indossi una minigonna o una camicetta trasparente. Pertanto il velo diventa una specie di freno all'esibizione del corpo femminile. Lo scoprirsi delle donne in Occidente è stato relativamente lento, ha incontrato non poche e non lievi resistenze: di fronte alla società mussulmana esso appare una incredibile mancanza di pudore assolutamente inaccettabile: il velo diviene un rimedio drastico e sicuro. D'altra parte anche in Occidente non mancano delle regole sull'abbigliamento femminile: non ci si veste ugualmente sulle spiagge, in vacanza, a scuola, in chiesa, nelle cerimonie solenni: non si porta il bichini dovunque.
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il velo ha un poi un significato più generale. Ormai in Occidente vi è un ampia libertà sessuale e i rapporti pre-matrimoniali sono molto diffusi. La società mussulmana (come d'altronde quella cattolica) non intende assecondare questo costume: il velo diventa anche allora il simbolo di un comportamento che riserva i rapporti sessuali strettamente all'ambito matrimoniale.
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il velo infine costituisce un segno della tradizione mussulmana. Diventa quindi un simbolo di identità culturale, esibito per chiedere rispetto e considerazione
Queste e altre considerazioni ancora vengono variamente combinate e confuse e il velo diventa un nodo che non può essere semplicisticamente affrontato. In Occidente in genere non si intendono tutte queste motivazioni: il velo appare semplicemente come un elemento di subordinazione, di discriminazione della donna: ciò può essere vero solo nel senso e nella misura in cui si intende che certi principi siano contrari alla donna. Ma gli islamici affermano esattamente il contrario:i principi della morale tradizionale non sono contro la donna ma a suo favore.
Nel mondo mussulmano invece il velo viene considerato negativamente o positivamente come una riaffermazione della lettera della lettera del corano e della tradizione islamica, di una interpretazione che noi definiamo fondamentalista e per questo combattuto o difeso.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Ci chiediamo quanto sia fondata la convinzione occidentale che l'Islam opprima la donna e quanto sia fondatolo lo sdegnato rigetto islamico per questa pretesa.
Abbiamo sopra notato le differenze del ruolo della donna nelle due civiltà: tuttavia ci pare che il punto fondamentale risieda nella moderna evoluzione del concetto stesso del ruolo femminile.
Scrive un teorico del pensiero islamico :
"La famiglia è il primo nucleo della vita umana Ė nella famiglia che si formano i tratti fondamentali del carattere dell'uomo ed è per tale ragione che la famiglia è l'elemento base di ogni civiltà.
Consideriamo, pertanto, in primo luogo la normativa shara'itica relativa alla famiglia. Una famiglia si compone di marito, moglie e figli. I precetti dell'Islàm che riguardano la famiglia sono molto espliciti. Essi assegnano all'uomo la responsabilità di svolgere un'attività produttiva remunerata, di fornire alla moglie ed ai figli tutto quanto è necessario e di proteggerli dalle vicissitudini della vita. Essi assegnano alla moglie la responsabilità di dirigere il focolare domestico, di allevare e di educare i figli, di fornire a suo marito ed ai figli ogni agio e tutta la felicità possibile............
Qualcuno deve essere il capofamiglia perché possa essere mantenuta la disciplina e perché la famiglia divenga un’isti-tuzione ideale della società. L'Islàm dà al marito questa posizione e rende, in tal modo, la famiglia una cellula di base della civiltà ed un modello per la società in generale.
il capofamiglia, inoltre, è stato gravato di certe responsabilità. E’ a lui che compete lo svolgimento di un’attività lavorativa per mezzo della quale egli possa disporre di quanto è necessario alle esigenze del nucleo familiare e di occuparsi di tutti gli affari che si svolgono fuori della famiglia. Ciò libera la donna da ogni tipo di attività esterna, che nell'ordine islamico è di competenza del marito. Essa è stata sollevata da ogni compito esterno per impiegare tutto il suo tempo all'allevamento ed all’educazione dei figli, alla cura del menage familiare ed al governo della casa.
Le donne hanno ricevuto il consiglio di occuparsi dei compiti, importantissimi, che sono stati loro affidati entro le mura domestiche.
L'Islàm, nel suo ordine mirabile, non ha voluto gravare la donna di un doppio carico: guadagnarsi la vita lavorando fuori casa e al contempo dover provvedere alla casa e alla famiglia. Sarebbe, evidentemente, un'ingiustizia sociale e umana. L’Islàm, quindi, nel suo ordine sociale, effettua una precisa distribuzione di ruoli e funzioni tra i sessi.
(Abul A'la Maududi - Conoscere l'Islam)
Un discorso del genere sarebbe apparso assolutamente condivisibile fino a qualche tempo fa anche in Occidente. ma vi è stata una evoluzione. Il ruolo di sposa e madre è apparso al mondo moderno troppo restrittivo per la donna che ormai cerca appagamento e realizzazione anche al di fuori di esso. Tutto ciò non si è realizzato nella parte del mondo dominato dall'Islam ma potrà realizzarsi in un futuro più o meno prossimo? Anche in Occidente le resistenze non sono state certe poche e non superate in poco tempo e ancora sono tenaci molto di più di quanto appaia a prima vista.
il problema si pone allora in questi termini. In Occidente le Chiese cristiane hanno visto con molta diffidenza l'evoluzione del ruolo femminile ma non vi si sono opposte radicalmente perchè nelle Sacre Scritture in realtà non vi sono principi che sanzionino veramente il ruolo della donna che veniva semplicemente ricavato dalla unanime tradizione del tempo.
Ma nel Corano invece non vi sono solo principi ma anche regole di comportamento precise che si ritengono dettate direttamente da Allah: è possibile interpretarle consentendo una evoluzione del ruolo femminile? Una risposta positiva permetterebbe l'evoluzione del ruolo della donna islamica simile al nostro, una risposta negativa porterebbe a un insanabile conflitto fra Islam e ruolo moderno della donna.
Un tempo la formula del matrimonio cristiano comportava una promessa di "obbedienza" della sposa e una di "protezione" da parte dell'uomo: attualmente la formule dl matrimonio risultano assolutamente uguale per l'uno e l'altro: sarà possibile una simile evoluzione nell''Islam?