INDICE:
Concetto
- I
molti terrorrismi - Terrorismo
islamico - Terrorismo
palestinese
Al
Qaeda - Terrorismo
fndamentalista - Radici
storiche - Radici
religiose La
guerra santa L'11
settembre - Pericoli
per Occidente - Reazione
occidentale Considerazioni conclusive
CONCETTO DI
TERRORISMO
Il concetto di terrorismo è quanto mai ampio e
contestato tanto che all'ONU non si è mai riusciti a trovare una
definizione che fosse accettabile per tutti.
In
senso lato possiamo definire terrorismo tutte le azioni compiute
nell'ambito di lotte armate che non siano intese semplicemente a
colpire le forze armate avversarie ma a spargere il terrore fra le
popolazioni civili. In questo senso esso è stato sempre ampiamente usato
dall'antichità ai nostri giorni per fiaccare la volontà di
combattere dei popoli nemici e gli esempi potrebbero essere
purtroppo infiniti.
Ci limitiamo per il passato a ricordare forse il
caso più impressionante: le orde mongole guidate da Gengis Kan
uccidevano tutti gli abitanti, nessuno escluso, delle città che facevano
loro resistenza: l'impero mongole fu costituito per la maggior parte
senza combattere perchè davanti a questa terribile prospettive la
maggior parte delle città si sottomettevano senza tentare nemmeno la
resistenza.
Per passare a tempi recenti nella Seconda Guerra
Mondiale l'arma aerea fu ampiamente usata al fine di terrorizzare le
popolazioni: dapprima furono i Tedeschi, prima in Spagna (famoso
l'esempio di Guernica, immortalato da Picasso) e soprattutto con i
bombardamenti sull'Inghilterra ( la cittadina di Coventry fu
completamente distrutta dai tedeschi tanto che fu coniato il termine di
"coventrizzare" ). In seguito furono gli Americani che usarono i
bombardamenti detti "a tappeto": tristemente famoso il caso di
Dresda, centro senza alcun valore militare completamente distrutta
con la morte di almeno 200.000 persone .
Ma ricordiamo pure i
terrificanti bombardamenti delle città giapponesi soprattutto di Tokio e
lo stesso lancio delle bombe atomiche. Ricordiamo anche le rappresaglie
massicce dei tedeschi, le deportazioni di intere popolazioni compiute da
Stalin : l'elenco sarebbe purtroppo infinito.
Tuttavia ai
soli fini della presente trattazione noi restringiamo a PURO SCOPO
ESPOSITIVO E SENZA ALCUN GIUDIZIO DI VALORE il concetto di
terrorismo a quanto viene attualmente comunemente indicato: azioni
di gruppi irregolari (cioè che non hanno divise, insegne che li rendano
riconoscibili) che uccidano prevalentemente civili allo scopo di
terrorizzare la parte avversaria.
Sorge il non semplice problema di distinguere il
terrorismo dalla "Resistenza " Il termine "Resistenza" fu coniata
durante la II Guerra Mondiale per indicare il fatto che benchè gli
eserciti si fossero arresi una parte più o meno ampia dei
cittadini continuarono una "resistenza" contro l'occupante
ricorrendo a azioni di guerra. I resistenti furono generalmente chiamati
"partigiani". Essi però non colpirono mai dei civili ma solo
soldati armati (d'altra parte nei paesi occupati non vi erano civili
stranieri). Pertanto la differenza fra terrorismo e resistenza verrebbe
a consistere nel fatto che la seconda colpisce soldati armati mentre il
primo prevalentemente dei civili.
I "terroristi" in genere contestano la
sostanzialità di questa differenza equiparando civili e militari e
affermando di essere dei resistenti o dei
rivoluzionari.
I
MOLTI TERRORISMI
Nel mondo attuale esistono
terrorismi di ogni genere ma solo quello di matrice islamico pare
destare preoccupazioni mondiali, provoca interventi armati, muove
eserciti potenti. Non crediamo che si tratti di un errore di prospettiva
: vi sono precise ragioni che cerchiamo ora di di
chiarire.
Notiamo che in molti paesi
dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia il terrorismo è un fenomeno
endemico che raramente raggiunge l'onore delle prime pagine della
stampa, che non provoca grossi interventi occidentali e che si
confonde comunemente con la guerriglia rivoluzionarie e le infinite
lotte etniche. Ma anche nella evoluta Europa non mancano i "terrorismi":
basti pensare al terrorismo basco o a quello nostrano delle
Brigate Rosse ( e movimenti affini.)
Ma si tratta di fenomeni locali, con
scarsa incidenza sugli equilibri e gli scenari mondiali: il
terrorismo islamico fino a qualche anno fa rientrava in queste categorie
e infatti pochi poi se ne avvedevano e l'opinione pubblica dedicava ad
esso un modesto interesse. Ma dopo l'11 settembre l'Occidente e il mondo
intero si sono sentiti minacciati e soprattutto è nata la preoccupazione
più o meno fondata che possano essere usate armi di sterminio di
massa (nucleari o batteriologiche). Questi timori non sono considerati
reali in altri casi. Facciamo qualche esempio
Il terrorismo basco
è opera di una sparuta minoranza del popolo basco che è gia una
piccola minoranza della Spagna: colpisce dolorosamente ma non ha alcun
pretesa di espandersi, di minacciare altre nazioni, si esclude che
possa usare armi di sterminio di massa.
Le Brigate Rosse anche nel momento di
maggiore espansione (sequestro Moro) erano costituite da
qualche migliaio di persone che restavano isolate non solo
nell'ambito della nazione ma anche nella stessa parte della sinistra
estrema alla quale pure facevano riferimento. Si limitavano a colpire
qualche personalità considerata obbiettivo politico, mai hanno compiuto
stragi di massa, tanto meno avrebbero mai usato armi di sterminio di
massa
Ma il terrorismo islamico (dopo l'11
settembre) sembra essere tutta altra cosa. Supera i confini delle
singole nazioni, va al di la del mondo islamico stesso, intende
colpire gli occidentali in generale anche nelle loro terre,
soprattutto potrebbe avere un seguito ampio nelle masse,
potrebbe essere sostenuto da Stati (come avvenuto in Afganistan). Mosso
da una cieca fede religiosa non sembra preoccuparsi delle
conseguenze rimettendo tutto nelle mani di quel Dio al quale essi
credono di ubbidire: in questa prospettiva potrebbero arrivare anche a
ciò che che più di ogni altro viene temuto: l'uso delle armi atomiche e
batteriologiche che ormai il diffondersi delle conoscenze
scientifiche ha reso relativamente abbastanza agevole costruire
IL
TERRORISMO ISLAMICO
Non è facile darne una definizione
esaustiva perchè assume aspetti e caratteri molto diversi. Diciamo che
il carattere che lo distingue è il suicidio religioso. Il combattente
islamico porta la strage nell'ambito dei "nemici" facendosi
saltare con l'esplosivo secondo un rituale abbastanza preciso nella
prospettiva di raggiungere immediatamente il paradiso. In Occidente
viene denominato impropriamente "kamikaze" ma egli si considera uno
"shaid", termine coranico che significa "martire" nel significato
originale del termine greco . Martiri infatti nel
cristianesimo venivano definiti i "testimoni" della fede cioè
coloro che avevano affrontato la morte per rendere testimonianza della
loro fede ma avrebbero potuto salvarsi semplicemente rinnegandola.
Nell'ambito del Corano tuttavia si considerarono "testimoni" ("shaid" )
quelli che morivano combattendo contro gli infedeli.
In tempi recenti si è cominciato a
parlare di "shaid" al tempo della guerra fra Iran e Iraq. Giovanissimi
iraniani ("pasdaran" cioe "guardiani della rivoluzione") si cingevano il
capo con un nastro sul quale erano scritti dei versi del corano,
avanzavano sui campi minati dove morivano facendo esplodere le mine:
l'esercito regolare poi avanzava su quei varchi aperti cosi
dolorosamente. Quelli che si sacrificavano venivano considerati
"shaid", erano onorati ampiamente e intensamente nell'Iran di
Komeini. Non si trattava però di terrorismo: semplicemente di militari
che si immolavano nell'ambito di una guerra regolare.
In seguito però il fenomeno è
dilagato e trasformato: lo "Shaid" è una persona
che si lascia esplodere uccidendo indiscriminatamente tutti
quelli che sono intorno a lui, considerati comunque
nemici.
TERRORISMO PALESTINESE
La lotta che dura ormai da oltre mezzo
secolo fra palestinesi e israeliani è anteriore al terrorismo islamico
che si è manifestato soltanto in tempi molto recenti. Nel passato
soprattutto negli anni 70 le organizzazioni palestinesi fecero uso del
terrorismo soprattutto nel dirottamento di aerei di varie nazionalità
che finirono a volte in stragi raccapriccianti. Tuttavia non vi era
alcuna motivazione religiosa islamica, anzi spesso gli autori erano
arabi cristiani. In seguito queste forme di lotta furono abbandonate
perchè considerate controproducenti. Negli anni 90 si affermò la
"intifada" che si limitava al lancio di pietre anche se spesso purtroppo
non mancavano le vittime. In tempi più recenti il fondamentalismo
islamico si è però ampiamente diffuso in Palestina e con
esso il fenomeno degli "shaid" . I palestinesi rigettano però ogni
legame con il terrorismo indiscriminato di Al Qaeda. Essi si considerano
dei "resistenti", si paragonano ai partigiani della Seconda Guerra
Mondiale che si opponevano all'invasore. Tuttavia come abbiamo notato i
partigiani colpivano solo soldati: invece i palestinesi colpiscono
indiscriminatamente uccidendo non solo israeliani ma anche arabi che si
trovano occasionalmente sul luogo dell'attentato . Secondo la
definizione che abbiamo dato debbono essere considerati quindi senza
altro dei terroristi ( si noti che questo non vuol essere un giudizio di
valore ma solo una constatazione, come abbiamo chiarito nel primo
paragrafo.)
Gli israeliani fanno ogni sforzo per
assimilare senza alcuna riserva terroristi palestinesi e terroristi
islamici tout court senza alcuna distinzione cercando di indurre gli
occidentali di considerare Al Qaeda e Hamas come la stessa
cosa.
Se uguali possono essere modalità e
rituali e motivazioni religiose però le finalità appaiono, a nostro
parere, ben diverse: i palestinesi vogliono semplicemente scacciare gli
israeliani dalla Palestina, hanno interessi locali e limitati : Al Qaeda
invece intende condurre uno scontro di civiltà su scala
mondiale
AL
QAEDA
Al Qaeda più che un effettiva
organizzazione è divenuta in questi ultimi tempi come una specie
di categoria mentale.
Certamente Bin Laden negli anni scorsi
è riuscito in Afganistan a organizzare una ampia serie di campi di
addestramento militare, ha contribuito finanziariamente a tante
organizzazione, ha tessuto una rete di contatti. Ha insomma fatto
da cemento a una serie infinita di estremismi islamici nati
autonomamente e dalle mille sfaccettature.
Al Qaeda ha approvato l'attacco
dell' 11 settembre, probabilmente ne aveva notizie ma difficilmente può
essere stata l'effettiva organizzatrice. Dopo l'intervento in Afganistan
e la caduta del regime dei Talebani, Bin Laden è ormai un fuggitivo
contro il quale si è scatenato la più gigantesca caccia all'uomo che la
storia ricordi: se fino ad ora è riuscito a sfuggire ciò dipende
presumibilmente dal fatto che egli se ne sta nascosto da qualche parte
senza fare nulla: se effettivamente dirigesse ancora una organizzazione
si dovrebbe esporre e sarebbe facilmente individuato.
Tuttavia al Qaeda, nel bene e nel male
rappresenta, quello che in questa sede noi identifichiamo e denominiamo
propriamente come terrorismo del fondamentalismo islamico e che dagli
occidentali viene percepito come minaccia globale, come pericolo
incombente dal quale difendersi
Il terrorismo islamico non è un
qualcosa di organico, non esiste un grande vecchio, una "spectra" come
nei film di James Bond che ogni cosa dirige : esiste invece una
costellazione di organizzazioni che possono essere anche piccolissime e
che agiscono in modo del tutto incontrollato. Si pensi al caso limite di
Agrigento: un italiano convertito all'Islam da solo cercava di preparare
attentati per crearsi un ruolo un prestigio personale.
TERRORISMO FONDAMENTALISTA
Denominiamo quindi con questo
termine il fenomeno che generalmente noi occidentali tendiamo a
identificare alquanto semplicisticamente con con quello di
Al Qaeda
Si tratta in effetti di un fenomeno
molto complesso che ha avuto la sua massima espressione l'11 settembre a
New York, che è esistito molto tempo prima della fondazione di Al Qaeda
e continua anche dopo che la organizzazione diretta di Bin Laden è stata
praticamente smantellata perdendo le serie di basi che aveva in
Afganistan .
Il terrorismo fondamentalista
non ha fini ben chiari e dichiarati: i Palestinesi vogliono cacciare via
gli ebrei, i Ceceni l'autonomia da Mosca , gli irredentisti
del Kashmir riunirsi al Pakistan, ma cosa si proponevano
coloro che abbatterono le Twin Towers?. Nessuno ha avanzato richieste
magari anche solo irrealistiche anzi nessuno ha nemmeno mai
rivendicato l'attentato. La serie di attentati precedente e seguenti
hanno lo stesso carattere: nessuna rivendicazione, nessuna richiesta
esplicita. Gli "shaid" (Kamikaze, come si dice in occidente) fanno
esplodere bombe in Turchia, in Arabia in Marocco in Indonesia uccidono e
fanno stragi indiscriminate ma nessuno avanza richieste, nessuno
rivendica nulla: ma che senso ha tutto questo?
In effetti i fondamentalisti islamici
intendono la loro lotta come lotta dell'Islam contro gli infedeli
identificati negli occidentali in generale e negli americani in
particolare siano essi considerati come cristiani che
soprattutto come atei
Essi vedono uno scontro
religioso: è una categorizzazione del problema in termini
religiosi che sfugge completamente agli occidentali che, anche se
credenti, vivono e pensano ormai da secoli in un orizzonte
laico.
Le rivendicazione economiche
sono assolutamente secondarie. La nostra mentalità che vede lo
Stato soprattutto come regolatore della distribuzione della ricchezza
non ci fa comprendere che per un fondamentalista islamico la funzione
dello Stato è etica, che esso è innanzitutto difensore e
depositario della fede.
Inutilmente possiamo far notare che
negli ultimi anni gli occidentali hanno intrapreso due interventi
militari, in Serbia e in Kossovo, a favore di popolazioni mussulmane
contro popolazioni cristiane, che nella prima guerra del
Golfo gli stati arabi in maggioranza erano alleati con gli
Americani, che in Afganistan in pratica si è appoggiata una fazione
interna ( l'Alleanza del nord ) anch'essa islamica. Non importa:
essi vedono l'Occidente come il nemico dell'islam e tutti quelli che si
alleano con esso come traditori, come nemici dell'Islam anche se essi
stessi mussulmani.
Solo un piccolo numero di persone
effettivamente entra nell'ottica della lotta armata agli
occidentali: ma non possiamo ignorare che le masse mussulmane sono
con almeno con il cuore se non con la ragione con essi.
In Italia non si sono mai viste
manifestazione per le Brigate rosse, in Spagna tutti manifestano contro
gli estremisti baschi: ma abbiamo avuto imponenti dimostrazioni
popolari a favore del fondamentalismo islamico: è un fatto che
non bisogna ignorare
Non possiamo liquidare quindi il
fenomeno dell'estremismo islamico come di un fatto marginale, diremmo
quasi fisiologico in qualunque movimento: occorre comprendere le ragioni
storiche e religiose del fenomeno.
LE RADICI
STORICHE
Il radicalismo islamico nasce
soprattutto dalla constatazione dolorosa della condizione di debolezza,
di penosa inferiorità in cui il "dar al islam" (il regno
dell'islam) si trova rispetto al mondo europeo cristiano
Per circa mille anni islam e
cristianesimo si sono affrontate con alterne vicende con l'Islam
generalmente all'attacco e la difesa cristiana ora soccombente ora
invece in vigorosa riscossa.
La situazione però è mutata dalla fine
del 1600. Nel 1683 i turchi assediarono Vienna che resistette fino a che
un esercito guidato dal re polacco Giovanni Sobieski affrontò l'armata
mussulmana e la sconfisse rovinosamente nella battaglia
di Kahlenberg
E' stata quello l'ultima volta in
cui una armata mussulmana ha tenuto testa a una cristiana: in
seguito i mussulmani hanno cominciato a perdere ogni scontro. La
situazione è andata aggravandosi con il tempo: le truppe francesi di
Napoleone sconfissero con irrisoria facilità i Mammelucchi che
dominavano l'Egitto da più di 500 anni. Senza grosse difficoltà
nell'Ottocento gli europei conquistarono praticamente tutto il
mondo islamico e vi stabilirono comunque la loro
egemonia.
Ciò provoco anche nell'Ottocento
fenomeni di rivolta generale dei quali il più significativo, a
nostro parere, è la vicenda del "Madhi" nel Sudan
Analogamente ai fondamentalisti
moderni il Madhi propugnò il ritorno a un integralismo islamico sognando
di liberare tutto il "dar al islam " dagli europei. Raccolse ampie
forze nel Sudan,(denominati " Dervisci" ) investì e conquistò Kartum. Ma
nel 1898 un corpo di spedizione formato da soldati inglesi e
ed egiziani da essi organizzati marciò nel Sudan: davanti a Kartum
60.000 madhisti si lanciarono in una carica massiccia sicuri che Allah
avrebbe dato loro la vittoria: le armi europee fecero strage, i madhisti
non riuscirono nemmeno a giungere allo scontro diretto: caddero a
migliaia, inutilmente. Dopo la battaglia, se di battaglia si può
parlare, sul terreno restarono 48 inglesi
e 11.000 dervisci. Il condottiere inglese
Kitchner ebbe grandi onori in Egitto (esiste ancora un'isola con
giardino botanico ad Aswan che porta il suo nome) e in Inghilterra
( il titolo di lord e poi anche una sfarzosa
tomba in St. Paul a Londra.)
Da ormai due secoli l'islam è umiliato
profondamente e tale umiliazione si è acuita negli ultimi anni. Gli
arabi non sono riusciti a eliminare o almeno a contenere un piccolo
stato come Israele contro il quale hanno perso quattro guerre
L'iraq ha minacciato "la madre di tutte le battaglie" nel '92 e
poi nel 2003 "una resistenza insuperabile" ma gli Americani
hanno vinto in entrambi i casi con estrema facilità, quasi senza
perdite. In Afganistan è bastato praticamente aiutare una
delle fazioni in lotta ( Tagiki e Usbeki del nord) e le forze Talebane
che avrebbero dovute combattere fino all'ultimo uomo si sono dileguate.
Si può essere contrari a Saddam e al Mullah Omar ma un mussulmano
non può non sentirsi umiliato da tutti questi fatti
E allora ci si chiede il perchè.
Per gli occidentali non vi sono dubbi: i mussulmani non hanno operato le
riforme necessarie, sono ancora troppo legati a forme superate di
organizzazione e di civiltà. ( i Giapponesi ad esempio,
hanno imitato invece gli occidentali e rapidamente sono entrate nel
novero delle nazioni più avanzate). Gli arabi sono discordi, in lotta
eterna fra i vari gruppi, non hanno costituiti stati democratici e
moderni, dappertutto ci sono dittature e classi dirigenti inadeguate. La
stessa diagnosi viene condivisa dalle elittes culturali arabe educate
più o meno all'occidentale.
Ma il fondamenalismo fa una
diagnosi opposta: la decadenza araba e mussulmana è dovuta all'abbandono
della tradizione coranica. Solo il ritorno all'integrale applicazione
della legge coranica (sharia) può fare rinascere l'Islam, la
gloriosa civiltà islamica e far rivivere i tempi mitici del Califfato e
degli Abbassidi: non bisogna modernizzarsi in senso
occidentale ma anzi tornare alla pura tradizione
islamica.
Questo è il punto essenziale: la
rinascita islamica passa attraverso il rigetto dell'occidentalizzazione.
Il fine del terrorismo islamico è quello di destabilizzare e rovesciare
tutti i regimi arabi che più o meno esplicitamente prendono ispirazione
dall'Occidente
Noi occidentali crediamo che le
persone come Bin Laden sono la causa della arretratezza del mondo
dell'Islam, i fondamentalisti al contrario che solo essi possono far
rinascere l'antica e gloriosa civiltà : non c'è possibilità di dialogo
fra queste due posizione.
LE
RADICI RELIGIOSE
L' Islam non sembra comprendere la
differenza che noi facciamo fra politica e religione: le due cose,
pressappoco,coincidono . In Iran l'unico paese in cui una concezione
fondamentalista è effettivamente giunta al potere tutte le leggi
debbono essere approvate da un consiglio di esperti coranici (teologi,
diremmo noi) perchè ogni decisone è legittima solo e in quanto applica
la legge divina o almeno non è in contrasto con essa.
Noi consideriamo questa commistione
fra religione politica una caratteristica propria
dell'Islam: ma questo non è vero affatto, è un errore di
prospettiva
In genere le concezioni del passato
hanno ritenuto il legame fra religione e politica come un fatto
essenziale ed ovvio
Siamo noi occidentali, invece,
che abbiamo ormai acquisito, anche se credenti una concezione laica
della politica e dello stato. Distinguiamo nettamente o abbastanza
nettamente fra i fini dello Stato e quelli della Chiesa. Come già Locke
enunciò ormai oltre tre secoli fa la Chiesa è una associazione
volontaria che ha per fine la salvezza dell'anima mentre lo Stato è una
associazione necessaria (obbligatoria) che ha per fine il buon governo
l'ordine, la pace il benessere: Il peccato non si identifica con
il reato e viceversa anche se molto spesso la stessa azione
rientra in tutte e due le categorie. In seguito specie in conseguenze
della rivoluzione industriale e delle lotte sociale lo Stato ha assunto
agli occhi degli Occidentali soprattutto la funzione di promotore
e regolatore della ricchezza nazionale, della distribuzione del reddito.
Noi giudichiamo i nostri governanti dall'aumento del reddito
nazionale e da una equa distribuzione dello stesso ( in
tutte le possibili combinazione delle due cose): a nessuno di noi
verrebbe in mente di chiederci se durante l'attuale governo i "peccati"
sono aumentati o sono diminuiti. Anzi nel momento in cui si discutono
questioni di coscienza (aborto, fecondazione artificiale) i tradizionali
schieramenti e partiti politici fanno un passo indietro, si lascia
libertà di voto ai singoli deputati e spesso poi si ricorre ai
referendum come manifestazione diretta della volontà popolare che in
questi casi non può essere rappresentata dai partiti che sono costituiti
su altra base.
Ma una concezione laica si presentata
nella nostra tradizione storica solo con il Rinascimento e ha stentato
secoli per affermarsi.
Nel Medio Evo dominava incontrastato
il principio enunciato già da Agostino: "Nulla auctoritas nisi a
deo": il governante è il rappresentante di Dio, colui che fa
valere la giustizia, cioè, in un ambito religioso, la "volontà di Dio" .
Il sovrano deve ai sudditi la "giustizia": la legge esiste già, al di
sopra di lui : egli la deve solo applicare: ecco, questo era il suo vero
compito. I problemi economici apparivano del tutto
secondari.
Nel mondo mussulmano la concezione
della autorità era sostanzialmente la stessa: solo alquanto
più radicale. Infatti le Sacre Scritture cristiane contengono
principi generali che possono essere interpretati in modo molto vario.
Il Corano invece contiene prescrizioni precise, spesso minuziose:
bisogna applicarle integralmente se si vuole essere un buon sovrano,
vale a dire un buon mussulmano.
Nel mondo musulmano non vi è stato il
Rinascimento, non vi è stato l'illuminismo, la Rivoluzione francese,
l'affermazione della democrazia: esso è come ripiegato su se stesso
ormai da molti secoli e solo il contatto traumatico con gli occidentali
ha messo in crisi tutto un mondo di valori che parevano immutabili da
millenni.
Pertanto non è da meravigliarsi che
fatti politici e religiosi siano strettamente connessi. Nel nostro caso
particolare il mondo mussulmano si sente dominato ed egemonizzato
dall'Occidente: ma questo significa semplicemente e conseguentemente che
è egemonizzato dai cristiani o peggio ancora dagli atei . La difesa
delle loro nazioni, della loro civiltà diviene allora naturalmente la
difesa della fede: ogni combattente è un "martire" della fede che si
immola per la maggior gloria di Allah più o meno allo stesso modo
in cui i nostri crociati sentivano di compiere un dovere
religioso. Ogni" Shaid", dal suo punto di vista, legittimamente si
aspetta che quel Dio per il quale egli si immola lo ricompensi
immediatamente. Egli lancia il suo grido " Dio è grande" per dimostrare
la sua fede nella onnipotenza di Dio che darà la vittoria ai credenti e
il premio eterno ai suoi combattenti. Da questo punto di vista il
fondamentalista appare irrimediabilmente chiuso nella sua
coerenza. Nessun fatto, nessuna valutazione delle conseguenze dei
suoi atti, nessun realistica considerazione lo raggiunge: non contano
aerei o carri armati e missili, la volontà di Dio è superiore:
Allah Abkar: Dio è grande o, meglio sarebbe tradurre è "
onnipotente"
I mussulmani moderati, le elittes
culturali invece si sono resi conto delle differenza che vige in
Occidente fra religione e politica: si rendono conto che le
riforme politiche ed economiche europee non intaccherebbero affatto
l'Islam, che si può essere buon mussulmano anche seguendo la "american
way of life", che è possibile integrarsi nel mondo moderno senza perdere
per niente la propria fede.
E' quindi in atto una specie di
gigantesca lotta culturale e purtroppo anche politica e militare
fra queste due anime del mondo mussulmano: il terrorismo islamico è
l'aspetto più appariscente e più pericoloso
CARATTERI DELLA "GUERRA
SANTA"
La storia non ha conosciuto solo il
Gihad mussulmano: troviamo tutta una serie di guerre
ispirate a motivi religiosi. Comunemente si dice che la
religione e la guerra sono antiteci e che un uomo veramente religioso
non può volere la guerra. Se consideriamo una religione che predichi la
fratellanza di tutti gli uomini ciò sarà vero ma solo in linea di
principio. Ma non tutte le religioni predicano la fratellanza e la
uguaglianza degli uomini: ad esempio la religione ebraica (mosaica)
parlava di un popolo eletto e molte religioni "primitive" e anche
non tanto primitive assegnano a un determinato gruppo etnico
una discendenza divina negata ad altri
Soprattutto però la inconciliabilità è
solo IN LINEA DI PRINCIPIO. Il Cristianesimo si fonda sulla fratellanza,
sull'amore, sul perdono. Eppure i cristiani hanno combattuto non
solo feroci lotte per la difesa della fede ( forse anche comprensibili)
ma hanno imposto con la violenza delle armi la loro fede in interi
continenti (l'America) e soprattutto hanno combattute spaventose lotte
interne fra fazioni che davano interpretazioni diverse degli testi
sacri condivisi. Non possiamo dimenticare le tragiche lotte fra
cattolici e protestanti che hanno insanguinato l'Europa appena tre
secoli or sono: anzi, storicamente, la "tolleranza religiosa" che è la
base di ogni altra libertà è nata dalla comune evidenza della inanità
delle lotte religiose.
Le stragi compiuti in "Nome di
di Dio" purtroppo hanno una lunga storia, lunga forse quanto quella
della storia dell'umanità stessa, non sono iniziati l'11 settembre del
2001, non sono una esclusività dell'Islam
Chiarito questo concetto che spesso
noi occidentali tendiamo a dimenticare esaminiamo i caratteri propri di
tutte le "guerre sante". Certamente un punto di forza è che il
combattente crede di seguire la volontà divina, si aspetta
una ricompensa eterna, è sicuro della vittoria. I Crociati non temevano
la morte, e gli shaid islamici non esitano a farsi esplodere, i
"pasdaran" iraniani passavano cantando sui campi minati. Questo
però è pure un punto di debolezza: il credente, a differenza del
laico, non valuta le effettive forze in campo, non valuta gli
avvenimenti nella loro realtà , è in qualche modo impermeabili
all'esperienza ma pensa che Dio onnipotente gli darà la vittoria
in un modo inaspettato, al di la di ogni umana previsione. E
questo fatto può portare alla catastrofe. La Crociata dei nobili mossa
da intenti religiosi ma guidata "laicamente" conseguì buoni risultati ma
avemmo anche la crociata dei pezzenti e dei bambini che andarono
incontro alla inevitabile strage. A Kartum, come abbiamo visto, i
Dervisci non vollero tener conto della potenza delle armi inglesi
che pure conoscevano bene: affrontarono una battaglia campale e caddero
a migliaia inutilmente mentre avrebbero potuto evitarla e mantenersi
all'infinito organizzando una guerriglia. Ci pare che gli attentatori di
New York abbiano compiuto un errore del genere: e si sono attirati
contro il potente Occidente la riprovazione generale, l'isolamento
nei loro stessi paesi perchè non hanno valutato le conseguenze dei loro
atti in una ottica realistica ma sono stati accecati da una
visione escatologica. Analogamente i Talebani non hanno valutato le loro
effettive forze, sicuri che Allah non li avrebbe abbandonati e in pochi
mesi sono stati spazzati via. Tutto ciò però comporta un altro carattere
della "guerra santa": la imprevedibilità.
All'epoca di Vespasiano gli ebrei
iniziarono una rivolta senza speranza contro i romani, sconfitti,
difesero senza speranza Gerusalemme e distrutta ancora Gerusalemme si
chiusero in Masada fino a suicidarsi tutti: perchè compiere azioni che
apparivano fin da principio votate all'insuccesso? Perchè essi fino alla
fine speravano in un intervento diretto di Dio seguendo questo
o quel "invasato" che glielo prometteva .
Per tanti decenni siamo vissuti
tranquillamente sull'equilibrio del terrore atomico. Ciascuno della
parti sapeva che se avesse usato le armi nucleari avrebbe potuto
distruggere la parte avversa ma sarebbe stato egli stesso distrutto:
tutti erano sicuri che nessuno avrebbe fatto una mossa del genere. ma un
estremista religioso potrebbe pensare che Dio proteggerebbe i suoi
fedeli dalle reazione avversa, che magari i germi diffusi nel mondo
risparmierebbero per decreto divino i veri credenti e cose del genere.
Infine va considerato il carattere di
spietatezza che assume la guerra religiosa. I nemici non sono solo
nostri nemici che poi possono diventare nostri alleati o amici come
nelle comuni guerre laiche. I nemici non sono nemici nostri, sono nemici
di Dio e vanno distrutti almeno fino a che essi non si convertono.
E allora vediamo innalzarsi i roghi , il massacro indiscriminato
degli eretici , le tante "notti di S. Bartolomeo" che purtroppo la
nostra storia ricorda. Nel mondo islamico moderno dovunque il
fondamentalismo insorge contiamo i morti, dovunque in Iran in
Afganistan. nel Sudan in Algeria. D'altra parte come trattare con
chi ha già deciso di morire per la fede?
L'11 SETTEMBRE
Se la lotta è nell'ambito mussulmano
ci si chiederebbe allora perchè si attacca l'Occidente. In effetti la
maggior parte delle lotte si consuma nel mondo mussulmano. Si
pensi all guerra fra Iraq e Iran, alle decennale e sanguinosa
lotta intrapresa dal FIS in Algeria, alle lotte dei Talebani in
Afganistan che nel loro insieme sono costate milioni di morti e si sono
consumate più o meno nella indifferenza dell'Occidente che si ravviva
solo se sono in gioco interessi petroliferi (d'altronde
comprensibili).
D'altronde anche gli attentati in
massima parte avvengono in paesi mussulmani e uccidono in maggioranza
mussulmani: in fondo l'attacco agli Occidentali è un fatto relativamente
eccezionale ma ha un valore altamente simbolico
Esaminiamo l' 11 settembre dal punto
di vista degli attentatori: si voleva dimostrare che poi gli occidentali
non erano poi tanto invincibili, che Allah è sempre il più grande. Nelle
istruzione degli attentatori si dice che tutti i metal detector
nulla possono contro la volontà di Allah che, se vuole, li potrà tutti
accecare.
Si colpiscono i simboli dell'America
con una regia dei mass media veramente magistrale. Il primo aereo
colpisce una torre, tutto il mondo si collega in diretta e allora ecco
il secondo aereo piombare sulla seconda torre. Per inciso,
l'altissimo numero di vittime era imprevisto dagli attentatori perchè
nemmeno i pompieri che intervennero si aspettavano che le torri
crollassero completamente . E poi il pentagono colpito, presumibilmente
era previsto anche l'attacco alla Casa Bianca e al Congresso che poi non
riuscirono, per la prima volta il Presidente sul mitico Air Force One
progettato in altri tempi per gli attacchi nucleari, tutti gli aerei in
volo fatti atterrare, tutto il paese bloccato in stato di shoc,
attanagliato dalla paura non sapendo che altro avrebbe potuto
accadere. Forse la cosa più emblematica , a mio parere, fu la
marea enorme di cittadini di New York che a piedi, senza auto,
senza metropolitana che si allontanava a piedi dalle
rovine che continuarono poi a fumare per mesi.
Secoli di sconfitte continue
sembravano dimenticate, le facili vittorie vittorie di Napoleone sui
Mammellucchi, o di Lord Kitchner sui Dervisci erano vendicate: dal
profondo dell'anima sgorgava il grido "Allah abkar" (Dio è grande)
Solo usando dei temperini pochi uomini coraggiosi avevano inferto un
tale colpo ai nemici dell'Islam: cosa non avrebbero potuto fare
migliaia, centinaia di migliaia di veri credenti !
L'america, la rappresentante per eccellenza degli infedeli stava per
sprofondare, gridava Bin Laden, sia benedetto Allah che ha avuto
misericordia dei suoi fedeli.
Per noi occidentali è molto difficile
capire questa reazione, è vero, perchè viviamo in tutto altro
orizzonte culturale ma è innegabile che ondate paurose di
entusiasmo si accendevano in tutto il mondo islamico
All'annuncio degli attentati dell'11
settembre i palestinese scesero nelle vie per festeggiare,
all'intervento americano in Afganistan, folle enormi in Pakistani
scersero in piazza a favore di Bin Laden ed erano fronteggiate da
soldati con armi in pugno e nessuno sapeva veramente che cosa sarebbe
successo. Dappertutto dall'Indonesia al Marocco nell'immenso
"dar el Islam" il fondamentalismo esplodeva a mala pena
fronteggiato dai governi. Anche in Occidente, in Italia non si trovavano
mussulmani che condannassero esplicitamente gli attentati rifugiandosi
in una ambiguità che faceva paura. Con nostra immenso stupore un
non piccolo numero di mussulmani nati e vissuti in Occidente erano
pronti a partire per arruolarsi nelle forze di Bin Laden
IL PERICOLO PER L'OCCIDENTE
Poniamoci la questione se esiste
effettivamente un pericolo grave per l'occidente o se si tratta in
fondo di un esagerazione o forse di una strumentalizzazione per fini più
o meno inconfessabili.
Il progetto degli estremisti è chiaro
e viene continuamente ripetuto: incitare gli islamici a seguire il
loro esempio. Se effettivamente si trovassero un numero anche
molto limitato di persone che seguissero l'esempio dell'11 settembre
sarebbe una catastrofe per tutto il mondo.
La vulnerabilità delle economie e
della strutture dei paesi è direttamente proporzionale alla loro
evoluzione. Possiamo bombardare all'infinito un paese come l'Afganistan
e otterremo risultati molto modesti, ma basta abbattere un traliccio in
America per causare un blak out energetico dalle conseguenze
incalcolabili.
Il motore fondamentale dell'economia
dei paesi sviluppati è la fiducia: il terrore sarebbe
infinitamente più grave di qualunque crisi energetica, le minacce di Bin
Laden non sarebbero vuote fantasie se veramente riuscissero a ottenere
un consenso anche limitato
Non è possibile nessuna efficace
difesa passiva dagli attentati. Si possono sorvegliare alcuni obbiettivi
più sensibili ma questo sposta semplicemente il bersaglio degli
attentatori ad altri, cosi come è avvenuto in Russia per gli attentati
ceceni. Non è possibile proteggere tutti gli obbiettivi. Bisogna poi
considerare che milioni di islamici vivono in Occidente, molti dei quali
ormai completamente assimilati ed indistinguibili: non dobbiamo pensare
al Kamikaze islamico come a una persona con il turbante, la barba lunga
e la veste araba. Uno "shaid "puo essere il conduttore di un treno, un
lavoratore di un impianto chimico, magari un addetto alla sicurezza.
Le conseguenze sarebbero ancora più
catastrofiche per i mussulmani stessi: si pensi al sospetto che
graverebbe su tutti loro, che la gente poi non farebbe troppo
differenze, non si metterebbe a scoprire se si tratta di un moderato e o
di un fondamentalista ma considererebbe tutti i mussulmani come dei
potenziali assassini
Si ricordi a mò di esempio come tutta
la comunità giapponese in America fu messa in campi di concentramento
durante la Seconda Guerra Mondiale solo per la remota
possibilità che qualcuno di essi potesse collaborare con i connazionali
. Non sarebbe difficile prevedere che milioni di immigrati islamici
correrebbero il rischio di essere cacciati dai paesi occidentali
nei quali si sono fatti un posizione economica lavorando per decenni o
magari per generazioni
Ma l'estremo pericolo sarebbe
ancora un altro per l'Occidente: ormai la diffusione della conoscenze
tecniche rende relativamente agevole la costruzione delle cosi
dette armi di distruzione di massa. Un fondamentalista potrebbe fare
esplodere una bomba atomica "sporca" al centro di New York o
di Londra causando milioni di morti o spargere qualche
bacillo sconosciuto che potrebbe uccidere centinaia di milioni di
persone.
Le minacce di Bin Laden sono ben
difficilmente realizzabili ma sono una minaccia veramente mortale
non solo per l'occidente ma per tutta la umanità, compreso il mondo
islamico che certamente sarebbe con tutta probabilità il più colpito
dalla reazione occidentale: anche ora quanti sono i morti fra i
mussulmani provocati dalla reazione occidentale? In effetti nessuno osa
contarli. Se volessimo fare una contabilità dell'orrore e
dicessimo che per ogni morto americano dell'11 settembre sono caduti
cento musulmani forse saremmo troppo ottimistici.
LA
REAZIONE DELL'OCCIDENTE
Tutto l'Occidente condanna senza
remore e unanimamente il terrorismo islamico ma si divide in due
correnti per quanto riguarda il modo con cui combatterlo: un
polo pacifista (legalista, non violento) e uno interventista -
militare
Il polo pacifista ripudia
lo strumento della guerra e quindi ogni intervento militare, ritiene che
bisogna lottare con le leggi ordinarie e democratiche anche se
applicate in modo rigoroso ed efficiente, che uscire dalla legalità
interna e internazionale sarebbe già dare la vittoria al terrorismo. Si
propone in effetti lo stesso comportamento che ha permesso all'Italia di
superare il terrorismo delle Brigate Rosse. A parte le questioni di
principio ritiene soprattutto che ogni azione militare susciterebbe
sempre nuovo terrorismo iniziando una spirale perversa e incontrollabile
cosi come è avvenuto in Palestina. Ritiene poi in generale che le
operazioni militari hanno scopi diversi da quelli dichiarati di
combattere il terrorismo (controllo delle fonti energetiche, predominio
politico ecc.)
L'Amministrazione USA all'indomani
degli avvenimenti dell'11 settembre ha chiaramente e coscientemente
scelta l'opzione militare-interventista per cui in effetti l'opzione
pacifista rimane su un piano puramente teorico senza alcuna possibilità,
almeno per il momento, di trovare applicazione.
L'Amministrazione USA ha
interpretata l'11 settembre come un attacco all'America paragonabile a
quello di Pearl Harbour e ha ritenuto che ci troviamo in una
quarta guerra mondiale ( la terza sarebbe stata quella
contro il comunismo) dichiarata e iniziato dal terrorismo islamico
internazionale tanto da richiedere addirittura l'applicazione
della clausola fondamentale della Nato secondo la quale l'attacco
a uno qualsiasi dei suoi aderenti va considerato attacco a tutti i paesi
aderenti. La richiesta in seguito, in verità, è stata lasciata
cadere per difficoltà politiche ma è indicativa della prospettiva
USA: si tratta di una guerra, anche se di genere diversa da quelle
precedenti ma pur sempre di una guerra globale. Non ritiene che
sia possibile combattere il terrorismo con mezzi comuni democratici
perchè esso ha origini in altri paesi, perchè può avere
l'aiuto diretto di governi stranieri.
Ritiene che non è possibile in effetti
battere il fondamentalismo senza combatterlo nei paesi mussulmani:
bisogna appoggiare tutti i governi dei paesi islamici contrari al
fondamentalismo e abbattere tutti i governi che lo proteggano. Si teme
soprattutto che i governi possano fornire quelle armi di distruzione di
massa che sono il pericolo più terrificante per l'Occidente. Facendo un
paragone storico non si è mai riuscito a eliminare la pirateria
dando la caccia al singolo pirata ma solo distruggendo e neutralizzando
le basi da cui i pirati partivano. Quindi in questa prospettiva
non ha molto senso il rispetto delle sovranità nazionali,
della non ingerenza in affari interni, le questioni di legalità
internazionale come se se ci trovassimo in una situazione di pace, di
normalità.
In questo ambito si colloca
l'intervento in Afganistan. Esso è stato contrastato dai pacifisti di
ogni paese ma in effetti nessun governo si è veramente opposto. Telebani
e Al qaeda hanno proclamato una resistenza ad oltranza; in effetti dopo
qualche scontro veramente accanito coloro che, secondo i
proclami del Mullah Omar e di Bin Laden avrebbero dovuto
combattere fino all'ultimo uomo e infliggere agli americani una confitta
simile a quella che subirono i Russi o almeno grosse perdite si
sono dileguati e le fazioni filo americane si sono installate a
Cabul senza troppe difficoltà (anche se episodi di guerriglia non
sono mai cessati ma questi sono del tutto consueti in quel
paese.)
Non si trattato di tattica
come qualcuno ha pensato da parte dei Talebani e Al Qaeda: il fatto che
essi abbiano lasciato nelle mani dei loro avversari non solo le armi ma
anche tutti i documenti mostra chiaramente che si è trattato di una fuga
improvvisa e disordinata. Questo è un fenomeno abbastanza comune nei
movimenti politico religiosi: nel momento in cui si comprende che si
profila la sconfitta ci si rende conto quindi che Dio non
interverrà e viene meno la fede che ha sostenuto fino a quel
momento.
Faccciamo un paragone con la
battaglia di Kartum che abbiamo prima ricordato: dopo i primi
momenti di fuoco, quando i Dervisci videro cadere in pochi minuti oltre
10 mila dei propri uomini realizzarono che la loro fede
nell'intervento di Dio era infondata e non combatterono più e non
solo fuggirono ma, cosa del tutto imprevedibili, cercarono pietà dai
loro nemici, invocavano di essere risparmiati. Gli inglesi erano anche
disposti forse a farlo ma, purtroppo, i loro alleati egiziani i
cui connazionali erano stati barbaramente massacrati non intesero
ragioni e uccisero tutti i Dervisci che poterono. Si disse che la
battaglia di Kartum più che una battaglia fu una esecuzione di massa.
Ciò che è apparso chiaro e che gli americani volevano mostrare è che in
nessun paese sarà permesso la installazione di governi fondamentalisti,
che qualsiasi governo che mostri di non combattere con sufficiente
energia e risolutezza il terrorismo fondamentalista rischia di essere
immediatamente rovesciato dai potenti eserciti occidentali. Insomma non
sarà permesso a un altro Komeini di installarsi in qualche paese
islamico, e anche in Iran il governo teocratico può anche essere
tollerato a patto che chiaramente non appoggi alcun terrorismo
internazionale. E' un ritorno alla cosi detta politica delle
cannoniere dell'età coloniale , è vero, ma non si può negare che essa fu
generalmente molto efficace.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Da questo punto di vista Al
Qaeda è stato gia sconfitto: esso si riprometteva la conquista dei
paesi dell'Islam (non già dell'Occidente, come abbiamo prima mostrato):
ma ora appare chiaro che gli attentati dell'11 settembre hanno
completamente fatto tramontare una prospettiva del
genere.
D'altra parte l'ondata di attentati
generalizzata e incontrollabile che veniva bandita dalle centrali
del terrore che avrebbe dovuto mettere in ginocchio
l'Occidente (e sarebbe stato in grado di farlo, non vi è dubbio)
non c'è stata: la gravità delle conseguenze probabilmente ha
distolto eventuali simpatizzanti dall'effettuare atti sconsiderati
L'intervento USA in Iraq al contrario
di quello in Afganistan ha avuto una disapprovazione quasi unanime
degli Stati e soprattutto di opinione pubblica soprattutto perchè,
a differenza dell'Afganistan , non si vedeva alcun nesso fra
terrorismo e il regime, pure esecrabile, di Saddam Hussein. Esso
però rispondeva, secondo gli USA, agli stessi parametri della guerra
globale: abbattere un governo che poteva dare eventuale armi di
sterminio di massa a dei terroristi, prima che fosse in grado di
farlo: le guerre preventive sono illecite al punto di vista della
legalità internazionali ma sono efficaci dal punto di vista
bellico.
Si dice giustamente che la
storia non si fa con i "se"; infatti è impossibile sapere che cosa
sarebbe successo se un certo avvenimento non fosse accaduto: che sarebbe
avvenuto se Alessandro Magno non fosse morto tanto giovane: chi può
dirlo.!
Cosa sarebbe successo se gli Usa non
avessero scelto l'opzione militare? Si può pensare che ci sarebbe stato
meno terrorismo o che il terrorismo sarebbe dilagato: non lo
sapremo mai con certezza e ciascuno può conservare le sue opinioni.
Nella corretta metodologia
storica possiamo cercare di mettere in relazione i fatti
"effettivamente avvenuti" con altri fatti anche essi
"effettivamente avvenuti". Possiamo constatare che le fosche
minacce di Al Qaeda non si sono verificate, l'America e l'Occidente non
sono sprofondate, il fondamentalismo non si è affermato in nessun paese,
dappertutto esso è violentemente combattuto con mezzi legali e con mezzi
violenti, in Occidente come in tutti i paesi mussulmani.
Questo non significa che la sue
minacce si siano dissolte: esse restano ancora forti, pericolose: siamo
sempre sull'orlo dell'abisso: nessuno può escludere
veramenteche un certo numero di mussulmani compiano attentati
indiscriminati, che qualche ordigno nucleare possa essere fatto
ancora esplodere.
Si può prevedere l'azione del "laico"
perchè egli tiene presente le conseguenze dei suoi atti; non è facile
prevedere i comportamenti di chi crede di essere ispirato da
Dio.
Prof. GIOVANNI DE SIO
CESARI