Pubblicato in Pensiero Democratico agosto 2014 HOME
Il conflitto infinito arabo- israeliano può avere una fine.
Giovanni De sio Cesari
IL CONFLITTO
Nella storia le guerre vengono decise in battaglie più o meno grandi e numerose: ci sono vincitori e vinti. Ma nel conflitto che oppone Arabi ed Israeliani le parti si affrontano in guerre e guerriglie che si succedono incessantemente: il conflitto a tratti sembra sopito per poi riaccendersi nuovamente. Soprattutto però pare che non importa chi vinca e chi perda: si aspetta semplicemente la prossima battaglia. Il conflitto continua implacabile, passa da una generazione all’altra, siamo ormai alla terza generazione, i soldati di oggi combattono la stessa guerra dei loro nonni Le catastrofi (nakba, come dicono gli arabi) si succedono alle catastrofi: il popolo arabo palestinese vive spesso ai limiti della sopravvivenza, nell’inferno di Gaza o nei campi miserabili nel Libano, gli Israeliani d’altra parte non riescono a trovare una situazioni di pace, di sicurezza, di normalità.
Eppure la cosa
che pare ancora più incredibile è che la soluzione è chiaramente sotto gli
occhi di tutti: occorre semplicemente stabilire due stati autonomi e sovrani.
Il paradosso, quindi, è che esiste una guerra che continua sempre, comunque
finiscano le battaglie, per un motivo che in realtà non esiste perchè la
soluzione è obbligata e inevitabile.
Un' insieme di
fattori rende impossibile la soluzione militare del conflitto. Innanzi tutto non
si tratta di due contendenti che lottano da soli ma il mondo intero, in qualche
modo, partecipa e rende impossibile a ciascuna della parti una vittoria
definitiva.
Nello sconfinato mondo arabo e mussulmano, i Palestinesi trovano sempre dei
sostenitori per tanti motivi anche vari e contrastanti: un fiume di danaro si
riserva sui Palestinesi e con esso un flusso ininterrotto di armi e soprattutto
un imponente flusso di benedizioni religiose. di conforti fraterni. Fra qualche
mese passerà per Gaza qualcuno con una valigetta di soldi e indennizzerà tutti
quelli che hanno perso la casa. Quando ci furono i kamikaze che si facevano
esplodere in mezza alla gente, nelle loro case si riversava un fiume di persone
per felicitarsi con i genitori e i parenti dello shaid ( il testimone della
fede, il martire) e Saddam si distingueva per il generoso assegno alle
famiglie. Ma i Palestinesi trovano appoggi ideologici. anche in Occidente,
persino nella stessa Israele: una parte importante dell’opinione pubblica
occidentale è con loro senza ma e senza se. In nessun altra
parte del mondo, credo, vi è una concentrazione cosi alta di ogni sorta di
organizzazioni umanitarie come a Gaza .
E’ chiaro per altro che gli attentati, sia quelli del passato che quelli recenti o il lancio di razzi da Gaza non possono sconfiggere gli Israeliani: certo gli ebrei non andranno via dalla Palestina per questo. Si tratta quindi una tattica che mantiene vivo il conflitto ma che non porta certamente alla vittoria.
Ma
anche gli Israeliani non riescono, dopo oltre trenta anni, a vincere la loro
lotta contro il terroristi ( o combattenti, fate voi )
Israele risponde in modo violento e deciso per dimostrare che comunque il
terrorismo non paga, che non può ottenere la vittoria e che la conseguenza dei
loro atti è soprattutto quella di infliggere maggiore sofferenze proprio a
quei Palestinesi che esso proclama di voler difendere. Ma il palestinese
oppresso, in miseria, che vede morire i suoi figli non addossa affatto la colpa
ai “terroristi” ma agli Israeliani: non considera affatto l’azione israeliana
come effetto di quella dei “terroristi” ma anzi fa il collegamento inverso:
l’azione terroristica è vista come vendetta di quanto ha subito. Non è
l’attentato suicida o il lancio di razzi che ha causato l’attacco di Israele
ma, al contrario, essi sono la reazione all’attacco israeliano. La politica
israeliana finisce con il raggiungere il risultato opposto a quello sperato.
In
linea teorica
gli Israeliani potrebbero vincere rispondendo al lancio dei razzi da Gaza con
bombardamenti devastanti (come quelli di Tokio o Dresda) facendo centinaia di
migliaia di morti ( come fece Saddam con Curdi e sciiti), anzi, forse non
sarebbe nemmeno necessario: basterebbe tagliare l’acqua ed elettricità come si
fa negli assedi:( in quello di Lenigrado morirono di stenti 700 mila persone)
Ma gli occidentali non lo permetterebbero, quelli stessi occidentali che sono la
garanzia della sopravvivenza e superiorità militare di Israele
Ambedue quindi le tattiche, il terrorismo e la rappresaglia, non conseguono
risultati ma è anche vero che le parti non hanno alternative da un punto di
vista militare.
Dall’altra parte dopo il ritiro dell’ Egitto negli anni 70 non si vede alcun nazione che abbia la forza e la volontà di affrontare veramente Israele: e anche se Israele fosse battuta la sua sopravvivenza sarebbe comunque garantita dall’Occidente
Chiunque vinca le battaglie non è importante: perché nessuno può vincere la
guerra Anche la attuale tragica battaglia di Gaza (luglio 2014) non è una vera
a battaglia ma una battaglia virtuale in cui qualche migliaio di morti puo
essere usato per dimostrare la malvagità di Israele oppure le tragiche
conseguenze che provoca il fanatismo di HAMAS (secondo gusti, tendenze e
sensibilità)
:
Alla fine tutti grideranno di aver vinto: in realtà è vero perchè nessuno ha
perso veramente
LA FINE DEL CONFLITTO
Ma non esiste allora una soluzione? Noi crediamo di si
Non crediamo però che si debba partire da una pace “giusta” : quello che giusto e ingiusto, le ragioni e i torti dipendono dalla scala di valori che adoperiamo. Quello è Medio Oriente: possono adottare scale di valori molto diverse dai nostri di fatto i contendenti dell’una e dell’altra parte e anche le fazioni interne alle due parti, pensano di avere tutti ragione perchè ciascuno adotta una sua scala di valori
Insomma se parliamo dai bimbi uccisi a Gaza e cerchiamo chi sia il “vero” responsabile ci perdiamo in un discorso inconcludente: la responsabilità dipende da quanto indietro andiamo nella scala delle cause e soprattutto dal criterio che usiamo
Dobbiamo invece trovare una soluzione che faccia finire questo orrore senza fine: questa noi definiamo “soluzione giusta”
Proprio per questo la chiave della soluzione non si trova in M. O ma al di fuori, diciamo soprattutto in America , come vediamo in seguito
In Occidente , soprattutto in America si deve prendere coscienza di due fatti di cui invece si ha poco o nessuna consapevolezza
Il primo di essi è la attuale struttura di Fatah
Il congresso del 2009, tenuto da Fatah ( con esclusione dei delegati di HAMAS) ha innovato profondamente tutta la organizzazione.
Al contrario della storica Fatah, quella l’odierna è radicalmente nuova, ha obiettivi diversi, il primo dei quali è proprio quello della fine della lotta contro Israele. Si è voluto trasformare il movimento in un partito che si occupi della gestione e dell’economia e non più della lotta per la liberazione Per questa nuova fase l’ apparato non è più formato da combattenti per la liberazione nazionale Analogamente si sono rimossi i pubblici dipendenti affiliati a istituzioni della resistenza palestinese e sostituiti con dipendenti apolitici, facilitando il ricambio anche con una legge per il prepensionamento. Siamo molto lontani dal Fatah di Arafat : comunque si giudichi il fatto, bisogna tenerne conto ma in Occidente poco o niente si conosce di questo radicale cambiamento che è avvenuto ormai da ben cinque anni
Ma ogni accordo resta impossibile fino a che vi sono i cosiddetti insediamenti ebraici in Palestina. Vediamo brevemente di che si tratta Una parte di essi insiste ai confini di Israele e sono sorti per motivi soprattutto economici ( il suolo costa di meno). Potrebbero, in parte almeno, anche essere riassorbiti in un arrotondamento dei confini di Israele negoziato con i Palestinesi. Gli insediamenti che impediscono ogni prospettiva di formazione di uno stato palestinese sono quelli che si trovano ben addentro nel territorio palestinese e sono abitate quasi esclusivamente dai cosiddetti ebrei ortodossi Chi sono costoro?
Ed è questo il secondo e piu importante punto di cui l’ Occidente e l’America deve prendere consapevolezza.
Israele in genere è un paese laico, fondato da persone provenienti dall’Occidente che portarono con loro gli ideali laici, democratici, socialisti dell’Occidente ma si sono formati ,specie in campo dei cosi detti sefarditi, nuclei minoritari ma molto compatti, aggressivi e in espansione: i cosi detti ortodossi, paragonabili in tutto ai cosi detti salafiti islamici. Adottano puntigliosamente la Halacha (legge ebraica) in modo piu radicale di come i wahabiti osservano la sharia . Per esemplificare: osservano il riposo del sabato spinto fino all’estremo, niente circolazione stradale , proibito pure accendere la luce (hanno uno starter). E’ la gente che puntigliosamente adotta la cucina Kosher (permessa) con infinite dispute su quale pesce sia o meno kosher, che usa due frigoriferi, uno per le carni e uno per i latticini, nel terrore che i due cibi possano mescolarsi, cosa proibita, che vorrebbero anche scuole divise per sesso e addirittura hanno cercato di stabilire sui mezzi pubblici spazi distinti per uomini e donne Sono essi che popolano quasi esclusivamente gli insediamenti. Dal punto di vista politico ed economico non si vede nessuna motivazione della esistenza di questi insediamenti . Essi creano una situazione insostenibile: per difendere questi insediamenti occorre militarizzare tutto il territorio, costringere i palestinese in situazione simili a grandi campi di concentramento, sono soprattutto una ipoteca irrisolvibile sulla formazione di uno stato autonomo palestinese.
La loro giustificazione però è di carattere religioso. Si parte da una promessa che Dio avrebbe fatto agli Ebrei tre mila anni fa, di dare ad essi la terra dove “scorre latte e miele”, per sempre. Gli insediamenti vengono infatti definiti hityashvut (eredita)
I territori "occupati", quindi, apparterrebbero a Israele per diritto divino: si concede al massimo che gli Arabi possono anche abitarci ma appartengono agli israeliti. Gli ebrei che credono fermamente in questo diritto divino si trasferiscono, incuranti di ogni pericolo, di ogni difficoltà come coloro che credono di fare la volontà di Dio che va seguita a costo di ogni sacrificio.
Si tratta di una minoranza, intorno ai 350 mila persone forse, ma molti compatti aggressivi, capaci, per motivi elettorali, di condizionare la politica dell’intero paese ( Israele adotta un sistema elettorale proporzionale)
Noi pensiamo agli israeliani come a dei laici occidentali ma non è cosi: vi sono anche i fondamentalisti
Occorre quindi che gli insediamenti siano sgombrati perchè si possa stabilire un vero accordo con Fatah e far nascere finalmente uno stato palestinese vero e proprio: questo mi pare il punto essenziale
Io credo che la chiave della situazione la abbiano gli americani: essi solo possono costringere effettivamente Israele a seguire l’unica politica ragionevole e mettere a tacere i propri fondamentalisti
La superiorità militare e la stessa esistenza di Israele poggiano sull’aiuto militare ed economico degli USA: basterebbe che fosse condizionato allo sgombero degli insediamenti che sono solo espressione dei fondamentalismo ebraico : perchè dovrebbero sostenere quel fondamentalismo cosi lontano dalla loro cultura?
Non è nemmeno necessario che vi si portino soldati occidentali che sarebbero immediatamente coinvolti nella follia collettiva della Palestina
Non penso che una delle parti, Israele o palestinese debba vincere, nemmeno che ci deve essere un compromesso ma che devono prevalere i laici ( non necessariamente atei) israeliani e palestinese e cedere i fondamentalisti ebraici e islamici ( non i credenti)
Se gli Israeliani
pongono come presupposto dei negoziati la cessazione di ogni atto di terrorismo,
quelli che non vogliono il negoziato lo faranno immediatamente fallire con un
attentato: vi saranno sempre dei gruppi contrari al negoziato e i moderati (le
autorità) non sono in grado di controllarli.
Occorrerebbe invece che la cessazione del terrorismo fosse posta come fine del
negoziato, non come presupposto. Se effettivamente si costituisse uno stato
palestinese con un governo effettivamente in grado di governare e controllare il
territorio allora sarebbe nella logica delle cose che assumesse anche la
responsabilità dei propri cittadini. Esso potrebbe effettivamente e
autorevolmente controllare il terrorismo.
D‘altra parte se la situazione umana degli abitanti migliorasse sensibilmente
certamente il prestigio del governo moderato crescerebbe e diminuirebbe in
parallelo quello degli estremisti.
In altri termini se il palestinese comune vedesse la sua vita migliorare
realmente con la pace diventerebbe favorevole alla pace stessa (cioè agli
accordi con gli Israeliani) ma fino a che egli si sentirà oppresso e attaccato
dagli Israeliani non crederà mai che la pace con essi potrebbe portare qualcosa
di buono.
Bisognerebbe fare anche delle considerazioni in prospettiva
Bisognerebbe
rendersi conto da parte Israeliana che essi costituiscono solo un piccolo
staterello di pochi milioni di abitanti e hanno di fronte un mondo arabo
mussulmano sconfinato. La prevalenza militare israeliana è un fatto contingente
che non può durare all’infinito.. L’islam è attualmente arretrata e divisa in
mille conflitti.
Ma un giorno, prima o dopo anche il mondo arabo islamico finalmente seguirà le
strade dello sviluppo , come la Cina e l 'India: allora in quel momento, se
Israele sarà ancor un nemico, sarà spazzata via: meglio allora arrivare alla
pace ora, quando è ancora possibile.
L’America non è pià quella della guerra fredda globale al comunismo e neppure quella unica grande potenza dei tempi dei due Bush, ha problemi economici, la riforma sanitaria, l’american dream pare svanire: perchè dovrebbe buttare in un pozzo senza fondo somme colossali per far si che certi ebrei fanatici possano tenersi tutta la terra dove scorre “latte e miele” promessa da Dio Prima o dopo smetteranno anche considerando che poi il M.O. non è più importante per le fonti di energia e non sono più minacciati da fanatismi arabi del tipo al qaeda.
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