Discriminazioni
Giovanni De Sio
Lunedi, 16 novembre 2009
E’ comune sentire che bisogna essere contro tutte le discriminazioni,
di qualunque genere: da che poi si arriva ad affermare che non bisogna
giudicare i comportamenti di nessuno in nessun caso e,conseguentemente
che tutti quindi i comportamenti vanno accettati perche altrimenti
faremmo delle “discriminazioni”
Ma le discriminazioni di cui parla giustamente la nostra e le altre
costituzioni moderne hanno un significato molto particolare che va
individuato nel loro contesto storico filosofico
Si affermava infatti che non si possono fare discriminazioni in base
alla razza, alla religione al sesso e cose del genere per attuare il
principio, da tutti accettato, della uguaglianze dei cittadini,
principio messo in dubbio nel passato recente e nel passato remoto da
quasi tutti i regimi politici: non può essere banalmente esteso a ogni
situazione : non è antidemocratico discriminare uno studente dalle
camerate delle studentesse La discriminazione di per se non e'
contraria alla democrazia o alla Costituzione,al moderno sentire civile
Infatti le leggi discriminano nei concorsi i laureati dai non laureati
( che potrebbero essere anche più prepararti ) e cosi non può
arruolarsi nei carabinieri chi ha commesso reati. Noi continuamente
discriminiamo gli idraulici e i medici bravi da quelli incapaci e
arruffoni, discriminiamo gli imbecilli e gli imbroglioni, dai capaci e
dagli onesti
Diciamo che la discriminazione è la base della vita sociale,
discriminare significa infatti anche cogliere le differenze e quindi
comprendere Per quanto riguarda la moralità la discriminazione dei
comportamenti ne è la base e l’essenza: se i comportamenti fossero
tutti da accettare (altrimenti cadremmo nelle discriminazioni) allora
dovremmo metter sullo steso piano chi ruba e chi è onesto, chi è buon
padre e chi non lo è, chi sfrutta i poveri e chi li aiuta:
evidentemente è una concezione del tutto inaccettabile e. di fatto. da
nessuno accettata.
Il problema è che bisogna discriminare fra i comportamenti che sono
nell’ambito dei consentiti moralmente e quelli non consentiti:
nell’ambito dei primi bisogna non discriminare, è vero. ma la
discriminazione deve essere chiara fra i primi e i secondi Il discorso
della discriminazione sarebbe allora più corretta se impostato sul
problema se un certo comportamento riguardi o meno la moralità e non
può essere, surrettiziamente, invocato per negare implicitamente valore
morale a un certo comportamento
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