Relativismo e certezze
Giovanni De Sio
Lunedì,25 maggio 2009
Il relativismo etico parte dalla constatazione che il bene e il giusto
sono percepiti diversamente a seconda dei punti di vista, i contesti
storici e sociologici. Da questo fatto deriverebbe che non esiste “una”
etica ma “tante” etiche differenti, ciascuna relativa a un certo
contesto storico sociologico.
Una tale posizione entra in contrasto con ogni concezione religiosa che
pone la base dell’etica in Dio stesso, che, per sua specifica natura, è
eterno e immutabile e le cui leggi conseguentemente non possono che
essere immutabili.
Tuttavia la diversità delle visioni etiche è un fatto che non si può
ignorare e nemmeno minimizzare.La soluzione del problema va ricercata
soprattutto nel fatto che, anche se i principi possono sostanzialmente
essere gli stessi, tuttavia le realizzazioni concrete variano a seconda
dei contesti socio culturali. Ad esempio il principio generale secondo
il quale i genitori hanno il dovere di educare i propri figli trova
realizzazione molto diversa secondo i contesti ambientali: una civiltà
di cacciatori insegna a cacciare, una industriale avanzata una
complessa cultura tecnico scientifica; un tempo si riteneva che tutta
la educazione dovesse basarsi sull’autorità ora si da più importanza
alla libertà e al dialogo
I doveri dei genitori appaiono e sono effettivamente diversi nei vari
contesti ma solo perchè un unico principio trova applicazioni diverse
in diverse situazioni
Anche la stessa Chiesa, pur nella costanza dei principi generali, sente
il bisogno di precisare e inverare i propri insegnamenti nel corso dei
secoli, soprattutto quando si vengono a creare nuove situazioni e
istanze nella storia
Non va nemmeno però minimizzato il fatto che l’uomo può incorrere in
errore non solo nella realizzazione dei principi etici ma anche nella
loro concezione. Non si giustificherebbe altrimenti la stessa
Rivelazione e in generale l’insegnamento della Chiesa nel suo complesso
A questo punto allora all’uomo si può porre il problema di non sapere quale sia,in concreto, la condotta giusta da seguire
Certamente noi non sappiamo mai con sicurezza quello che è giusto e
quello che non lo è, anche se ammettiamo che esista veramente il giusto
cosa che il relativismo nega Ma il nostro modo di comportarsi ci sembra
debba essere quello che seguiamo in tutti i casi dubbi e, in linea
generale, tutta la nostra vita è piena di dubbi,
Noi non sappiamo mai quali risultati avrà una nostra azione: anzi
spesso il caso ( e, se si preferisce, la volontà di Dio) fa si che sia
il contrario di quello che ci aspettiamo
Cosi si cerca in ogni modo di incoraggiare i figli a studiare nella
generica previsione che questo aiuti ad avere una vita migliore, la
qualcosa è ben lontano dall'essere una certezza, anzi
E quante volte succede che si ha successo agendo in modo sconsiderato o
al contrario fallire pur avendo agito con accortezza Noi agiamo secondo
quello che ci pare opportuno e ragionevole , pur sapendo che non siano
sicuri dell’esito: analogamente noi non sappiamo mai con certezza
assoluta se la nostra azione è giusta o meno Ma nell’uno e nell’altro
caso noi agiamo come se ne fossimo sicuri
La condizione umana è una condizione di incertezza ma anche
l'incertezza ha le sue regole e le sue certezze Cosi parliamo
propriamente di peccato se siamo coscienti di avere agito contro la
legge morale: paradossalmente possiamo quindi fare peccato agendo
obbiettivamente secondo la legge morale e viceversa: ciò che conta è
pur sempre la intenzione e la volontà cioè la libertà
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