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Erga migrantes
di: Giovanni De Sio



Il Pontificio Consiglio per i Migranti “ ha pubblicato il 14 maggio 2004
il testo della “ Erga migrantes caritas Christi (La carità di Cristo verso i migranti), fondamentale documento ufficiale della Chiesa Cattolica
Esso può essere distinto in due parti: nella prima vengono esaminati i problemi posti dalle grandi ondate migratorie per motivi di lavoro mentre nella seconda vengono proposte una serie di norme e principi pratici ai quali i fedeli e i sacerdoti sono invitati ad attenersi
Al centro di tutto il discorso è la cultura dell’accoglienza e del dialogo inteso come “dovere” per tutti ma in particolare per i cristiani e la conseguente inequivocabile condanna di ogni razzismo e xenofobia e l’esortazione a superare paure e insicurezze
Si afferma con forza il diritto degli emigranti al ricongiungimento familiare, all’educazione dei figli, all’alloggio, al lavoro, e alla partecipazione culturale civile e anche politica nelle società in arrivo Tuttavia il discorso e molto realistico e concreto e non nasconde le difficoltà e le insidie di un dialogo semplicistico e imprudente. In questa ottica ad esempio si richiamano i nostri “ fratelli mussulmani” a non mettere in discussione le conquiste moderne relative ai diritti civili, alla libertà religiose,alla laicità dello stato, alla pari dignità dei sessi. Si sconsigliano, in particolare, i matrimoni fra donne cattoliche e mussulmani, fonte di “amare esperienze”e si escludono che luoghi di culto cattolici possano essere condivisi con altre religioni.
In particolare vogliamo soffermare la nostra attenzione alle norme specificamente riguardanti gli appartenenti alle chiese cattoliche di rito orientale che si sono trasferiti in gran numero in Italia Sono costituiti soprattutto da Ucraini e Rumeni delle chiese ortodosse orientali che si unirono a Roma nel secolo XVII e che nel nostro secolo hanno conosciuto il regime comunista. Nel dopoguerra specialmente, nell’età staliniana subirono gravi e spesso sanguinose persecuzioni e comunque non poterono professare apertamente la loro fede fino alla fine del regime. In genere essi però hanno conservato fede profonda e sincera malgrado le proibizioni le emarginazioni, la distruzione dei luoghi di culto
Il principio fondamentale della “erga migrantes” perseguito è quello di rispetto verso le tradizioni diverse da quella latina e la cura che i fedeli di chiese di altro rito non si sentano privati della loro tradizione religiosa, spesso tanto ricca e sofferta.
In questa ottica viene prescritto che essi restino ascritti alle loro chiese di appartenenza anche se frequentano abitualmente i luoghi di culto di rito latino nell’attesa che, appena possibile, essi possano avere nel nostro paese anche parrocchie , sacerdoti e vescovi ( vicari) del proprio rito. Anche conservando il principio territoriale, tuttavia viene fatta una eccezione per i cattolici di rito orientale che vengono quindi ad avere proprie strutture
Gia in Italia in molti località si officia secondo i riti orientali e nella lingue Ucraina e Rumena.
Tuttavia , a nostro giudizio, non ci sembra che gli immigrati sentano molto il desiderio di conservare i propri riti. Abbiamo l’impressione che la tendenza prevalente sia quella di inserirsi al più presto nella nostra comunità pienamente.
Notiamo invece e dolorosamente un certo affievolirsi dello spirito religioso negli emigranti. Tanti anni di persecuzioni comuniste non sono riusciti a sradicare il cattolicesimo in quei paesi e quando finalmente il lungo inverno del comunismo si è dileguato il cattolicesimo è riapparso più forte che mai. Ma solo qualche anno in Italia , nel prospero consumismo occidentale pare che abbiano avuto un effetto dirompente sulla fede. In verità non sappiamo se tutto ciò sia solo apparente. Noi pensiamo però che nell’allontanamento dalle chiese molto si deve alla posizione matrimoniale irregolare di tanti emigranti. Bisogna tener conto che non sono emigrati nel nostro paese interi nuclei familiari ma donne e uomini soli, in molti con situazioni matrimoniali già difficili alle spalle.
Noi speriamo che con il tempo e la regolarizzazione delle emigrazioni, questa situazione possa venire superata.