Autovalutazione Giovanni De Sio Domenica , 29 giugno 2008--------------------------- E’ comune e quasi generale affermazione che noi dobbiamo essere noi stessi, non dobbiamo tener conto di quello che gli altri pensano di noi, dell'opinione della gente: corollario di un tale discorso è che ciascuno diventa quasi un mondo a se, che deve fare quello che sente sia giusto e bene, che ciascuno sia il valore di se stesso. Ma quanta consistenza può avere una tale teoria? Osserviamo innanzi tutto che una tale convinzione non corrisponde per nulla alla realtà effettiva: infatti quello che noi pensiamo di noi stessi è pur sempre influenzato, se non proprio il riflesso, di quello che di noi pensano gli altri dove per “altri “ non intendiamo tutti gli altri indifferentemente, ma quelle persone che, a nostro giudizio, siano persone degne di stima e considerazione Se le nostre idee non sono condivise dal gruppo non possiamo sapere se siamo solo degli sciocchi presuntuosi o dei talenti incompresi: occorre che qualche persona stimata, qualificata ce lo dica Essere sicuri delle proprie idee non significa affatto che esse siano valide: potrebbe solo dipendere dalla nostra incapacità di capire e giudicare. La misura di noi stessi non possiamo darla noi stessi ma la ricaviamo all'ambiente ll mondo è pieno di persone che ritengono di essere dei geni incompresi: in realtà se nessuno si accorge che sono dei geni è molto più probabile che non lo siano affatto Se ciò è valido in generale lo è ancora di più quando si tratta di giudizio etico. Se ognuno di noi avesse una sua personale particolare visione etica e pretendesse di giudicare se stesso e il mondo intero in base da essa evidentemente avremmo una negazione dell’etica stessa L’etica infatti è un criterio con il quale si giudicano le azioni:se questo criterio cambia da uomo a uomo, è indefinibile e autoreferente avremmo un caleidoscopio di giudizi insignificante e contraddittorio Possiamo, è vero, dire che la coscienza dell’uomo deve essere il metro fondamentale di giudizio etico secondo l’affermazione di Agostino “ noli ire foras ,in interiore hominis abitat veritas” ( non uscire fuori di te, nel’intimo dell’uomo sta la verità ). Ma ciò va inteso pero solo nel senso che l’uomo trova in se stesso il “lumen veritatis” ( la luce della verità) in quanto questa viene posta da Dio. Il fondamento della verità : quindi il metro del giudizio è qualcosa di trascendente al singolo uomo che si si oggettiva in Dio. il criterio etico deve essere comune, qualcosa di interpersonale anche in una visione che non fosse religiosa. Elevare se stesso a criterio stesso di giudizio significherebbe in effetti porre il proprio io al posto di Dio, Anche da un punto non religioso sarebbe un assurdo: significherebbe infatti elevare le proprie personali preferenze, desideri, pregiudizi, spinte, istinti a criterio di verità etica Per critiche e commenti forum@giovannidesio.it Per approfondimenti: www.giovannidesio.it (§) |