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Problemi e società

Scienza e religione

Giovanni De Sio

Sabato,24 maggio 2008--------------- Sarebbe un grande errore logico pensare che la scienza e la religione siano alternative quasi che lo scienziato non possa essere un credente o che il credente non possa esser anche scienziato. Una teoria del genere viene smentita dalla semplice esperienza comune che ci attesta al di la di ogni dubbio teorico come nella realtà esistono persone di fede che sono parimenti uomini di scienza. Non so, in verità, se è stata mai fatta, ma se si facesse un indagine sulla percentuale di credenti fra i laureati in materie scientifiche e quelli in materie letterarie o filosofiche non credo che avremmo dati sostanzialmente discordanti a riprova che non vi è certo contraddizione fra una sapere scientifico e la fede religiosa. Se mai cosi fosse e come prevedevano erroneamente i Positivisti più di un secolo fa, nel nostro mondo non ci sarebbe più posto per la religione In realtà non c’è nessuna contraddizione fra scienza e religione perche si occupano di campi diversi: la incompatibilità e il contrasto avviene quando uno dei due invade il campo dell'altro. La scienza si occupa infatti delle cose che sono empiricamente rilevabili; se affermasse anche che cio che non è empiricamente rilevabile non esistesse diventerebbe essa stessa una religione ( e di fatto spesso lo è diventata) In altri termini esemplificando: un medico dice correttamente che l'anima ,non essendo per definizione rilevabile con l'esperienza sensibile, è fuori del campo della scienza: ma se dicesse pure che “non esiste” si metterebbe lui stesso fuori del campo della scienza: infatti l'affermazione che ciò che non è percepibile con i sensi non esiste non è una affermazione scientifica. Spesso la scienza ha avuto, particolarmente nel passato, la tentazione di divenir essa stessa una religione in contrapposizioni con le religioni tradizionali: tuttavia è certamente fuori dello spirito scientifico e negatore dei suo stessi fondamenti dare alla scienza una valore religioso. D’altra parte è anche vero che la religione non può porsi come conoscenza immediata della natura sostituendosi alla scienza come pur non infrequentemente è accaduto nel passato. La concezione di Galilei è illuminante e tuttora attuale al riguardo. Egli sostenne che le Sacre Scritture hanno per tema essenziale i valor etici e le verità religiose e che per quanto riguarda propriamente il mondo della natura essi usano i linguaggi e le concezioni del tempo storico in cui sono stati scritti Ovviamente,infatti, se la parola di Dio non puo che essere eterna e quindi non può seguire le vicende sempre molteplici della scienza non può seguire le variabilità delle teorie di questo o quel periodo storico. Il linguaggio della bibbia è quello umano bisognoso sempre di interpretazioni e aggiornamenti: il linguaggio della natura è quello matematico fatto di figure geometriche numeri e quindi immutabile ed eterno Non si deve pensare però come generalmente si fa che questa teoria fosse poi originale di Galilei : in realtà Galilei riprendeva sia pure in modo originale e a consono alle nuove realtà culturali una concezione che poi era tradizionale nella Chiesa Cattolica e formulata anche da San Tommaso: fede e ragione nella loro natura sono autonome. da un punto di vista cronologico viene prima la ragione e ma da un punto di vista del valore viene prima la fede. --------------------------- Per critiche e commenti forum@giovannidesio.it ---------- Per approfondimenti: www.giovannidesio.it (§)