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Problemi e società

REPRESSIONE IN TIBET

Giovanni De Sio

Lunedi,31 marzo 2008------------------L’ondata di repressione cinese in Tibet è stata condannata da tutti gli ambienti internazionale come una flagrante violazioni dei diritti umani della libertà religiosa e della democrazia. D’altra parte bisogna pure tener presente che la Cina ha esplicitamente rifiutato questi principi: il liberismo economico che ha dato un un’enorme slancio alla economia non ha scalfito per niente l’autoritarismo e la mancanza di libertà che la Cina ha ereditato dalle precedenti strutture comuniste. Anzi il partito comunista è rimasto saldamente e al potere anche se in realtà ha abbandonato del tutto la ideologia economica comunista per sostituirla con un capitalismo molto spinto. D’altra parte la repressione del Tibet è una costante storica da oltre due secoli, da quando durate la dinastia Quing i cinesi presero il controllo dall’immenso altopiano tibetano. Nel ‘700 in Pechino venne costruito lo splendido complesso di Yonghegong (letteralmente il Palazzo dell'Eterna Armonia conosciuto anche comunemente come” tempio dei lama “) proprio per avere un punto di riferimento nazionale cinese da contrapporre a quelli del lontano Tibet. Attualmente i cinesi contrappongono al Dalai Lama il “Panchem Lama”, altra autorità religiosa che pero segue una politica filocinese. L’opinione pubblica cinese, divisa su molti temi, però si ritrova unita sulla questione del Tibet che viene considerata parte integrante della nazione ( come Taiwan ), considera quindi un traditore il Dalai Lama e pericolosi criminali i tibetani in rivolta. Lo stesso Dalai Lama invita alla moderazione ben concio della difficoltà della situazione: un boicottaggio dei giochi olimpici sarebbe un disastro per il Tibet. a prescindere dalla opportunità di far confluire in un evento sportivo che ha per fine affratellare tutte le nazioni,elementi politici di contrasto fra le nazioni. che comunque sono sempre presenti E’ stata anche criticata in certi ambienti la eccessiva cautela del Vaticano su questi avvenimenti. Bisogna però tener presente che la situazione della Chiesa Cattolica in Cina è oltremodo difficile e delicata: la comunità cristiana è infatti divisa fra una Chiesa cosi detta “patriottica” che almeno in teoria rifiuta ogni contatto con Roma e una clandestina che invece li conserva. In realtà non vi sono differenze dottrinali fra le due chiese. Con un paziente e lungo lavoro pastorale e diplomatico si cerca di ricucire lo strappo e si sono ottenuti risultati apprezzabili. Il problema fondamentale naturalmente è la libertà religiosa o meglio della libertà in genere: solo se essa sarà stabilita in Cina sarà è possibile che tutte le religioni, compresa quella tibetana e quella cristiana, potranno svolgere la propria azione liberamente : la libertà è una e indivisibile e la libertà religiosa è la prima e la madre di tutte le libertà Il cammino non sarà certo breve: in Cina lo strabiliante progresso economico mette in ombra tutti gli altri problemi, nessuno si sente di fare cambiamenti che possano mettere in crisi quel sistema che pare funzionare cosi bene. Bisogna sperare pero che proprio il miglioramento delle condizioni economiche porti alla esigenza della democrazia e della libertà ---------------------------- Per critiche e commenti forum@giovannidesio.it ---------- Per approfondimenti: www.giovannidesio.it (§)