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Problemi e società

LAICITA’ DELLO STATO

Giovanni De Sio

Lunedi,10 marzo 2008 -------------------------------Spesso si sente che in Italia la Chiesa minaccerebbe la laicità dello Stato, che interferirebbe indebitamente con il potere politico e la formazione delle leggi, qualcuno si spinge perfino a parlare di “"neo temporalismo contemporaneo” In verità io non vedo nessun cardinale o vescovo ricoprire cariche come quella di ministro o generale ( come avveniva nel medioevo) e nemmeno dei parrocchiani nominare un sindaco sostituendosi ai partiti politici. Il mondo cattolico ha accettato ormai da lungo tempo l’idea della laicità dello Stato: occorre però intendersi sul significato di laicità che secondo alcuni finirebbe con l’identificarsi con la emarginazione dei credenti. Quale è la linea che distingue il legittimo uso del diritto di utilizzare gli spazi di libertà consentiti a tutti in democrazia e la indebita e incostituzionale interferenza della chiesa? Per chiarire meglio il problema facciamo un paragone. La repubblica islamica dell'Iran è un paese confessionale: la shari'ah (legge religiosa) vale immediatamente come legge dello stato, anzi come sostengono coerentemente i teorici (come el Banna ) lo stato non ha in linea di principio nemmeno il potere legislativo ma solo quello esecutivo ( la legge c'è già ed è immutabile: è appunto la shari’ah): conseguentemente vi è una commissione di esperti (ayatollah) che giudicano se una disposizione è compatibile con l'Islam ( una specie della nostra Corte Costituzionale ) e anzi non possono candidarsi coloro che non siano stati riconosciuti, da una apposita commissione, "abbastanza" fedeli islamici. In realtà in questo modo si emarginano i non mussulmani e anche quelli che pur dichiarandosi mussulmani non sono riconosciuti come tali dalle autorità ( con gli abusi immaginabili in una tale procedura). Comunque si tratta una struttura politica coerente con le premesse confessionali che identificano in una religione determinata la base dello Stato L'Italia è uno stato laico: questo significa che nessuna legge religiosa può valere come legge civile di per se: ma non può significare che poichè una legge è sostenuta dai fedeli ( o “anche” dai fedeli) non possa essere approvata come legge dello Stato (secondo le procedure previste): altrimenti dovremmo dire che pure la poligamia non dovrebbe essere vietata perche tale divieto è di origine religiosa. La Chiesa è la organizzazione propria dei cattolici: perche mai non potrebbe intervenire nel dibattito politico, in modo particolare poi sui nei temi etici? Intervengono le organizzazioni gay, i comitati anticamorra, i pacifisti, i neo borbonici, i comitati di quartiere, tutti legittimamente. perche una organizzazione che raccoglie tanta parte dei cittadini non potrebbe esprimersi e lottare democraticamente ? In un paese laico e democratico un fatto è considerato reato se la maggioranza dei suoi cittadini lo ritiene tale ( attraverso la formazione delle leggi) NON se è considerato peccato da una religione sia pure essa maggioritaria. Questo però non significa che un peccato non possa essere considerato anche un reato: anzi in genere vi è corrispondenza .Quasi sempre un reato è anche un peccato perche la nostra cultura è sostanziata dal cristianesimo .Ora se la maggioranza dei cittadini ritiene che un certo fatto sia legalmente lecito allora non sarà un reato, se ritiene invece che sia opportuno, giusto, conveniente che sia proibito legalmente, sarà un reato Ora quello che conta è il parere che esprimono i cittadini: non ha nessuna rilevanza se quel parere se lo sono formato ascoltando i discorsi papali o quelli di Pannella, se si sono ispirati al Dalai Lama o a Marx.: ognuno è libero di ascoltare chi vuole: questo è uno dei pilastri della democrazia laica Voler impedire alla Chiesa attraverso le sue organizzazioni di dare indicazione sarebbe la fine della democrazia e quindi della laicità stessa -----------------------

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