SOCIALITA’ DI VALORE Giovanni De Sio SOCIALITÀ DI FATTO E DI VALORE Lunedì, 23 luglio 2007 ------------------Nel campo dell’educazione e,più in generale, in quello dei problemi sociali molto spesso si pone il problema della socialità come tema essenziale, il che è certamente giusto. Tuttavia non sempre appare chiaro in che cosa poi essa consista. Elemento essenziale per una chiara definizione di socialità è la distinzione operata dal Personalismo fra “socialità di fatto” e “socialità di valore”. .Una concezioni molto diffusa nel modo moderno, improntate essenzialmente al pragmatismo e all’utilitarismo tende a far coincidere la socialità con la capacità del soggetto di stare bene con gli altri, di intrattenere buoni rapporti con la comunità, di adeguarsi cioè alle regole e alla prassi del gruppo di appartenenza. Non si nega che questi atteggiamenti siano utili e diremmo anche indispensabili ma essi costituiscono un mero adattamento al gruppo, una SOCIALITA’ DI FATTO. Essa pero non può considerarsi tutta la socialità che è cosa più ampia più profonda. La socialità infatti non può esaurirsi nel mero adattamento ma nella capacità di operare per il bene comune . La socialità consiste infatti nella solidarietà, nel prendersi cura dell’altro, nel prendersi carico dei propri simili considerandoli fratelli. Si tratta cioè di un VALORE da perseguire attivamente e non di un FATTO da recepire più o meno passivamente. Essere sociali non può ridursi semplicemente a non aver contrasti con gli altri. Anzi è proprio delle persone che maggiormente sentono il dovere del bene comune entrare in contrasto con il proprio ambiente per denunciare il male, il sopruso, la ingiustizia che si trovano in maniera più o meno ampia e profonda in ogni dove. E ‘ veramente sociale chi si pone il problema del bene comune e conseguentemente si oppone al male, al vizio all’errore e quindi entra fatalmente in contrasto con gli altri. Infatti la figura del “giusto ” richiama quasi sempre quello del “perseguitato.” Cosi Socrate rimprovera i suoi concittadini ateniesi e cercava di ricondurli sulla via del vero bene comune e per questo egli fu condannato a morte. Nei Vangeli è detto:”beati i perseguitati per causa di giustizia” e Gesù dice pure “ non sono venuto a metter pace, ma la spada perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre” perchè chi è veramente sociale e sollecito del bene altrui deve anche sapere dire dei no dolorosi, anche alle persone che ama. Non è buon padre (maestro, governante) colui che dice sempre di si Invece colui che per non inimicarsi gli altri, per essere simpatico e popolare si adegua al conformismo prevalente dice sempre di si può definirsi “ buonista” che è cosa ben diversa: può essere anche solo una persona debole, non cattiva ma certamente non è una persona che persegue il VALORE della socialità. Non era veramente sociale chi in altri tempi vide gli ebrei deportati e non disse nulla : non è veramente sociale chi non dice nulla ora quando vede la povertà dei molti e la ricchezza dei pochi, quando vede gli emarginati abbandonati a se stessi, quando vede i valori calpestati e vilipesi, insomma chi vede il male e non insorge. ..-------------------- Per critiche e commenti forum@giovannidesio.it ---------- Per approfondimenti: www.giovannidesio.it , (§) |