Pubblicato su www.cattolici.net lunedi 20/11/06 HOME
I PACS Giovanni De sio Cesari
Lunedi, 20 novembre 2006.------- In seguito a un fatto di per se increscioso sono riesplose polemiche per un avvenimento di tre anni fa: nelle onoranze ai caduti di Nassirya furono invitate le mogli dei militari ma non una convivente alla quale soprattutto poi non spettò alcun risarcimento economico. Non vogliamo esprimere assolutamente alcun giudizio sul fatto particolare del quale non conosciamo esattamente gli aspetti specifici ma esamnnare se problemi del genere possano essere superati con i cosi detti PACS (patti civili di solidarietà ) come da alcuni parti si è affermato. I PACS. in verità, vengono richiamati soprattutto per le cosi dette coppie omosessuali ma in questo caso se ne invoca le applicazione per le coppie o famiglie eterosessuali cosi dette “di fatto”. Programmaticamente tralasciamo gli aspetti religiosi che non possono vincolare uno stato laico come il nostro e che invece richiamano la coscienza dei credenti. Non si tratta nemmeno di esaminare la conformità alle leggi attuali ma di valutare se sia o meno opportuno modificare le leggi in questo senso. Dal punto di vista strettamente sociologico per famiglia (nucleare) intendiamo una coppia formata da una donna e da un uomo con il fine fondamentale (ma non necessario) della procreazione di figli e che si formi in seguito a una dichiarazione esplicita di volontà dei due contraenti. Il secondo aspetto risulta fondamentale: infatti Il fatto che due persone abbiano dei rapporti sessuali non significano certamente che formano famiglia, oltre tutto in una società come la nostra nella quale tali rapporti sono ormai un fatto comune. Il fatto poi che la coppia viva insieme per un periodo più o meno lungo non vuol dire che formino famiglia: spesso queste convivenze nei giovani e nei non più giovani sono abbastanza comuni e si sciolgono cosi come si sono formate, senza nessuna formalità. Anche la nascita di uno o più figli non può per se stesso implicare l’esistenza o la costituzione della famiglia: i nati fuori del matrimonio ci sono sempre stati e attualmente paiono anzi in crescita esponenziale. Il punto essenziale è che per esserci famiglia occorre una volontà dichiarata dei componenti della coppia altrimenti non si può in nessun modo parlare di matrimonio e quindi di famiglia e tanto meno pretendere che certe situazioni di fatto abbiano una rilevanza giuridica. Insomma se Tizio vive insieme a Caia “more uxorio”( come si diceva nel linguaggio giuridico) per un certo tempo questo non vuol dire che Caio e Tizia formano una famiglia: anzi se essi non hanno manifestata questa volontà con il matrimonio possiamo dire che presumibilmente essi non hanno questa volontà Il fatto, si badi bene, è proprio alla base della richiesta del riconoscimento giuridico dei patti : chi lo chiede, in realtà, non chiede affatto ,come si dice comunemente, il riconoscimento di una situazione di fatto ma trasformare una situazione di fatto in una giuridica: chiede cioè che con una dichiarazione giuridicamente rilevante i componenti della coppia esprimano la volontà che essi formano una famiglia. Ma quale sarebbe quindi allora la differenza fra un PACS e un tradizionale matrimonio? Non si vede che significherebbe coppia di fatto se poi per essere riconosciuta debba aver bisogno di una dichiarazione esplicita di valore giuridico dei componenti. Le situazioni di fatto hanno rilevanza ma a richiesta di una delle parti. Per fare un esempio comune: nella usucapione una persona ha in possesso un certo bene : dopo un determinato numero di anni previsto dalle leggi egli può chiedere di avere la proprietà dell’oggetto. Analogamente nel caso della cosi detta “coppia di fatto” potremmo ipotizzare che uno dei due conviventi possa chiedere ,contro la volontà dell’altro, di essere riconosciuta nella qualità di coniuge con tutti i diritti e i doveri connessi: ma nei PACS non si fa menzione di eventualità del genere che sarebbe poi del tutto irrealistica anche se forse moralmente giustificabile. Si pensa invece che tutti e due i conviventi volontariamente sottoscrivano il Patto esattamente come si farebbe con un matrimonio Perchè mai allora un PACS invece di un matrimonio ? Forse si vuole in questo modo eludere delle disposizione legislative : ci si può considerare sposati anche se il precedente matrimonio non è stato sciolto (avremmo una poligamia legalizzata) o si vogliono eludere obblighi di assistenza , di prestazione di alimenti ecc. Allora uno delle due: o si modificano le leggi in proposito se le si considera non opportune oppure esse debbono valere anche per i PACS e allora veramente non si capirebbe più che differenza ci sarebbe fra un matrimonio, diciamo “ tradizionale” e un PACS. D’altra parte non si può pretendere che lo Stato ,cioè tutti noi, la collettività, sia obbligata a certe prestazioni (pensioni indirette, risarcimenti ecc ) verso persone che d’altra parte esplicitamente e coscientemente rifiutano di assumere gli obblighi corrispondenti. Nel nostro caso: se il militare caduto non aveva manifestato giuridicamente alcuna volontà di assumere verso la sua compagna gli obblighi previsti da un matrimonio non si vede come lo Stato debba invece assumerseli : tutto ciò a prescindere dalla difficoltà effettiva di determinare quando una convivenza sia una convivenza occasionale e quando invece una famiglia di fatto ------
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