Pubblicato su www.cattolici.net lunedi 19/6/06 HOME
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La mistica nel Cristianesimo e nell’Islam
di Giovanni De Sio Cesari
Il dialogo interconfessionale è cosa utile e auspicabile, anzi nel nostro mondo sempre più globalizzato diventa necessario per disinnescare tensioni e pericoli di devastanti scontri di civiltà Tuttavia il confronto si fa fra diversi ciascuno dei quali mantiene la propria irriducibili individualità : pertanto il dialogo per essere autentico non deve nascondere le differenze In particolare vorremmo soffermarci sulla diversa concezione del rapporto con Dio come si manifesta nel cristianesimo e nell’Islam
Notiamo in linea generale che nel cristianesimo il rapporto mistico con Dio si manifesta in una ricerca mentre nell’Islam nella puntuale osservanza di precetti Il pio cristiano ricerca la interiorità : in interiore hominis abitat veritas: la verità sta nel profondo dell'uomo, come affermava S. Agostino: pertanto il cristiano si ripiega in se stesso, ricercando nella meditazione e nel silenzio della propria anima un rapporto personale e diretto con Dio nella convinzione, pure agostiniana, che se tutte le creature tacessero noi sentiremmo in noi stessi la voce di Dio Cerca una strada per giungere a Dio (itinerarium mentis in deum come si esprimeva S. Bonaventura ) in un cammino lungo e complesso attraverso lo slancio mistico e la riflessione sulla opera divina Nel rapporto con il mondo loda nel creato l'opera di Dio ( laudato sii mio signore per… come cantava San Francesco) perchè ogni cosa che Dio ha creato è cosa buona e meravigliosa Cerca anche di capire la natura di Dio per quanto è possibile alle umana comprensione a cui se non è data di comprendere pienamente la natura di Dio tuttavia è possibile comunque averne una idea (“analogia dell'essere” secondo la dizione di S. Tommaso)
Ma tutte queste cose sono ignote al pio mussulmano: essere pio per lui significa invece seguire esattamente tutte le innumerevoli prescrizioni che si ricavano dal Corano e dagli Haidit : essi compongono la shari’ah cioe la “via” per raggiungere Dio Infatti a parte la puntuale osservanza delle regole islamiche non vi è altro modo di avvicinarsi a Dio. L’Islam non conosce quelli che noi chiamiamo teologi cioe i filosofi di Dio, ne i mistici che con la meditazione possano avvicinarsi a Dio. Ad essi corrispondono gli ulema ( ayatollah, iman ) che possano essere definiti “esperti giuridici” che emettono delle “fatwa” cioè delle sentenze in cui si stabilisce se questo o quel comportamento siano o meno conformi alla legge accentuando un formalismo giuridico in cui conta più l’osservanza del particolare che la disposizione generale dell’anima. In verità alcune correnti islamiche hanno una nota mistica , soprattutto i sufi Questi pero vengono considerati "deviati" e significativamente vengono assimilati ai cristiani Fra di essi i dervisci rotanti (che spesso sono diventati un 'attrazione turistica ) credono che possano raggiungere una mistica esperienza di incontro con Dio nel girare vorticoso che fa perdere la coscienza di se stessi. Con queste premesse al mussulmano il cristianesimo appare velleitario, confuso mentre l'Islam appare ai cristiani rozzo e formale,
Il fatto che il cristianesimo è una ricerca interiore, di autenticità spesso complessa e tormentata ,critica in un modo o nell'altra delle posizioni ufficiali stesse la qualcosa è una costante della storia del cristianesimo e anche la sua vitalità perchè porta a un continuo rinnovamento ( inveramento dei valori , come diceva Maritain) Difficile invece nell’islam un rinnovamento: la legge è quella definita una volta per tutti in tutti i suoi particolari anche minimi e quindi non resta che rintracciarla e applicarla. Ma il cristianesimo più che regole presenta principi generali e questo permette quindi una possibilità di adeguamento a nuove realtà storiche pur conservando inalterati i principi.
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