Pubblicato su www.cattolici.net lunedi 15/5/06 HOME
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TRADIMENTO E ADULTERIO di Giovanni De Sio Cesari
La parola tradimento è di uso moderno: nel passato si diceva “ adulterio“ che è il temine tuttora in uso nei contesti giuridici, morali e religiosi. Non si tratta naturalmente del semplice sostituzione di una parola con un altra ma è sottesa tutta una diversa valutazione e concezione del fatto stesso Infatti l'adulterio era una colpa contro la società , contro la morale, contro Dio perchè il matrimonio era considerato una espressione della società, della morale e della volontà divina. La società infatti ha bisogno per esistere di perpetuarsi attraverso la famiglia nella quale nascono i nuovi membri : la esclusività del rapporto di coppia,la fedeltà coniugale. è ovviamente una pietra angolare della famiglia stessa . Analogamente la fedeltà coniugale costituisce un principio morale fondamentale forse il più comune e universalmente riconosciuto: è vero che civiltà diverse hanno dettato regole diverse del comportamento sessuale ma è anche vero che tali regole sono state sempre considerate come moralmente obbliganti: è assolutamente fuori della realtà, smentito da tutte le ricerche sociologiche che siano mai esistite società nelle quali si praticasse il “libero amore” che è del tutto fuori natura. L’adulterio è anche un peccato ,a volte si dice “il peccato”: in verità vi sono tanti altri peccati che possono essere altrettanto e più gravi ma certamente l’adulterio viene considerato il più evidente dei peccati . In verità il matrimonio è istituto naturale presente in tutti i popoli, cristiani e non cristiani. Il cristianesimo non lo ha inventato ( come qualcuno stranamente crede) ma lo ha solo elevato a sacramento di cui però i ministri sono gli sposi stessi e non il sacerdote che ha sostanzialmente il ruolo del testimone della liceità dell’unione. Ma a tutt’altro concetto riporta il termine di tradimento. Esso infatti invece indica la mancanza a una promessa , quella fatta al coniuge Il matrimonio è stato infatti “privatizzato” come un accodo fra due persone in cui Dio, la morale e la società non hanno niente a che fare. Da questo punto di vista diventa solo colpa verso una persona: se l’altro è d’accordo o indegno o anche esso a sua volta colpevole di della stessa cosa allora diventa lecito. Anzi in fondo questa promessa di fedeltà diventa anche essa una promessa fatta nei limiti di tempo, che può essere anche ritirata quando si vuole, sulla quale si può mercanteggiare. A volte ci si spinge fino a dire che in fondo la fedeltà se non è sentita anche da un punto di vista sentimentale allora è una ipocrisia, quasi che la infedeltà pare quasi un dovere verso se stessi. In realtà questa prospettiva ha una sua consequenzialità : se il matrimonio è solo un accordo fra le parti evidentemente ogni contratto è lecito e possibile con l’accordo delle parti: conseguentemente e coerentemente il matrimonio non esiste più, è una pura formalità burocratica. Si viene cosi a smarrire in questo modo il principio fondamentale che il matrimonio non è l’unione di due persone solo per la reciproca soddisfazione ma è invece il naturale istituto nel quale far nascere crescere ed educare i figli che può essere ,è vero, liberamente contratto ma che ha pure le sue regole per la salvaguardia delle vite dei figli che da esso nasceranno
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