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INTELLETTUALISMO ETICO di: Giovanni De Sio Cesari
Il mondo filosofico greco identificava la sapienza con l’agire etico . L’idea fondamentale è che per fare il bene bisogna sapere cosa è il bene e d’altra parte se si sa cosa è il bene lo si compie pure. Quindi in realtà tutta l’etica si riduce alla conoscenza ( intellettualismo etico. ) In linea teorica tutti possono accedere alla conoscenza ma in linea pratica, realisticamente solo coloro che hanno la possibilità di una ampia formazione culturale possono raggiungerla: ma chi è costretto dalla necessità della vita una lavoro costante non ha tempo e possibilità di dedicarsi alla conoscenza . Corollario concreto del discorso è che in realtà pochi, pochissimi possono agire in modo etico: quelli che devono lavorare per vivere, e anche le donne che debbono occuparsi della famiglia non hanno in realtà la possibilità di vivere eticamente perché non possono adire alla cultura, possibilità che rimane in pratica solo ai pochi ricchi che non hanno necessità pratiche. In questo contesto il cristianesimo portò una rivoluzione radicale: l’etica consiste nel seguire la legge divina che si trova sostanzialmente nel cuore di tutti gli uomini. Senza negare il valore dell’intelletto e della conoscenza tuttavia essi non sono necessari alla virtù che dipende invece da un atto di volontà propria che è alla portata di tutti. La virtù etica quindi non è appannaggio di pochi fortunati ma può essere conseguita da tutti,dai poveri e dai ricchi, dei colti e degli incolti. In questo modo il Cristianesimo umanizzava tutti gli uomini ponendo alla portata di tutti la virtù etica anzi privilegiava in qualche modo i semplici. Gli stessi discepoli di Cristo non erano affatto degli intellettuali ma persone semplici presumibilmente di poca cultura. Nel mondo moderno l’intellettualismo etico riaffora nella concezione che l’agire male dipenderebbe sempre e comunque dalla formazione educativa non adeguata. E’ diffusa l’idea che in ogni caso l’agire dell’uomo dipenderebbe dalla storia degli eventi della sua vita e dal contesto nel quale egli si è formato e in cui vive. In questo modo in realtà dovremmo conseguentemente affermare che solo chi ha avuto il privilegio di avere avuto una buona educazione e e di vivere in un ambiente virtuoso può agire bene e che quindi, come pensavano i greci la virtù può esserci in pratica solo negli ambienti più elevati della società. anche se nella realtà sociale la conclusione logica viene respinta teoricamente Ma in effetti se si nega all’uomo la capacità della libera scelta e si ritiene che egli sia solo un macchina paragonabile a un computer, sia pure molto perfezionato, è inevitabile poi considerare che agisca secondo i “programmi “ che gli sono stati inseriti dalla educazione e dalla società.
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