Pubblicato su www.cattolici.net   lunedi  30/10/05               HOME

Problemi e società

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HALLOWEEN

 

di: Giovanni De Sio Cesari

 

 

 Si è ormai ampiamente  diffusa da noi la festa di Halloween e vediamo, a imitazione del mondo anglo-sassone bambini (e non più bambini) andare  in giro vestiti con macabri travestimenti

 Naturalmente si può pensare che sia  una festa, e che una festa è solo una festa, cioè una occasione per divertirsi , un gioco per bambini (anche se magari cresciutelli)

 Tuttavia occorrer fare qualche considerazione

 Halloween viene a  sovrapporsi alla festa cristiana di Tutti i Santi e alla Commemorazione dei defunti. Il legame ideale che unisce  i vivi ai loro cari che non  sono più su assume in qualsiasi civiltà e cultura un valore  sacro e fondamentale: anzi possiamo dire che gli studiosi possono  distinguere nei reperti fossili l’uomo dalle altre specie biologicamente  affini che popolarono la terra proprio dal fatto che  ci sia o meno   un culto dei morti.

Nell’ambito del Cristianesimo si parla e giustamente di festa perchè  è il ricordo di quelli che ci  hanno preceduto nel nome del  Signore e ai quali speriamo di ricongiungersi   un giorno, quando che sia . Ma gioia in senso profondo, di letizia spirituale non certo di divertimento, di scherzo, di facezie.

Chi mai oserebbe di fronte allo spettacolo della morte  mettersi a fare dei giochini  o ad offrire allegramente caramelle  e dolcetti? 

  Ma questo è proprio quello che avviene in Halloween  : essa in realtà è la negazione più completa della meditazione della morte che se, dal punto di vista cristiano, deve essere pervasa da letizia  pur tuttavia rimane cosa seria e profondamente seria .

 Halloween non è solo una festa per bambini ma è segno di qualcosa di più profondo e generale : la rimozione dell’idea della morte operata nella nostra civiltà. Se un tempo il “memento mori “ ( “ricordati che devi morire”) era una realtà sempre presente, la società consumistica  lo ha sempre più allontanato e nascosto. Se prima si moriva in mezzo ai propri familiari ora si muore in asettiche cliniche  spoglie di umanità, se prima i colori del lutto erano sempre presenti dappertutto ora invece nulla sembra segnare che  qualcuno è venuto  meno  all’affetto dei suoi cari, se un tempo fin da bambini si veniva a contatto con la morte come la realtà  più sicura della vita stessa ora invece essa viene nascosta ai bambini, non si radica più quindi nel profondo della coscienza dell’uomo  come tutto ciò che si apprende da bambino.

Nascondere la realtà della morte significa anche e soprattutto nascondere la realtà della vita perchè la vita e la morte sono concetti inscindibili  perché è l’una a dare significato all’altra

 

 A noi sembrerebbe educativamente  molto più opportuno portare un nostro bambino in questi giorni a ricordare  quel nonno che gli voleva tanto bene e che ora non vede più, ci parrebbe tanto più sano radicare nell’infanzia l’idea che non si deve spezzare il legame di affetto che unisce i vivi e i morti, che coloro che noi non vediamo più non  per questo debbono essere lontani anche dal nostro pensiero e dal nostro cuore.

Con questo non si vuol negare all’infanzia il gioco, lo scherzo la spensieratezza, certo no: ma che queste attività vengano a sostituire il ricordo dei nostri cari defunti ci sembra   la negazione della nostra umanità a prescindere e al di sopra  di ogni credo  filosofico e religioso           

 

 

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